Questo
è il sequel di
“Destini intrecciati”, se non l’avete
letto avrete difficoltà a capire alcune
situazioni, quindi vi consiglio di dargli uno sguardo, anche
perché altrimenti
i personaggi risulterebbero un po’ OOC. Ho inserito, nei
capitoli successivi a
questo breve prologo, alcuni testi di canzoni come già fatto
con “Destini
intrecciati. I testi, citati perché secondo me descrivono la
situazione e i
personaggi di quel capitolo, non mi appartengono, come neppure sono
miei i
personaggi di Ranma ½.
Ovviamente
aspetto
tanti commenti…
Voglio
ringraziare coloro
senza i quali l’ispirazione e
l’entusiasmo per scrivere questo sequel non sarebbero stati
mai gli stessi: la
mia insostituibile beta ed amica Tiger Eyes, Akachan, Kuno84, Riccardo
e tutti
coloro che hanno creduto in me e mi hanno spronata a scrivere. Non so
come
avrei fatto senza di voi, amici.
CAP. 1: RYOGA
Mitico amore,
Dove sei
stato
Sei nel
presente o nel
passato?
Sei tutto
intero
O sei ferito?
E quante
volte mi hai
tradito?
Sono le
lacrime
Che fanno
male
Quando mi
stringi sul
tuo cuore
Sono due
lacrime
Che ci
dividono
Quando mi
prendi e
gridi ‘amore!’
Mitico amore
dove sei
stato
Sei come un
angelo
smarrito
Chi ti ha
spezzato?
Chi ti ha
colpito
Se questa
notte chiedi
aiuto?
Di stare
ancora
insieme
La notte
passerà
E non
avrò paura
Di restare
qui
Come ogni
notte
Ad aspettarti
Sì
io resto qui
Mitico amore
Amore amore
amore
Io ti
ringrazio
Di questo
tempo e
questo spazio
Mitico sogno
Dell’universo
Ecco mi sono
ancora
perso
(“Mitico
amore” –
Antonello Venditti)
PROLOGO
Dal diario di Ukyo Kuonji
Dove volano
i miei
desideri? Cosa sono io, per decidere del mio futuro? Forse
perché sei entrato
così prepotentemente nella mia vita prima come amico e poi
come amante… forse proprio
per questo ora ho paura di guardare me stessa come sono veramente?
Prima
credevo che Ranma fosse l’unica ragione della mia esistenza,
poi sei arrivato
tu e mi hai dato un soffio di vita. Ho amato stare con te e dividere i
momenti
più intimi e segreti di una donna, ma… ora? Cosa
sarà di me? Se tu te ne
andassi per sempre sarei in grado di vivere per me stessa e fare a meno
di te,
tornerei da Ranchan a farmi consolare, oppure…
Se solo
sapessi quanto
sei stupido… perché te ne sei andato di nuovo? E
se non tornassi? Che farei io?
La matita cadde.
Il mondo si oscurò.
***
“Ranma?”
“Mmmhhh…”
“Ranmaaa?”
“MMMHHHH….”
“Ranma sono le otto!”
Il ragazzo col codino spalancò gli occhi e
incontrò lo sguardo allarmato della
sua fidanzata. Saltò fuori dalle coperte e
cominciò a vestirsi velocemente.
“Perché non me l’hai detto
subito?!”
Akane alzò gli occhi al
cielo. “Perché dormivi!”
Esclamò
roteando gli occhi con fare ovvio.
“Cavolo, ci
toccherà filare come il vento!”
“Già”,
commentò lei infilandosi le scarpe. Lanciò uno
sguardo alla sua stanza, stupendosi di come le sembrasse identica a
tanto tempo
prima, grazie alla fedele ricostruzione voluta da Kuno, eppure
così diversa.
Non si era mai svegliata tra quelle mura con Ranma accanto, a parte
quando
avevano dovuto fingere di essere sposati per ingannare Ukyo e non era
stato
certo piacevole vivere quell’ansiosa notte. Era come se il
terremoto avesse
distrutto il suo passato, cancellando anche le abitudini negative e
permettendole
di ricominciare tutto da capo.
“A che pensi?” Le
domandò Ranma guardandola seriamente.
Aveva scorto nel volto della ragazza il cambiamento e si era
immediatamente
preoccupato.
“Niente, tranquillo,
pensavo… a quanto sono cambiate le
cose”. Sospirò lei con un sorriso, prendendogli la
mano.
Ranma fece un sospiro a sua volta.
“Già”.
“Beh”, si
riscosse Akane battendogli una mano sul ginocchio,
“non so tu ma io non ci tengo a rimanere nel corridoio con
due secchi in mano!
Muoviamoci.” Si alzò dal letto e
cominciò a mettere dei libri nella cartella.
“Oh, a
proposito!”, fece lui raggiungendola alle spalle, come
ricordandosi improvvisamente di qualcosa.
“Che
c’è?” La ragazza si voltò.
Ranma le si avvicinò di più, gli occhi socchiusi,
l’espressione seria.
“Buongiorno”, mormorò prima di baciarla
sulle labbra. Akane gli circondò il
collo con le braccia e ricambiò il suo bacio.
La vita era bella, e stavolta avevano
intenzione di viverla
pienamente.
***
Li vide camminare fianco a fianco
parlando tra i sorrisi e
avvertì un’ombra di gelosia passarle sul cuore.
Loro erano felici, mentre lei…
Sicuramente lo era stata, ma da quando era rimasta di nuovo sola si
sentiva vuota.
Lui era scappato via, fuggito come un ladro, aveva afferrato i suoi
vestiti e
se l’era data a gambe lasciandola nuda e sola su quel divano;
quella notte le
era parso di aver compiuto l’atto d’amore completo:
era stato il primo, quello
che si aspetta quando si è adolescenti e innamorate, quello
che si compie
amando ed essendo riamati. Poi il baka
era andato via senza dire una parola e si era sentita come…
come una…
“Sono solo una
sgualdrina”, mormorò tra i denti stringendo
la cartella. L’aveva trattata
come
una…
“Ucchan?” Ranma
le stava sventolando una mano sotto al naso.
Lei si vergognò. Si sentì come se lo avesse
tradito e anche se sapeva che lui e
Akane ora stavano insieme ufficialmente, provò come un senso
di colpa.
“Perdonami”.
Disse senza neanche pensare.
Ranma sorrise. “Per
così poco? Hai la testa tra le nuvole
per colpa di quel maiale?”
Ukyo sussultò. Ora capiva
Akane quando si arrabbiava
accusando il fidanzato di indelicatezza. Quel
‘maiale’ era riferito sicuramente
a Ryoga/P-chan, ma nelle condizioni psicologiche in cui si trovava,
Ucchan
incassò quelle parole nel modo sbagliato. “Hai
ragione – sibilò – un maiale.
Come tutti voi uomini!” E scappò.
Scappò via come una vigliacca, come aveva
fatto lui solo qualche giorno prima, quando si era resa conto di
provare per
quell’imbranato con i canini affilati un sentimento
così simile all’amore da
farle male e gli si era concessa come una
sgualdrina
ragazza di facili costumi. Aveva
creduto nella sua
attrazione verso di lei e semplicemente si era gettata tra le sue
braccia in
cerca di quello che credeva fosse amore. Non le aveva lasciato neanche
un
biglietto; che si fosse pentito di essersi concesso a una ragazza che
non fosse
Akane? O Akari? Che stupida era stata anche solo a pensare
che…
“Ma che le ha
preso?” Fece Ranma grattandosi la testa. Per
tutta risposta ricevette una cartellata della fidanzata in piena nuca.
“Ahia,
ma sei scema?!”
“Abbiamo la delicatezza di un elefante, eh?” Fece
Akane stizzita.
“Ma
io…”
”Dovrai chiederle scusa”. Gli ordinò la
ragazza di rimando entrando in classe.
Però
– pensava – che voleva
dire quella frase? Che sia
accaduto qualcosa tra di loro?
***
“Dovrei essere arrivato, la
casa mi sembra questa.” Disse
Ryoga spostando alternativamente lo sguardo dalla mappa che aveva in
mano alla
costruzione davanti a sé. Con la piccola guida cittadina
aveva impiegato solo due giorni a
trovare la sua meta: il
suo senso dell’orientamento era migliorato abbastanza negli
ultimi tempi; aver
fatto avanti e indietro per mesi, fungendo da messaggero per un
cocciuto Ranma che
non aveva (o non voleva) altro modo
di comunicare con Akane, prima del suo ritorno e il loro riavvicinamento
la fine
delle tue
speranze?
lo aveva aiutato molto. Certo,
stranamente la cosa non lo
aveva sconvolto come aveva sempre paventato.
E sai
benissimo il
motivo…
Era come se una parte di
sé, dolce ma teneramente infantile,
si fosse semplicemente staccata dalla sua anima, al pari della crosta
che cade
finalmente da una ferita a lungo aperta e sanguinante, o di un peso che
scompaia
miracolosamente e lasci tanto esterrefatti che si guarda per un attimo
il cielo
come aspettandosi di vederlo fluttuare sulla propria testa. Certo,
vedere quei
due amarsi dopo tutto quel tempo lo aveva stranito, si sentiva
testimone di
qualcosa di insolito, sia nei loro che nei propri confronti: il fatto
di essere
ancora in quel mondo e di non desiderare la fuga o la morte, di non
sentire la
solita disperazione montargli dentro poco prima dello Shishi Hokodan,
lo aveva
indotto a guardarsi con stupore, come la vittima indenne di una caduta
dal
settimo piano si tasterebbe alla ricerca di ferite o ossa rotte e non
si ritrovi
neanche un graffio. La verità è che era cambiato,
e già da qualche mese. Il
terremoto e la vista di quel bambino avevano fatto scattare qualcosa in
lui,
come in tutti gli altri del resto: ognuno di loro aveva compreso la
brevità
della vita, quanto fossero effimere l’esistenza e quindi la
felicità.
Carpe diem.
Ma invece di cercare Akane o Akari si
era ritrovato fra le
braccia della cuoca di okonomiyaki.
Ridacchiò istericamente,
riflettendo su quanto la cosa, solo
un anno prima, gli sarebbe parsa completamente assurda: se glielo
avessero
raccontato, sarebbe inorridito al solo pensiero di
‘tradire’ i suoi due amori,
oppure sarebbe scoppiato in una risata tanto sonora da farsi sprizzare
le
lacrime dagli occhi.
E invece…
Prese un respiro profondo: in fondo
era là per capire, no? O
almeno così si era detto
sai
già la verità…
quando aveva deciso di partire.
Qualche mattino prima,
quando si era svegliato accanto a una donna per la prima volta, si era
sentito
come staccato dal proprio corpo, spettatore incoerente di un
avvenimento che
andava oltre la sua comprensione. Si era vestito senza ricordare i
singoli
movimenti e i piedi lo avevano semplicemente portato lontano da
lì.
“Imbecille, farsi
trasportare così dai propri istinti
primordiali”, si era detto camminando a lunghi passi con
l’enorme zaino che gli
sbatteva sulle reni per la fretta, anche se dentro di sé
sapeva che la
questione era ben diversa: Ukyo gli piaceva, altro che istinto, ma per
qualche
arcano motivo stava rifiutandolo con tutte le sue forze. Era convinto
che il
terremoto gli avesse scombussolato il cervello, che la perdita di Akane
e
l’allontanamento di Akari gli avessero dato alla testa. In
fin dei conti si trattava
solo di Ucchan, quella che
ti
è stata amica
quando eri solo
lo aveva trascinato in mille casini
solo per conquistare il
suo Ranchan, colei che
ti capiva
profondamente… “Siamo
entrambi
innamorati di due persone che si amano segretamente tra loro”
tramava il complotto perfetto nel
Tunnel del Perduto Amore
per dividere Ranma e Akane,
l’unica
ragazza oltre
ad Akane ad averti accolto sotto il suo tetto
Ukyo, quella che non esitava a
prenderlo a spatolate,
Ucchan che
ti permette
di toccarla perché sente il tuo spirito così
affine al suo
quella che…
scopre che
sei P-chan
e non ti ride in faccia, né si mette a ballare
perché ‘adora i maiali’, quella
che…
“Vuoi
dire che… nessuno
ti ha mai voluto bene?”
“Vuoi
dire che tu… mi
vuoi… bene?”
“Beh,
siamo amici o
cosa?”
I suoi occhi grigio-azzurri
sembravano due
boccioli impregnati di rugiada mattutina.
“Parlerai
ancora con
me quando mi sentirò sola?”
“U…
Ucchan… io… io non
so cosa mi…”
“Neanch’io…
Ma era
bello.”
“Se
mi vuoi bene non è
male neanche questo.”
I ricordi lo sopraffecero e Hibiki
Ryoga si accorse
testone, lo
sapevi
benissimo anche prima di partire!
di essersi innamorato perdutamente
dell’ultima persona al
mondo cui avrebbe pensato.
***
La mano sulla sua spalla la fece
sussultare e senza pensare
disse il suo nome. E si odiò. “Oh,
Akane… scusa”.
La fidanzata di Ranma la
fissò seriamente: nessuna traccia
del codinato, evidentemente era riuscita ad arrivare al negozio senza
farsi
seguire da lui. Vide il suo sguardo serio e indagatore e
capì. Comprese che
quella frase sussurrata a denti stretti la mattina precedente Akane
l’aveva
sentita.
“Perché
Ukyo?” Le domandò dolcemente.
“Perché ti sei data
della…” Si inumidì le labbra e
continuò. “Ti ha fatto qualcosa che non doveva
fare?” Chiese infine, timidamente.
“Nulla che io non volessi”, sbottò
girandole le spalle e passandosi una mano
trai capelli, rossa in volto. “Il fatto è
che… è scappato.”
“Scappato?”
“Sì!”
Urlò lei voltandosi e spalancando le braccia. “Ha
preso i suoi stracci e… e…”
Pensava di aver versato abbastanza
lacrime per quell’idiota,
ma evidentemente ce n’erano delle altre. Akane
l’abbracciò consolandola, mentre
il cuore sembrava volerle scoppiare nel petto e le lacrime soffocarla.
***
Ok Ryoga,
comportati
da uomo! Sapevi fin dall’inizio che stavi venendo qui non per
chiarirti le
idee, ma per dirle addio definitivamente: per cui, ora, fai pace col
cervello e
ripetiti la verità. Poi dilla anche a lei e falla finita!
Gonfiò il petto come se
dovesse affrontare un nemico tanto
pericoloso da richiedere una preparazione esemplare. Con che coraggio
poteva
dirle che aveva compreso di aver provato per lei semplicemente
gratitudine,
indotta dal desiderio immane di essere amato per quello che era?
Un maiale.
Già, anche
Akane a ben pensarci lo amava per lo stesso motivo: che ironia!
E che chi lo amava ora era, invece,
una persona che lo
apprezzava innanzitutto come uomo, e che la cosa era reciproca,
perché erano
così simili e affiatati che - non se n’era mai
accorto - Ukyo sarebbe stata
l’unica donna che veramente avrebbe potuto…
Lo scalpiccio delle zampe e il peso
che gli crollò
allegramente addosso lo fecero cadere per terra, dissipando in un
istante i
suoi pensieri. La bestiola gli leccò la faccia
appassionatamente, prorompendo
in guaiti e abbai di felicità; nemmeno un essere umano
sarebbe stato più eloquente.
“Biancanera! Da quanto
tempo!” Esclamò abbracciando con
calore il cane, accorgendosi del sollievo enorme che provava sapendola
viva e
vegeta. Quel pensiero lo riportò bruscamente alla
realtà: e se Akari fosse…? Alla
fine non la vedeva da prima del terremoto, era plausibile che potesse
esserle
accaduto qualcosa.
Idiota, non
le hai più
scritto, non le hai nemmeno fatto una dannata telefonata per sapere
come stava!
“Ryoga! Oh, caro, che bello
vederti!” La voce familiare lo
risollevò notevolmente. Allora era viva! Meno male, se solo
fosse riuscito a
togliersi Biancanera di dosso e ad alzarsi per salutarla…
“Dai, ora stai a cuccia, da
brava!” Ridendo si alzò a sedere
e si tirò in piedi.
“Anche io sono felice
di…” Le parole gli si congelarono
sulle labbra, il sorriso svanì come una nube improvvisa
oscura il sole.
No, è tutto
sbagliato… era Mousse ad aver avuto quel
problema, e ora stava bene;
inoltre, quella era Akari, bella e dolce come la ricordava, solo un
po’
dimagrita. Quello che era terribilmente storto è che gli
sorrideva radiosa da
una sedia a rotelle.
Questa
è una richiesta fatta direttamente da Erika,
vi prego di seguirla:
Vorrei
chiedere a tutti, d'ora in poi, di limitarsi a modificare
una recensione precedente se vi siete solo dimenticati di dire
qualcosa. Non è
necessario inserire un nuovo commento. Viene falsato il numero delle
recensioni, così come il punteggio del programma recensioni.
Questa invece è un'accorata preghiera che vi faccio io: le (graditissime) reecensioni che mi scriverete dovranno spiegarmi perchè vi è piaciuta o no la mia storia. Non vi sto chiedendo di scrivermi per forza un romanzo, ma non limitatevi a dirmi: quando continui? Oppure: oh, che bella, anche io ne avevo in mente una simile, quando aggiorni? Veramente, io non capisco e non imparo nulla così e il commento è sterile. Grazie di cuore.
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