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Happy Town era una città felice solo di nome. Grigia, una
giungla di cemento, un complesso di grattacieli e piccole villette a
schiera dipinte di grigio:grigio fumo, grigio topo, grigio
perla…
Era una città noiosa…noiosa e monotona, noiosa e senza
colore…una città “grigia”, nel senso
più “poetico” del termine.
Non vi erano problemi, né carestie né guerre né altro, era solo…noiosa.
La colpa non era ovviamente della città in sé, più che altro la città si era adattata agli abitanti.
Tutti avevano un lavoro fisso, lo stesso da generazioni, la stessa casa
tramandatasi nel tempo e le famiglie erano le stesse da sempre.
Tutti conducevano la stessa vita:la città si svegliava
puntualmente alle sette di mattina, quando i ragazzi si alzavano per
andare a scuola e i genitori per l’ufficio, e si addormentava
tutte le sere alle dieci, quando le finestre si spegnevano
all’unisono e tutti chiudevano gli occhi senza l’attesa del
giorno dopo.
Tutti erano impegnati, nessuno aveva un minuto di tempo libero:la vita
a Happy Town era produttiva, si doveva fare sempre qualcosa, era
inaccettabile stare con le mani in mano.
Per non farsi distrarre, anche le “attività
ricreative” erano ridotte al minimo:sport, gare sportive,
allenamenti erano il massimo della vita sociale.
Essendo tutti abituati a “vivere” la vita in modo
automatico e abituale, persino la moda si era ridotta al minimo:i
negozi erano solo una necessità e vendevano abbigliamento
rigorosamente nei toni del bianco, del nero e ,ovviamente, del grigio.
La moda, con le sue mille tendenze e colori, era solo una distrazione.
I colori non esistevano, se non nelle illustrazioni dei libri e nelle
immagini delle televisioni ultratecnologiche. Nessuno però
avrebbe mai avuto il coraggio di imitare quelle fotografie così
sgargianti e appariscenti.
Figuriamoci poi la musica…era impensabile che esistesse qualcosa oltre le lezioni di solfeggio impartite a scuola.
E proprio a scuola inizia la nostra storia:alla Real Accademy di Happy
Town, “centro” della gioventù della città.
Drew Williams è un ragazzo di quindici anni e frequenta il primo
anno della sezione Liceo:né alto né basso, né
magro né grasso, non spicca in mezzo agli altri compagni.
E’ silenzioso e studioso, attento e obbediente, un vero
agnellino. O meglio, un automa.
Seduto nel suo banco grigio, i capelli neri divisi da una perfetta
scriminatura nel mezzo, il maglione grigio con lo stemma della Real
Accademy, il ragazzo rilegge per la quinta volta un brano di fisica
quantistica. E’distratto oggi, solitamente gli bastano due
letture per ricordarsi un testo. Ha uno strano presentimento, come se
oggi dovesse succedere qualcosa:è curioso perché di
solito non prova mai niente ad andare a scuola, se non sporadica gioia
nell’ottenere un bel voto.
Non alza lo sguardo quando sente la porta sbattere, probabilmente il professor Reed era in ritardo oggi ed è innervosito.
Sente un rumore vicino al suo banco e, quando finalmente si degna di
alzare gli occhi, si ritrova a fissare un paio di enormi, sgargianti,
eccentriche scarpe…verdi.
Drew è sbalordito, non ricorda di aver mai visto un paio di
scarpe di quel colore, se non in un’illustrazione di un racconto
e così alza gli occhi:le scarpe sono seguite da un paio di jeans
cascanti blu elettrico e da una felpa rosa, dello stesso colore di un
chewing gum. Dalla felpa emerge una testa sorridente con due enormi
occhi azzurri coronata da un ciuffo di capelli scuri che lo fissa
incuriosito a sua volta.
“Ehi ciao, io sono Michael, ma se vuoi puoi chiamarmi
Mike.”disse il ragazzo porgendo la mano a Drew. Drew lo
guardò incuriosito e gli strinse la mano, borbottando il suo
nome.
“E così ti chiami Drew? Bel nome…io mi sono appena
trasferito, vengo da Los Angeles. Sai dov’è?”
“Credo in una nazione che si chiama Emerica giusto?”
Mika rise: “No, si chiama America…la Emerica è la
marca delle mie scarpe!” disse mostrando la suola viola delle
scarpe.
“Belle…ma dove hai comprato questi vestiti?”
“Nella mia città, amico! Vedo che qua non vestite molto alla moda…niente colore eh?”
“No” rispose Drew, abbassando lo sguardo a disagio.
Mike lo guardò con compassione e cercò di cambiare
discorso: “Allora, Drew, da queste parti che musica si
ascolta?”
Drew lo guardò stralunato:”Musica? Perché non la chiami solfeggio come i nostri insegnanti?”
Mike lo fissò a bocca aperta:”Vuoi dire che qui non ascoltate musica? Ma è impossibile!!!”
“Cos’è la musica?”
“Beh, la musica è…la musica è…vita.
Calore, luce, emozione, colore, energia liquida che scorre nelle vene,
adrenalina…ma forse è meglio che senta tu stesso.”
disse Mike pescando dalla tasca dello zaino un enorme paio di cuffie
gialle. Le posò sulle orecchie di un Drew intimorito e premette
il pulsante Play del iPod. La canzone selezionata era The Pretender, Foo Fighters.
Drew ascoltò attentamente la parte lenta iniziale, poi, quando
iniziò la parte ritmica, quella con chitarre e batteria, si
tolse le cuffie e le gettò via terrorizzato.
“Cos’è quella cosa? Cos’è quel rumore
assordante? Che strumento era quello?” le domande sgorgavano
liberamente dalla bocca di Drew.
Mike sorrise:”Quella era la musica, amico.”
Drew lo guardò sorpreso, poi abbassò lo sguardo e vide
una cosa veramente strana:la sua scarpa sinistra era diventata viola.
Anche Mike l’aveva vista:”Wow! Che cosa strana…mmh, vediamo una cosa…”
Mike pose di nuovo le cuffie sulle orecchie di Drew e premette di nuovo Play. Questa volta la canzone era In Too Deep,
Sum 41. Drew gettò di nuovo via le cuffie tra le risate di
Mike:”Ehi, amico, guarda l’altra scarpa…”
La scarpa era diventata verde.
” Ma Mike, che mi sta succedendo?”chiese Drew spaventato.
“Amico, credo sia il potere della musica.” rispose Mike meditabondo.”Proviamo con questa…”
Premette Play e nelle cuffie iniziò l’intro di Run It, Chris Brown…i pantaloni di Drew divennero gialli.
“Che forza!!!! Sembra che ogni genere abbia un suo
colore…proviamo con questa!” disse Mike entusiasta, ma
Drew abbassò gli occhi.
“Non mi va di provare a scuola…vediamoci in biblioteca. Così nessuno ci vede.”
Alle quattro in punto, Drew e Mike erano nella saletta della biblioteca.
“Senti, amico, dobbiamo scoprire perché appaiono quei
colori…su di me non funziona, quindi tocca a te, amico.”
disse Mike.
Mise le cuffie sulle orecchie di Drew e premette Play: Wish you were here, Pink Floyd.
Il maglione del ragazzo si colorò di azzurro…”Wow! Forte…ora tocca al rap!”
“No, aspetta, questa è bella…voglio ascoltarla…”disse Drew.
Ascoltò la canzone per intero e, alla fine, il maglione era tornato grigio.
Mike lo guardava in modo strano:”Cos’hai provato nell’ascoltare la canzone?”
“Beh…non so…un sentimento strano, non ricordo di
averlo mai provato prima…mi piace però. Mi ricorda quando
mamma mi leggeva le storie da piccolo, non so perché.”
“Sì, probabilmente perché è una canzone
lenta…poco ritmata ma sempre bella. Secondo me i tuoi vestiti si
colorano perché tu non ascolti le tue emozioni…e allora
loro si manifestano all’esterno.
Se provi ad ascoltarle, sono sicuro che non succederà più.”
Mike premette di nuovo Play: First Date,
Blink 182. I pantaloni di Drew si colorarono di nuovo di
verde…”Aspetta…ascolta attentamente, ascolta le
parole…”
Drew iniziò a picchiettare il piede per terra tendendo il
ritmo…”Bella, però preferivo quella di prima.”
“L’avevo capito….guarda un po’se ti piace questa.” disse Mike scegliendo un brano dalla playlist:Lucy in the sky with diamonds, Beatles.
“Che bella! Mi piace molto…mi comunica serenità…ma anche un po’di allegria.”
“Anche a me piace molto…la musica è così:ti
comunica tante emozioni, ti fa divertire, ti fa piangere,
tranquillizza, esalta…è la sua magia. E’per quello
che è così importante.”
“Giusto. Io oggi ho ascoltato poche canzoni, ma sono sicuro che
se ognuna è così speciale e comunica queste meravigliose
emozioni…continuerò ad ascoltarla.”
“Bravo! Vedi, Happy Town non ha niente che non va ma qui manca il
sentimento. Dopo due giorni qui voglio già andarmene. Troppa
noia, ma soprattutto niente calore. E’impossibile vivere
così…niente colori, niente emozioni, niente musica.
E’impossibile.”
“Grazie Mike, mi hai fatto scoprire un nuovo mondo. Prima ero
come addormentato, non sapevo cosa mi perdevo, mai emozioni diverse.
Ora grazie a te e alla musica sono pronto a vivere in modo nuovo.”
“Così si parla amico! Perché non vieni con me in
America? Là esiste la vera musica, la vera gente, il vero
sentimento…che ne dici?”
“Grazie dell’offerta, ma io sono nato a Happy Town e qui
voglio restare. Anche se è così noiosa la vita
qui…”
“E allora perché non la cambi? Perché non insegnare
alla gente a vivere le proprie emozioni attraverso la musica?
Perché non far capire loro che esiste altro oltre al dovere e
alla ragione? Che esistono anche emozione e divertimento, svago e
sentimento?”
“Bella idea!!!! Ma come posso fare a realizzarla? Io sono da solo e non conosco molto la musica…”
“Non temere, ti aiuterò io…vedrai, riusciremo a far
capire a tutti quanto la vita è vuota senza musica! Qua la
mano, amico!” disse Mike tendendo la mano a Drew.
“Ci sto…amico!” rispose il ragazzo stringendola.
Il giorno dopo, sulla strada che portava alla Real Accademy, due
ragazzi con i vestiti multicolori camminano insieme, la musica sparata
a tutto volume, le cuffie colorate calcate sulle orecchie, incuranti
degli sguardi sbalorditi degli altri studenti.
La musica? Unisce, lega, commuove, tranquillizza, esalta, deprime…l’importante è che emoziona.
Non importano i cantanti, le band, gli strumenti, i generi, le
parole…ogni canzone emoziona, ogni nota legata all’altra
fa provare emozioni nuove e sensazioni divine, quasi sublimi.
E’come un droga:più la ascolti, più la vorresti
ascoltare. E poi accentua i tuoi stati d’animo. Non
c’è canzone triste o lenta che non deprima, ma che non
consoli allo stesso tempo. Non c’è canzone ritmata e
veloce che non faccia sentire migliori. La musica eleva ad un
livello superiore perché ci fa provare emozioni nuove oppure
conosciute, ma che sono sempre piacevoli da rivivere. Ma anche no.
Questo è il bello: l’universalità della musica, il
suo far rivivere i sentimenti, la sua bellezza intrinseca e immutabile.
E’ musica. Punto. Questo dovrebbe bastare.
Un tema per la scuola (è
dell'anno scorso) mi ha permesso di riflettere su un tema che ho molto
a cuore:cos'è la musica e specialmente cos'è la musica
per i ragazzi. Spero che vi piaccia, avrei voluto modificare alcune
cose ma ho deciso di pubblicare l'originale poichè questo era lo spirito con cui avevo scritto il racconto la prima volta. Spero lo gradiate e,beh...se vi piace fatemi sapere.
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