È
novembre.
Una
foglia.
Due
foglie.
Tre
foglie si adagiano lentamente
allo sterile suolo.
L’aria
è immobile, esattamente
come me, che me ne sto qui a pensarti.
Ancora
non riesco a farmene una
ragione, sai?
La
meridiana si è spenta, e così
resterà per molto altro tempo ancora.
Morta,
fredda, fissa: come te,
Camus.
Buia,
silenziosa, spenta, come
me.
Mi
manchi, sai, Camus?
Forse
certe smancerie non si
addicono ad un cavaliere del mio rango, ma in questo momento non so
proprio
cosa farmene, dei gradi.
Raccolgo
una foglia e la passo
fra le dita: sembra d’oro, purissimo e splendente, come te.
Ed
è di una fragilità più unica
che rara: sembra che stia parlando di me, vero?
In
effetti è così: non sono
nient’altro che un’esile foglia, ora.
In
balia del vento, sbattuto qua
e là da sferzate di dolore.
Ancora
ricordo l’ultimo fugace
bacio, prima che te ne tornassi a fare la guardia
all’undicesima casa, quella
della Giara d’oro.
Tenero,
delicato, lento.
Era
qualcosa che andava
decisamente oltre al semplice contatto fisico.
Una
cosa che avevo provato solo
con te.
Due
anime che si fondevano in
una. Due cuori che battevano all’unisono sulle melodie di una
tranquilla e
romantica sinfonia.
Sì,
ero decisamente cotto di te!
“Ci
vediamo fra qualche ora, mon
amour!” mormorasti, con le labbra quasi per
nulla staccate dalle mie.
Risi,
posando la mia testa sulla
tua spalla: “Mettiamo la parola fine su
quest’assurdità, e poi potremo
riprendere da dove abbiamo lasciato!”
Ironico,
no?!
Ore
che si sono trasformate in
eternità, attimi che si sono fusi nel tempo.
Promesse
svanite, sfumate, volate
via come una splendida e inarrivabile farfalla.
Lascio
ricadere la foglia al
suolo e una lacrima scende giù, seguita da
un’altra, e un’altra ancora.
Il
vento si alza, e la stessa
foglia che ho lasciato mi colpisce sul viso e si libera leggera,
nell’aria,
vorticando maestosamente.
La
seguo finché il mio sguardo
non viene catturato da un tramonto mozzafiato, che scuote ferocemente
l’anima,
sbattendola a terra, rialzandola e facendola ancora ricadere.
Che
davvero non possiamo
rivederci ancora?
Ridicolo!
È inammissibile!
Cosa
non si farebbe, per amore?
Per
il momento sappi che ti ho
amato, Camus!
Parole,
parole, parole:
Ciao,
ragazzi!
Questa
che vi presento è una
piccola fiction che ho scritto così, di getto, ispirato da
una puntata del
telefilm “Will & Grace”.
Lo
so, forse non è chissà cosa,
non rende, magari è anche sterile.
Ma
mi andava di scriverla, e
inibire un istinto del genere mi sembrava un crimine. Il testo è stato composto sulle note di November dei Silverstein, per la cronaca. Provate ad ascoltarla, se vi interessa!
Spero
che vi abbia colpito almeno
un po’!
Inoltre,
già che ci sono,
pubblicizzo la mia neonata long-fic Le
Fleur Du Mal.
Non
è male come scritto: dategli
almeno un occhiatina! ;)
Alla
prossima!
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