Volevo che fossi tu
‘VOLEVO CHE FOSSI TU’
Non
dimenticherò mai il primo sguardo con cui mi hai accarezzata,
leggero e caldo come un venticello estivo, era pieno di speranza ed
amore, mi ha fatto sentire la ragazza speciale che poteva rendere la
tua vita migliore, il pezzetto di puzzle che ti mancava per la
felicità.
Probabilmente tu mi guardavi già da tempo. Pensandoci ora
non riesco proprio ad impedirmi di immaginarti sempre un passo dietro
di me, accanto a Liseli e Sasha, a studiarmi, a chiederti se potessi
essere io; alla Ragazza d’Inverno di allora piacevo? È
stata felice nello scoprire che avevi posato gli occhi su di me? O
forse una parte di lei ha avuto compassione di me, quando tu hai
pronunciato le parole che mi avrebbero legata per sempre al Regno
Fatato.
«L’ho sognata. È lei.»
Ho pensato che fossi
bellissimo la prima volta che abbiamo parlato e la seconda e la
terza…ho sempre pensato che fossi bellissimo, anche adesso.
Più bello di qualunque ragazzo avessi potuto incontrare.
Più bello di qualunque ragazzo avrei potuto immaginare.
Hai
sorriso nei miei occhi ed io non sono riuscita nemmeno a chiedermi se
era il caso di resisterti ancora un pochino, perché nei tuoi
occhi c’era un tramonto sul mare, una limpida notte di S. Lorenzo
solcata da miliardi di scie di stelle, milioni di prati sui quali avrei
potuto correre a piedi nudi.
Così io ti ho rimandato quel sorriso. Certo, non doveva
essere altrettanto spettacolare. Keenan, tu eri strabiliante, mentre io
ero solo…umana. Eppure nonostante la differenza tra noi fosse
evidente a chiunque, mi sei sembrato felicissimo, non sono sicura di
averti visto ancora tanto felice.
Hai
iniziato la tua caccia. Sei stato impeccabile ed attento, non hai avuto
remore a dimostrarmi mille volte come tutto quello che avrei potuto
desiderare fosse racchiuso nel pugno della tua mano, se ti fossi stata
accanto tu mi avresti dato un mondo intero a mia disposizione come un
parco.
È vero c’era Liseli, ma all’inizio non volevo
crederle, preferivo pensare che fosse gelosa, invidiosa delle
attenzioni che mi dedicavi, visto che io ero gelosa di ogni secondo
passato con lei.
In realtà, voleva solo cercare di salvarmi.
Ma tu,
Keenan, tu avevi già deciso il mio destino, quali altre scelte
avevo? Ragazza d’Estate sempre ubriaca, sempre in cerca del tuo
abbraccio, è stato davvero così riprovevole da parte mia
sperare di ottenere qualcosa di più?
E poi
eri elegante, dolce, premuroso e le tue dita calde sulle mia pelle, le
tue labbra profumate che cercavano e sfioravano le mie, valevano ogni
rischio. Tu valevi ogni rischio.
Perché non sarei potuta essere la regina che cercavi?
Me lo
sono chiesta per così tanto tempo. Mezzo secolo a domandarmi
incessantemente cosa mi mancasse, dov’era il mio errore, cosa non
mi rendeva degna di starti accanto? Io che amavo il sole, che agognavo
l’arrivo dell’estate per godermi il suo bacio,
perché dovevo essere tanto legata all’inverno?
Mi hai
lasciata sola. Mi hai abbandonata a me stessa, mentre il gelo invadeva
il mio corpo e lo saccheggiava come un esercito nemico. Sola, ho
rimpianto quella scelta, osservando la mia pelle impallidire sempre di
più; sola, sarei voluta morire, quando ho visto una ciocca
bianca, che all’inizio non sono riuscita a riconoscere come i
miei capelli; sola e disperata, avrei soltanto voluto vederti, avrei
voluto che il tuo tocco mi scaldasse, ancora non sapevo che non sarebbe
più stato possibile. Sola, ho maledetto il tuo nome e la tua
assenza.
Il
giorno dopo quando ci siamo incontrati per iniziare la nostra ricerca
me ne sono pentita. Mi hai guardata, hai visto quello che ero diventata
in una notte, hai osservato come Sasha aveva iniziato a seguirmi, il
mio lupo, non sei proprio riuscito ad impedirti di rimpiangere quello
che ero stata e quello che avresti voluto che fossi. La tua delusione
mi ha ferita, ma il tuo dolore era complementare al mio e non sono
riuscita ad odiarti come avrei dovuto. Non mi hai chiesto scusa, ma
infondo, non so se mi avrebbe fatto piacere.
Da
parte mia ho odiato la parte che avrebbe voluto chiederti di perdonarmi
per non essere la Regina d’Estate.
Quando hai deciso di
trasferirti ad Huntsdale dopo mesi, sono rimasta per la prima volta
colpita. Sapevo che sulla mia famiglia e su tutti quelli che potevano
notare la mia prolungata assenza c’era un incantesimo, voi fate,
sapete fare le cose per bene, ma non potevo andarmene senza salutarli.
Senza salutare Rachel, la mia migliore amica.
Ho
coperto il mio essere con una maschera umana, ma non sembravo normale,
continuavo ad essere troppo pallida, avevo l’aria malata; avevo
ancora i miei vecchi vestiti anche se ora in qualche modo, mi stavano
grandi, dovevo essere dimagrita, ma non mi sono lasciata abbattere, mi
sono detta che forse sbirciando la mia vecchia vita mi sarei sentita
meglio e senza ulteriori indugi, ho raggiunto casa sua.
Non
sono potuta entrare. Viveva in un complesso residenziale di villette a
schiera ed il cancello era di ferro, così come il battente della
porta, il passamano delle scale che portava all’ingresso. Mi
faceva male la testa solo a stargli tanto vicina.
Quando
ho visto la porta schiudersi mi sono lasciata scivolare via la maschera
per tornare invisibile, è uscita proprio lei, con i suoi capelli
castani e luminosi, le guancie rosa e le labbra scintillanti;
l’ho vista raggiungere un umano ed intrecciare le dita alle sue,
sembrava talmente felice. Non so quanto sono rimasta a guardarla,
quando Sasha ha ringhiato annunciando l’arrivo di una visita poco
gradita, loro erano scomparsi.
«Mio
figlio non valeva questo sacrificio, avresti dovuto credere a
Lilian.» mi aveva detto Beira, con quella falsa partecipazione
che avevo sempre odiato.
«Liseli.»
«Come, cara?» mi aveva domandato.
«La Ragazza d’Inverno si chiamava Liseli.»
Lei aveva riso passandosi teatralmente una mano sulla fronte, avevo
invidiato come il freddo le stesse accanto e la avvolgesse senza farle
male. «Oh, povera me! Ne ho viste talmente tante che i loro nomi
si confondono.»
Bugiarda, ero sicura che ricordasse ogni Ragazza nei minimi particolari.
«Beh, mia cara, mio figlio si sta preparando a traslocare ed io
non posso lasciarlo solo, povero ragazzo.» aveva sospirato.
«Credo, che abbia sempre sentito la mancanza di una figura
paterna.» aveva convenuto scuotendo la testa.
«Tu hai ucciso suo padre.»
Aveva annuito come se fosse una cosa normalissima. «Racimola in
fretta i tuoi straccetti, ci trasferiamo.»
Non potevo appoggiarmi
alla mia vita passata, non volevo pensare alla mia vita presente, al
futuro chiedevo molto poco: trovare una ragazza tanto stupida da
rischiare ogni cosa per te, che fosse la tua regina o quella che
avrebbe preso il mio posto non mi importava. La felicità era
diventata una favola alla quale non riuscivo a credere, mi bastava
smettere di tremare dal freddo. Speravo di raggiungere Liseli nel
deserto per condividere con lei il dolore ed il sollievo di non averti
più intorno.
Infondo, quanto tempo avrei dovuto aspettare? Con me non ci avevi messo molto.
Cinquant’anni.
Cinquant’anni in cerca ovunque, cinquant’anni passati
a piangere ogni volta che una ragazza rifiutava il rischio.
Cinquant’anni ad osservare la schiera di quelle sciocche, vuote Ragazze d’Estate crescere.
«Perché
non ci riesci, perché non le fai innamorare come hai fatto con
me?» ti avevo chiesto una sera infuriata dopo che Eliza si era
trasferita al loft, accontentandosi di starti accanto. L’ultima
di una lunga serie.
Tu mi avevi guardata addolorato e colpevole. «Perché volevo che fossi tu.»
Mi ero coperta il viso con le mani, stanca di tutto quello, di
vederti fissarmi con rammarico, continuavi a chiederti sempre come
sarebbe andata se fossi stata io. Ma non ero io.
Avevo afferrato il tuo braccio ignorando il dolore, volevo che la
mai morsa ghiacciata ti ricordasse che non ero più la ragazza
bionda e sorridente che avevi conosciuto e non lo sarei stata mai
più. «Se io posso metterle in guardia da te, nonostante
l’unica cosa che voglia sia che prendano quel bastone e mi
liberino, tu puoi sedurle!» ti avevo lasciato sul mio divano,
volevo allontanarmi il più possibile da te.
«Mi odi, Don?» mi avevi chiesto.
Due lacrime mi erano scivolate dagli occhi per poi congelarsi
sulle mie guancie. «Dovrei.» avevo risposto raschiandole
via.
Aislinn è arrivata
quando io avevo già smesso di sperare e la prima volta che
l’ho vista non mi è sembrata molto speciale, solo troppo
spaventata per cedere alle tue lusinghe.
Ancora non sapevo che era innamorata.
Seth Morgan.
Solo
quando li ho visti insieme, solo allora ho realizzato quanto sarebbe
stata disposta a rischiare per lui. Non avrebbe mai accettato di
perderlo, non importava quanto potessi terrorizzarla ulteriormente, una
volta capito che non sarebbe potuta tornare indietro, che tu
l’avevi maledetta, avrebbe accettato lo scettro di Beira per
conservare, se non la sua mortalità, il suo amore per Seth.
Sarei stata libera finalmente.
Non sapevo che il destino mi aveva preparato un’ultima beffa: Regina della corte d’Inverno.
Ero
tra le tue braccia quando hanno fatto di me la loro regina, non ho
dovuto provare niente, mi hanno portata via da te, mi hanno mostrato il
mio popolo; uno stuolo di creature ai miei ordini, che non mi osservava
più come un mezzo essere, creatura d’Inverno legata al Re
d’Estate, nei loro occhi c’era il rispetto dovuto ad una
sovrana. In cambio volevano solo che mi prendessi cura di loro, che
assicurassi la loro sopravvivenza. In loro c’era il freddo di una
tempesta di neve, come in me del resto, ma non ci feriva, perché
quella tempesta di neve eravamo noi.
Forse
non era esattamente quello che avrei voluto, ma quando mi sono seduta
sul trono che mi avevano costruito, ho capito che comunque ero libera.
Abbiamo fatto l’amore per la prima volta, te lo ricordi,
Keenan? Finalmente insieme nel vagone dell’amante umano della tua
Regina. Sapevo che sarebbe stata solo quella notte, l’equinozio
ci rendeva pari, permettendoci di stare insieme senza essere pericolosi
l’uno per l’altra, ma ne è valsa la pena. Non ho mai
provato niente di tanto intenso quanto lo frizione della tua pelle
rovente sulla mia, gelida. Niente come sentirti in me caldo e
risvegliare ogni parte morta del mio corpo, sia interna che esterna,
ricordarmi che non importava quanto il freddo potesse penetrare in
profondità nel mio animo, tu saresti andato più a fondo,
ancora di più e lì, dove saresti stato irraggiungibile da
qualsiasi altra cosa, lì avresti appiccato un incendio.
Come è stato per te? Come è stato sentirti intrappolato in una stretta morsa di ghiaccio?
Credevo che mi sarebbe bastato, credevo che due notti
l’anno, mi avrebbero resa felice. E forse sarebbe stato
così, se tu non ti fossi messo in testa che lasciandoti guidarmi
nell’intimità, ti avrei anche concesso di schiacciare la
mia volontà come regina.
Come
hai potuto permettere alla tua reginetta di venire qui a chiedermi di
perdonarmi così l’avresti lasciata in pace e sarebbe
potuta stare felice contenta con il suo mortale? Perché avrei
dovuto piegarmi al suo sciocco capriccio, mentre nemmeno tu ti piegavi
ai miei desideri? Perché i suoi desideri dovevano essere
più importanti dei miei?
Sciocca ragazzina, che ne poteva sapere infondo. Lei non ha mai
dovuto sperare che Seth trovasse la donna della sua vita, chiudendo in
una parte lontana del suo cuore la voglia di urlare che lei lo amava,
lei era la donna della sua vita.
Perché avrei dovuto permettere che per lei fosse semplice quando per me niente lo era?
Mi
aspettavo quasi che cercassi di uccidermi, Keenan, ti avrei guardato
con occhi più gentili se lo avessi fatto, infondo, io
l’avevo ferita, avevo ferito la tua preziosa Regina.
Ma non l’hai fatto. Sei venuto a chiedermi spiegazioni e mi hai detto che mi amavi. Ti ho creduto.
«Dimmi che posso perdermi tra le tue braccia.»
Ed io avevo ceduto. Come sempre.
«Si.»
Mi sono detta che se dopo
aver rischiato di perdere la ragazza che cercavi da secoli per mano mia
continuavi ad amarmi, forse ero stata dura, forse il mio cuore era
diventato troppo freddo per il tuo amore e non riuscivo a vedere con
chiarezza la verità.
Tu mi
amavi e me lo avevi detto. Avevi pronunciato le parole che avevo
aspettato mezzo secolo di sentirti dire ed era stato straordinario come
un pallido sole che fa brillare una distesa di neve.
Quanto tempo era che non pensavo più di poter essere felice?
Infangata e sorridente sono tornata nelle mie stanze, avrei
voluto un’amica a cui raccontare tutto, con cui condividere quel
miracolo. Mi sono accucciata a terra ed ho abbracciato Sasha, pianto
con il trasporto della vita che non speravo più di avere.
In
quel momento mi sono sentita talmente in colpa per aver colpito
Aislinn, mi sono detta che forse la diffidenza che ci divideva come
regine di due regni in antitesi aveva giocato un ruolo in quella
faccenda, che mi sarei fatta perdonare: potevo intercedere con Niall
per l’immortalità di Seth, le nostre due corti erano
sempre state alleate e sapevo della sua particolare predisposizione
d’animo nei confronti dell’umano. Se Aislinn fosse venuta a
chiedermi aiuto, io non le avrei rifiutato una mano: Ash sarebbe stata
per sempre felice con lui ed io sarei stata eternamente al tuo fianco,
Keenan.
Un lieto fine, o, almeno, qualcosa che gli somigliava.
«Non
ricordo di avervi mai vista tanto contenta.» aveva commentato
Evan, imbarazzato di trovarmi ancora poco dignitosamente inginocchiata
a terra, sporca di fango, ustionata ed in lacrime di gioia.
Avevo cercato di ricompormi e mi ero alzata. «Non speravo
più di poterlo essere.» gli avevo confessato.
«Mi concedete l’ardire di un commento forse fuori
luogo in questa corte?» mi aveva domandato gentile.
Gli avevo sorriso. «Sai, di non aver bisogno di tutte
queste cerimonie.» non dopo aver vegliato su di me per tanto
tempo.
«Siete bellissima quando siete felice.»
Come ho potuto permetterti di spezzarmi di nuovo?
Seduta sul mio trono di
ghiaccio avevo ordinato che nessuno violasse la mia solitudine, non
volevo che il mio popolo mi vedesse in quelle condizioni, tremante ad
ogni battito di cuore, ferita da te, debole di fronte a te. Non volevo
che nessuno mi vedesse in quelle condizioni.
Per
cinquant’anni avevo cercato di dimenticare il profumo della
speranza, poi come un’ingenua mi ero lasciata incantare dalle tue
promesse, come se non avessi già pagato a caro prezzo una volta
l’essermi fidata di te.
Mi
sono alzata e mi sono avvicinata alla finestra, in giardino alcune
delle mie creature pattinavano sul ghiaccio, avevo appena sfiorato il
vetro con il mio respiro, ma si era subito cristallizzato. Io non avevo
bisogno di un compagno per affermare il mio potere.
Per
l’ennesima volta, dalla sciocca che sono, ho cercato di capirti:
eri un sovrano, avevi degli obblighi verso la tua corte, dovevi pensare
a loro, prendertene cura.
Ci sono quasi riuscita.
Finché la voce che tutto il Regno Fatato si sussurrava
all’orecchio non ha raggiunto anche me: la Regina d’Estate
si era recata alla Corte del Buio, Aislinn si era umiliata ed
inginocchiata al cospetto di Niall e lo aveva supplicato per
un’informazione – una sola, anche falsa – su Seth.
Perché lo ama. Quanto era misero il tuo amore per me, rispetto a
quello della tua regina per il suo mortale? Tu non riuscivi a darmi
altro che promesse alle quali nessuno dei due riuscivamo più a
credere, lei aveva messo la sua vita nelle mani del suo nemico.
Io non
ti avrei mai chiesto di inginocchiarti ai piedi di nessuno, nemmeno ai
miei. Non ti avrei chiesto di abbandonare Ash, né, tanto meno,
di venir meno ai tuoi doveri. Volevo solo che non cercassi di sedurla,
che ti accontentassi del mio amore. Il potere dell’estate non era
importante se io potevo tenere a bada l’inverno, ti sarei venuta
incontro, avresti avuto il mio appoggio in caso di uno scontro con le
altre corti, ti avrei concesso di prenderti cura delle tue creature, ti
avrei concesso ogni mese di sole del quale avevi bisogno. Avremmo
inaugurato un lungo periodo di pace.
Non
credevo di poter sopportare ancora il dolore di separarmi da te, ma
è successa una cosa buffa. Alle mia corte non piaceva ovviamente
il regime dittatoriale di Beira, non erano molto felici di scorrazzare
con le Creature di Irial, ma l’opposizione alla Corte
d’Estate, quella gli piaceva. Ed il mio odio crescente per ogni
creatura che profumasse di sole e Primavera li rendeva più fieri
di me.
Evan
si è adattato molto in fretta a questo nuovo stato di cose. Se
poteva farcela lui, ce l’avrei fatta anche io.
Non posso mentirti.
Quando le mie spie mi hanno raggiunta per mormorarmi di aver visto Seth
entrare nel tuo loft, immortale e splendente della luce di Lasair ho
sorriso, meritavi ogni briciola del tuo mondo che ti sarebbe caduto
addosso.
Vorrei poter dire che ora sono contenta di vederti qui, in ginocchio ai miei piedi.
Preghi il mio perdono, è proprio questo ad intristirmi.
Vuoi che ti perdoni, mi stimi così poco, dovrei accontentarmi del tuo pentimento.
Forse
dovrei davvero, ma non ce la faccio quando per te è stato tanto
semplice allontanarti da me e dedicarti ad una nuova conquista, tu mi
avresti rimpiazzata con lei, serenamente. Hai sperato che Seth non
tornasse, o tornasse troppo tardi, quando ormai lei sarebbe stata tua,
non credo che gli avrebbe chiesto di perdonarla. Perché Aislinn
lo ama, mi piace pensare che si sarebbe sentita troppo colpevole per
farlo, che non si sarebbe comportata come te.
Invece tu no, pare.
«E con te?»
Distolgo lo sguardo. È doloroso, Keenan, negarmi a te
è tremendo. Ma necessario se voglio che tu mi rispetti.
«Si.» hai rovinato tutto, tutto quanto: la mia vita,
i miei sogni, il mio amore, la mia natura, la mia anima. Continui a
distruggere la vita di tutti quelli che hai intorno per cercare di
migliorare la tua. Me, Niall, Aislinn. Quanti siamo? Quanti abbiamo
pensato che valeva la pena lottare per te e ci siamo trovati in mano un
pugno di mosche?
Ho commesso un errore.
Non è la Regina d’Estate che avrei dovuto colpire, eri tu.
Mi
balena nella testa l’immagine uscita dalla mente folle di
Bananach, o forse semplicemente dall’anfratto più
recondito della mia: le mie mani grondanti del tuo sangue. Il fatto che
ti ami non riesce più a farmi apparire la cosa tanto sbagliata o
orribile. Anzi, mi sembra necessaria.
Ti
guardo dalla finestra della mia stanza, sei ancora lì in
ginocchio, si sta facendo notte e tu non cerchi nemmeno di alzarti.
«Mia signora?» chiede timidamente Evan, mi volto
appena. «Vuole che accompagniamo fuori il Re
d’Estate?»
Scuoto
la testa e deglutisco. «Non c’è bisogno, non
è pericoloso. Noi siamo più forti.»
Fa per andarsene, ma si ferma. «State bene, mia signora?» continua.
Mi
copro la bocca con la mano e respiro il mio gelo. «Temo che non
mi vedrai più bellissima.» dico con voce rotta. «Non
so se riuscirò ancora ad essere felice.»
«Io vi trovo bellissima da quando eravate la Ragazza
d’Inverno.» lo guardo, lui fa un piccolo sorriso. «Ed
ora siete una Regina.»
Annuisco. «Già.» sono la Regina d’Inverno.
Conosco tutte le colpe che ho nei tuoi confronti, potrei elencarle anche ora.
Ti ho strappato via la tua mortalità prima ancora di chiederti se mi volevi.
Ti ho sedotta ed abbandonata, quando ho capito che non eri quella che cercavo.
Ti ho costretta a seguirmi nella mia ricerca.
Ti ho condannata al gelo.
Che posso dire in mia discolpa?
Niente. Forse l’unica cosa che merito è solo quello
che ho ora: vederti andare via. Guardare le tue spalle allontanarsi,
osservare i tuoi capelli candidi e immaginarli biondi di nuovo.
Ma ogni capo di accusa che pende sulla mia testa è
riassunto in un’unica ammissione, forse la mia colpa è
soltanto una: vorrei che fossi lei, volevo che fossi tu.
Una volta ho sentito le rime di un poeta, avevo pensato che non
fosse molto brillante confrontato agli scrittori del popolo fatato, ma
ora lo capisco. ‘Almeno lascia che un’estrema tenerezza
copra l’allontanarsi dei tuoi passi.’
Questo forse posso farlo.
Allungo una mano, sfido il tuo ghiaccio in casa tua; quando la
tocco, la neve che qui ricopre tutto si scioglie. Far crescere qualcosa
in questo terreno duro è molto più difficile, mi costa
più fatica di quanto vorrei ammettere. Ma dopo diversi
tentativi, vedo spuntare dei fili d’erba, una piccola margherita
coraggiosa si schiude, le sorrido per ringraziarla.
Una striscia di verde ti raggiunge, tu non abbassi lo sguardo,
non la vedi e quando la calpesti tutto si copre di brina e muore. Non
importa ti accompagnerò fino a casa, magari i tuoi piedi
sentiranno un calore insolito. Il mio.
Lo so che è un addio, Don.
L’ho vista.
Addio, Keenan.
Ti amo, come sempre.
perchè
ho scritto questa one-shot? perchè volevo partecipare al contest
indetto, ma Wicked&lovely è la mia saga preferita, il mio libro
preferito, non avrei mai potuto toccare la trama, non camibierei una
virgola. credo, che siano libri perfetti, perciò non ho il coraggio di
metterci mano.
inizialmente avevo deciso di non partecipare, poi ho
pensato a Donia. io la adoro, perchè non riesco ad immaginare quanto ha
sofferto e quanto continua a soffrire, è glacialmente stupenda...
ho
'giocato' ad essere lei per un po', ho cercato di tirare fuori i
pensieri che potrebbe aver o aver avuto e ne è uscito questo...
non
mi importa molto del voto, partecipo più perchè è il 'mio' libro che
per altro (anche se a cena con la Marr ci andrei anche sola per
abbracciarla, ringraziarla e beccarmi un'ordinanza restrittiva nei suoi
confonti!).
spero solo che non riteniate l'averlo letto una perdita di tempo...
fragolottina
ps: dio, ci ho dato giù pesante...pardon sono ancora in fase depressiva dallo scritto...
pps: la poesia che cita Keenan è Lilicka di Majakovskij...fidati se ve l'andate a cercare ne vale la pena...
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