-Si faccia forza, signorina Shin!- una voce
accorata le rimbombò vicino all’orecchio sinistro,
e le sembrò come se lava bollente le avesse invaso i polmoni.
Saltò di scatto a sedere, iniziando a tossire a
più non posso.
E con questa facevano due volte che aveva rischiato di annegare.
L’acqua la odiava, decisamente, pensò.
-Grazie al cielo! La signorina si è svegliata, invero, miss
Miranda- Shin si stropicciò violentemente gli occhi, ma
aveva la vista appannata e respirava male.
Sentì una mano sfiorarle delicatamente la spalla
–devi riposare. Sei rimasta svenuta molto a lungo, pensavamo
che non ci fosse più niente da fare- la ragazza si
voltò, trovandosi faccia a faccia con una donna
dall’aspetto gentile.
-Io sono Miranda, e questo è Aleister Crowley. Siamo due
nuovi esorcisti- disse. Shin le tese una mano, impacciata
–Shin- disse semplicemente, rischiando di soffocare anche per
quell’unica parola. Ricominciò a tossire.
Poi un pensiero la colpì in pieno. Si agitò,
incapace di parlare.
-L..Lina..- balbettò. Miranda le sorrise
–l’ha trovata un alleato, protetta dalle tue liane.
La tua evocazione è rimasta attiva anche dopo che avevi
perso conoscenza, è per questo che ti senti così
debole adesso- spiegò. Le porse una tazza fumante, e la
ragazza sentì un odore dolce spandersi per tutta la cabina.
Sorseggiò piano la bevanda, godendo dell’effetto
benefico che il calore aveva sulla sua gola.
-Si è svegliata? Dannazione, e nessuno mi dice niente?
Fatemi entrare, subito!- le grida di Lavi si sentivano anche con la
porta chiusa. Shin abbassò la testa, poi fissò la
donna negli occhi e indicò la porta.
-Se non ti senti troppo stanca- disse lei, fissandola seriamente. La
ragazza scosse la testa.
Stanca? Cos’era la stanchezza, dopo tutto quello che aveva
passato in quella giornata? Se il suo problema maggiore fosse stato la
stanchezza, probabilmente sarebbe stata ben felice di essere stanca a
vita.
Miranda si diresse verso la porta, aprendola e lasciando passare Lavi,
poi uscì lasciandoli soli.
Shin non riusciva a guardarlo in faccia. Era come se si sentisse in
imbarazzo, non riusciva a capire da dove venisse tutta la
preoccupazione che Lavi aveva per lei. Tenne gli occhi fissi sul
lenzuolo.
Lavi si sedette sul bordo del letto senza dire una parola, guardandola.
La ragazza vide le bende fuoriuscire un po’ dappertutto,
sporche di sangue, e si sentì stringere lo stomaco.
Avrebbe dovuto rimanere sulla nave con lui, era quello il suo posto.
Prima che potesse dire o fare qualsiasi cosa, le braccia di Lavi
l’avevano circondata, e Shin si ritrovò con la
testa appoggiata al petto del ragazzo. Gli strinse un braccio, incapace
di dire alcunché.
Pensò a quante volte era stata vicina a morire,
pensò a come vi fosse vicina in quello stesso momento, e al
fatto che non era tanto la morte a preoccuparla, quanto il fatto di non
poterlo rivedere più.
E molte domande trovarono risposta.
Chiuse gli occhi, e sentì il cuore di Lavi battere forte, un
suono ritmico e dolce.
-Non farlo, Lavi…- mormorò.
-Fare che cosa?- la voce del ragazzo era stupita.
-Non diventare Bookman- Shin sentì le braccia di lui
contrarsi attorno alle sue spalle.
-Perché dici questo?-
-Perché Bookman non ha un cuore. E io non voglio che questo
suono si interrompa- appoggiò una mano sul suo petto.
Lavi non disse più niente. Rimasero semplicemente vicini.
*******
Alloggiarono in una locanda squallida nel porto di Edo, giusto un paio
di giorni per concedere a Shin e a Linalee di riprendersi. Le due
ragazze erano in camera assieme a Miranda, ma nessuna delle tre aveva
voglia di parlare.
Shin si buttò sul letto, fissando il soffitto con gli occhi
spalancati.
Cosa le era saltato in mente di dire a Lavi quelle cose? Se solo
Bookman Senior fosse venuto a saperlo avrebbe potuto portarlo via,
pensò maledicendosi. Senza contare che quella di diventare
Bookman non doveva essere una scelta facile in ogni caso, a Lavi non
serviva certo una povera disperata che gli mettesse dei dubbi.
-Shin?- la voce di Linalee la chiamò. La ragazza si
voltò, distratta.
-Stai sfasciando quel povero maglione- le fece notare la cinese con un
lieve sorriso –se qualcosa ti turba puoi parlarne con noi,
forse è meglio che rimanere senza vestiti- Shin
abbassò lo sguardo: l’orlo inferiore della manica
sinistra era completamente scucito, e le sue dita giocherellavano con
tutti i fili che uscivano da un ampio strappo. Sospirò.
-Non preoccuparti, Linalee. Anche voi avete i vostri crucci, non mi va
di fare sempre la parte della bambina- disse. Fuori dalla finestra il
sole stava tramontando, lasciando scie rosa e arancio contro
l’azzurro del cielo.
-C’entra Lavi?- Linalee non aveva intenzione di demordere, e
anche negli occhi della riservatissima Miranda balenò un
lampo di curiosità.
Shin, rassegnata, annuì, ma giurò di non scucire
una sillaba a proposito di ciò che era successo prima che li
raggiungesse.
Ci mancava solo che si venisse a sapere di una cosa simile. Non appena
il pensiero la colpì, lo stomaco sembrò farsi di
piombo: avrebbe potuto ucciderla in quell’esatto istante.
Scattò a sedere, sobbalzando. Un oggetto pesante cadde dal
materasso. Shin riconobbe il libro e si chinò a
raccoglierlo, stupita –credevo che con tutta
quell’acqua fosse andato in poltiglia- mormorò.
Linalee e Miranda si scambiarono un’occhiata che la
preoccupò ancora di più della misteriosa
ricomparsa del volumetto grigio.
-Ehi, che c’è?- chiese titubante.
Linalee la guardò seriamente –Lavi si ricordava a
memoria tutto il libro. Lo ha riscritto mentre eri svenuta, dopo che
Crowley ti ha ripescata- a quelle parole, Shin dovette fare uno sforzo
sovrumano per non mollare il discorso a metà e fiondarsi
nella stanza al piano di sopra –ha detto che probabilmente ti
sarebbe dispiaciuto non averlo più-.
La ragazza si lasciò cadere con le spalle appoggiate al
muro. Le ferite le rimandarono una serie infinita di fitte, ma non ci
badò.
-E’ stato accanto al tuo letto per quasi tutta la notte- il
sussurro di Miranda quasi risuonò da tanto che era denso
quel silenzio.
Shin perse quasi la pazienza, esasperata –sentite,
è inutile che mi propinate una sequela infinita di
allusioni- sbottò –è una situazione
senza speranza-
-Se così fosse, Lavi non si comporterebbe in questo modo con
te- Linalee continuava a guardarla negli occhi –pensaci,
Shin. E’ sempre stato gentile con tutti, ma soltanto con te
ha un certo atteggiamento- disse.
-Gli porterà solo guai. Lui è il futuro Bookman,
Lina. Che speranze ho io, rispetto a una scelta di vita?-
sbuffò lei, alzandosi in piedi –vado a fare un
giro. Ci vediamo a cena- disse, e senza aspettare risposta
infilò la porta.
-Le scelte di vita si possono cambiare, Shin- il sussurro di Linalee le
arrivò alle orecchie poco prima che la porta sbattesse alle
sue spalle.
Lavi sentì lo scalpiccio dietro di sé, troppo
allenato a riconoscerlo per potersi permettere di sbagliare. Le onde si
infrangevano sul molo ricoprendolo di spruzzi, e il vento gli faceva
volare i capelli da tutte le parti.
-Non hai ancora visto abbastanza acqua?- Shin stava in piedi di fianco
a lui, scrutando i cavalloni.
-Potrei rigirarti la stessa frase- mormorò Lavi in risposta,
e la ragazza soffocò un brivido. La sensazione
dell’aria che le mancava, dei polmoni che bruciavano, e la
disperazione che aveva sentito quando aveva rischiato di annegare erano
ancora vivissime. Il fatto che il ragazzo gliele avesse fatte tornare
in mente con così poca delicatezza la ferì, ma
decise di non preoccuparsene. Non poteva far caso a tutto, o sarebbe
esplosa.
Lo sbirciò di sottecchi: Lavi teneva lo sguardo fisso
sull’orizzonte, come se per miracolo la linea dritta che
separava il mare dal cielo potesse imporsi anche sulla sua vita. Era il
tipico atteggiamento che assumeva quando qualcosa lo turbava, e Shin
non dovette neppure farsi tante domande per scoprire che cosa: era
ovvio che le sue parole non erano state gettate al vento.
-Lavi, dimentica quello che ho detto ieri- mormorò sopra il
fragore della tempesta –non ero in me, ero soltanto
spaventata. Avevo paura che non avrei più rivisto nessuno di
voi- non era una bugia, si disse, solo una mezza verità. Il
rosso non rispose, e lei sospirò rassegnata. Girò
i tacchi e si allontanò da lui, tornando verso la riva.
-Shin, attenta!- si sentì buttare violentemente a terra, poi
il rumore di qualcosa che sparava e un calore terribile.
Alzò gli occhi e vide l’akuma accartocciarsi sotto
il timbro di fuoco. Scattò in piedi.
-Ci hanno trovati, maledizione! Dobbiamo avvisare gli altri!-
gridò. Insieme a Lavi schizzarono verso la locanda.
Note dell'Autrice:
Oh. Mi sembrava più lungo questo capitolo.
Vabbè, vabbè, sennò la ff finisce
subito u.u
Che capitolo semi-filosofico comunque .___.
Scusate ma non so granchè che scrivere, lo studio di
linguistica mi sta privando di ogni barlume di fantasia. Se non avessi
già scritto tutta la storia probabilmente gli aggiornamenti
rimarrebbero fermi per mesi!
Rispondiamo alle recensioni:
Sherly: ecco
qui l'aggiornamento, come promesso ^__^ coraggio, ora leggilo e
rilassati con tutto questo principio di smielatezza da carie ;)
Loveless:
dunque, a titolo informativo nelle mie ff faccio sempre pochissima
attenzione ai luoghi e alle effettive distanze... in effetti quando ho
letto che prima loro erano a Barcellona (O___O non lo sapevo! XD) ho
pensato "hm, forse dovevo dilungare un po' di più la
faccenda" X__X va bè, facciamo finta che Shin abbia la
supervelocità fra i poteri dell'innocence XD
Anche in questo capitolo io li ho fatti fermare a Edo, però
non ho la più pallida idea se dovrebbero essere in un altro
posto oppure no @__@ è troppo che non rileggo il manga in
quel punto, perdono!! >__>
La parte in corsivo comunque si, è un flashback :)
Baci a tutti, torno a seppellirmi nei libri =__=
Che. Sonno.
Bethan <3
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