L'aquila e la volpe

di fify30
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Questa è la storia di due sventurati amanti maledetti, soggetti all’ira di un uomo e vittime dell’inesorabile scorrere del tempo.
 
L’AQUILA E LA VOLPE
                                                                      “Sempre insieme, eternamente divisi…”
                                                                                                                         Ladyhawke
1205, Avignone, Francia
  
Durante le Crociate, la chiesa lotta per la detenzione del potere sull’Impero. Nell’ecclesia inizia a svilupparsi quella corruzione che la porterà qualche secolo dopo allo Scisma d’Occidente. Il Vescovo d’Avignone, Chevalier, tiene sotto il pugno di ferro la città : egli ha il potere concentrato nelle sue mani.
 
In una nuvolosa giornata primaverile, i battenti d’Avignone si aprirono per consentire l’accesso ad un corteo nobiliare; il Conte Dubois scortava la cugina Claire nel proprio castello : la giovane aveva perso il padre in crociata, ed era stata affidata alle cure del cugino, unico parente in vita.
In testa al corteo, i cugini portavano un manto con cappuccio che celava loro il volto, in sella a due destrieri bianchi. Intorno a loro i cittadini proseguivano con le loro faccende, incuranti dei nobili che facevano il loro ingresso in città; carovane che si spostavano, venditori urlanti, mendicanti imploranti, la guardia all’erta innanzi alla chiesa al centro della piazza, dove si stava svolgendo la Santa Messa presieduta da Chevalier. 
I signori smontarono da cavallo, e il cappuccio scivolò dal volto di Claire. I cieli si stavano schiarendo e un raggio di luce ribelle schizzò via dalle nubi, mentre Sua Santità usciva dalla Chiesa. 
Fu quello il momento della sventura : l’avversità del caso volle che il Vescovo vedesse il raggio di sole baciare il volto di Claire. Il disertore le illuminò le labbra carnose, il naso perfetto, le gote rosate, i grandi occhi a mandorla ghiacciati che lanciavano bagliori come schegge glaciali. I suoi boccoli d’oro le incorniciavano il viso celestiale, come fili preziosi brillanti di gemme dalle diverse sfaccettature. In quel volto d’angelo, il Vescovo vide riflettersi anni di castità, dovuti alla devozione verso Dio; in quel volto, vide infrangersi i suoi principi, giustificando in se la lussuria verso la donna come la devozione verso la Madonna. Tale blasfemia fu l’inizio della pazzia del Vescovo, impercettibile agli altri uomini.  




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