Il commissario Berardi sedeva nella carrozza affollata di un regionale
che da Pisa, terra natia dell'uomo, lo riconduceva a Roma, capitale
d'Italia e centro della sua vita lavorativa e non. Se si soffermava a
pensarci, il primo ricordo che aveva della capitale erano i neri occhi
della sua Camilla. Scosse il capo, fermandosi un istante a rimirare la
valigia di pelle rossa depositata nel vano sopra la sua testa,
controllando le pecette adesive che vi abitavano, antico ricordo del
periodo della leva militare; alle orecchie un ipod di ultima
generazione, regalatogli dalla sorella minore, Francesca, e debitamente
riempito di musica Italiana e non, in pieno stile revival anni settanta
ed ottanta.
Non nè andava particolarmente fiero ma, sotto al blazer
giallo da ispettore callagan portava, assicurata ad un fodero di pelle
trattenuto da cinghie sotto la spalla, una beretta calibro
quarantacinque. I treni non gli erano mai piaciuti.
Camilla avrebbe detto che era solo un poliziotto di mezz'età
burbero e diffidente...ma Camilla era perduta ormai da mesi, catturata
dalla marea delle convenzioni e delle tradizioni che, in Italia,
parevano avere più valore della legge o della logica...
Scosse il capo, facendo dondolare il codino di capelli biondi, aveva
deciso di lasciarli crescere alcuni mesi prima, e ora si accorgeva che
forse, non era la scelta più sbagliata che avesse compiuto...
...almeno pensare ai capelli mi aiuta a non ricordare
Camilla.. non intendo farlo..oramai è storia passata... a
costo di ripetermelo all'infinito..
Riflettè l'uomo, ma fu ben presto distratto da una voce alle
sue spalle che gli gridava di prestare attenzione ad un qualcosa di non
meglio identificato.. I riflessi del poliziotto gli impedirono di farsi
altre domande; tempo pochi millesimi di secondo e Gaetano aveva
già assunto la posizione del riccio, raggomitolandosi
istintivamente nell'incavo tra due sedili, portando una mano alla
fondina della quarantacinque, ed assistendo al tonfo di una pesante
valigia nel luogo dove, fino a poco prima, se ne stava comodamente
seduto.
Si alzò mentre un lampo di furia gli attraversava lo
sguardo,fattosi d'improvviso scurissimo, voltandosi in direzione della
caduta della valigia ed esclamando una ben poco nobiliare serie di
impropri, prima di fermarsi, annichilito, dinnanzi ad una pettinatura
di ricci a forma di fungo ed un paio di nerissimi occhi che lo
scrutavano..
" Camilla!"
"..mi scusi?!"
La donna si era preparata ad una salace risposta a quella sequela
immotivata di insulti, ma lo stupore negli occhi di lui, insieme al
repentino ritorno all'azzurro del cielo delle iridi, l'avevano
spiazzata.
C'è una particolare branchia della filosofia indiana, detta
filosofia Karmica, che sostiene l'esistenza di un sosia per ogniuno
degli abitanti della terra. Egli è identico a noi in tutto e
per tutto, carattere, aspetto, inclinazioni, l'unica cosa che distingue
i due sosia è il vissuto. Sempre secondo questa teoria il
destino permette di incontrare ad un medesimo individuo due sosia
soltanto quando egli è un predestinato. Un predestinato
è il solo a meritarsi una seconda vita con la persona che
ama....
"..sà che lei è la copia perfetta di una persona
che conosco?!"
Riuscì a dire alfine Gaetano, accompagnando la frase con un
timido sorriso adolescenziale. Si sentiva un perfetto babbeo.
"...l'ho notato si...ma io non mi chiamo Camilla...il mio nome
è Stefania.."
"..infatti se andiamo al centro del concetto...un nome è
soltanto un nome..ed una rosa conserverebbe il proprio soave profumo
anche se la chiamassimo con un altro nome...piacere.. Gaetano."
Resistere al fascino di un ispettore di polizia in blazer giallo capace
di citare shakespeare con tanta naturalezza sarebbe un impresa titanica
per chiunque. Stefania di certo non faceva eccezione...Fu cosi che
decise, d'impulso, di sederglisi affianco per il restante tragitto da
fare, scoprendo in breve che a quell'uomo era praticamente impossibile
desiderare di nascondere qualcosa. Nel volgere di un lampo, infatti, la
conversazione aveva assunto quel chè di intimistico e
confidenziale, e Gaetano e Stefania si ritrovarono a parlare delle loro
vite.
Lui venne a sapere che la sua interlocutrice era un'antropologa forense
fresca fresca di assegnazione all'università di Roma, che
amava il mare, i bambini, ed i libri gialli e che, nel suo corso di
studi, s'era incaponita nell'arte dell'indagine tanto da rischiare di
prendere due lauree al posto di una.
Stefania invece seppe che Gaetano era un commissario di polizia alla
perenne ricerca di una stabilità familiare, che aveva una
sorella minore di nome Francesca, ed una relazione estremamente
complicata alle spalle, con questa misteriosa Camilla che pareva
rassomigliarle in modo così impressionate.
Le tre ore di viaggio trascorsero dunque nel volgere di un istante,
lasciandoli entrambi piacevolmente incuriositi e desiderosi di
proseguire oltre quel fortuito incontro.
Quando fu ora di scendere dal treno GAetano, galante come sempre, si
occupò dei bagali di entrambi esibendosi anche in uno dei
suoi "giochi da prestigiatore" per ottenere un paio di posti al
ristorante interno della stazione. Stefania sorrideva di tutto quel
darsi da fare, segretamente compiaciuta; l'unica cosa che Gaetano le
aveva permesso di portare era la gabbietta dentro la quale viaggiava il
suo gatto, un adorabile ragdoll di nome Gigio.
"... ma tu fai così con tutte le donne che incontri?!"
"..no..solo con quelle che tentano di ammazzarmi con valige troppo
grandi.."
"..ah ah... che permaloso.."
"...dove l'ho già sentita?"
Replicò lui con un occhiata in tralice, ringraziando
mentalmente di essere finalmente arrivati alla postazione dei taxi,
perchè davvero trattenersi dal rifare i soliti sbagli
commessi con Camilla gli costava non poco. Ed il bello era che lei non
era assolutamente consapevole di quella sua particolare caratteristica
che lo faceva uscire di matto...
"...beh..allora è stato un piacere.."
Salutò l'uomo chinandosi in un baciamano elettrizzante,
approfittando della distrazione di lei per farle scivolare nella tasca
del soprabito uno dei suoi biglietti da visita. Non si sapeva mai.
"...il piacere è stato mio ...commissario."
Rispose lei con tono apparentemente neutro, e con un mano sulla
portiera socchiusa. Annuirono entrambi, e quando lei si volse per
mettere la gabbietta nell'auto Gaetano nè
approfittò per sgusciare via, ancora troppo scombussolato
per pensare con coerenza.
Aveva mosso appena due passi quando si sentì afferrare per
un avambraccio, e si voltò, intenzionato ad aprire bocca, ma
un paio di labbra furono più rapide di lui, azzittendolo in
un bacio appassionato.
...ma lei non è Camilla!
Il suo inconscio esplose a quella rivelazione portandolo a stringerla a
se più forte. No..Camilla non avrebbe mai agito
così..forse solo se fosse stata ubriaca...
Eppure quando si divisero,col fiato corto, ed il cuore in subbuglio,
lei si voltò solo per un attimo a guardarlo dall'auto...e
sorrise.
Gaetano si era seduto su di un gradino fuori dalla stazione dei taxi,
con la valigia tra le gambe e la testa tra le mani, inebetito come non
gli accadeva di essere da tempo immemore, sulle labbra il sapore di
quel bacio rubato e inspiegabile.
"Dottò..avete vist'a madonna?"
Ci mancavano le traveggole.. pensò alzando lo sguardo
ceruleo verso il suono, convinto che l'apparizione di Torre fosse
soltanto il frutto del suo vaneggiare; ed invece Torre era proprio li,
in piedi davanti a lui, con un mezzo sorriso di chi è
riuscito a vedere qualcosa dopo tanto tempo che la cercava.
" Torre! Che ci fai qui?!"
" COme che ci facci' quii?! La sono venuta a prendere..no?!"
Già...si era dimenticato con tutto quel trambusto...ed ora,
nonostante tutto, mai arrivo gli pareva più provvidenziale
di quello.
" Andiamo al commissariato allora... devo rintracciare una persona.."
" Che v'ha fatt' dottò?! Va rubat a valigia?!"
" No torre... poi te lo spiego..."
Il commissario si sedè al posto di guida e tempo venti
minuti erano in ufficio, roba che nemmeno Alonso riusciva a fare di
meglio col traffico di Roma. Tempo altri venti minuti e l'uomo sapeva
ogni cosa che fosse conoscibile della sua baciatrice piu o meno anonima.
Si sedè appoggiando il fascicolo raccolto sul piano di legno
della scrivania che gli stava di fronte.e sorridendo portò
una mano al mento con fare pensoso. Chiamarla adesso oppure domattina?!
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