E come sarebbe bello se fossero
qui.
O forse no.
No, perché
appartengono ai sogni.
Sì, perché dovrebbero appartenere a tutti.
No, perché li sentiamo nostri.
Sì, perché tutto il mondo dovrebbe amarli.
Una ragazza passeggia sotto il sole, che colpisce l’argento
sfolgorante dei suoi orecchini a forma di ala. Ali d’angelo.
Non si accorge che sul marciapiede di fronte, all’altro lato
della strada, un cellulare sta squillando, e le note di Miracle vengono
coperte dal traffico.
Sì,
perché i sogni di più persone diventano una
realtà.
No, perché c’è il rischio che alcuni
fraintendano i nostri sogni. E quindi dobbiamo proteggerli.
Al parco, ballando coreografie che si sono studiate per giorni interi
copiando i perfetti movimenti che si sono visti in HD su YouTube. Su
Internet, il ticchettio incessante della tastiera per andare a scoprire
di più, e di mattina sentirsi stanchi ma felici se si
è rimasti svegli per loro. E’ sfibrante,
è faticoso, è divertente, alcune volte fa male,
altre ti addormenti con il sorriso o non ti addormenti per niente,
è senza senso, è colorato, è solo una
fase o forse no perché non ci potrai mai litigare
né potrai arrabbiarti con loro e quindi potrebbe durare per
sempre.
Sono ossessione, affetto, risate, lacrime, sono concerti, radio, tinte
improbabili di capelli, fanservice, torte in faccia, secchi
d’acqua, riflettori, tende nere, tartarughe, gatti, ateismo,
cristianesimo, tutto.
E come si fa a stancarsi di tutto?
Come si fa a odiare tutto?
Sì,
perché sentiamo la mancanza di qualcosa che non abbiamo mai
avuto.
No, perché quando possediamo qualcosa, abbiamo paura che ce
la portino via.
Canticchiare fra te e te la melodia di Carnival quando sei
in mezzo alla gente, alzare il viso incontrando lo sguardo di una
persona che ti sorride e inizia a cantare insieme a te, non sarebbe
bello?
Incontrarsi così, non ti piacerebbe?
E se vedessi un giorno una ragazza, per strada, con una maglietta blu
zaffiro ed E.L.F. stampato sulla schiena, non la sentiresti
già vicina a te più di tutti gli estranei che
affollano la via? Perché in fondo estranea non è,
avete già quindici amici in comune.
Gente che ha chiamato Heebum il proprio gatto, che si è
accorta di amare il rosa, che ora ama visceralmente i pesci, i leoni e
le scimmie, a cui si stringe un po’ il cuore quando si nomina
la Cina, che non pensa più a Cenerentola e Biancaneve come
principesse Disney, che si è già preparata ad
aspettare due anni per il ritorno di qualcuno e un anno per vederne
andare via due. Ma spera sempre che non vadano. Si culla un sogno in un
altro sogno.
Sì,
perché si sogna sempre di diventare una goccia in un oceano
blu zaffiro.
No, perché più è grande
l’oceano più è pericoloso, e fa paura.
C’è anche chi non sa più cosa dire, e
per giustificare la propria passione ricorre a frasi sconnesse che
spera abbiano un senso, o almeno una vaga sembianza di quello che
vorrebbe far intendere.
Ma davvero va spiegato, qualcosa del genere? Sul serio poche parole
possono trasmettere la stessa sensazione di un viso sorridente completo
di fossette sulle guance?
E l’impressione di conoscerli meglio di chiunque altro, tanto
da poter dire ‘No, non è così, non
sarà mai così’, e accorgersi quando
fingono, quella non si potrà mai spiegare. Forse
è anche sbagliata. Forse sono tutti così bravi a
nascondere il loro vero carattere che non si nota che stanno prendendo
in giro tutto l’oceano blu zaffiro.
Possibile.
Ma veramente a qualcuno importa, a questo punto?
Al punto dove si è arrivati, all’apice, al centro
di questa distesa blu, all’amore incondizionato, importa
qualcosa? Le certezze di questo tipo sono più solide di
quanto si pensa.
E quando ormai uno dei quindici si è perso e la nave non
è affondata, quando si è rischiato di perderne di
più e nemmeno allora è affondata, quando non si
sono fuggiti i problemi e si sono affrontati insieme a loro e non
è affondata neanche lì, be’, allora non
affonderà mai.
Sì,
perché vorremmo per loro il successo più grande.
No, perché non vogliamo che vadano incontro a una delusione.
Il senso di tutto questo non sta nemmeno nelle parole.
Le parole volano, anche quelle scritte.
Quello che rimane sono le sensazioni, le immagini che restano impresse
a fuoco nella mente. Quello che rimane sono i ricordi del percorso che
si compie insieme, un paio di orecchini a forma di croce, il costume di
un panda gigante, tanti disegni di cuori, un mucchio di palloncini
colorati in regalo, parrucche improbabili e jeans colorati, immancabili
occhiali scuri, imitazioni, un gatto che miagola.
Sì,
perché non potremmo augurare a nessuno di non incontrarli
mai.
{Ever since I got to know you, I
hoped for only one thing. That you’ll be happy and not cry
anymore. Like the first time we met. Smiling brightly. When tomorrow
passes, you might not smile anymore. That scares me.}
_________________________________________
Ok. Dunque, non pretendo ci sia un senso a tutta 'sta spatafiata
ò__ò
Cioè, sì, c'è, ma non so se si vede.
Insomma.
Diciamola bene.
Volevo dire tutto, non ho detto forse niente e il risultato
è un nonsense della madonna.
Ma il succo c'è. Ci sono le immagini che volevo descrivere,
ci sono le opinioni contrastanti dell'ultima guerriglia del fandom
"KPop in Italia sì, KPop in Italia no".
Non è male, alla fine, dai.
... Oddio, forse invece è una cazzata immane. Dio santo,
sembro Baricco nel periodo 'Oceano Mare'.
Ma volevo svincolarmi un attimo dall'argomento "pairing" che pare
l'asse portante del fandom SuJu. Sì, insomma, belli,
divertenti, slashosi, però... mancava qualcosa. Loro.
<3
|