Ultima
Long-Short in programma e, per il momento, penso anche l'ultima in
generale di questo genere.
Dopo
'As Hell', mi sono data alla commedia, sia per alleggerire i toni sia
perché ne avevo bisogno per motivi personali.
Spero
vivamente di riuscire a farvi ridere almeno un po', sempre in
compagnia dei nostri ormai soliti noti e anche megalomani =D.
Due
sole anticipazioni prima di cominciare la lettura:
-lasciate
fuori dalla vostra testa ogni idea razionale,
perché
questa storia non
lo è
-il fatto che sia
una AU si riferisce agli eventi della storia, non ai personaggi.
Infatti Heath e Jake, come gli altri che verranno citati, sono attori
e le loro vite si rifanno al filone originale.
Detto
ciò, divertitevi,
preparatevi
a qualcosa di davvero inconsueto
e buona
lettura.
<3
One.
“Mi
potresti dire che cos'hai in questo periodo?”
Alzai
lo sguardo su di lui, riconoscendo alla perfezione l'inarcamento
delle sopracciglia scettico, indagatore e poco condiscendente del mio
atteggiamento, che mi faceva sempre quando sapeva che stavo fingendo
o raccontando una balla.
Cercai
di evitare di fregarmi da solo, masticando un altro pezzo della carne
appena tagliata dal mio piatto e feci di tutto per evitare la
risposta.
“Niente!”
Alzai
le spalle, di solito funzionava, ma si vedeva che in quella sera
aveva deciso davvero di rompermi le palle per sapere i fatti miei.
No,
non mi dava fastidio.
Non
lo dicevo neanche con rabbia o insofferenza ma non avevo proprio
voglia di parlarne e nemmeno di andare a spiegargli qualcosa che non
sapevo neanch'io.
Rise,
soffiando e guardandomi allucinato, tutto insieme, ma continuai a
evitarlo volutamente.
“Ok
d'accordo...girerò per un altra strada: va tutto
bene?”
“Austin
piantala, te l'ho detto anche ieri al telefono: sto
bene! E
tutto è normalissimo come al solito, non so
perché tu e anche
quell'altro vogliate continuare con la solfa che sono strano, che ho
un atteggiamento non 'mio' e che sono distante! Non è vero
niente,
ve lo state solo immaginando”
Mi
resi conto di averlo detto con troppa enfasi e anche una scocciatura
palpabile che non gli sfuggì, ma era solo per non dover
scendere in
troppi particolari che mi avrebbero fatto impantanare in un discorso
che avevo provato più volte a concludere con me stesso ma
senza
risultato.
Anzi,
non volevo proprio ammettermelo!
Ci
mancava solo che lo andassi a dire a qualcun altro. No, proprio non
avrei potuto.
Mise
le mani avanti, come finta difesa ma anche per farmi calmare
retoricamente, recuperando le posate e rimettendosi a mangiare da
dove aveva lasciato, prima di incrociare le braccia e guardarmi stile
fratello-maggiore che doveva rimproverare il più piccolo.
E
dire che avevamo la stessa età, otto mesi di differenza.
Ma
aveva sempre avuto quell'attitudine con me.
“Se
lo dici tu....”
Ecco!
Dio
quanto non lo sopporto quando fa così!
Arrivava
sempre quel punto in cui ci piazzava la frase ad effetto in cui mi
dava ragione, solo perché sapeva che non l'avevo, cosa che
sapevo
anch'io e che, di conseguenza, mi avrebbe fatto sentire in colpa
perché non gli stavo dicendo la verità.
Contorto,
potevo dargliene atto, ma ormai non faceva fatica a capirmi.
Sospirai,
chiudendo un istante gli occhi per farmi forza mentale, poi li
riaprii smettendo di mangiare e incontrai il suo sguardo eloquente e
mezzo-serio che mi fece roteare il mio.
“Senti,
non lo so cosa pensiate che abbia, ok? Magari sono solo stanco...hai
notato che non sono stato molto a casa in questi mesi!”
“Non
lo so cosa pensa Chris...io so solo che non è solo in
quest'ultimo
periodo che c'è qualcosa di strano in te, ma dall'anno
scorso, da
dopo l'estate e, se permetti, ora sto cominciando a preoccuparmi
perché: o mi sei entrato in depressione cronica e io non ne
so il
motivo o c'è qualcosa -o qualcuno- che ti fa stare
continuamente
sulle spine, in agitazione e in ansia...perché che sei
stressato lo
vedo anch'io, ma non penso si tratti del lavoro...in questo
caso”
mi guardò tutto il tempo con un misto di preoccupazione e
ovvietà
che mi spiazzarono entrambe, facendomi perdere tutta l'aria
tranquilla che avrei potuto avere fino a un momento prima, in un
normale ristorante con il proprio migliore amico, facendomi anche
abbassare lo sguardo, sbuffando silenziosamente.
“Non
è che Kirsten è tornata fuori a rompere vero? No
perché ti giuro
che se ci riprovi e tornate insieme, te lo do davvero un pugno...o
una botta in testa! Qualsiasi cosa perché ti faccia
riprendere e
togliere da quel continuo rincoglionimento che sembra ti si sia
attaccato addosso quando c'è di mezzo lei!”
“Ehi!”
feci indignato, ma poi ridemmo entrambi e lui si mise ad annuire,
mangiando un boccone.
“Non
dirmi che non è vero, ti conosco e so quanto hai perso la
testa per
lei, ma ci avete già riprovato una volta e hai visto che
è andata
peggio della relazione iniziale, non andarti a impantanare di nuovo
in...”
“Aust,
calma, frena! Kirsten non c'entra niente, con lei è finita
l'anno
scorso lo sai, non l'ho più vista, né sentita,
né c'ho più
pensato a lei, non mi passa proprio di mente!”
Lo
bloccai con il cibo a mezza via e mi guardò con la bocca
aperta e
un'espressione sorpresa ma, alla fine, la cambiò con una
soddisfatta
e poté masticare.
“Ah
ecco bravo, buono a sapersi....” poi si bloccò,
rimanemmo in
silenzio per qualche minuto finendo il secondo, o sarebbe diventata
una cena infinita, e subito dopo mi guardò in modo strano.
“Che
c'è?”
“Non
è che c'è un'altra ragazza di mezzo e non mi hai
detto niente?!”
chiese con enfasi.
Sospirai
di nuovo. Perché con lui diventava faticoso anche andare a
mangiare
fuori alla sera?
Dovevo
smetterla di passare così tanti mesi fuori casa e fuori LA,
per poi
tornare e dover recuperare tutte le 'amicizie' in meno di una
settimana...diventava ancora più improponibile
così!
“No!
Non c'è nessuna ragazza..” chiarii con una leggera
cantilena, ma
lui arricciò le labbra, facendomi capire che ci credeva poco
poi
però annuì.
“Quindi....”
“Quindi?”
“Andiamo,
dai!!! Non puoi continuare con la farsa del 'va tutto bene', lo so
che c'è qualcosa che ti turba
e se non vuoi dirmelo ok, ma sfogarti ti farebbe bene!”
“'Qualcosa
che mi turba'? Dio Aust ma come parli? Ti senti?!” risi per
sdrammatizzare ma lui non mi assecondò rimanendo serio.
Lo
guardai incerto, dispiaciuto allo stesso tempo, perché, in
effetti
non avevo mai avuto problemi a dirgli niente, come lui faceva con me,
e avrei davvero avuto bisogno di cercare di spiegare o almeno
liberare una parte di tutti i pensieri che mi affollavano davvero la
testa dall'anno scorso.
Ma,
di nuovo, non ero ancora stato in grado di fare chiarezza nemmeno con
me stesso, alcuni 'particolari' ormai mi erano quasi chiari ma non
volevo ammetterli e rimanevano sospesi nel mio inconscio e altri non
avrei mai voluto esternarli perché sapevo che tutti mi
avrebbero
preso per impazzito sul serio.
Quindi,
non poteva farmene una colpa se ero restio a parlarne.
Soprattutto
ora che ero tornato a casa da una settimana, avrei avuto parecchio
lavoro in zona per alcune promozioni e i parenti mi avevano
già
assillato ogni santa ora della giornata per andare a salutare
quell'uno e quell'altro.
Avevo
bisogno di un po' di tranquillità, senza Austin che mi
stressasse
per cercare di risolvere il mio io complessato che nemmeno a me era
chiaro e senza nessun'altro potenziale rompipalle che sarebbe potuto
saltare fuori.
L'unico
che non avrebbe ricoperto quel ruolo, in assoluto, l'avrei visto
durante la settimana....e mi bastava.
Ma,
sapendo perfettamente, che non avrei liquidato Austin con delle
semplici frasi di circostanza, che non gliel'avrei data a bere con
nessun giochetto e che avrebbe continuato a chiedermi fino allo
sfinimento se avessi qualcosa, decisi almeno di confidargli che,
sì,
era vero che avessi qualcosa ma che per il momento non potevo
dirgliela in maniera dettagliata.
Sospirai,
spostando un istante lo sguardo di lato e appoggiandomi con la
schiena alla sedia, perdendo peso.
“D'accordo....qualcosa
c'è...”
“Oh
finalmente...potevi dire quello che ti pareva, ma si vedeva lontano
un miglio...”
Anche
quel particolare mi aveva sempre tenuto abbastanza sulle spine da
quando aveva cominciato a farmelo notare.
Ok,
era da un po' che non stavo propriamente 'bene', non si trattava di
salute in senso stretto, su quella non avevo avuto nulla di
problematico, ma non ero a posto in fatto di sensazioni positive
addosso.
Era
come se una costante 'idea' di iperattività mi si fosse
attaccata
addosso.
Tutto
sarebbe stato più semplice se avessi trovato il coraggio di
confermare a me stesso che, se c'era, era solo per una mia paura di
fermarmi troppo a pensare sul resto, ma allora non mi sarei ritrovato
in quello stato.
Inoltre
era come se una perfetta e semplice
evidenza
fosse davanti ai miei occhi ma io continuavo a non volerla
riconoscere e sviavo continuamente per un'altra strada, molte volte
anche complicandomi la vita e le giornate per un cazzo.
Non
mi ero mai comportato così, ma ora non riuscivo a fare
diversamente.
“Smettila
di ripetermelo tutte le volte!”
Alzò
le spalle aprendo le braccia all'esterno, con sguardo ovvio
“Ma è
vero!”
Lo
scocciai con una mano ritornando verso il tavolo e appoggiando i
gomiti su di esso.
“Sì
quello che ti pare...però, visto che vuoi tanto saperlo, non
so di
preciso il motivo...solo 'è così' e basta. Non so
le cause, non so
perché, non so i motivi....che sono tutti la stessa
cosa...” rise,
scuotendo la testa “...però sul fatto che mi sento
un po' a terra
è vero...poi, te lo ripeto, magari è il troppo
lavoro...dopo queste
due settimane di promozioni non avrò altro quindi penso
proprio che
mi prenderò una bella pausa”
“Sì
ti farebbe bene...ma sei sicuro veramente di non sapere i motivi?
Perché a me sembra che fossi stato proprio tu a dirmi che
avresti
preso del lavoro in più perché ti avrebbe fatto
bene e che di
fermarti non ne avevi voglia..”
Cazzo.
Quella
non me la ricordavo.
Colto
in fallo bello mio!
Mi
schiarii la voce, guardandolo con nonchalance e scuotendo la testa
allo stesso modo.
“No,
dai....alla fine, forse, ho esagerato davvero e prima non me ne
rendevo conto...invece adesso sento di essere alla frutta
completa”
“Mh...beh,
la pausa la devi prendere per forza o ti ci costringo io..poi cerca
anche di pensare meno come facevi di solito...non ti ho mai visto
così paranoico”
Risi
dandogli una pacca sulla spalla, scherzosamente, allungandomi sul
tavolo.
“Ma
piantala!”
Rise
a sua volta “Lo sai che anche questo è
vero!”
“Sese...comunque,
non lo so, ho sempre la sensazione di 'avere qualcosa' o dover fare
qualcosa anche se poi non so esattamente cosa sia e rimango dell'idea
di non aver concluso niente, quindi dopo mi ci metto il triplo...la
maggior parte delle volte non concludendo comunque niente di quello
che avevo pensato”
“Appunto,
e questo logora te lo assicuro..”
Annuii
“Già..”
“Senti,
cambiamo posto dove parlare?” chiese, improvvisamente
cambiando
anche l'espressione, ed era la terza volta che allungava il collo
oltre la mia spalla.
“Perché?”
feci per girarmi ma Austin mi bloccò prontamente con una
mano sul
polso e tornai a guardarlo, interrogativo.
“Che
c'è?” chiesi non capendo il suo atteggiamento.
“Non
ne sono certo, ma c'è il proprietario del ristorante che
è da
mezz'ora che guarda nella nostra direzione, senza toglierci gli occhi
di dosso e mi sta facendo innervosire...”
“Che?...ma
sei scemo?”
“Davvero!
Non ha fatto altro che osservarci, e ha un sorrisino addosso che mi
sta dando ancora più sui nervi...”
“Guarda
che in ogni caso non può sentirci da quella
distanza...”
“E
allora? Mi da fastidio comunque!”
Scossi
la testa con scetticismo ma poi alzai le spalle “Come vuoi
tanto
abbiamo finito...”
Non
potei aggiungere altro perché il viso di Austin si
trasformò in
un'espressione di pura sorpresa, sconcerto e anche....spavento? Tutto
allo stesso tempo.
“Che
hai adesso?”
“Non
c'è più!”
“Chi
non c'è più?”
“Il
proprietario”
Mi
trattenni dal mandarlo a fanculo pesantemente.
“Ma
sei diventato idiota in soli cinque minuti? Che ti frega se non
c'è
più? Si sarà spostato nella sala!”
Ma
lui aveva cominciato a gesticolare sia con le mani che con la testa,
facendo 'no' con entrambi e aveva davvero lo sguardo atterrito.
“Non
capisci c'è...lui c'era....e un momento dopo non c'era
più!”
“Ok
stai davvero cominciando a spaventarmi amico....poi ero io quello che
aveva dei problemi e si faceva delle paranoie vero?”
“No
Jake! Credimi...è scomparso
nel
vero senso del termine e....” non riuscì a finire
la frase perché
sobbalzammo entrambi violentemente per una voce al nostro lato,
Austin riuscendo a malapena a trattenere un verso di sorpresa in gola
e io mi spostai di scatto sul lato della sedia.
“Signori
tutto bene?”
Avevamo
il suddetto proprietario di fianco al tavolo, con in mano due
bicchieri pieni di un liquido giallo che aveva tutta l'aria di essere
limoncello.
Non
ero consapevole di cosa fosse successo, né se quello che
avesse
detto prima Austin fosse vero, ma, cristo santo, un uomo non poteva
muoversi ad una velocità tale...
Fino
a un secondo prima non c'era nessuno lì.
Austin
voltò solo lo sguardo verso di me che ricambiai e entrambi
non
eravamo molto certi di stare vedendo la stessa cosa e di essere nella
medesima situazione ma l'uomo continuava ad essere davanti a noi,
sorridente, era lo stesso che ci aveva fatti sedere e che io avevo
già visto altre volte quando ci ero andato in precedenza.
Ma
forse, era solo suggestione, anche perché Austin sembrava
davvero
convinto di ciò che aveva detto prima.
Non
reagendo, decisi di prendere in mano la faccenda.
“Sì...bene
grazie...volevamo chiedere il conto...” dissi, notando
stranamente
che avevo un filo di voce e che non avevo ancora lasciato la
posizione in bilico su un solo lato della sedia.
“Ma
certo, arriva subito..intanto vi ho portato questi...sono digestivi
offerti dalla casa...” appoggiò sul tavolo, di
fronte a noi, i due
bicchieri avuti in mano e io e Austin li guardammo nello stesso
momento per poi sollevare lo sguardo e scambiarcelo a vicenda.
“...fanno
bene...” continuò poi spostando lo sguardo solo su
di me “....e
aiutano ad alleggerire i problemi oltre che affrontarli...”
A
quella lo sguardo che ci eravamo lasciati addosso si
ingrandì a
dismisura e, di scatto, ci voltammo a guardarlo con sconcerto senza
trovare le parole per ribattere, incontrando ancora il suo sorrisino
affabile ma tremendamente ambiguo che ci rimase sulla pelle anche
quando si allontanò lasciandoci basiti.
Appena
fu fuori portata -che poi era relativo dirlo così- Austin
aprì la
bocca e un braccio con fare enfatico, ma lo bloccai in tutto
ciò di
urlato che avrebbe voluto buttargli contro.
“Sta
calmo!”
“Calmo?
Ma come faccio a stare calmo?!”
“Austin
parla piano per favore!” ma lui mi ignorò
spudoratamente.
“C'è...c'è...oddio...non
ci credo....come ha fatto eh? Dimmi come ha fatto! Non può
essersi
spostato dalla sala, alla cucina, al nostro tavolo in due secondi e
prima questi due cavolo di bicchieri non li aveva in mano! Poi....hai
sentito? Eh? Hai sentito?! Ci ha ascoltati perché altrimenti
non
avrebbe detto quella frase...”
Dio,
era sempre troppo suscettibile certe volte!
“Ma
finiscila dai...sarà stato un caso! Ok, ammetto che
è stato veloce
e che mi ha fatto venire un colpo quando me lo sono trovato di fianco
ma non c'è niente di strano...ti sarai solo distratto e non
l'avrai
visto andare in cucina!”
Incrociò
le braccia al petto, calmandosi apparentemente e appoggiandosi alla
sedia.
“Grazie
sai? Puoi anche darmi del malato mentale, ma quell'uomo...”
indicò
con il dito per maggiore enfasi “...è scomparso
poi è riapparso qui e ci ha portato questi due....non so
bene cosa
siano che...” mi guardò con terrore quando presi
in mano il
bicchiere e feci per portarmelo alla bocca “...ma sei fuori?!
Jake!” mi bloccò il polso e lo guardai senza
capire.
“Cosa?!”
“Non
vorrai berlo spero!”
“Sì,
così ti calmi, ti provo che non è altro che un
classico limoncello
e non vai a pensare che sia avvelenato o chissà
cosa!”
“Nono
dai non fare scherzi, davvero! Come cavolo fai a pensare che sia
normale un qualcosa del genere?....” non lo ascoltai e lo
buttai
giù alla goccia “..no Jake..non..”
Shit!
Strizzai
le palpebre un istante, sentendo la gola bruciare, un forte e
immediato calore allo stomaco e una piacevole sensazione successiva
di leggerezza.
Mhh
buono, cazzo.
Ma
Austin, a quanto pareva, non recepì il mio atteggiamento in
quel
modo e mi sentii stringere un polso con forza.
“Ehi!
Stai bene?”
Ok,
dai divertiamoci un po'...
Continuai
a strizzare le palpebre, però simulando un malessere alle
tempie e
allo stomaco che mi presi con le mani.
“Oddio
Jake! No adesso chiamo quelli della sicurezza e quel tipo...”
ma si
bloccò notando che mi ero messo a ridere e avevo riaperto
gli occhi.
“Oh
brutto...” mi spostai, mettendo un braccio avanti per parare
il
colpo che mi tirò con il tovagliolo, ma non
sfuggì ai due ulteriori
che mi arrivarono sulle spalle.
Stavo
continuando a ridere.
“Sei
un'idiota, cristo santo!”
“Oh
dai, calmati...stavo solo scherzando....”
“Beh
lo sai che quando fai così ci credo davvero...dannato te e
il fatto
di essere un attore!” borbottò tra sé e
sé, tornando a sedersi
mentre sorrisi, ridendo sommessamente.
“Guarda
che anche tu lo sei”
“Sì
ma non sono capace di farlo anche in casi come questi, come fai
tu..”
Scossi
la testa “Come vuoi...visto? Non era altro che limoncello,
anche se
molto più forte del solito...è buono, dovresti
berlo, almeno ti
calmi!”
“Te
lo scordi. Non lo tocco neanche se mi obblighi! Anzi andiamocene da
qui, che questo posto mi ha già stufato!”
Non
ero proprio sicuro di volerlo ammettere, né di dare ragione
a Austin
e alla sua convinzione che il proprietario di quel ristorante avesse
voluto avvelenarci ma, o era il caso o avevo mangiato troppo durante
la cena o quel digestivo non era realmente ciò che fingeva
di
essere.
Alle
tre e un quarto di quella notte, mi svegliai di soprassalto con dei
crampi allo stomaco, mal di testa e un battito cardiaco così
accelerato che mi spaventai non poco.
Non
avevo mai provato niente del genere, stavo male ma, allo stesso
tempo, non sentivo davvero 'dolore' e, nonostante mi stessi ripetendo
di chiamare qualcuno nell'immediato, non avevo una reale intenzione
di farlo.
Da
quando io e Austin ci eravamo lasciati, dopo aver passato un altro
paio d'ore in un locale vicino a casa sua, non era successo niente di
anomalo, anzi non ne avevamo neanche più parlato del finale
'ambiguo' della cena e io, di sicuro, non ci avrei più
ripensato
minimamente nei giorni a venire.
Invece,
in quel momento, avevo come l'impressione che sarei andato in
iperventilazione in una frazione di secondo, non era normale che
avessi un battito così forte non avendo fatto niente, e
trattenni un
ringhio in gola quando una fitta alla tempia mi fece vedere nero,
costringendomi a stendermi di scatto sul letto per tentare di farla
passare.
Il
cellulare...cerca il cellulare....
Sì,
cazzo, dovevo chiamare qualcuno in ogni caso...
Non
sarei stato in grado di fare niente, ora come ora, e non avevo
nemmeno la forza o la lucidità di pensare a fondo come fosse
possibile che mi sentissi in quel modo e che cosa poteva aver causato
i sintomi, né tantomeno di mettermi in macchina per andare
al pronto
soccorso.
Non
ci riuscii in ogni caso.
Le
fitte sia allo stomaco che alla testa continuarono sempre
più
frequentemente, facendomi stringere il lenzuolo con una mano e
affondare il viso nel cuscino per trattenere i gemiti di dolore
sempre più veloci che non sarei stato in grado di trattenere.
Dio.dio.dio.
Ahhh..
Che
cazzo mi stava succedendo?
Per
un istante credei davvero di morire, senza sapere nemmeno
perché, ma
poi, così come mi ero svegliato, mi riaddormentai nel buio
più
totale.
**********
Come
dire.....aspettate il prossimo per capirci di più,
perché non posso
anticiparvi niente.
-Austin
è Austin Nichols, amico di Jake (ma ormai penso lo sappiate
fino
alla morte =D).
-Chris,
non è Bale, è un altro degli amici storici di
Jake del quale però
non ho mai scoperto il cognome (ma tanto non avrà rilievo)
-La
storia avrà quattro capitoli!
Ricordo,
inoltre, anche l'aggiornamento lampo e fuori programma fatto ieri, di
una mini storia 'Before&Now', per chi non
l'avesse notata
e fosse interessato.
Grazie
a chi comincerà a leggere, recensire, o aggiungere nelle
varie
opzioni ^.-
Spero
vi abbia incuriosito.
Baci
Leia
=3
[edit
del 24/02/11:
nuova pagina di
supporto per le storie, con foto, info e gli aggiornamenti alle
pubblicazioni:
bloggolo]
|