01
L'aria
fresca le sfiorava il volto inumidito dalle lacrime che, timidamente,
le solcavano la pelle liscia; guardava verso occidente, verso la
luce. Los Angeles giaceva ai suoi piedi come un tappeto intessuto di
pietre preziose di ogni tipo: i topazi delle finestre degli edifici e
delle case dove la gente ormai stava già cenando; i rubini delle
punte dei grattacieli; i diamanti dei fari anabbaglianti delle
macchine in corsa sul Sunset Boulevard; le insegne al neon di zaffiri
e ametisti. La vista di Rea si appannò, batté le palpebre e nuove
lacrime le rigarono il volto; con un nodo che le chiudeva la gola,
l'unica parola che riuscì a sibilare fu: «Nonno...»; la pietra più
preziosa di tutta la città, di tutto lo stato della California, suo
nonno, si era irrimediabilmente sgretolata quella stessa mattina per
colpa di un cancro. Solamente due giorni prima lei aveva festeggiato
con lui il suo ventesimo compleanno; un compleanno strano...
Il nonno
ormai era a letto infermo per colpa di un tumore al lobo frontale del
cervello; inizialmente si era manifestato solo come un leggero ma
continuo mal di testa. Poi, con il passare del tempo, aveva perso la
capacità di potersi muovere e, alla fine, si era ritrovato
immobilizzato a letto in preda alla confusione più completa. Rea
vegliava giorno e notte per potergli dare il massimo delle cure,
perfino quando i medici avevano detto che non c'era più nulla da
fare. Quel dolce omino con la testa sferica delirava, ma niente,
nemmeno il tumore, era riuscito a fargli dimenticare che il 17 aprile
era il compleanno della sua cara “nipotina”.
Giovedì
17 aprile 1986, ore 1 pm
Oggi il
nonno mi ha davvero stupita; mi ha fatto il regalo più assurdo che
mi potessi aspettare. Stamattina, come di consueto, mi sono recata
nella sua stanza con la colazione e lui era lì, sul letto, che mi
aspettava giulivo; rideva, smetteva per un attimo, e poi
ricominciava. Ero davvero stupita di questo suo comportamento,
pensavo avesse combinato qualche guaio; invece, come gli ho
appoggiato il vassoio della colazione sul comodino, lui mi ha preso
la mano e mi ha detto: «Buon compleanno bambina mia». Aveva un
sorriso stupendo nonostante la malattia l'abbia debilitato parecchio.
L'ho ringraziato ma lui mi ha stretto la mano più forte e ha
aggiunto: «Fiamma mia, aspetta un attimo... ho un regalino per te»
«Un
regalo? Ma nonno, non è possibile! Non puoi nemmeno alzarti dal
letto, come puoi avermi comprato qualcosa?».
Il nonno
ha sorriso e ha tirato fuori qualcosa avvolto in un fazzoletto; dopo
un attimo di esitazione me l'ha messo in mano. Sempre più sbigottita
ho aperto il “pacchettino” e... «Il tuo Zippo?»
«Sì
cara!»
«Ma
nonno, lo sai che non fumo! Perchè mi hai regalato il tuo
accendino?»
«Rea,
quello non è un accendino! Quello è il sacro fuoco portatile!».
Ero
sbigottita; “Sta delirando” pensai. Ma dovetti ricredermi:
«Tesoro mio, io fra qualche tempo non ci sarò più e tu dovrai
vivere la tua vita; non potrai sempre stare in casa, passerai
sicuramente più tempo all'università. Quel piccolo fuoco portatile
ti aiuterà quando non sarai qui nel momento in cui avrai bisogno di
un consiglio».
Mi sono
commossa a quelle parole; non stava delirando, in quel momento era la
persona più lucida di tutto il pianeta. Lo abbracciai forte e lo
ringraziai dal profondo del cuore.
«Grazie
nonno... grazie davvero»
«Di
nulla cara... ora, però, vai a prendermi le chiavi del carrarmato».
Il senno che sembrava aver recuperato era durato solo due minuti;
ecco che era di nuovo subentrato il caos. Ho chinato il capo
tristemente e, dopo aver annuito, mi sono infilata lo Zippo nella
tasca dei jeans.
Il
timido vento che spirava dal Pacifico le rubò due lacrime che
stavano per caderle sulle guance. Rea sospirò: “Mi sento così
sola... ho quasi vissuto come un'eremita per quest'ultimo anno. Ero
sempre in compagnia del nonno. Ho frequentato a fatica l'università
e ho visto sempre meno le mie care amiche, anche se mai mi hanno
abbandonata; a turno venivano da me ad aiutarmi con il nonno.
Specialmente Amy e Bunny. Ho telefonato ad entrambe oggi e ho
riferito loro del triste evento; sono subito venute da me e mi hanno
consolata tutto il giorno. Poco dopo sono state raggiunte da Morea e
Marta che erano impegnate con lo studio. Ma mi manca tanto il
nonno... era come mio padre”. Padre... proprio non ce la
faceva a chiamarlo papà, era più forte di lei. Strinse il pugno
pensando a quella persona che mai le era stata vicina: “Il mio vero
padre mi dà solo i soldi per vivere... non è mai stato capace di
donarmi l'affetto che mi ha dato il nonno”. Chiuse gli occhi e
digrignò i denti per frenare un singhiozzo; mise la mano in tasca in
cerca di un fazzoletto con cui asciugarsi le lacrime quando le dita
accarezzarono qualcosa di freddo e metallico. Lo Zippo. Lo estrasse
dalla tasca e lo aprì; ricordandosi delle parole del nonno accese la
fiamma e pregò: “Sacro fuoco, dammi la forza, dammi lucidità;
indicami la via per poter continuare”. Come Rea finì di recitare
questa frase nei suoi pensieri, la fiamma dello Zippo si ingrandì e
divenne più vivida; incredula, sgranò gli occhi. «No... non ci
posso credere» le lacrime avevano smesso di cadere sul terreno
polveroso; fissava la fiamma con la bocca aperta. «Nonno, sei tu?»
lo sguardo era fisso sull'accendino, bisognoso di spiegazioni
«Fiamma
mia, ma che fai? Piangi per me? Rea, non devi!» il nonno le parlava
attraverso il fuoco. Rea fece per ribattere, ma l'omino dalla testa
rotonda la bloccò: «Hai già passato parte della tua vita a
soffrire insieme a me; non voglio che tu continui a farlo. Promettimi
che da domani ti dedicherai allo studio, alle tue amiche e al tuo
sogno più grande. Sei nella città giusta, è da stupidi non
approfittarne!». Il nonno aveva sempre incoraggiato Rea, sia per le
piccole cose, che per i suoi sogni più grandi. Il nonno sapeva che
lei voleva fare la cantante e Los Angeles era la città giusta per
coronare quel sogno.
«Sì
nonno, lo prometto» Rea si fece più vicina alla fiamma, quasi
volesse sussurrarglielo all'orecchio
«Sei
una cara ragazza... abbi cura di te». La fiamma si spense. Rea era
ancora incredula; “Non è possibile... eppure ho parlato con il
nonno. Farò come mi dice” e senza che se ne accorgesse un piccolo
sorriso le riportò la luce sul viso. Ormai la sera era calata sul
Pacifico. Rea fece un respiro profondo e si diresse verso casa più
serena. Il nonno non l'aveva abbandonata, sarebbe stato sempre con
lei; in quel sacro fuoco portatile. Si diresse verso casa, a Bel Air,
e prese una decisione: “Le ragazze vivono tutte in affitto negli
appartamentini dell'università... la mia casa è grande e sono sola.
Chiederò a tutte se hanno voglia di venire a vivere da me”. Appena
entrata in casa, prese in mano il telefono e chiamò il loro numero;
rispose Bunny: «Rea, come stai?»
«Sembra
strano da dire, ma sto meglio... comunque, mi piacerebbe che voi
tutte veniste a cena da me questa sera»
«Ma
certo, aspettaci. Arriviamo in un batter d'occhio».
*
* *
La
cena di Morea era semplicemente divina; frequentare la scuola di arte
culinaria di Bel Air aveva affinato ancora di più le sue ricette.
Anche se non frequentava l'università con il resto del gruppo, le
ragazze non l'avevano mai persa di vista perchè il suo istituto era
adiacente al complesso della UCLA dove Bunny, Amy, Rea e Marta
seguivano i loro corsi; Amy era iscritta a medicina, Bunny e Marta a
sociologia ed infine Rea ad arte e architettura. Ogni piatto di Morea
era una poesia, anche se le torte continuavano ad essere il suo
cavallo di battaglia. Le ragazze mangiarono volentieri ogni cosa e
durante la cena e spettegolarono su quel ragazzo e sull'altro
ragazzo, anche se Bunny sosteneva fermamente che nessuno dei ragazzi
che conoscevano era paragonabile a Marzio, nemmeno il tanto gettonato
Seiya, il cantante dei Three Lights, la band più popolare di tutta
la UCLA. Seiya piaceva moltissimo a Marta ma, purtroppo, la cosa non
era corrisposta; tuttavia, la bionda più tenace di tutta LA non
demordeva: era convinta che, un giorno o l'altro, avrebbe conquistato
il suo cuore. Amy era invece interessata a Taiki; era colpita dal suo
acume, diceva che nessun ragazzo era in grado di ragionare come lui.
Infine Morea aveva un debole per Yaten ma l'uomo che davvero le
faceva vedere le stelle era Moran, il ragazzo della caffetteria
proprio di fronte al suo istituto. Dopo aver terminato la cena a base
di pesce, Rea chiese l'attenzione di tutte le sue amiche; tutte la
guardarono con curiosità. Sentendosi inizialmente in imbarazzo per
la domanda che stava per porre, divenne tutta rossa; Bunny
intervenne: «Non è che ci stai dicendo che ti sei trovata il
ragazzo vero?»
«No,
no...» l'imbarazzo di Rea continuava a crescere
«Guarda
che non sarebbe una cosa brutta, tutt'altro!» aggiunse Amy
«No,
aspettate...»
«Beh
Rea, da quando ti sei lasciata con Yuri, non hai mai più avuto un
ragazzo» le fece notare Morea e Marta concluse ridacchiando:
«Sarebbe anche ora che tu iniziassi a guardarti intorno, sai, tutti
pensano che tu te la tiri un po' troppo... o dicono anche che ti
piacciono le ragazze»
«PER
FAVORE!» la conversazione stava diventando ingestibile. Calò il
silenzio nella sala da pranzo, si udiva solo il colare della cera
delle candele messe sul tavolo; dopo pochi secondi Rea riprese
schiarendosi la voce: «I ragazzi non centrano nulla con quello che
sto per chiedervi... solo che mi sento un po' in difficoltà. Per
farla breve... la mia casa è grande e voi tutte vivete in
quell'appartamentino schiacciate come sardine. Io ormai sono sola e
sapete che a me non bastano la radio o Nina Blackwood per tenermi
compagnia; dunque volevo chiedervi se vi sarebbe piaciuto venire a
vivere qui con me...»
Bunny
non le fece terminare la frase: «Fiamma, tu non puoi andare in crisi
per farci una proposta simile! Sai che noi per la nostra amica Rea
siamo disposte a fare tutto!»
«Sul
serio?» gli occhi di Rea brillavano come acquamarina
«Ma
certo! Gli amici si vedono nel momento del bisogno e non solo!» Amy
le rivolse uno dei suoi sorrisi più dolci
«Tranquilla,
tempo di sbrigare due pratiche con l'ufficio e firmare un paio di
documenti e saremo qui da te» le disse Marta con un sorriso. Rea
fece per ringraziarle ma non riuscì a dire nulla; solo due lacrime
di felicità le brillarono sulle ciglia per poi scivolarle lungo le
guance. Morea l'abbracciò seguita da tutte le altre; Rea si asciugò
le lacrime col dorso della mano e disse sotto voce: «Grazie amiche
mie, siete insostituibili»
«Ma
ti pare!» esclamò Bunny, carica di energia «Da domani si
cominciano a fare gli scatoloni!»
Domenica
20 aprile 1986, ore 2 am
Sono
sola... in questa grande casa. Guardo fuori dalla finestra e vedo
tutte le luci delle insegne dei locali del Sunset Strip... come mi
piacerebbe andare in uno di quei locali! In quest'anno di reclusione
non sono mai uscita la sera. È forse anche questo il motivo per cui
non ho un ragazzo... come mi piacerebbe avere qualcuno qui con me
adesso... lo ammetto, ho paura. Ho paura che possa entrare qualcuno
senza che io me ne accorga e che mi faccia male. Ho paura che torni
Yuri. Già... forse è anche colpa sua se io ho paura di affrontare
nuovamente una storia con un ragazzo. La mia fronte si corruga e i
miei occhi si chiudono per non rivedere le immagini che la mia mente
mi propone di lui; mai avrei pensato che sarebbe andata a finire
così. Ancora ora mi si irrigidiscono le gambe e sudo freddo; ricordo
nitidamente quel dolore. Non si può confondere con altri. Dolore
fisico e dolore dell'anima. Sono diventata donna senza volerlo; non
ho mai avuto il coraggio di dirlo a nessuno. Troppa vergogna. Come
vorrei che le mie amiche si fossero fermate qui anche per dormire.
Rea
posò la penna e chiuse il suo quaderno. L'unica luce che entrava
nella casa era quella che proveniva da fuori; lunghe ombre si
stagliavano lungo il parquet del salotto. Il cuore le batteva forte
per la paura; le pareva di sentire scricchiolii e cigolii in ogni
angolo della casa. In quel momento si ricordò dello Zippo; si
avvicinò al camino del salotto, mise dentro della legna e prese un
paio di pagine dell'LA Times per fare sì che il fuoco bruciasse
meglio. Si guardò intorno per accertarsi che nessuno la stesse per
cogliere di sorpresa alle spalle ed aprì il coperchio di metallo
dell'accendino; con il pollice bagnato dalla paura, premette sulla
levetta e la fiamma si accese. “Sacro fuoco, dei, spiriti, vegliate
su di me e portatemi consiglio”. Con la mano destra avvicinò lo
Zippo ad una pagina di giornale e in un attimo la camera si
rischiarò; Rea si mise in ginocchio e cominciò a pregare perchè
potesse passare una notte tranquilla. Ma al termine della preghiera
successe qualcosa di inaspettato; quando Rea aprì gli occhi dopo
aver terminato il suo momento di meditazione, uno dei legni scoppiò
ed un'immagine si creò poco al di sotto dell'imbocco della canna
fumaria. La ragazza aggrottò le sopracciglia: era un viso maschile.
Aveva i capelli neri cotonati, una frangia lunghissima che quasi gli
copriva gli occhi ed un sorriso beffardo. Il suo cuore riprese a
battere più velocemente; ma non per paura. “Quel ragazzo emana una
strana energia...” respirò profondamente annusando il profumo dei
tizzoni ardenti “... un'energia piacevole”.
25
gennaio 2011: Questa è la mia prima fan fiction; sicuramente si
noterà che sono parecchio inesperta, dunque aspetto tutte le vostre
critiche costruttive al fine di poter migliorare il mio racconto. Vi
anticipo che sarà una ff molto particolare perchè mischierà
personaggi di Sailor Moon con persone reali quali musicisti e tutto
il mondo che vi ruota intorno. Ho preso questa decisione perchè mi
piaceva l'idea di combinare insieme due elementi che amo
particolarmente: Sailor Moon appunto e la scena glam metal degli anni
80 di Los Angeles. Spero di riuscire nel mio intento. Grazie per la
vostra attenzione e a presto .
25
gennaio 2012: Rileggere a distanza di un anno questo primo capitolo
fa veramente un effetto stranissimo; ammetto che il mio stile sia
cambiato (mi auguro di essere migliorata) e che avrei voluto
riscrivere completamente delle parti. Ma è anche vero che avrei
perso una certa “ingenuità” che avrebbe dovuto trasparire da
questo mio primo esperimento serio di scrittura. Ad ogni modo, ne
approfitto per ringraziare tutti voi che in un anno avete letto
questo mio delirio; so che la storia è ormai ferma da mesi ma:
abbiate fiducia; terminata la tesi tornerò a scriverla e spero anche
di riprendere il ritmo che tenevo i primi tempi (pubblicare un
capitolo alla settimana). Grazie a tutti quelli che hanno letto e
recensito, grazie a chi l'ha messa nei preferiti, nelle ricordate o
nelle seguite. Grazie per tutti i vostri consigli e grazie anche per
i like alla pagina di Facebook. Se, dopo un anno, il fuoco brucia
ancora è solamente merito vostro :)
Ellie
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