Chapter
one: Standing on my own.
Non
avrebbe mai pensato che, a sedici anni, avrebbe avuto problemi con
l'alcool. Non avrebbe immaginato che, per questo, sarebbe stato buttato
fuori da scuola. Non aveva pensato a nulla, sinceramente. Ed era
accaduto tutto per un dannato, stupidissimo episodio..
Il
filo dei pensieri si interruppe quando entrò in camera una
bimba di otto anni, bionda, occhi marroni, somigliante al fratello.
'Che
vuoi?' sbottò il ragazzo bruno, disteso a letto.
'Mamma
dice che devi andare a fare la spesa.' disse Kari.
'Non
rompere i coglioni e levati dal cazzo.' disse lui, girandosi di fianco.
Inevitabilmente,
la sorella che usciva dalla camera e il suo prolungato
'Mammaaaa!
Tom dice brutte parole.'
Inevitabilmente,
l'urlo della madre.
'Thomas
Matthew DeLonge Junior! Alza il culo da quel letto e vieni subito qui.'
'Fanculo!'
urlò il ragazzo di nome Tom, in risposta. Alzò
gli occhi, e si ritrovò sua madre all'ingresso di camera
sua, la scopa in mano, il grembiule da cucina sporco di sugo, i capelli
raccolti in una coda di cavallo sfatta, le occhiaie visibili nonostante
lo spesso strato di trucco.
'Tom,
hai già portato abbastanza guai in famiglia, prima l'alcool,
poi l'espulsione da scuola. Ho pure mandato una lettera al preside per
riaccoglierti! Spero l'accetti guarda... Vai a fare la spesa con tua
sorella, ora.'
E
così, si era alzato dal letto, si era vestito con una logora
giacca ed era uscito di casa, con in mano una stupida lista. Aveva
percorso neanche cento metri che udì uno scalpiccio, e poi
una corsa: era sua sorella.
'Vengo
anche io a fare la spesa, uff.' sbuffò. Thomas non disse
nulla, solo continuò a camminare, le mani in tasca, i
capelli bruni davanti agli occhi. Passò un'auto blu
elettrico.
Un
flashback, cosa che gli accadeva spesso in quel periodo. Lui e Kevin, brilli, in auto, che tornavano da un sabato sera come gli altri. E poi, la luce abbagliante di due fanali, il rumore metallico di due cofani che si accartocciano tra loro, il sangue, Kevin seduto al suo fianco, la testa spaccata. Non è che, in quel momento, non avrebbe dovuto esserci. Solo,
non avrebbe dovuto bere così tanto da trovarsi ubriaco pure a
scuola ed essere mandato via a calci nel culo.
I
giorni fuori da quell'edificio passavano, lui si grattava le palle
dalla mattina alla sera e faceva la sua vita del cazzo, nonostante gli
mancassero dannatamente i suoi compagni di classe. E poi, quella
stracazzutissima routine era stata interrotta dalla lettera di
riammissione a scuola. Non sapeva se giorne o cosa. Vabbè,
così il giorno dopo si avviò a scuola, zaino con
la bellezza di un quaderno dentro, capelli alla cazzo come al solito,
faccia da fattone.
Ed
eccola lì, quella merda di scuola si stagliava davanti a
te, mentre le persone di passavano accanto, ti guardavano o ti
superavano semplicemente.
Un
edificio grigio, i muri in parte scrostati, le finestre disposte
secondo un ordine preciso. Un edificio dove se non stavi alle regole
eri etichettato come 'diverso', e quell'etichetta la trascinavi in giro
per i corridoi, in giro per il paese.
Un
bel respiro, ed entrò. Percorse il corridoio,
aprì il suo vecchio armadietto verdastro, prese l'astuccio e
il libro di letteratura, e si avviò verso la sua classe. Ad
accoglierlo, compagni di classe sorridenti e un colorato striscione con
scritto 'HOMECOMING KING'. Il suo primo pensiero fù di
felicità, era finalmente tornato nel luogo dove si era
sempre sentito accolto. E c'era Katy, la bellissima Katy con una
scollatura pazzesca, le sue tette rotonde belle in vista, che se le
guardavi ti facevano pensare solo al sesso.
'Bentornato
Tom!' urlarono tutti, chi gli saltava addosso e lo buttava
per terra, chi gli mollava pacche sul culo, chi gli scompigliava i
capelli.
'Ci
mancava il nostro cazzone.' gli disse Steve, amico di sempre.
Si
rivolsero un sorriso, e si abbracciarono. E poi, poi
arrivò Katy, che scoccò a Tom un bacio troppo
vicino alle labbra.
'Bentornato
Tom, ci sei mancato.'
'Eh,
anche voi mi siete mancati cazzo' disse lui. Non era mai stato
tipo da storia seria, lui le ragazze le sbatteva e poi stop. E Katy era
come le altre, non diversa, non superiore. Solo, sarebbe stata una
bella scopata.
Steve,
che da quel momento non si era scollato da Tom, gli disse che
avevano un regalo per lui: una chitarra.
'Così,
al posto di sbronzarti, potrai rompere questa.' gli
disse, ridendo.
Tom
la prese in mano, e l'ammirò: era la prima volta in vita
sua che prendeva in mano uno strumento, che non fosse quello
stracazzutissimo flauto che è d'obbligo alle medie.
Già da quel momento, capì che per quella chitarra
avrebbe provato un sentimento paragonabile all'amore.
'Sperando
di imparare a suonarla!' disse, con quel suo bianco sorriso,
sucitando risate generali.
'Non
vedo che altri scopi potrebbe avere, non te la ficchi mica in
culo!' urlò Josh. Altre risate.
Sì,
gli erano mancati tutti, e lui era mancato a loro. Ma
ora, ora era un nuovo inizio.
|