Nonchalance
Le
porte rovinate dai graffiti colorati dei writers si aprirono, lasciando
intravedere l'interno del vagone fiocamente illuminato da poche lampade
al
neon.
Tutti
i posti a sedere erano occupati, dunque poggiò la borsa
scura a terra e si
appoggiò al palo tinto di rosso al centro della carrozza.
Gli
sportelli si chiusero, il rumore sordo rimbombò
nell'abitacolo e la metro
partì.
I
vetri sfregiati riflettevano la sua immagine; i capelli chiari ed
ispidi erano
aizzati dal gel, le basette incolte scendevano lungo le tempie,
risaltando gli
zigomi affilati. Un paio di occhi azzurro cielo spiccava sul viso
pallido, come
per ravvivarlo. Il naso era aquilino e sottile, come la linea delle sue
labbra
screpolate.
Indossava
un bomber nero, che ingrossava il suo fisico mingherlino.
Il
treno si fermò alla stazione successiva. Dalle porte davanti
a lui salirono due
ragazzi che si tenevano per mano.
Il
primo era di altezza notevole, i capelli scuri e lisci gli scendevano
fino al
mento, incorniciando il viso di una tonalità olivastra e gli
occhi neri.
Un
maglione azzurro a coste metteva in risalto i suoi pettorali e jeans
perfettamente invecchiati gli fasciavano le gambe.
La
ragazza era invece minuta, i lunghi capelli ricci le arrivavano fino
alla vita,
una frangia liscia le copriva la fronte alta, nascondendo le
sopracciglia
spesse che evidenziavano gli occhi verdi. Nonostante l'abbondante
fondotinta si
notava il rossore delle guance, provocato dal freddo.
Si
appartarono in un angolo del vagone, isolandosi dalle altre persone.
Non
esistevano altro che loro due e il loro amore.
Un
ragazzo, che si era girato a guardarli, tornò alla sua
fredda indifferenza: le
cuffiette nelle orecchie, il bavero della giacca alzato da cui
s'intravedeva il
naso, gli occhi grigi persi nel vuoto nascosti dal lungo ciuffo scuro.
Uno
squillo improvviso lo scosse dai suoi pensieri. Una donna rispose al
telefono.
Parlava veloce e in una lingua straniera. Il suo tono era molto alto e
un poco
irritato, come le espressioni di tutti i presenti.
I
capelli imbiancati erano raccolti in una morbida crocchia, alcuni
ciuffi le
sfioravano le guance piene, in netto risalto con le rughe che le
affollavano il
viso. Gli occhi scuri erano ridotti a due fessure, le occhiaie erano
pesanti e
marcate.
La
telefonata si concluse dopo qualche minuto ed ognuno tornò
alla propria apatia.
Il
treno scorreva veloce sulle rotaie, le vibrazioni si propagavano fino
ai loro
sedili di plastica.
La
frenata fu improvvisa, si ritrovò catapultato contro il
ragazzo con gli
auricolari.
Borbottò
qualcosa per scusarsi e uscì velocemente dalle porte che si
erano aperte di
scatto.
Una
buona parte delle persone presenti lo imitò.
Rimase
impietrito sulla banchina a guardare la metro andarsene, la corrente
d'aria gli
scompigliò i capelli induriti dal gel.
Rifletté
su ciò che aveva appena vissuto, individui così
simili eppure così diversi
immersi nella noncuranza generale.
Quel
giorno vide tante vite quante le persone che aveva incontrato
volatilizzarsi nel
nulla.
Sera :)
Ho scritto questo tema
per scuola, la consegna era descrivere un gruppo di persone all'interno
di un luogo/ambiente e far trasparire le sensazioni che provavano e mi
facevano provare.
Ho deciso di pubblicarlo
cambiandogli nome, spero vi piaccia.
Jo
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