Appostamento solitario
Titolo della
storia: Appostamento
solitario Fandom: CSI:
NY Personaggio: Don Flack Rating:
Giallo Set In Time: Episodio
06x03: La bussola (titolo originale: Lat 40 Degrees 47 Minutes N/
Long 73 Degrees 58 Minutes W) Note: One
shot. Note alla mia pazzia: Ok, non voglio parlare della
totale assenza do continuità, però... se Angell è nata a febbraio (come si
sostiene in Pay Up) ed è passato poco più di un mese dalla sparatoria
(maggio), come è possibile che sia già il suo compleanno? Non importa,
va'... Disclaimer: Il detective Donald Flack Junior non è
mio, ma di tutti gli aventi diritto. Non ci guadagno nulla,
giuro.
Ricordo quel pomeriggio di
qualche settimana fa, sai? Quando avevamo la giornata libera – miracolo dei
miracoli – e Cliff ci aveva invitati. Guidavi tu, sempre pronta a sottolineare
la tua indipendenza di donna poliziotto determinata; io ti guardavo, ammettendo
solo con me stesso che, in fondo, mi faceva piacere fossi tu alla guida: ero
nervoso. Mi sembrava di conoscerlo già, tuo padre. Sicuramente ne avevo sentito
parlare anche in Centrale, ma ammetto che conoscerlo di persona era tutto
una cosa che mi creava qualche problema.
“Ci saranno anche i miei
fratelli”
“Tutti e
quattro?”
“No, purtroppo, solo Tom e
Stevie”
Purtroppo. Ho
sentito un peso levarsi dalle mie spalle; non che non volessi vedere la tua
famiglia, ma quattro fratelli maggiori? Con tuo padre a fare da contorno? Tua
madre... lei non mi era sembrata un problema, alla fine so di essere lo
stereotipo che può piacere alle madri. E poi, so come comportarmi con loro.
Sembro un po' duro, vero? Non posso farci nulla.
Ecco, adesso
sto svoltando a sinistra, quella curva un po' folle che tu raccontavi di avere
imparato a fare a tutta velocità grazie a John, il fratello scapestrato. Ci
penso, ogni tanto, a quelle tue piccole pazzie al di fuori della legge. Cristo,
ogni tanto... ci penso sempre, in verità. In continuazione. Ti ho invidiata,
questo devi saperlo. Invidiata ed ammirata. Io, io sono sempre stato il bravo
figlio senza difetti, solo qualche piccola fuga nel cuore della notte a
sedici/diciassette anni, ma nulla di più. Sam, lei ha ragione quando dice che
sono come mio padre. Sempre rispettoso della legge. Tu, invece...
“Jess, guarda che il semaforo
era rosso...”
“In verità, era
giallo”
“Ed allora perché non ti sei
fermata? Avresti potuto farcela”
“Uffa... multami, se
vuoi”
Adoravo
questo tuo lato. Suppongo si sia sviluppato come arma di difesa nei confronti
dei quattro fratelli dell'Apocalisse. Dio solo sa quanto ho stressato Samantha
con le sue inquietanti conquiste maschili del Liceo. Più di mio padre. E so, che
se adesso fossimo di nuovo quei due ragazzini che eravamo ai tempi, la
stresserei ancora. Perché è la mia sorellina, capisci? Ma non so perché te lo
sto raccontando.
Sono così
confuso, Jessie. E non odiarmi per questo insulso soprannome da ragazzina
zuccherosa, come dicevi tu.
Ah, lo stop
con zero visuale. L'incrocio più pericoloso al mondo, sempre secondo il tuo
parere. Chi l'avrebbe mai detto che ti sbagliavi, mentre lo facevi le prime
volte durante i tuoi sedici anni, ancora così inesperta alla guida, accanto alla
figura protettiva di tuo padre? Chi avrebbe potuto prevedere che la cosa più
pericolosa che avresti mai incontrato sarebbe stata una stupida colazione da
Tillery's?
Sai, la
tavola calda ha riaperto. Ci sono passato davanti, un po' per caso, l'altro
giorno. Hanno cambiato la vetrata d'ingresso, adesso c'è un bel vetro fumé molto
alla moda. C'era Destiny fuori, sul marciapiede. Aveva lo sguardo diverso dal
solito, più duro, più triste ed invecchiato. Non so se mi ha riconosciuto, ma
scommetto che se lo avesse fatto avrebbe sicuramente pensato a te. E a noi
due.
“Ecco,
detective Angell, il suo ordine”
“Ma...”
“Jess,
prendi sempre le stesse cose. Ormai Destiny inizia a cuocere le uova ed il bacon
nel momento in cui entri”
Destiny.
Trovo che ci sia dell'ironia crudele nel fatto che la proprietaria del luogo in
cui tu... be', lo sai... si chiami così.
Ci sono. Casa
dei tuoi genitori. Hanno le tende aperte, posso vedere cosa succede in salotto.
Ci sono tutti. Stanno ridendo, sai? Ridono e raccontano delle tue pazzie di
quando eri ragazza. È così bello da vedere. Tuo padre ha il tuo stesso identico
sorriso. L'ho capito solo l'altro giorno quando è passato in Centrale. È stato
tanto gentile con me. Ogni tanto trovo un suo messaggio sulla segreteria. Ma
cosa posso dirgli? Jess, io non posso scendere da questa macchina. Non posso.
Loro sono lì dentro, a celebrare il fatto che tu sia esistita ed io sono un
assassino. L'ho guardato negli occhi, Jess, l'ho fissato a fondo, ho aspettato
qualche secondo e, nel momento in cui Cade iniziava a convincersi che l'avrei
risparmiato, ho premuto il grilletto. Non è giustizia, questa. È solo vendetta.
E non porta da nessuna parte. So di averti delusa, so che le tue piccole
infrazioni della legge non si avvicinano nemmeno a quello che ho fatto io.
Ripenso alla
nostra telefonata, quella mattina. Ripenso alla tua voce ridente, ai suoi
sottintesi. Ti ho distratta? Avrei dovuto chiudere immediatamente la telefonata?
Il lavoro prima? Forse è proprio per questo motivo che le relazioni tra colleghi
sono sconsigliate.
No, non sono
ancora entrato in casa. Sono qui, bloccato in questa macchina. Penso alla
Stanton, a quanto era irritante. C'era un bel caldino quel giorno, vero? Il sole
scaldava l'abitacolo, ma si stava bene. Non ci stavo provando, voglio che tu lo
sappia. Volevo solo farti un complimento, perché eri bellissima, intelligente e
spiritosa. Perché te lo meritavi.
C'era caldo
anche quel giorno di maggio. C'erano tutte le premesse per una bella estate
felice. Tutto finito in una pozza di sangue. C'è un'altra cosa che mi
infastidisce: Mac. Io so di aver probabilmente modificato la scena del crimine,
ne ho la certezza. E, Mac, lui non ha avuto reazioni. E tu lo sai quanto è
puntiglioso su queste cose. C'eri già vero quando ha fatto sospendere quel
poliziotto che aveva osato spostare i capelli dal volto della vittima? In questo
caso non mi ha detto nulla. E non mi chiesto nulla di Cade. E nemmeno Danny. È
come se avessero paura di me, di quello che potrebbe succedere. È come se
sapessero che c'è qualcosa che non va, ma aspettano. Cosa non so. E i loro
occhi... non credo di poter sopportare ancora a lungo.
Tuo padre
ride di nuovo. Stanno brindando a te. È troppo. Come posso bussare alla porta e
rovinare quella bella atmosfera? Come posso inquinare il tuo ricordo?
Ho acceso la
macchina, adesso metto la freccia e me ne vado. Ok, sono un codardo, oltre che
un omicida vendicativo.
Me ne torno a
casa dove passerò un'altra notte insonne, pensando a te ed a quello che ho
fatto. Vedi? Non sono degno di averti avuta. E vorrei che tu saltassi fuori dal
sedile e mi urlassi dietro, arrabbiata nera. Vorrei sentire di nuovo la tua
voce, vorrei sentirti mentre mi prendi in giro per questa tirata sentimentale.
Ma non succederà. Mai più.
Buon
compleanno, piccola. Mi manchi.
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