Cattivissimi noi

di blitzkingful
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“La maggior parte dei cattivi lo è a causa di un qualche… passaggio difficile nella sua infanzia. Un torto subito, scarsa considerazione, pene d’amore o qualunque altro duro colpo all’autostima… e per sfogarsi si decide di farla pagare al mondo intero. Io no. Io sono malvagio da sempre. Un criminale nato.”

Spark Speegeil si presentava così ai suoi interlocutori (non che ne avesse tanti) e, diversamente da molti, non andava troppo lontano dalla verità. Fin dalla culla, il piccolo Spark manifestava il tipico genio senza pari, che impiegava però sempre ed esclusivamente per fini di dubbia moralità… già all’asilo! Una povera maestra, rea di averlo messo in castigo, finì risucchiata in un buco nero generato da un macchinario costruito dal bambino! Spark credette di averla vaporizzata (“Evvai!”), ma la ritrovarono un anno dopo in Micronesia (“Azz!”)… Nonostante le ripetute denuncie e i costanti appostamenti dell’FBI, la vita in casa Spiegel scorreva tranquilla: i genitori avevano capito che il pargolo era venuto fuori così di suo, e l’avevano accettato. Spark trascorse così un’infanzia tranquilla… Almeno fino a quando non fu più figlio unico. Moira, così si chiamava la sorellina, si dimostrò brillante e cattiva quanto il fratellone… “…Se non addirittura di più!” si lasciò sfuggire la signora Speegeil un brutto giorno. Per Spark, già sotto pressione per la nuova concorrenza, fu l’ultima goccia. Nottetempo ritoccò la fedina penale della madre, ripulendo anche la propria. Il giorno dopo la donna venne arrestata e ancora oggi non è uscita. Spark fuggì quella sera stessa, deciso più che mai a diventare il più grande genio criminale della storia. Aveva solo sette anni. E nessuno avrebbe mai sentito parlare di lui, se mentre attraversava la strada non si fosse accorto dell’enorme razzo che stava per travolgerlo.

Dieci anni dopo, laboratorio misterioso, sera.

Spark il razzo l’aveva visto eccome, dopo averlo sentito: solo un idiota non si sarebbe accorto del caos generato da quel gigante di lamiera che distruggeva l’asfalto al suo passaggio. Calmatesi le acque, si era fermato ad esaminarne la struttura: chiunque ne fosse l’artefice, era un genio, essendo riuscito a ricavarlo da materiali di seconda mano! Spronato da questo esempio, negli anni Spark aveva affinato le sue tecniche ingegneristiche, imparando a costruire congegni funzionanti con il solo materiale a sua disposizione, di qualità o meno. Quel giorno stava lavorando a un gigantesco robot dalle sembianze di mantide religiosa: l’idea era dotarlo di tutti gli armamenti possibili e poi servirsene per andare alla conquista della Casa Bianca. Semplice ed efficace.
Stava per sistemare un bullone fondamentale, quando il cellulare squillò. Lanciando mille accidenti, premette il tasto di risposta, sapendo già chi ci fosse all’altro capo…
-Pronto.- 
- Ehilà, fratellone!-
-Qualunque cosa sia, non mi interessa, Moira.-
-Sicuro?-
-Come è vero che sono un maschio.- -Daaaai, non dire così! E’ una notiziona bomba!- Te la lancio io la bomba pensò Spark; -Ti ho già dett…-
-Ho conquistato la Scandinavia!!!- Spark allibì. Moira era già arrivata a quei livelli?! -… il prof VanArthur ha calcolato che di questo passo riuscirò ben presto a dominare tutta l’Europa! Non è fantastico?-
-Sssè… bof.. massì… già qualcosa…- replicò indifferente. Moira tacque per un paio di minuti, poi azzardò perplessa: -Ma… ti pare poco?-
-Confronto al MIO progetto, eccome.- La ragazza fischiò ammirata: -Però! Non vedo l’ora di sapere che cosa hai in mente…- Eh, perché vengo a dirtelo… fu la risposta mentale di Spark;
-Ah, piuttosto… questa settimana… ti va di venire a cena da me?-
Ancora?! Ma era fissata! Ogni settimana provava a farlo venire da lei per umiliarlo (perché la cena era di sicuro una scusa) … ma era un piano destinato sempre a fallire! –Certo!- rispose Spark; -Perfetto! Allora venerdì alle 7!-
-Venerdì alle 7…- ripetè il giovane. La chiamata terminò, e Spark si affrettò ad appuntare su un post-it: Venerdì, alle 7, rendersi irraggiungibile da Moira. –E adesso, Manty, torniamo a noi!-
Ma “Manty” il robottone crollò all’istante. Tutto per un bullone in meno. E una sorella di troppo.

Quella notte, museo cittadino.

Una figura longilinea raggiunse la stanza principale zigzagando tra i corridoi. Al centro della camera, il suo bersaglio: uno dei più grossi diamanti del mondo. L’ombra, che era ovviamente un ladro, sorrise sotto il passamontagna. Tirò fuori dal borsone un paio di occhialoni e li indossò. Subito gli si dispiegò innanzi una delle più aggrovigliate matasse di raggi infrarossi che avesse mai visto. Senza esitare, vi si tuffò. Se ci fosse stato qualcuno ad assistere alla scena, sarebbe rimasto attonito dalla fluidità di movimenti con cui l’”Arsenio Lupin” evitava i laser. Questione di una manciata di secondi, e raggiunse il diamante. A questo punto si sfilò un guanto, rivelando una mano squamosa decorata da cinque artigli belli appuntiti. (Come ci erano entrati nel guanto?!) Al pari di un compasso a punta di diamante, l’unghia dell’indice tagliò il vetro della teca come se fosse burro. Tolto il pezzo rotondo, più ampio di come si fa di solito, il criminale frugò nel borsone fino a trovare un sacchetto. Rapido, lo scambiò col diamante, e rimase in attesa. Nessun allarme. Bene! Poteva tornare indietro. Peccato che si fosse dimenticato di mettere via il gioiello: lo stringeva ancora in mano. Così, quando passò fra i laser, questi vennero riflessi dal prisma, rimbalzando di qua e di là fino a beccare il ladro (non tanto professionista). –Cazzo!- sibilò. In un attimo la stanza fu tutto un brulicare di guardie.
–Ma dove eravate prima?- scherzò il furfante. BANG! Le forze dell’ordine non hanno senso dell’umorismo, si vede.
La pallottola beccò di striscio il bersaglio vivente, che però nella confusione lasciò andare il diamante. Non ebbe l’occasione di recuperarlo, vista l’imminente nebbia balistica che si prospettava.
Pancia a terra, si mise a strisciare a tutta velocità verso una colonna all’angolo della stanza, e prima che gli spari potessero raggiungerlo, si attaccò al pilastro con un rampino. Con una rapidità da far invidia ai vampiri di Twilight, raggiunse subito il tetto. Da lì, usando di nuovo il rampino, si nascose su un edificio adiacente. Mentre i guardiani del museo chiamavano la polizia, Chad Fry (questo il nome del ladro) fremente di rabbia, si tolse il passamontagna. La sua faccia era come le mani: verde e squamosa. Gli occhi erano di un giallo intenso, con due fessure nere come pupille.

La mattina dopo, periferia.

Nessuno aveva voglia di farsi tutta la strada per il centro, così la banca cittadina aveva aperto una filiale periferica. Niente di speciale, due sportelli, un solo caveau, orari ridotti…
ma per Crook e la sua banda era sufficiente. Entrarono tracotanti e si diressero verso lo sportello sinistro, l’unico in servizio in quel momento. –Tutto il cucuzzaro, please- dichiarò beffardo Crook. L’impiegato, per nulla spaventato (questa è nuova, pensarono i ladri) rimase fermo a fissarli. Questi sono principianti, pensò l’uomo, non sapranno del pulsante d’allarme sotto tutti gli sportelli delle banche. Ho detto principianti? Facciamo ignoranti.
Mentre il segnale allertava la polizia, il caveau iniziò a vibrare. L’impiegato si voltò, iniziando a spaventarsi (finalmente, pensò Crook). Senza preavviso, il portellone blindato saltò in aria. Dal fumo emerse una figura allampanata e smilza. Sembrava una cavalletta su due zampe. I capelli erano ritti senza un solo ciuffo all’ingiù. Quando il fumo si diradò, l’impiegato bancario notò che braccia e mani, gambe e piedi e la parte superiore della faccia erano… robotiche. La pelle organica (quel poco che si vedeva) era giallognola, cosa che, insieme ai capelli neri, lasciava intendere un’origine asiatica.
–Truman Wing, il nostro… jolly!- lo presentò Crook. Truman sorrise ingenuamente. Il cyborg reggeva sacchi di dollari fra le mani. In pratica, era lui che si occupava del furto vero e proprio, gli altri erano solo un diversivo. Crook mise a nanna il bancario e dichiarò: -Qui abbiamo finito, prendiamo un sacco ciascuno e andiamo!- La gang scappò, seguita da Truman. Crook era al settimo cielo. Di sicuro saranno milioni di dollari, e tutto in una sola mattinata! Trovare quel cyborg è stata una botta di culo pazzesca! pensava correndo; quasi quasi mollo gli altri e mi tengo solo Lattinaman: è stato l’unico a rendersi utile e di sicuro può portarla tutta lui, la refurt…-MANI IN ALTO!- perdere tempo in banca era stato controproducente. Erano circondati dai piedipiatti, nessuna via da fuga. Il capobanda, per niente intimorito, schioccò le dita: -Truman,fai quel trucchetto del bazooka.-
Silenzio.
I poliziotti rimasero perplessi. –Ma delira o cosa?- chiese uno. Crook iniziò a sudare. –Truman?- ringhiò a denti stretti.
Si voltò verso i suoi sgherri, e gli venne un colpo quando non trovò nessun corpo cromato tra di loro. Cos’era successo? Bè, erano passati davanti a una fumetteria, e Truman, un po’ nerd, era rimasto incantato dal modellino dell’Unicorno Oscuro del Massacro, personaggio di una serie a fumetti che leggeva fin da piccolo. Rimasto a sbavare davanti alla vetrina, si era del tutto scordato del furto. Anzi, aveva sfondato la vetrina con un pugno, preso l’unicorno e se l’era data a gambe nella direzione opposta ai suoi “complici”. Mentre Crook andava incontro al suo destino, Truman, sul metrò, rimirava il suo personale trofeo.

Casa di Gru, il giorno prima.

La vita va avanti. Questo continuava a ripetersi il criminale dal naso puntuto, osservando la foto di Nefario, venuto a mancare due settimane prima, proprio il giorno del suo compleanno. Certo, prima o poi doveva succedere, era talmente in là con gli anni che non teneva più il conto esatto… ma proprio durante il suo compleanno! Almeno non aveva sofferto: si era accasciato sulla torta, mentre stava per spegnere le candeline, senza rantoli o dolori apparenti, senza niente. Come se si fosse addormentato dalla noia. E sulla torta, ricordiamocelo: un modo più dolce di questo per andarsene… ma si sa, una perdita, per quanto edulcorata, è pur sempre una perdita. Gru non aveva perso solo il suo tecnico scientifico, ma anche un amico fidato e affezionato. Per sublimare lo shock, però, decise di concentrarsi sul lato “scienziato”: -Mi serve un altro tecnico per le invenzioni!- sentenziò ad alta voce. –Kristoph!- un Minion poco più alto e magro degli altri, con un bel ciuffo nero di capelli, si voltò: -Poka?- chiese.
Gru, con la faccia più risoluta possibile, ordinò: –Carta e penna, subito!-
CONTINUA




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