Ni-hao a tutti, sono di nuovo qui!
Questa volta perché, diciamo, ve la dovevo una storia un po’
più soft.
Dedicata in particolare ad Asuky-chan che mi ha “strappato”
questa ff con un messaggio carinissimo e dolcissimo sul fermo posta^^
Spero di riuscire a scrivere qualcosa di decentemente
allegro e non melenso… nel caso non ci fossi riuscita, mi trovate al fp pronta
ad accogliere le vostre critiche/riflessioni.
Un bacio!
Mew
*§(°)§* Di Stelle E Di Paradiso *§(°)§*
-Capitolo Unico-
“Qui Anna di sedici anni.
Buongiorno, Yoh.
Da oggi sono ancora più lontana da te. Con affetto.”
Il cellulare vibrò sul legno del tavolino, producendo un
rumore pigro e confortante. La mano del ragazzo si precipitò ad afferrarlo,
quasi con la stessa velocità con cui afferrava una ciotola di buon cibo.
Lasciò scorrere gli occhi sul
display, leggendo ogni parola tre volte, con smania. Permise che una lacrima
gli scivolasse elegantemente lungo lo zigomo, facendogli diventare gli occhi
lucidi.
Poggiò l’apparecchio per terra,
di fianco a lui, come per sentirla più vicino.
Infine, riprese a respirare.
“Buongiorno Anna, qui Yoh. Ancora non riesco a credere
che tu sia lontana da me. Torna presto. Ti amo.”
Due anni erano ormai passati da quando la compagnia di Yoh
si era sciolta, con la promessa di ritrovarsi il prima possibile.
Lo shaman fight non era ancora finito, poiché interrotto. I
pache, colpiti dalla furia di Hao, riposavano in tombe di terra e lacrime.
Ancora si cercava qualcuno disposto ad opporsi al volere
dell’antenato della famiglia Asakura.
E come ultima cosa, forse più importante, Anna era partita
improvvisamente accompagnata dalla signora Kino.
-Un viaggio per migliorare le sue capacità… cerca di capire
Yoh, se vuoi vincere l’unica soluzione è potenziare te e la tua sposa. Ma lei,
lei deve crescere lontano da Hao-
Con quella frase come unica spiegazione, a Yoh era sembrato
di impazzire. La sua fidanzata, la ragazza di cui era follemente innamorato se
ne era stata lì ad ascoltare, il capo chino e gli occhi puntati al pavimento.
Poi dopo tre mesi di silenzio, aveva cominciato a mandargli
dei messaggi riguardo alla sua posizione, a quello che faceva.
Ma mai a quello che sentiva.
Il ragazzo faceva sempre dichiarazioni al vento.
Lei, vigliacca e forse timorosa, non rispondeva mai,
lasciando il povero a cuocersi nell’impazienza di rivederla.
“Qui la tua futura sposa. Mi
trovo in Perù. Ottimo tempo, pessima cucina, faticosi allenamenti. La storia è
sempre la stessa. Con affetto, Anna.”
Stessa scena, mattina dopo.
Stessa depressione
post-messaggio, conseguente voglia di saltare la scuola.
Quella maledetta strega… tu
guarda cosa riusciva a combinargli dal Perù.
-Anna…. Perché non vuoi capire
che io ti amo…- sussurrò alla porta della classe che gli stava davanti, ancora indeciso
se entrare o meno.
-Ciao Yoh!-
-Manta, come va?- il moretto si
sforzò di sorridere salutando il piccolo amico, l’unico che gli fosse rimasto
vicino.
-Io bene, piuttosto tu… sembri
stanco? Sei sicuro di stare bene…?-
Per tutta risposta, l’amico cominciò
a sbattere la testa contro il banco con una certa insistenza.
-Yoh!!! Ma che diavolo fai!??!-
cominciò a gridare Manta, tirandolo per un braccio e facendo forza per tirarlo
via dal suo posto.
-Voglio morire….- gli sussurrò
l’altro, che faceva girare la testa da una parte all’altra, dondolandosi con la
fronte appoggiata al legno.
-Senti, alla prima ora abbiamo
ginnastica… che ne dici di fare un giro in terrazza…?- gli propose, prevedendo
il peggio da parte dell’amico.
-Va bene.- così, insieme si
avviarono verso la lunga scalinata che li avrebbe condotti all’aria aperta.
-Allora…?- Manta si appoggiò alla
ringhiera, scrutando l’amico con sguardo leggermente perplesso ed indagatore.
-Voglio vedere Anna… ho bisogno
di sapere, capisci…?- si lasciò scivolare a terra con pesantezza, portandosi la
testa fra le mani. Stava per scoppiare.
-Perché non le scrivi un
messaggio…?-
-Troppo squallido, non va bene…-
mormorò semplicemente, scuotendo il capo in segno di diniego.
-Invece è lecito! Voglio dire,
sei rimasto senza sapere per un anno e mezzo, mi sembra sufficiente, no?- gli
suggerì.
-Forse hai ragione…- tirò fuori
dalla tasca il cellulare.
-Oh.- disse semplicemente.
-Che c’è??- il tappetto si
avvicinò curioso, alzandosi in punta di piedi per vedere meglio.
-C’è un messaggio…. È di Anna.-
“Tra tre mesi riprende lo shaman Fight… spero tu ti sia
allenato a sufficienza, perché tra breve tornerò e saranno dolori. Con affetto,
Anna.”
-O Mio Dio….- riuscì solo a mormorare, prima di cadere
per terra in stato semi-confusionale.
-Avanti, che aspetti a
scriverlo?- lo incitò l’amico.
Yoh Asakura si concesse il lusso
di un respiro, permettendo al suo cuore di riprendersi lentamente dai battiti
forsennati che lo avevano scocco.
Il pollice tremò leggermente
appoggiandosi al tasto del telefono.
“Qui Yoh. Ti aspetto. Non vedo l’ora di vedere quanto
forte sei diventata. Comunque, c’è una cosa che non ho ancora capito… io ancora
non so se mi ami.”
-Fatto?-
-Fatto.-
La campanella suonò con
insistenza, scuotendo i due amici dai loro pensieri.
-Cosa abbiamo adesso..?- chiese
lo sciamano pigro, ribaltando la testa all’indietro per disperazione.
-Aspetta…- frugò nella cartella
alla ricerca dell’orari scolastico. –Ecco…. Matematica.-
-Ma…- il passo di Yoh rallentò.
–te…- una goccia di sudore colò sulla guancia. –ma…- si fermò completamente.
–ti…- Manta lo fissò come se fosse un alieno. –ca…? Niente da fare, penso che
rimarrò qui ancora un’oretta, che ne dici…?- e fece un poco dignitoso
retro-front, cominciando a pregare in ogni lingua che l’amico decidesse di
lasciarlo lì-
-Yoh…..? dove pensi di andare…?-
-Io… mh, ecco, a dire la verità
meditavo di trovare… ecco… non so, qualcuno con cui parlare per… ampliare le
mie vedute… si ecco, ampliare le mie vedute!- esclamò con molta poca convinzione
alla volta dell’amico.
-Yoh…-
-Si…?- una voce molto depressa
gli rispose, facendolo sorridere a mezze labbra.
-Ti aspetto giù fra poco.-
-Va bene…- piagnucolò l’altro,
ormai rassegnato all’idea di farsi beccare senza compiti dal docente di matematica.
-Allora, Anna? Pronta a tornare a
casa?- l’anziana signora Kino si sporse dalla finestra, parlando alla volta
della ragazza. Questa, immobile, osservava il paesaggio peruviano dal minuscolo
giardino della tenuta.
Ella volse il capo, scrutandola
con occhi di cenere e dolore –Si maestra, adesso sono pronta…-
Proiettò le mani in avanti,
spostando il peso per rialzarsi in piedi.
Nel palmo sinistro, teneva un
cellulare.
Anna Kyoyama si erse nel suo
metro e settanta, lasciando che i capelli biondi legati in una coda laterale
scendessero elegantemente lungo alla schiena, fin dove la ragazza li aveva
lasciati crescere. Gli occhi scuri, di ossidiana, resi astuti e vivaci
dall’allenamento, brillavano di una luce strana.
Lei era nata libera. Aveva
bisogno della sua libertà, eppure ora desiderava tornare a casa.
Desiderava ritrovare Yoh,
scoprire come era diventato.
-Era tanto che volevi tornare,
vero?- l’anziana signora lasciò che un blando sorriso le piegasse i tratti del
volto, addolcendoli.
-Già…- ammise lei con uno sguardo
timido, limitandosi ad alzare le spalle.
-Chi l’avrebbe mai detto… Yoh ti
ha tappato quelle ali che sembravano tanto indistruttibili… mha!- minimizzò,
tornando dentro casa.
< Yoh ti ha tappato le ali….
>
I suoi occhi si scurirono,
cominciando a lanciare fulmini.
Si morse un labbro a sangue,
stringendo le mani a pungo e piantando i piedi nel terreno.
Chi… chi poteva camminare sul suo
onore… così?
-Yoh Asakura…- sussurrò al vento
che parve risponderle, fiero e rabbioso come il suo animo.
-Yoh Asakura…- mormorò
nuovamente, incamminandosi verso la casa sotto una volta di stelle.
Si, ora Yoh ne aveva la prova.
L’ora di matematica era letale.
-Merda…- soffiò il ragazzo,
evitando accuratamente di farsi sentire dal professore. Il cellulare nella tasca
aveva cominciato a vibrare.
-Oh porca… il messaggio di
Anna…..- si ritrovò a sudare freddo.
Leggerlo o non leggerlo?
Aspettare la fine dell’ora o provare ad illudere la sorveglianza del tiranno?
Lui voleva, desiderava, bramava
di leggere quel messaggio ardentemente.
Così, spinto dalla curiosità,
chinò lo sguardo sul display azzurro.
< Aprire messaggio? >
-Dai, apriti….- mormorò
febbrilmente.
-ASAKURA!!!- il capo del ragazzo
crollò inesorabilmente sul banco.
-Dammi quel cellulare, subito!!-
tuonò l’uomo imperioso, tendendo la mano.
-No prof, aspetti un attimo, la
prego…- chiese praticamente in ginocchio, mentre gli occhi si facevano lucidi.
-Niente da fare.- e gli strappò
l’apparecchio di mano, per poi infilarselo in tasca.
-Anna….-
Abbandonò la testa sul ripiano di
legno, lasciando che calde lacrime uscissero dai suoi occhi scuri.
-Anna..- mugolò, serrando le
palpebre con forza.
Sull’aereo, Anna Kyoyama teneva
le mani poggiate sul grembo. Cercava di concentrarsi, di pensare a tutto quello
che aveva imparato; a chi stava per rivedere.
La rabbia tornò a montarle nel
corpo, invadendo ogni spazio e cancellando ogni altro pensiero.
-Non saprai nemmeno che sono
tornata, e già sarò alle tue spalle per colpirti…- sibilò con aria feroce,
piegando il vestito crema.
-Non avrai nemmeno il fiato per
salutarmi, stanne certo, Yoh Asakura.-
Seduto sul portico della casa, il
suddetto cercava in ogni modo una soluzione per riprendersi il cellulare
sottratto.
-Non c’è modo…- piagnucolò,
sbattendo ripetutamente la testa contro un palo che sosteneva la terrazza. Come
aveva potuto essere così stupido?
Tra poco, in ogni caso, Anna
sarebbe ritornata.
E con lei, anche quell’assurdo
batticuore ogni volta che la vedeva, che le rivolgeva la parola.
Niente da fare, aveva un potere
su di lui. Lo sapeva, sapeva di essere vulnerabile e sciocco.
Eppure, era la verità.
L’amava, follemente, senza
riserva, quasi in un misto di adorazione. L’amava anche quando lo colpiva, o
rimproverava, trattandolo con crudeltà.
Sapeva che lo faceva per il suo
bene… sapeva che, in fondo, anche lei lo amava.
Una vibrazione familiare lo
riscosse.
Messaggio.
“Attento alle spalle. Anna”
Inclinò un sopracciglio,
perplesso?
Che diavolo stava succedendo?
-Attento alle spalle…? E chi
potrebbe attaccarmi…?- si domandò, curioso.
-Ma come, Yoh, ti facevo più
sveglio…- gli sussurrò una voce morbida nell’orecchio. Una voce che stranamente
gli pareva familiare.
Fece un salto indietro per lo
spavento, biascicando un –Ma che diavolo..?-
-Yoh, Yoh, passano due anni e nemmeno
mi riconosci…? Devo confessarti di essere mooolto delusa.- la figura si spostò
nel cono di luce della luna.
Se era un modo per ucciderlo,
Anna Kyoyama ci stava andando pericolosamente vicina, e pareva consapevole di
tutto ciò.
Non era una bella bambola,
nonostante la pelle di porcellana, il corpo armonioso, gli occhi che sembravano
dipinti e i capelli biondi setosi e lisci.
Era qualcosa di molto più
complicato. Di diabolico… di tentatore.
Non avrebbe saputo definirla in
altro modo, in quello stato di semi incoscienza in cui si trovava.
Qualcosa caduto dal cielo che
aveva scoperto il modo cattivo.
Che si era appassionato a questo.
Che ci giocava, addirittura.
-Anna…?- questo fu tutto quello
che gli uscì dalla bocca.
-Proprio io… allora, come sono
diventata…?- chiese lei dolcemente, facendo un giro su se stessa e lasciando
che la gonna del vestito facesse una delicata ruota di seta brillante e
soffice.
-Stai… benissimo…- ancora mezzo
intontito, il moretto non poté far altro che esprimere quello che sentiva.
-Allora guardami bene, perché da
vivo è l’ultima cosa che vedrai…- sibilò acida, e in un attimo i suoi occhi di
ossidiana presero a bruciare. Si piegò sulle ginocchia, saltando il alto e
facendo ruotare la sua milleottanta. La collana tintinnò bruscamente, per poi
dirigersi, lanciata da Anna, verso il ragazzo inerme.
Fortunatamente, pensò Yoh, gli
allenamenti del nonno erano serviti a qualcosa. Schivò con difficoltà, facendo
appello ai suoi riflessi. Fortunatamente essi risposero prontamente.
-Ma che combini? Smettila
stupida, questo non è un allenamento!!- le gridò dietro, osservando i tratti
del viso della ragazza deformarsi per lo sforzo.
-NON PERMETTERTI DI PARLARMI
COSì!! NON NE HAI IL DIRITTO!- ruggì lei, atterrando a terra con movenze feline
che ebbero il potere di incantare lo sciamano.
-Anna, senti…. Non saltare, il
vestito si… si…- blaterò, mimando un gesto che la ragazza comprese bene.
-Ti odio, Yoh Asakura… riesci
sempre a mettermi in imbarazzo!!! Tu mi hai precluso la possibilità di
diventare una grande itako… di essere indipendente!!!-
Il ragazzo allargò gli occhi
–Io??! Ma se non ho detto nulla, anche se sei sparita per due anni!?- una mossa
della ragazza lo fece cadere per terra.
Lei, velocissima e felina, gli si
avvicinò.
Il respiro calmo e rilassato ed
uno sguardo assente, ma pur sempre di fuoco.
I capelli che ribelli erano
sfuggiti alla coda.
E una grazia degna di una regina.
Anna Kyoyama lo sarebbe sempre
rimasta, regale.
Yoh ebbe, fortunatamente, la
prontezza di scivolare indietro e di fare lo sgambetto alla ragazza, che gli
cadde addosso.
-Oh, cavolo…- mormorò lui,
ritrovandosi ad osservare gli occhi di lei a poco più di un centimetro.
La sua pelle scottava, ed
istintivamente la strinse ancora più forte.
Lei non si mosse, ma la sue gote
presero un dolce color rossastro.
Con grande sorpresa del ragazzo,
una lacrima scivolò dal suo occhio destro.
-Ti odio Yoh… riesci sempre a
farmi sembrare debole…- mormorò tormentandosi un labbro. –è sempre stato così…-
-è solo perché mi ami, Anna… solo
per questo.- le sussurrò dolcemente all’orecchio, aiutandola a rialzarsi.
Uno schiaffo partì veloce,
colpendolo alla base dello zigomo.
-Questo è per quello che mi
costringi ad essere…- gli soffiò nell’orecchio, facendolo diventare un cubetto
di ghiaccio davanti ad una stufa.
Poi improvvisamente, oltre al
calore per lo schiaffo, se ne aggiunse uno alle labbra.
Lo stava baciando….
Dio, ma cosa gli aveva fatto
quella ragazza?
Come poteva farlo sentire così…?
Le strinse la vita, facendola
aderire a lui.
-Basta Yoh…- l’itako si staccò da
lui, lentamente. –Devo andare, ma tornerò presto.-
-Allora a presto Anna…- le
sussurrò con fare dolce, trattenendo a stento un sorriso.
-Si… allora a presto Yoh…- gli
disse di rimando, limitandosi ad un cenno della mano.
Una settimana dopo.
-Asakura!!!- il capo dei docenti
gli lanciò un cellulare. Più precisamente il suo.
-Oh, grazie tante signore…- fece
un breve inchino, per poi osservare attentamente lo schermo.
< 1 nuovo messaggio >
-oddio…- mormorò. E adesso?
Avrebbe dovuto leggere?
Chiuse gli occhi e prese il
respiro.
Poi sorrise.
“Che gusto
c’è a dirtelo adesso? Lo scoprirai con me, mano nella mano. Con amore, Anna.”
-FINE-
Ok, scusate, ma
io le ff romantiche proprio non le so scrivere…
Un bacio!