Questa Fiction si è classificata
seconda al contest indetto su Facebook dalla Pagina “Harry
Potter Fan Fiction’s Contest”!
Personaggi principali: Remus Lupin
Eventuali personaggi secondari: Albus Silente,
Sirius Black, James Potter, Peter Pettigrew
Genere: Triste, Malinconico
Rating: Giallo
Avvertimenti: Angst, Missing Moment
Titolo: Cosa sono diventato?
Cosa sono diventato?
Quando Remus
Lupin aveva ricevuto quella lettera quasi non ci aveva creduto. Lui, un
insegnante? Era davvero impossibile. Eppure non c’erano dubbi sul mittente.
Albus Silente in persona.
E per questo
motivo Remus Lupin si era recato ad Hogwarts, la mente leggera, il cuore pesante,
con la notizia che Sirius Black era appena fuggito da Azkaban ad opprimerlo
come un’ombra oscura.
Appena
entrato nell’ufficio del preside Albus Silente lo attendeva a braccia aperte.
Non era diverso da come Remus lo ricordava: stessa barba, stessi capelli, e
stessi occhi azzurri pronti a scrutarti dentro.
“Remus, che
bello vederti! Siediti pure, però puoi scusarmi un attimo? Devo mandare un gufo
al Ministro della Magia con un categorico No alla sua richiesta di poter far
appostare Dissennatori all’interno delle
mura della scuola”.
“Certo
preside, non ho fretta..” rispose Remus con cortesia.
Silente uscì
dal suo ufficio e Remus si guardò attorno, c’era già stato naturalmente più di
10 anni prima, quando gli era stata data la possibilità di entrare ad Hogwarts
nonostante quello che James chiamava il suo “piccolo problema peloso”.
James, una
stretta al cuore.
Il suo
sguardo cadde sulla Gazzetta del Profeta che probabilmente il preside stava
leggendo. Sirius Black in prima pagina. Era così diverso da come Remus lo
ricordava, da come tutti lo ricordavano.
Sirius, una
stretta al cuore.
E tra le
tante parole appariva anche Peter.. il piccolo Peter.. era stato il più
coraggioso e il più sciocco.
Peter, una
stretta al cuore.
E poi,
mentre gli occhi di Remus vagavano ancora per la stanza, con il cuore sempre
più colmo di tristezza e nostalgia, notò il Pensatoio di Silente. Forse il
preside si sentiva oppresso dai suoi ricordi, e lo aveva tirato fuori per poter
riguardare il passato e capire il presente.
L’uomo si
guardò intorno e si alzò in piedi. Che male c’era a rivedere il suo passato e i
suoi ricordi? Per quanto tristi, orribili e oscuri fossero erano comunque parte
del suo passato, della sua vita. Prima di avvicinarsi al pensatoio scrutò il proprio
riflesso in uno specchio poco lontano dalla scrivania. Non gli piaceva il suo
riflesso. Lo odiava. Era il volto di un mostro, di un uomo che aveva perso
tutta la sua umanità molti anni prima.
Con un
sospiro si avvicinò al pensatoio e con la bacchetta estrasse i propri ricordi e
li gettò nella superficie luminosa del bacile, né liquida né gassosa. Subito
sul fondo del bacile apparve un scena che sembrava provenire dai suoi peggiori
incubi.
Remus si
aggrappò con le mani ai lati del bacile e si tuffò a testa bassa nel suo
passato.
La luce
della luna piena rendeva tutto molto spettrale e allo stesso tempo misterioso.
Se Remus non avesse saputo cosa sarebbe accaduto da lì a pochi minuti non avrebbe
mai pensato che una notte così luminosa lo avrebbe portato ad essere quello che
era. Un mostro.
Eccolo là, seduto
sull’erba ad ammirare le stelle. Anche il piccolo Remus Lupin era sempre stato
un po’ diverso, un po’ unico. Solitario, speciale, semplicemente un bambino con
tanti sogni e troppe speranze. I suoi genitori erano seduti poco lontano,
chiacchieravano tranquilli lanciando sguardi affettuosi al loro unico figlio.
Il Remus
Lupin adulto sospirò.
Poi un
rumore improvviso, passi pesanti nel folto degli alberi.
Fenrir
Greyback.
Un nome.
Solo quello bastava a far scorrere un brivido gelido lungo la schiena di
quell’uomo. Solo quel nome bastava a riempire il suo cuore di disperazione, di
nostalgia, e di voglia di sparire per sempre.
Ed eccolo apparire
da una pozza di oscurità.
Un enorme
Lupo Mannaro.
Un ringhio
potente. Aveva superato i genitori del bambino e si era gettato su di lui.
Il Remus
adulto non poté far altro che assistere come spettatore. Lacrime gelide,
nonostante il calore della sera, gli scorrevano sulle guance. Una cosa era
ricordare, una cosa era guardare.
Vide se
stesso urlare, cercare di lottare, invano, contro il Lupo. E vide le sue fauci
aperte, sentì l’odore fetido di sangue,
sentì l’orrore della sua saliva che gli colava sul viso. E poi i suoi denti.
Il piccolo
Remus urlava e urlava, mentre i suoi genitori osservavano incapaci.
E il Lupo
Mannaro lo morse.
L’inizio e
la fine di tutto.
Sua madre
urlò, un urlo straziante, pieno di disperazione e di pianto.
Anche il Remus
adulto urlò. E cadde in ginocchio. Non riusciva a rivedere quella scena.
E quella
cambiò.
Ora si
trovava in una stanza. Dalle finestre sbarrate entrava uno spiraglio di luce.
Luna piena.
E Remus
Lupin, ormai undicenne era rannicchiato in un angolo, con addosso solo una
canottiera sporca. I suoi vestiti erano ripiegati sopra un tavolo. Quella
sarebbe stata la sua prima trasformazione ad Hogwarts e l’adulto che osservava
la scena con gli occhi ancora umidi rabbrividì di nuovo al ricordo del dolore,
della disperazione di quelle trasformazioni.
Ed eccola.
La trasformazione. Nuove lacrime sul viso del Remus adulto, e un urlo disumano
riempì la stanza. Un Lupo Mannaro completamente trasformato si guardava intorno
alla ricerca di qualcosa da mordere. Ma non c’era niente. Niente da mordere. Se
non se stesso.
E urla e
morsi, e distruzione in quella stanza.
E Remus
Lupin piangeva ancora.
E la scena
cambiò ancora.
Ora anche il
piccolo Remus piangeva. Era seduto sul suo letto e accarezzava il suo piccolo
barbagianni. Era stato un regalo dei suoi genitori per il suo terzo anno ad
Hogwarts.
“.. Non
posso dirglielo!” sussurrava tra le lacrime, “non capirebbero! Come farebbero a
capire?”.
Il Remus
adulto si sedette sul letto accanto a se stesso. Ricordava perfettamente quel
momento.
“Io sono un
mostro! Sono un mostro! E loro mi odierebbero! Loro sono i miei amici! Ma..
ma.. come farebbero a essere amici di un Lupo Mannaro? Io non posso
dirglielo!”.
E piangeva,
accarezzando le morbide piume del suo gufo, mentre l’adulto che sarebbe
diventato era seduto a pochi centimetri da lui, e non poteva abbracciarlo, e
non poteva consolarlo.
“Come
faccio? Come farò? E se lo scoprissero? E se smettessero di parlarmi?” il
bambino aveva ricominciato a singhiozzare, “stanno cominciando ad avere dei
sospetti! E se mi abbandonassero.. io.. io..”.
Non concluse
la frase e si gettò sul letto, stringendo il cuscino tra le braccia, ancora
singhiozzando.
Remus Lupin
si alzò da quel letto, osservando il bambino che piangeva, osservando se stesso
e la sua debolezza. Aspettò che la scena cambiasse, ma quella lo fece solo dopo
che due occhi avessero spiato attraverso uno spiraglio nella porta socchiusa.
Erano gli occhi di Sirius.
Poi ebbe una
fugace visione dei suoi amici che lo abbracciavano, che nonostante si fosse
esposto raccontandogli la verità non lo avevano abbandonato. Pochi flash della
sua vita felice, delle sue giornate passate coi suoi veri amici, con James,
Sirius e Peter. E Lily naturalmente.
E poi la
scena che più aveva temuto.
In un giorno
il suo cuore si era spezzato più volte di quante qualsiasi umano avrebbe potuto
sopportare.
James e
Lily. Perduti. Traditi. E lui non aveva potuto fare niente per salvarli.
Peter.
Distrutto. Ucciso da colui che era un amico.
Sirius. Non
poteva essere stato davvero lui. Non poteva aver tradito i suoi migliori amici.
E forse era
stata quella certezza ad avergli fatto più male.
La certezza
che forse erano state tutte parole, e l’amicizia non era nulla di fronte al
potere.
E si vide in
ginocchio davanti alla tomba bianca di James e Lily.
Si vide
piangere, ancora e ancora.
E poi il
Remus adulto sentì una mano leggera che si posava sulla sua spalla.
Era Albus
Silente, che leggermente lo portò indietro al presente.
Angolo Writer, cioè mio u.u xD
Non è
granché lo so, ma è nata così, quasi dal nulla.
Ho pensato
a Lupin e Puff. Eccola.
Ed è
dedicata a Win <3
SereILU