Kaori se ne stava con i piedi a penzoloni; in mano una tazza di tè. Un vento leggero sfiorava il suo volto, scompigliandole di un po’ i rossicci capelli che le accarezzavano le gote. Se ne stava lì, a contemplare il paesaggio immerso fra i fiori di ciliegio. Lontano si scorgeva l’orizzonte: il Sole, tramontante, rifletteva la sua calda luce sulle asperità del monte Fuji. Quel vulcano a forma di cono si ergeva maestoso verso il cielo, sembrava quasi sfiorarlo. Anzi, forse lo stava proprio facendo: la notte stava ormai calando; scendeva prima la vetta del monte e poi sopraggiungeva sulla terra ferma, come se quel gran massiccio montuoso potesse essere un oggetto animato, che allungando il suo braccio perennemente coperto di neve, era in grado di acchiappare le stelle e trascinarle verso di sé.
“Sì, la causa del susseguirsi del dì e della notte deve essere proprio il Signor Fuji”
E così Kaori si consolava, perché sapeva che dopo l’alba l’aspettava sempre un nuovo giorno. |