Giulia*,
donna di virtù
Spingi
Giulia, lotti. Ti aggrappi a quel filo sottile che
è la tua vita.
Lotti
per te, per quel bambino che sta venendo al mondo. Per
quel bambino che ha bisogno di te.
Le
ancelle e la levatrice ti sussurrano parole di conforto.
Dolore, solo dolore. La vita nasce dal dolore e in essa termina.
Giulia
si lamenta per questo destino crudele. Ma vuole
quel bambino. Vuole crescerlo, amarlo. Vuole vedere Gneo sollevarlo
verso il
cielo, il frutto del loro amore.
Magari
con gli stessi occhi di suo padre Caio.
“Il
parto è un momento di dolore, Giulia.” Le disse
sua
nonna.
Nonna,
dove sei? Nonna! Tu c’eri sempre per lei! L’hai
cresciuta tu. Come una vera matrona, come una donna di
virtù.*
Orfana
di madre, sposa per fini politici, eppure felice,
amata, adorata. La fortuna di ha sorriso, ragazza.
Ma
il destino è crudele, Giulia Cesare. Tu non vivrai mai
abbastanza per vedere il tuo bambino sollevato. Come tua madre
Cornelia*.
Non
invecchierai col tuo Gneo.
Ma
non saprai nemmeno che il tuo bambino non ce l’ha
fatta, che ha seguito la sua mamma. Che Gneo e tuo padre si faranno
guerra. Che
scriveranno la storia: Gneo Pompeo Magno e Caio Giulio Cesare.
Per
te, rimarranno sempre tuo marito e tuo padre, gli
uomini della tua vita.
*La
suddetta Giulia non è una delle sorelle di Cesare, ma
la figlia.
*Aurelia
Cotta, la nonna di Giulia, era la quint’essenza
della matrona romana e crebbe la nipote, orfana di madre.
*Cornelia
Cinna Minore, la madre di Giulia, morì di parto
quando la figlia era bambina.
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