Messaggio dell'autrice: Care
ragazze, eccomi finalmente qui con un'altra slice of life! Era
un po' che non scrivevo dal momento che ultimamente non faccio altro
che disegnare e studiare, ma ho tante di quelle idee che mi ronzano in
testa... così mi sono messa qui d'impegno e questo
è quello che è uscito. Spero come sempre di
strapparvi un sorriso! ;P
P.S.: Questa
scenetta la dedico a Thiliol, per ringraziarla di tutto il suo appoggio! U.U Un
bacione, darling! <3
Montgomery Scott si fiondò nel turbo ascensore giusto un
attimo prima che le porte si chiudessero. Sotto lo sguardo stupito di
un giovane guardiamarina, afferrò bruscamente la leva bianca
e cambiò di colpo la destinazione del mezzo.
“Scusa, ragazzo” si limitò a borbottare
tra i denti. “Si tratta di un’emergenza.”
“Uhm… si figuri, signore” rispose quello
squadrando il superiore con circospezione. “Non
c’è problema.”
Scott annuì e tornò a girarsi verso la porta. Con
una manica, si asciugò il sudore che aveva cominciato a
imperlargli la fronte.
Non appena le sottili porte argentate si furono aperte con un lieve
sibilo, l’ingegnere sgusciò agilmente fuori dal
vano lasciandosi alle spalle il confuso membro
dell’equipaggio. Si diresse a passo sostenuto verso la fine
del corridoio, fino ad arrestarsi nervosamente davanti alla porta
bianca che conduceva agli alloggi del capitano. Suonò il
cicalino.
“Avanti.”
Prendendo un profondo respiro, lo scozzese si risistemò la
giubba con un paio di gesti nervosi e mosse un passo esitante nella
stanza ben illuminata. “Capitano…?”
chiese guardandosi intorno con circospezione.
“Scotty!” lo salutò Kirk uscendo con un
sorriso da dietro il separé cha dava sulla stanza da letto.
“Venga, si accomodi.”
“Grazie…” rispose lentamente
l’ingegnere. Nonostante l’invito, scelse comunque
di rimanere in piedi al centro della stanza. Leggermente meravigliato,
osservò il capitano sedersi tranquillamente sul letto per
infilarsi gli stivali. “Lei… si sente bene,
signore?” chiese spiazzato dall’apparente calma
dell’uomo. “È successo per caso qualcosa
di grave?”
Sempre chino sul letto, Kirk interruppe momentaneamente la sua azione.
Raddrizzandosi, si ravviò i capelli spettinati con un gesto
nervoso della mano. “Temo proprio di sì”
rispose mentre il buonumore svaniva all’istante dai suoi
profondi occhi dorati.
Per tutta risposta, Scott gli lanciò un’occhiata
interrogativa.
Con un sospiro il capitano si alzò e si posizionò
di fronte all’ingegnere, scrutandolo attentamente con le
braccia conserte. “Devo chiederle un importante favore,
Scotty.”
Un guizzo di determinazione si accese all’istante negli occhi
dell’ingegnere. “Certamente, signore.”
“Lei è un uomo onesto e fedele, perciò
confido che svolgerà la mansione che sto per affidarle nel
modo quanto più rapido e discreto possibile.”
“Cercherò di fare del mio meglio”
assicurò Scott annuendo con aria attenta. “Che
cosa le serve?”
Kirk si avvicinò di un altro passo e posò una
mano sulla spalla dello scozzese, fissandolo negli occhi scuri con
sguardo incredibilmente intenso. “Ho bisogno che lei ripari
la mia piastra” scandì lentamente come se ne
andasse della sua stessa vita.
Scott sbatté le palpebre un paio di volte, spiazzato.
“Eh?”
“Ma sì, la piastra per
capelli…” ripeté Kirk gesticolando
preoccupato. “Stamattina si è rotta e ho assoluto
bisogno che lei la ripari.”
“Aspetti un momento…”
borbottò Scott scuotendo la testa con aria incredula.
“Mi faccia capire bene. Mi ha fatto chiamare a
quest’ora della notte utilizzando un codice di chiamata
prioritaria normalmente impiegato in situazioni di emergenza
per… aggiustare la sua piastra per capelli?”
“Avverto per caso una nota ironica nella sua voce?”
chiese Kirk sconvolto. “Forse lei non si rende conto della
gravità della situazione, Scotty. Non posso – e
sottolineo, non posso - nella maniera più
categorica lasciare i miei alloggi in questo stato! Ma insomma, mi
guardi! Le sembro forse presentabile?” Allargando le braccia
indicò con un gesto stizzito i propri capelli spettinati.
Scott fissò il capitano in silenzio, come se si trovasse
davanti a un pazzo furioso appena scappato dal manicomio.
“Certo, signore, la capisco
perfettamente…” assicurò in tono cauto
e accondiscendente. “Ma non crede che sarebbe stato
più opportuno usare un codice di chiamata meno pressante e
nel frattempo mandare il signor Spock il plancia al suo
posto?”
Prima che Kirk avesse il tempo di rispondere, la porta del bagno si
aprì con un fruscio. Un alto uomo dai capelli
incredibilmente neri e ricci fece il suo ingresso nella stanza, intento
ad asciugarsi il viso con un piccolo asciugamano che gli ricadeva
morbidamente sulla spalle nude. Sembrò non accorgersi della
presenza del capo ingegnere. “Jim, tra quanto tempo hai detto
che arriverà il signor-” Alla vista dello scozzese
si bloccò. “Oh.”
“è già arrivato!” rispose il
capitano allegramente.
“Questo sono in grado di vederlo autonomamente”
replicò l’uomo freddamente.
“Signor Spock…?” chiese Scott
sconcertato realizzando solo in quel momento chi avesse davanti.
Spostandosi un boccolo ribelle dalla fronte, Spock afferrò
con finta disinvoltura una giubba azzurra buttata malamente sul
comodino e fissò Scott con un sopracciglio aggrottato.
“Mi sembra ovvio. C’è forse qualcosa che
la turba, ingegnere?”
“No… cioè…”
balbettò Scott stupito. “è solo
che… i suoi capelli…!” Nonostante i
suoi immani sforzi, non riuscì a distogliere lo sguardo
dalla folta e riccia capigliatura del Primo Uffciale.
“Ora capisce perché non è potuto andare
in plancia a sostituirmi?” chiese Kirk ridacchiando.
“Stesso identico problema, dal momento che usiamo la stessa
piastra.” Riacquistato in parte il buon umore, il capitano
diede una grossa pacca sulla schiena di Scott. “Non
l’avrebbe mai detto che il signor Spock avesse dei capelli
naturalmente così boccolosi, eh?”
Scott si morse un labbro nel tentativo di non scoppiare a ridere.
“No, infatti.”
“Una fastidiosa eredità del mio retaggio
umano” confessò il vulcaniano.
Raddrizzò le spalle a disagio.
“Allora, Scotty? Ci può aiutare?”
“Uhm… certamente, signore”
borbottò lo scozzese cercando di nascondere il proprio
divertimento. “Mi lasci solo il tempo di procurarmi le
attrezzature adatte.” Detto questo, si avviò
velocemente verso la porta.
“Aspetti, signor Scott” lo richiamò la
voce profonda del Primo Ufficiale. L’ingegnere si
voltò. “Suppongo che sia superfluo intimarle di
tenere per sé questa informazione riguardante la mia persona.” Il vulcaniano lo guardò con aria
estremamente seria, la bocca leggermente tirata nella sua tipica
espressione grave. D’un tratto, un lucido boccolo moro
scivolò via da dietro un orecchio appuntito, riportando
l’attenzione di Scott al cespuglio scuro che sovrastava il
capo del suo superiore. La visione di uno Spock in divisa femminile
rossa fiammante che coccolava amorevolmente un candido tribble
sfrecciò improvvisamente attraverso la mente
dell’ingegnere.
In effetti il paragone coi capelli di Uhura pareva piuttosto azzeccato.
“C-certamente, signore…”
balbettò Scott voltandosi nuovamente di scatto. Tirando un
respiro profondo, serrò la mascella.
“Sarò di ritorno tra un paio di minuti.”
Scott fece appena in tempo a uscire dalla stanza e muovere qualche
passo verso il turbo ascensore. Sul punto di scoppiare,
appoggiò la schiena contro il muro e
scivolò pesantemente a terra con le mani premuto
sullo stomaco.
E rise come non aveva mai fatto in vita sua.
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