Dedico
questa challenge a Vogue che voleva tanto leggere qualcosa di
fluffoso su Aiba e Sho e a Giuly, anche se non lo sa e a ichigo
perché ama il fluff. Anche se non so se tutto questo
è fluff xD
Mi
sono divertita a scrivere questa cosa. Non so
esattamente se
ha un senso, spero che comunque ci piaccia.
Partecipante
alla Alphabet!Challenge
, indetta da PucchykoGirls sul forum di EFP
Posso
donarti il mio cuore?
*°*
Aveva
conosciuto Jun quando lui faceva ancora parte dei MAIN. In quel
periodo Jun
aveva
una fissa quasi morbosa nei suoi confronti. Ricordava ancora quando
il suo futuro collega di lavoro aveva costretto il capo dei Junior a
presentarli e di come Jun non la smettesse di sorridere come un
perfetto idiota.
Dietro
di lui, c'erano gli altri componenti dei MAIN. Stavano parlando fra
di loro.
E
la risata di un ragazzo catturò un attimo la sua attenzione.
Era
allegra e brillante e sprizzava gioia da ogni poro. Guardò
oltre la
spalla di Matsumoto.
Là
si trovava il piccolo Aiba.
*°*
Bastava
poco per rendere felice Jun, bastava sfruttare la frutta, il suo cibo
preferito.
Aveva
imparato ben presto che bastava “corromperlo” con
un cesto un po'
articolato.
Stava
bene con lui. Jun provava un affetto morboso nei confronti. E lui si
stava abituando e affezionando a quel ragazzino che gli girava sempre
intorno.
Eppure,
senza volerlo, la sua attenzione era sempre catturato da quell'Aiba.
Quel
pomeriggio erano usciti tutti insieme. Lui e i MAIN avevano deciso di
fare un giro per Shibuya. Ninomiya doveva assolutamente comprare un
videogioco.
E
Sho non riusciva a fare altro che rimanere a guardarlo.
*°*
Ciò
che secondo Sho rendeva adorabile Jun, erano il suo sorriso e il suo
sguardo. Lo affascinavano. Erano ipnotizzanti.
E
quando stavano da soli, oltre che stargli sempre appiccicato e lo
seguisse ovunque, Sho sentiva una sorta di tranquillità
interiore
che lo faceva stare bene.
Si
trovava a suo agio, dopo qualche settimana, ad avere sempre quel
bimbetto saltellante fra i piedi, sempre con la casella delle mail
intasata dai suoi messaggi.
Eppure,
c'era qualcosa dentro di lui che stonava.
Una
sorta di blocco allo stomaco.
Sho
ci pensava da mattina a sera. Ma aveva paura di cercare la
verità.
*°*
Davanti
a del Karage Aiba andava fuori di testa. Lo aveva scoperto Sho a sue
spese quando era stato invitato al ristorante dei suoi genitori.
La
madre, una donna dolcissima, gli aveva servitore della yaki soba
squisita, dicendogli che il figlio l'aveva informata sul fatto che
fosse il suo piatto preferito.
Ma
Aiba non la stava ascoltando. Davanti a lui una ciotola piena di
pollo fritto aveva attirato completamente la sua attenzione.
Sho
rimase turbato quando Aiba lo guardò sorridendo. Dolcissimo.
Lui
chinò gli occhi, rispondendo con un mugugno al buon augurio
per il
pasto.
Non
doveva decisamente andare così.
*°*
Era
molto pensieroso in quell'ultimo periodo.
Anche Jun se ne era
accorto. E in quel momento, mentre lo abbracciava e lo baciava sulla
bocca, Sho lo sentiva che si aggrappava alle sue braccia come se
fosse un'ancora.
Jun
era insaziabile.
A
Sho andava bene. Era davvero affezionato a lui, stava bene con lui.
Era tranquillo.
Era... diamine, bastava guardarlo.
Era
affascinante. Sotto le coperte era una forza della natura.
Sho
era ipnotizzato dalle sue labbra, dai suoi occhi, dal suo corpo.
Odiava
quel lato di sé stesso così superficiale.
Si
odiava, tremendamente.
Perché
sapeva di non essere innamorato di lui.
*°*
Faceva
caldo per essere una primavera giapponese.
Sho
si stava allenando solo con una canottiera e un pantaloncino ed era
sudato.
Si
fermò un secondo, cercando di riprendere fiato. Quando si
voltò
verso la panca per prendere un asciugamano, Aiba gliene stava
già
porgendo uno, sorridendogli come sempre.
«
Grazie. » sussurrò Sho imbarazzato asciugandosi il
volto.
Aiba
si limitò a sorridergli, ancora
«
Vorresti uscire con me questa sera, Sakurai san? »
La
richiesta di Aiba lo prese alla sprovvista. Il cuore smise di battere
così velocemente
e un sorriso
spontaneo sbucò sulle labbra.
«
Certamente. » disse solo.
*°*
Già
i sensi di colpa lo stava rodendo dall'interno.
Mentre
camminava verso Shibuya, luogo dell'incontro con Aiba, Jun gli aveva
mandato qualche mail molto carina.
Voleva
vederlo. Ma Sho aveva detto che era impegnato.
Si
sentiva un verme.
Avrebbe
dovuto impedire che Jun diventasse così importante per lui.
Sapeva
di non essere innamorato, ma aveva ugualmente accettato quel corpo
piccolo e caldo.
Sapeva
che non era innamorato. E che probabilmente nemmeno lui lo era.
Eppure,
mentre si guardava intorno in cerca di Aiba e lo vedeva arrivare
sorridere, non poté fare a meno di provare una dolorosa
fitta al
cuore.
*°*
«
Hai
fame? » gli chiese Aiba appena arrivato « Io ho
trovato un
banchetto che fa del Karage che è la fine del mondo. L'ho
già
mangiato. Ma lo mangerei di nuovo. » concluse ridendo,
arrossendo
leggermente.
Sho
gli sorrise.
Le
mani iniziavano a sudare terribilmente.
«
Te lo pago io. » si offrì, cercando di fare colpo.
Aiba
lo guardò, un po' stupito. Poi di nuovo il suo volto si
animò di un
sorriso dolcissimo.
«
Niente è più buono di un Karage offerto da un
amico » rispose
ammiccandogli « Dai, andiamo! »
Già.
Doveva
immaginarlo.
Amico.
*°*
Immaginava
che prima o poi quel momento sarebbe arrivato. Lo sentiva nell'aria,
quasi come se fosse un presagio maligno che offuscava la sua aurea.
Frequentava
Jun da più di sette mesi, ormai.
Lui
aveva compiuto da qualche settimana quattordici anni e si sentiva
invincibile.
Sho
non aveva mai avuto il cuore di dirgli che ero lo stesso di prima.
E
proprio in virtù di questa nuova tappa raggiunta, quella
sera Jun si
presentò a casa sua, senza avvisarlo.
Quando
andò ad aprire, rimase senza parole.
«
Voglio fare sesso con te. » gli disse piano Jun, guardandolo
negli
occhi scuri.
*°*
Jun
rimase fermo, davanti al portone di casa sua.
Sho
era invece in stato di shock.
Sesso?
Ma
era impazzito. Aveva solo
quattordici anni, come gli era venuto in mente? E poi con lui? Si,
c'era qualcosa fra di loro, una specie di relazione morbosa, un
attaccamento che non era assolutamente normale.
Ma
da lì a fare sesso...
«
Sei impazzito? » sibilò afferrandolo per un
braccio e trascinandolo
di forza in camera.
Sho
si chiuse la porta alle spalle.
«
Allora? »
Jun
era terribilmente a suo agio, a differenza sua.
«
No Jun. Non se ne parla. » sentenziò.
*°*
«
Karage!
» urlò il giorno successivo Aiba entrando nel
camerino dei MAIN,
con in mano un bento probabilmente stracolmo di pollo fritto.
Nino
stava accordando la sua chitarra, Ikuma stava leggendo e Matsumoto
era di pessimo umore.
Nessuno,
in pratica lo degnò di una sola occhiata. Senza perdere il
sorriso,
Aiba si avvicinò a Jun.
«
Tutto ok? » chiese andandogli accanto.
«
Sparisci. » lo liquidò l'altro, senza nemmeno
guardarlo.
«
Hai discusso con Sakurai-san? » chiese Aiba, imperterrito.
Jun
lo guardò.
Aiba
si chiese perché non rimanesse mai in silenzio. Lo sguardo
di Jun
avrebbe potuto ucciderlo.
*°*
Le
prove quel giorno furono più silenziose del solito. E
stranamente
Sakurai non si era fatto vivo durante la pausa.
Nino
si limitava a strimpellare, con Jun inferocito accanto.
«
Sakurai ti ha scaricato, eh? » chiese quasi con indifferenza.
«
Dice che sono troppo piccolo. » espose alla fine scattando in
piedi
« Piccolo! Ho quattordici anni, sono abbastanza grande per...
per...
»
«
Per fare sesso? » completò il compagno.
«
Si. Per quello. » borbottò l'altro tornando seduto.
«
Non prendermi in giro. Ha una paura fottuta, Jun. » prese la
sua
chitarra e lo lasciò solo.
*°*
Masaki
era rimasto senza parole davanti alla porta del camerino.
Senza
volerlo, o forse no, aveva ascoltato tutto. Quando aveva sentito
qualcuno avvicinarsi, si era letteralmente gettato dietro a degli
appendiabiti, per nascondersi.
Si
sedette a terra, troppo sconvolto.
Sakurai
con Matsumoto?
Senza
che se ne accorse, leggere lacrime stavano scivolando lungo le sue
guance.
Come
era stato stupido a non rendersene conto.
Non
riusciva a smettere.
Gli
abiti si spostarono. Nino era accovacciato davanti a lui, sospirando.
«
Dai. Ti accompagno a prendere una cioccolata calda. »
sussurrò
appoggiandogli una mano sulla testa.
Aiba
annuì. Continuò a piangere.
*°*
«
Non
fare così. » cercò di dirgli Nino,
davanti al distributore delle
bevande.
Aiba
continuava a singhiozzare, quasi piangendo le lacrime nella
cioccolata.
«
Non... mi ero accorto che Sakurai si frequentasse con Matsumoto.
»
replicò il ragazzino.
«
Non è che si frequentano. » tentò Nino
« Sono solo molto vicini.
»
«
Ma se lui gli ha chiesto di... » s'interruppe, arrossendo.
Nino
alzò gli occhi al cielo. Ma era così difficile
dirlo a voce alta?
«
Di fare sesso? Si, ma Sakurai lo ha anche rifiutato. »
«
Questo non cambia le cose. » mormorò Aiba.
*°*
Oggettivamente,
Sho si sentiva ancora peggio di quando frequentava Jun e si vedeva di
nascosto con Aiba.
Sapeva
che Jun non gliela avrebbe fatta passare liscia.
Finché
si trattava di un bacio, di qualche cosa di leggermente più
intimo,
poteva andare.
Ma
da lì a fare sesso!
No.
Non c'era assolutamente nulla da fare.
E
poi doveva dirgli che il suo cuore batteva per Aiba. Doveva dirgli
che si, era importante. Che si aveva provato ad amarlo.
Ma
che non ci era riuscito.
Prevedeva
una lunga nottata insonne. Matsumoto non l'avrebbe presa bene.
L'avrebbe
odiato. E forse andava bene così.
*°*
“ Perché?
”
Questa
era la sola parola che girava nel cervello di Matsumoto dopo averlo
ascoltato.
Era
innamorato di Aiba, diceva.
“
Perché?
”
Ci
aveva provato, diceva.
“
Perché?
”
Ma
non lo amava come lo amava lui.
Per
la prima volta, forse, in vita sua, Jun pianse per una delusione.
Piangeva
quasi disperato, fra le braccia dell'uomo che gli aveva stregato il
cuore. Sho lo consolava, abbracciandolo.
Stavano
male, entrambi.
Eppure
Sho sapeva che le cose dovevano andare così.
Meglio
essere odiati per quello che si è, che essere amati per
ciò che non
si è.
*°*
Quando
Aiba sentiva il detto “occhio non vede, cuore non
duole”, non gli
dava mai molto peso.
Eppure
in quel momento si rendeva conto di quanto fosse vero.
Stava
bene prima di scoprire che Sakurai, il suo Sakurai, se la facesse con
Matsumoto.
Stava
bene prima di scoprire che il compagno di gruppo fosse palesemente
innamorato del suo senpai.
Non
riusciva però ad odiare nessuno dei due.
Né
Sakurai, che comunque aveva rifiutato l'approccio del più
piccolo,
né il compagno che, ben conscio dei sentimenti che Aiba
provava,
aveva cercato di sedurlo.
Ora
doveva solo guardare avanti e reagire.
*°*
Rimasto
ormai da solo, Sho doveva decidere che cosa fare. Aveva chiuso ogni
rapporto sentimentale con Matsumoto, il quale, dopo un paio di mesi,
aveva dichiarato che in fondo si era ripreso e che voleva continuare
a coltivare la loro amicizia.
Aiba
aveva smesso di uscire con lui. Il rapper non si spiegava il motivo.
Raramente rispondeva alla mail o alle sue chiamate.
Il
mistero rimase fino a quando un Ninomiya stanco di quelle
vicissitudini amorose non gli aveva detto per filo e per segno quello
che successo.
Mai
Nino aveva visto qualcuno correre più velocemente fuori dal
camerino.
*°*
Sho
raggiunse il ristorante della famiglia di Aiba dopo quasi un'ora.
Aveva dovuto cambiare due metropolitane e si era anche preso una
bella multa perché era senza biglietto.
E
a nulla erano valse le sue giustificazioni. Il foglio incriminato era
comunque, in quel momento, finito nella tasca della tuta.
Gli
tremavano le mani.
Non
sapeva esattamente cosa dirgli, cosa avrebbe fatto e tanto meno come
il collega avrebbe reagito alla sua vista e alle sue parole.
Eppure
doveva farlo. Voleva continuare a stare al suo fianco.
Il
suo cuore batteva veloce come un treno quando era insieme a lui.
*°*
Tentanto
di trovare le parole giuste per replicare alle dichiarazioni di Sho,
inginocchiato ai suoi piedi, Aiba boccheggiava.
Non
pensava, davvero, che il rapper provasse per lui quella moltitudine
di emozioni che lo avevano allontanato da Matsumoto.
Pensava
di essere un amico, come tanti.
Magari
uno di quelli un po' più stretti, ma pur sempre e solo un
amico.
Non
sapeva cosa pensare.
Era
ancora ferito dal comportamento di Sho nei suoi confronti. Aveva
sofferto per lui.
Ma
ciò che provava poteva aiutarli a superare tutto quello.
L'ostacolo
frapposto fra di loro.
«
Voglio stare con te. » sussurrò abbracciandolo.
*°*
Un
sorriso.
Ecco
cosa riusciva solo a fare Sho, fra le braccia di Aiba.
Sorrideva.
Aveva
le lacrime agli occhi. Lo strinse con forza, quasi facendogli male.
Il
profumo dei suoi capelli gli riempì le narici. L'odore della
pelle
del suo collo lo inebriò.
Il
cuore balzava nel petto, facendo strani giri della morte, ma era
felice.
Si,
voleva stare con lui.
Voleva
vederlo felice, accanto a lui, sempre.
Forse
lo amava. Era troppo giovane per essere sicuro di quelle emozioni che
lo avevano fatto stare tanto male.
Ma
voleva provarci.
E
ci avrebbe messo tutte le sue forze.
*°*
Volgendo
lo sguardo dietro di lui, Jun vide Sho che era seduto sulla panca
accanto ad Aiba.
Adesso
che li guardava insieme, capiva perché in sua presenza Sho
fosse
quasi sempre distante, quasi con la testa e i pensieri rivolti a
qualcun'altro.
Il
suo cuore aveva smesso di stringersi in fitte dolorose da qualche
settimana.
Ormai
aveva compiuto quindici anni e il tempo aveva lentamente lenito le
sue ferite e la sua passione amorosa finita male.
Riusciva
a guardarli e a sorridere.
Fino
all'anno scorso non lo credeva possibile.
Ma
Sho sarebbe rimasto sempre il suo primo grande amore.
*°*
Wafer.
Ecco
di che costa si stava ingozzando Aiba in quel momento. Erano nel
camerino dei MAIN.
Sho
aveva finito da poco gli allenamenti ed era stramazzato sul divano a
dormire.
Nino
voleva suonare, ma la presenza dell'intruso
glielo impediva. Jun leggeva un manga.
Senza
niente da fare, Nino guardò i tre ragazzi.
Anche
se si era ripreso, Kazunari sapeva che Jun era molto sensibile.
Avrebbe sofferto ancora a lungo, per quanto la sua cotta fosse
passata.
Sospirò,
pesantemente.
Lui
non sarebbe finito così facilmente nella trappola dell'amore.
Ancora
non conosceva Ohno Satoshi. E non immaginava che si sarebbe
innamorato.
*°*
“ X
Ninomiya-kun ”
Questo
c'era sulla lettera che gli era stata consegnata.
Gli
Arashi aveva debuttato l'anno precedente. Nino aveva compiuto
diciassette anni e non pensava che solo l'anno precedente faceva
parte di una sub unit.
Nino
si girò fra le mani la busta. Era di pesante cartoncino. La
mise in
contro luce.
I
kanji erano perfetti. Ma non riusciva a leggerli.
L'aprì
quasi con le mani che tremavano.
Chi
era quel pazzo che gli poteva mandare una lettera?
L'aprì.
La
calligrafia ordinata, lineare sulla carta ruvida. Nessuna sbavatura
dell'inchiostro.
Un
nome, in alto a destra.
Ohno
Satoshi.
*°*
You're
my life.
Così
si concludeva la lettere. Nino l'aveva letta più e
più volte,
incredulo, kanji dopo kanji.
Il
suo Riida era innamorato di lui.
Perché
non gliene aveva parlato a voce? Perché aveva preferito
scrivere una
lettera piuttosto che dirglielo in faccia?
Era
felice, senza ragione.
Sapere
che Ohno provava quei sentimenti profondi verso di lui, lo faceva
stare bene.
Anche
lui era affezionato.
Forse
troppo.
In
sua compagnia sembrava tutto più bello, tutto più
divertente.
Anche
le giornate chiusi in palestra ad allenarsi.
Ma
Riida meritava una piccola possibilità, no?
E
lui era intenzionato a dargliela.
*°*
«
Zitto
Riida! » ridacchiò Nino baciandolo dolcemente.
Aiba
e Sho erano in un angolino a parlottare fra di loro.
Nino
e Ohno erano sul divano, a giocare alla Wii.
Se
il più piccolo ripensava alla sua vita, non la poteva vedere
senza
il suo Riida.
Se
Sho ripensava alla sua vita, non la poteva vedere senza il suo
Masaki.
Il
rapper prese il cellulare per mandare una mail a Matsumoto,
febbricitante da qualche giorno.
“Mi
dispiace averti fatto del male. Ti voglio bene. Sho.”
La
risposta fu rapida.
“Non
farlo soffrire mai. Ti voglio bene anche. Jun.”
Fine
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