Disclaimer: I personaggi
presenti in questa storia (scritta senza alcuno scopo di lucro) appartengono alla Sunrise.
I have nothing to
gain and nothing to lose :D
Note: Partecipa al p0rn fest #4 con il prompt: GUNDAM WING Heero Yuy/Relena Darlian, "Oh, Heero!"
Mhn, è tipo la prima
volta che scrivo di Relena e in realtà pensavo di
occuparmi di questo prompt con calma, a p0rn fest finito (come mi piacerebbe fare con tutti gli altri
perché per una volta vorrei completare la mia lista), e possibilmente dopo gli
esami, ma essendo bloccata con tutto il resto ho deciso di fare qualcosa di
costruttivo e finire almeno un altro prompt U_U
Penso che questa sia la prima cosa
totalmente etero che scrivo da… sempre XD
Come al solito aspetto di sentire le vostre
impressioni :D
Uh, l’ultima frase è un riferimento ad una
battuta (mi pare nell’anime ma non sono sicurissima :/) dove, dopo che Heero le fa trovare un pupazzetto, Relena
commenta dicendo che sarebbe bello se il prossimo regalo glielo desse di
persona :D
Timeline: Come al solito
dopo Endless Waltz. Nel
filmato con i crediti si vede Heero dietro una tenda,
che la osserva da lontano; ecco, questo, è ambientata esattamente poche ore
dopo.
Conteggio parole: 1.449
Roses.
Relena si appoggiò alla balaustra della
terrazza.
Il
cielo era oscurato dalle nuvole rendendo la notte niente più che un ammasso
confuso di grigi e blu, un leggero filo di vento, che faceva tremare i rami
degli alberi e dava i brividi lungo la schiena, soffiava rompendo il silenzio
che opprimeva la villa dove avrebbe passato la notte quella sera.
Emise
un sospiro di soddisfazione quando l’aria fredda gli graffiò le guancie e con
le dite sfiorò i petali delle rose che riempivano il vaso sulla terrazza.
Sapeva
che quello che stava facendo era la cosa giusta, una cosa che toccava a lei fare, ma certe volte sentiva il peso di
una responsabilità grande il doppio di lei gravarle sulle spalle.
Doveva
essere forte, non poteva permettersi nemmeno un istante di esitazione, perché altrimenti
tutto ciò per cui aveva lottato sarebbe andato in fumo. E così aspettava di
essere sola, nel silenzio della sua camera, per godersi il vento della sera e
dimenticarsi per un attimo tutte le aspettative di cui aveva dovuto farsi
carico.
Ma
anche quei momenti duravano poco, soprattutto in giornate come quella. La
conferenza era andata bene, certo, ma c’erano molte cose ancora da fare. Tra
poche settimane avrebbe dovuto parlare davanti ad una platea ancora più ampia,
ed aveva ancora molti progetti da esaminare e discorsi da scrivere.
Appena
si voltò per tornare in camera fu colta da un piccolo sussulto. Davanti a se,
in piedi accanto allo stipite della porta, si trovava un ragazzo dai capelli
castani, i jeans ed uno sguardo che non avrebbe mai potuto dimenticare.
Le
sue labbra si curvarono in un sorriso. -Riesci sempre a sorprendermi- constatò
serena.
Averlo
davanti a se, in quel momento, era la cosa che meno si aspettava ma che più
desiderava. Ogni volta che le era vicino, i suoi problemi diventavano più
semplici e sopportabili. Non importava quello che dicesse, Relena
era convinta che lui avesse lo strano potere di trasmettere la sua forza anche
alle persone che gli stavano vicino.
Heero non rispose e non si mosse,
continuando ad osservarla da lontano.
Era
quello che faceva da anni, constatò Relena. Non aveva
importanza, anche solo così era sufficiente. Sapere che era lì in quel momento valeva
diecimila serate passate su quel balcone.
-C’eri
anche tu, non è vero? Questo pomeriggio alla conferenza?-
Lui
annuì lentamente, avvicinandosi piano e Relena alzò
il viso per cercare il suo sguardo. Voleva dirgli che era stanca e che,
nonostante i passi che faceva, c’erano giorni in cui le sembrava di non andare
avanti, ma era sicura che a Heero bastasse guardarla
negli occhi per leggervi dentro tutte le sue paure.
-Andrai
benissimo anche alla prossima conferenza.- disse Heero
con un tono abbastanza deciso da riuscire quasi a convincere anche lei.
Fu
in quel momento che attraversò il terrazzo a grandi passi, arrivando proprio
davanti a lui e poi fermandosi di colpo, come in attesa. Non sapeva quello che
cosa stava facendo ma, dopo anni che lo inseguiva, aveva l’impressione di
essere finalmente riuscita a raggiungerlo. Alzò il braccio fino a posarglielo
sul petto e lasciò che un piccolo sospiro le sfuggì dalla labbra; non si
ricordava nemmeno quando avesse cominciato a trattenere il fiato.
-Se
ci sarai tu…- mormorò mentre continuava a fissare la
stoffa della maglietta tra le sue dita. –Se ci sarai tu sono sicura che sarà così.-
Heero esitò un istante, allontanandole la
mano e facendo un passo indietro. Le avrebbe detto che non era vero, la sua
presenza non avrebbe cambiato nulla, che conosceva la sua determinazione e
sapeva che, lui sarebbe potuto essere anche dall’altra parte dello spazio, se Relena voleva una cosa l’avrebbe ottenuta.
Ma
non ce ne fu il tempo, Relena lo abbracciò di slancio
e tutto quello che Heero avrebbe voluto dire gli morì
sulle labbra.
Se
proprio in quel momento le parole di Odin non
avessero cominciato a risuonargli nella testa, forse l’avrebbe allontanata. Ma
l’unica cosa che il suo cuore riuscì a notare era come si sentisse al posto
giusto, come tutto sembrasse al posto
giusto, su quella terrazza.
Era così che doveva andare…
Intrecciò
le dita nei suoi capelli lunghi ed abbassò il viso, andando in cerca delle sue
labbra. Appena si sfiorarono, Relena spalancò gli
occhi e dalle sua labbra le uscì un sospiro.
La
sua bocca era calda e morbida, e lei teneva le dita strette intorno alla stoffa
della sua maglia, impedendogli di muoversi.
Ma
Heero quella sera non sarebbe andato da nessuna
parte.
Era così che doveva
andare.
Per
la prima volta da quando era nato, Heero decise di
fidarsi completamente del suo cuore, perché sembrava sapere che quello che
fosse giusto molto meglio di lui.
Le
prese dolcemente la mano e la portò verso il letto, inginocchiandosi accanto a
lei sulle coperte di seta.
Alla
cieca, cercò il fiocco che teneva uniti i suoi capelli e lo sciolse, lasciando
che le incorniciassero il viso. Relena continuava a
cercare le sue labbra, continuava a baciarlo. Sembrava che non avesse bisogno
di respirare, l’unica cosa che avesse importanza era Heero, e questa consapevolezza lo faceva
sentire bene, in un modo in cui non si era mai sentito prima.
Le
slacciò la giacca e le accarezzò la pelle chiara con il palmo della mano,
mentre lei si sporgeva più avanti.
Relena si tolse anche la gonna, rimanendo
in biancheria ed aiutò Heero a fare altrettanto.
Cercò le sue mani e le strinse forte, mentre lo baciava di nuovo. Aveva
aspettato per così tanto quel momento ed ora aveva tutta l’intenzione di
imprimersi nella memoria ogni gesto, anche il più banale, cercare ogni più
piccolo contatto.
Heero era lì, ancora una volta nel momento
in cui aveva più bisogno era davanti a se.
-Heero…- sussurrò quando lui
gli slacciò il reggiseno e si chino per baciarle il seno. –Oh, Heero…-
Ora
che aveva deciso di lasciarsi andare si rese conto che era tutto estremamente
facile e che ogni suo istinto lo stava conducendo verso Relena.
Probabilmente l’aveva sempre fatto, ma ora che la guerra era finita, questo non
lo spaventava più. Non era più una missione che non era riuscito a portare a
termine, una persona i cui atteggiamenti erano un totale mistero; adesso le
cose stavano prendendo linee più definite. Non sapeva se, come diceva Duo, lui
fosse innamorato; Heero non aveva mai provato niente
del genere nella sua vita. Ma dare un nome a nome a quella sensazione sembrava
essere la cosa meno importante.
Relena gli prese dolcemente una mano e la
portò verso il proprio bacino. Nemmeno lei aveva ben chiaro quello che stavano
per fare, non era mai stata vicino ad una persona nel modo in cui erano vicini
lei e Heero in quel momento, ma ora era con lui ed era certa che sarebbe
andato bene comunque.
Dopo
qualche esitazione, le abbassò le mutandine e la penetrò con le dita; lei cercò
di nuovo la sua bocca, soffiandogli sulle labbra un gemito soffuso. -Heero…Heero… Oh, Heero…-
Sembrava
non riuscisse a dire altro, e Heero sorrise.
E
poi ci furono altri baci ed il suo nome sospirato ancora e ancora e ancora…
Quando
Heero tolse la mano e, baciandola con passione, entrò
dentro di lei, il suo nome divenne meno chiaro, sostituito da un mormorio
indistinto dai gemiti e i sospiri.
Heero le bloccò le mani sulla trapunta
colorata, sopra la testa, e continuò a muoversi. Relena
aveva il viso arrossato e la schiena incurvata, mentre cercava di seguire i
suoi movimenti.
Ad
ogni spinta Heero sentiva il piacere resettargli il
cervello come una scossa elettrica, e allora stringeva più forte le sue mani,
chinandosi verso di lei e baciandole il viso.
-Heero…- sussurrò Relena con gli occhi lucidi.
E
poi la vista di Heero si annebbiò e nella sua mente
ci fu un totale blackout, mentre la raggiungeva nell’orgasmo.
Heero si lasciò cadere tra i cuscini,
cercando di recuperare il fiato e Relena gli cinse la
vita con le braccia, nascondendo il viso nella sua spalla.
Avrebbe
potuto dirgli quello che aveva sulla punta della lingua da quando l’aveva
incontrato, ma era davvero necessario?
Aveva
imparato a conoscere Heero e sapeva che fino a pochi
anni prima c’era stata gente che aveva cercato di insegnargli a vedere i suoi
sentimenti come l’unico ostacolo a diventare il Soldato Perfetto. Ma non c’era
bisogno che lui parlasse perché Relena capisse. Heero aveva fatto l’amore con lei, in quel momento era
stata vicina a lui come nessun’altro.
Questo
le bastava.
Quando
si svegliò, il mattino successivo, il letto accanto a se era vuoto, ma la cosa
non la sorprese.
Quello
che attirò la sua attenzione fu una rosa rossa lasciato sulla federa del
cuscino, una di quelle che si trovavano nel vaso sulla terrazza.
La
portò vicino al viso e ne annusò il profumo. –Non cambierai mai, vero Heero?-