Xenophilius Lovegood era uno degli esseri più strani che
Newton Scamandro avesse mai conosciuto.
Ogni tanto, quando tornava in Inghilterra dalle sue esplorazioni e
stendeva un nuovo trattato sugli animali magici o articoli su recenti
scoperte etologiche, con la scusa
che il suo Rolf e la figlia dell'amico,
Luna, avevano pochi anni di differenza ed andavano piuttosto d'accordo,
gli Scamandro andavano spesso a fare visita a casa Lovegood.
Quando a Newton era morta la moglie, la sua cara Marguerite, si era
chiuso in casa per mesi, incurante del suo lavoro di naturalista e
degli obblighi di adulto responsabile, ma
quando questa disgrazia era capitata anche a Lovegood -e lui rammentava
bene che in quell'occasione si era svolta la sua prima visita- il
vecchio compagno di classe gli sembrava
assolutamente partito di cervello.
L'aveva trovato appoggiato al tavolo, immobile, gli occhi spalancati e
le labbra contratte, i capelli biondi in disordine, immobile in quella
posizione scomoda da chissà quanto.
Due reazioni un po' diverse.
Se l'era sempre ricordato strano, un po' bislacco, ma quando gli fu
recapitata a casa una rivista -il Cavillo? Non l'aveva mai sentita- e
ne aveva letto un articolo che confutava una sua
rinomata tesi, giudicandola come merito di una certa Patricia Simmens,
ritenne che qualcosa in quell'uomo non fosse del tutto a posto.
La rivista era addirittura di
Lovegood? Ritirava il pensiero di prima. Era tocco, altro che.
Quel giorno a Diagon Alley, anni prima, aveva segnato irrimediabilmente
però la sua esistenza.
Era in giro con Rolf in cerca di una scopa decente -stupide Stelle
Comete, non valevano uno zellino- quando un mago dai lunghi capelli
biondi e l'aria sognante si era avvicinato e
si era rivelato... si, il vecchio Xenophilius Lovegood.
Lo irritava un po' il fatto che questi continuasse a chiamarlo Newt
-insomma, non avevano più sedici anni- ma soprattutto lo
infastidiva l'essersi arreso e fatto trascinare in gelateria
a discutere di lavoro.
Xeno -come gli aveva chiesto di farsi chiamare- era serissimo mente
asseriva di aver visto Nargilli volare proprio sulla propria testa.
Sciocchezze!
-Andiamo, non puoi crederci davvero.-, obbiettò serio
sbattendo con forza il suo gelato sul tavolino, che gli
schizzò il viso.
-Perché non dovrei farlo?-, gli chiese divertito l'altro
fissandolo con i suoi grandi occhi azzurri.
Non era cambiato per nulla, Xeno, nemmeno fisicamente.
Anni dopo, non si ricordava nemmeno come erano arrivati all'argomento amore, con i figli
fuori e due tazze sbeccata di succo di zucca davanti.
-Non credo più nell'amore.-, aveva sostenuto Newt
tracannando la bevanda, e Xeno lo aveva fissato per una manciata
d'istanti senza dire nulla.
-Allora dovresti liberare Rolf dalla tua autorità, se non lo
ami più.-, aveva detto semplicemente.
-Andiamo, non parlo di quello.-, aveva esclamato Newt impaziente.
-E allora di cosa parli? L'amore è amore. Ha tante forme, ma
è sempre uguale la sua essenza.-
-Non credo, oggi sei troppo filosofico. Donne.-, fu
l'eloquente aggiunta.
-Donne.-, aveva ripetuto Xeno, -Imponi limiti all'amore? Imponi limiti
a quello che ti fa stare in vita, che ti fa amare tuo figlio, che ti
porta a Kitwe-Nkana in piena estate?-
-Non parliamo di lavoro, non la finiremmo più.-,
già, Newt non aveva voglia di litigare, faceva davvero
troppo caldo. Com'è che Xeno si ricordava del suo recente
ritorno da un
viaggio in quella città zambiana?
-Però credo che sì, ci siano dei limiti.-
-Dissento ancora.-, Xeno gli aveva sorriso, versandosi ancora da bere,
-Non ci sono limiti. Tutto _anche le cose meschine e perverse_
può essere amato.-
E Newt dopo quel discorso aveva iniziato a sentirsi a disagio.
Era tornato dall'Inghilterra dopo tanti anni e l'aveva trovata
devastata dalla Guerra Magica.
Lui non aveva sentito che deboli voci dal Rio delle Amazzoni, e quando
tornò a fare visita a casa Lovegood da solo -Rolf era
rimasto a casa a catalogare farfalle- trovò
Xeno vagamente cambiato, come se quei quattro anni fossero stati venti.
Sedutosi al solito tavolo però lo riscoprì come
interlocutore divagante, logorroico e filosofo.
-E' un Uroboros quello che hai sulla cravatta?-, interruppe
all'improvviso il discorso dell'altro, notando la vistosa collana nera
che spiccava sulla cravatta viola a pois gialli.
Che strano abbigliamento, sembrava un Babbano.
-La ciclica immortalità, sì.-
-O forse un serpente magico che forma un circolo mangiandosi la cosa,
semplicemente?-, ribattè Newt sarcastico.
-Anche lo Ying e lo Yang.-
-Ok.-, borbottò il naturalista, sconfitto.
Quando tornò a casa tuttavia non resistè
all'impulso di andare a controllare il suo compendio sui serpenti
magici ed accorgersi che nonostante li avesse studiati a fondo non ne
possedesse almeno uno nel rettilario di casa.
-Roooolf!-,
chiamò il figlio dalla biblioteca, e questo rispose con un
grido.
-Fai i bagagli, partiamo!-
Perché comprarne uno al Mercato Nero quando poteva
catturarlo lui stesso?
Tornò incredibilmente presto -era rimasto via solo due
giorni, e non riuscì a non portare il suo nuovo oggetto di
studi da Xeno, che quel giorno aveva una collana con una fenice
intagliata
nel legno, dello stesso colore della sua bacchetta dietro l'orecchio.
-Affascinante.-, commentò colpito osservando i sinuosi
movimenti circolari dell'Uroboros.
-Non c'erano Gelari
Sparachele, vero?-, aggiunse poi, e ottenendo da Newt
un'occhiata esterrefatta.
No, si vede che la Russia non era il loro luogo d'origine, come aveva
sospettato.
-Beh, io devo andare.-
Xeno lo accompagnò alla porta, e giusto prima che Newt si
voltasse dopo averlo salutato si sollevò sulle punte per
sfiorare con le sue labbra quelle dell'amico, che un istante dopo si
ritrovò
la porta in faccia, basito.
...calma.
Non era successo quello che pensava lui, vero? No, no, assolutamente.
Era impossibile che Xenophilius Lovegood l'avesse appena baciato.
-Ommioddio.-, mormorò flebile.
Uno dei grandi limiti di Newton Artemis Fido Scamandro era quello di
non riuscire a fare due cose contemporaneamente.
Conscio di ciò si era rifugiato sul divano mettendosi a
leggere un poderoso tomo di etologia in tedesco, difficile e noioso,
così. Per non
pensare.
Presto però aveva abbandonato la lettura
Perché Xeno l'aveva baciato? Insomma, sì, l'aveva
fatto. Negare sarebbe stato irragionevole. Perchè lui era
corso via come una ragazzina? Si scusò tirando in causa
sorpresa e confusione.
Cos'avrebbe detto Rolf? E Marguerite, la povera Marguerite che lo
guardava dall'alto? Poi si ricordò del discorso di Xeno,
anni prima, e del suo disagio.
"Non ci sono limiti.
Tutto può essere amato."
Voleva dire che... no, no, no. Xeno non poteva amarlo -sarebbe stato irragionevole
persino per lui.
Erano uomini, uomini!
"Non ci sono limiti"
Stava impazzendo.
Il campanello lo destò dai suoi pensieri, e scrollando il
capo salì fino al primo piano per aprire la porta,
trovandosi davanti... si, chi aveva immaginato.
-Oh.-, disse semplicemente, irrigidendosi.
-Hai dimenticato questo.-, Xeno gli pose la gabbia con l'Uroboros,
fissandolo con tutta l'innocenza di quei grandi occhi azzurri, -Allora
ci risentiamo.-
-Fermo!-, era la sua voce a dover essere ferma, cosa che non era, -Cosa
voleva dire la cosa di prima?-, snocciolò rapidamente.
-Cosa di prima
cosa?-
-Il bacio.-, si sforzò di dirlo con noncuranza. Che
ovviamente in quel momento non aveva.
-Non è il tipico saluto russo tra uomini?-
E Newt ci rimase con un palmo di naso, e forse solo in quel momento i
suoi occhi erano spalancati come quelli dell'amico.
-Ah.-, fu la risposta.
-Ci risentiamo.-, Xeno si stava già allontanando quando Newt
lo chiamò ancora.
-C'è altro, vero?-
-Dipende.-, fu l'enigmatica risposta, -Dipende se vuoi sentirlo.-
Sì, Xenophilius Lovegood era uno degli esseri più
straordinariamente bizzarri che avesse mai conosciuto.
Slasho anche i
vecchi padri di Luna e Rolf ormai xD questa è una side-story
di questa long, Papillon,
che a sua volta è una side-story di Romeo
& Juliet Syndrome :)
Ho voluto mantenere queste tre storie indipendenti comunque, seppur
derivate da una prima long ancora in fase di stesura. Sono terribile,
lo so xD
Lo stile è un po' un esperimento, ho cercato comunque di
mantenere fluido il tutto. Marguerite... mi piace come nome xD
totalmente inventato, ma la mamma di Rolf non viene mai citata. Forse
non è nemmeno morta!
Kitwe-Nkana è una città della Zambia con un nome
troppo bello, lo dovevo inserire da qualche parte xDHo usato delle "_"
al posto delle solite "-" che interrompono i pensieri per indurre
precisazioni ,
scelta un po' infelice esteticamente ma necessaria. Perché
Uroboros? Perché è anche il nome di un album dei
Dir en grey, che tra parentesi amo. E per la complessa simbologia del
serpente, che ho solo accennato.
Gelari Sparachele... mia invenzione. Insomma, non si campa solo a
Nargilli e Plimpi, no? xD in Russia baciarsi tra uomini sulla bocca
è un vecchio saluto reale. Russi slashoni! xD
la reazione di Newton è quella di -credo- un normale maschio
adulto etero. Il finale l'ho lasciato incerto apposta -è
interpretativo.
Newt si apre all'ascolto, questo è certo. Ma che accetti o
meno quello che gli sarà dichiarato... decidetelo voi. Per i
caratteri, sono andata cercando di essere aderente al personaggio
per Xeno, a gusto per Newt. Che mi immagino tipo Rochester dell'ultimo
film di Jane Eyre, non troppo bello ma rispettabile. Insomma,
sì, ho un debole per i basettoni come Foscolo xD
Mi piacerebbe davvero sapere che ne pensate, se magari vi ha fatto
riflettere, cosa vi ha suscitato :)
Nyappy
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