Tu
- Jabi
Quando lo
vedi ti nascondi dietro ad un sorriso, Jabi.
Quando ti
guarda abbassi gli occhi e fai la risentita perché in realtà vuoi solo che lui
non ti rivolga l’attenzione.
E sei
sempre dura nei suoi confronti, pungente e spesso anche irritante. Fai
l’orgogliosa, la donna che non ha bisogno di avere nessun uomo al proprio
fianco perché domini ogni situazione con destrezza e decisione.
Nulla ti può spaventare, nulla può scalfirti, ferirti, tu sei uno
spirito indomito.
Eppure,
quando lo guardi la luce nei tuoi occhi mostra
impietosa ciò che tu sei in realtà.
Abbassi il
capo o te ne vai per non mostrare quella fragilità che tu stessa non riesci ad
accettare. Ma tu sai che c’è, e allora tenti di combatterla, affrontarla con le
tue sole forze, però non c’è magia o incantesimo che riesca
ad annientarla.
Provi a
darti una risposta a quel perché, ma
come sempre non sei in grado di trovarla.
Dovresti
scavare più a fondo in quel tuo cuore che neppure ti sforzi di comprendere. E più scavi, più insorgono domande che quasi mai trovano
risposta.
Tu sai che
per te è difficile accettare la realtà, e proprio per questo non riesci a
capire o a capirti.
Non vuoi
farlo.
Combatti
questo tuo malessere mostrandoti distante, fredda e indisponente.
Anche nei
riguardi di colei che, inconsapevolmente, te l’ha portato via ti comporti da
donna presuntuosa ed arrogante. Mentre in realtà con quel tuo comportamento dimostri
di essere solo una bambina smarrita che ha paura del
futuro. Ma tu credi perfino di non avercelo un futuro.
Certo, tu
vuoi vivere, ma l’idea di morire non sembra smuoverti.
Infondo
pensi che per te è uguale.
Vivresti
per adempiere al tuo dovere di sacerdotessa del Makai, e moriresti per volere del fato, o per semplice
vecchiaia, o… No, non vuoi dirlo.
Non vuoi
dire per chi tu moriresti. Ma lo sai benissimo. Ti riesce solo difficile
accettarlo.
Eppure tu
hai già conosciuto la morte, ma hai scelto di non andare con lei, e sei rimasta
ad aspettare che qualcuno venisse a portarti via da quel limbo che ti teneva
prigioniera. Finché all’improvviso hai riaperto gli
occhi, e hai visto il suo volto. Era venuto lì per salvarti. Gli hai sorriso,
eri debole, ma viva. Consapevole del fatto che sei
rimasta lì a lungo, in attesa. Sospesa tra la vita e
la morte. Quasi non sapevi cosa fare, dove andare, che
direzione scegliere. Ma hai deciso di aspettare,
o meglio, di aspettarlo. Tu hai scelto di restare per lui. Lo hai fatto per non
lasciarlo solo, perché tu saresti capace di mettere ancora una volta a repentaglio
la tua vita, ma non per uno scopo qualsiasi. Lo faresti per il suo bene,
regaleresti il dono più prezioso che hai pur di non vederlo spirare.
E allora
cominci a pensare se quella persona a cui tieni molto
morirebbe per te. E quando ti dai una risposta, senti
uno strano dolore in petto che ti lacera anche l’animo.
Abbassi gli occhi stanchi, fuori è notte.
Ha già
rischiato una volta la vita, ma non per te, Jabi. E provi rabbia. Sei frustrata, irritata a
tal punto che preferisci startene da sola.
Passeggi
per quei boschi che tanto ami, e pensi, rifletti. Guardi le fronde degli
alberi, sfiori con le mani un tronco di una robusta quercia, al tatto ti sembra
forte, stabile. Pensi che nessuno potrà mai sradicarla da lì. E vorresti essere come lei. Solo una forte raffica di vento
riuscirebbe a buttarla giù. Paragoni quella brezza impetuosa a colui che tu ami. E ti senti
crollare al suolo.
Tu che non
ammetti la sconfitta, sei quasi costretta ad accettare una disfatta che non ti
piace. Ma il paradosso è che quando provi ad immaginare il suo volto, tutta la
rabbia che hai dentro scema. La tempesta che si
scatena nel tuo cuore si placa, al suo posto c’è solo
una lieve pioggerellina che inizia a solcare le tue guance. Quelle sono le
lacrime di una donna innamorata.
E per te
rappresentano la disfatta che non ti piace.
Se
piangi, allora significa che stai male. Tu non vuoi, sei
fatta così. Un ricordo non può indebolirti. Il suo, poi.
Devi
lasciarlo andare via, ci provi tante volte, ma quando lo rivedi capisci che si
trova ancora dentro di te.
E allora
fai l’indifferente, ti nascondi dietro ad una risata per fargli vedere che sei
sempre la stessa. Lo provochi, spesso ingiustamente, sei l’unica che riesce a
tenergli testa, e con le mani poggiate sui fianchi ti diverti a chiamarlo “moccioso”,
perché sai che gli darà fastidio.
Ma il tuo
cuore piange. In silenzio, solo tu odi quel gemito che si nasconde dietro quell’aria sfrontata che tanto ti
piace ostentare. Non fai nulla per fermarlo. Che senso
avrebbe?
Un forte
sentimento non si può cancellare, e infondo, cara Jabi,
tu non vuoi dimenticare.
E
continui a farlo gemere, non cerchi di cambiarlo.
Perché con il tempo hai imparato che un cuore innamorato non può
smettere di piangere.
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Inizialmente
questa doveva essere una oneshot
dedicata a Jabi, successivamente l’idea di scriverne
altre ispirate ad alcuni dei personaggi più importanti di Garo,
quelli che avevano più cose da raccontare, mi ha convinta a proseguire.
Si tratta
più che altro di brevi racconti introspettivi che descrivono le emozioni ed i
sentimenti di personaggi che a mio parere hanno veramente tanto da dire.
La cosa più
difficile è stata la scelta del titolo. Siccome quello che avevo stabilito per la oneshot incentrata su Jabi non poteva più combaciare anche con le altre storie,
ho dovuto cambiarlo, ma inizialmente non è stato facile trovare diciamo un
compromesso.
Finché non
mi son detta “Si tratta di storie che raccontano in breve
il personaggio, che descrivono una parte di lui, o che
raccontano di lui, di quello che pensa o che vorrebbe, della sua vita, insomma”
e così è nato questo “tu”, come per dire, “tu sei…” o “questo sei tu”,
semplicemente tu!
Spero
vivamente di aver fatto un lavoro non dico perfetto, ma almeno presentabile!
Ci
risentiamo a fine storia! ^__^
E buona
lettura!
Botan