Nd.
Spoiler Night #
203 – Tavola 26 -
BPM – Beats Per Minute
BPM ● You Don’t Even Call My Name
Poker
Pair
“Amore.
Amicizia.
Tristezza.
Disperazione.
Sei
cresciuto per
diventare proprio un bellissimo esorcista, Allen Walker.”
Le
parole giungono ovattate, lontane, appena percettibili.
Suoni
disgiunti. Rumore bianco, anzi. Incolore.
Allen
è a terra, supino, ha paura; la testa gettata
all’indietro, gli occhi sgranati:
quell’uomo sta facendo qualcosa alla sua Innocence,
e lui no, non vuole gli venga sottratta.
Non di nuovo.
Il
dolore è concentrato, denso, gli appanna le iridi
d’argento come un respiro
caldo su di uno specchio oltre la cui superficie le immagini si
smarriscono,
vaporizzando in molecole invisibili, trasparenti.
E’
la fine?
No.
Non
può esserlo.
D’improvviso,
una luce.
D’improvviso,
una porta.
Farfalle
meccaniche.
Picche,
cuori, fiori e quadri. Alati.
Colori
traslucidi nel buio.
-Sei
nei guai… Ragazzo?
Viola,
Nero.
Così.
Commuoventi.
E
c’è di nuovo rumore.
Suono.
Musica.
E’
il Piacere che la sente, quella musica che non sentiva da tanto, la
ascolta. Ne
gode e ne spasima, ne impazzisce.
Gli
piace, da morire.
Forse, forse, la ama.
Certamente,
non riesce a farne a meno.
E’
la voce del suo esorcista,
è il suo esorcista che
geme.
Sono
i suoi battiti.
Thump…
Thump…
Thump.
A
Tyki Mikk piacerebbe contare ciascuno dei battiti per minuto di quel
cuore
piccolo e intrepido, perché ciascuno dei battiti di Allen
gli appartiene e gli
apparterrà per sempre.
E’
lui che ha il privilegio di manipolare ogni cosa del Creato. Ed
è lui che –s’illude-
decide fino
a quando quei battiti dureranno, fino a
quando saranno liberi di sciogliersi da sistole e diastole, scollegarsi
da quel
semplice e muto meccanismo per diventare musica.
Tyki
si volta verso di lui, le iridi ambrate si colmano di
quell’immagine, la retina ne trabocca,
accecata.
Allen
ansima, trema fra le braccia di Road Kamelot, un adorabile, lieve
rossore gli
imporpora il dorso del piccolo naso all’insù, le
lunghe ciglia albine fluttuano
per impedire alle lacrime di districarsi bagnando inutilmente il
dolore, il
respiro decelera poco alla volta.
I
battiti per minuto diminuiscono, ma il Piacere non riesce proprio a
contarli.
E’
troppo impegnato a contare i propri, stranamente accelerati, selvaggi,
folli.
Si
da dello stupido da solo quando uno sciocco pensiero gli balena di
colpo in
testa: il pensiero che gli sarebbe piaciuto, in fondo, essere lui a
consolare –abbracciare- il
suo ragazzino. Che
adesso ricambia il suo sguardo, scosso, stremato, spaurito.
Coi
suoi occhi argentati. Il viso arrossato. Le labbra tremule. Le catene
ancora
attorno alle piccole caviglie pallide.
In
fondo è stato lui ora a salvarlo, magari si è
guadagnato il suo perdono per
quella volta, pensa ironicamente Tyki, smarrendosi nel suo sguardo
innocente, irresistibile,
inconsapevolmente provocante.
E
‘fanculo.
Allen,
stavolta, non ha neppure chiamato il suo nome.
Non
sa perché, né lo vuole sapere.
Ma
la cosa lo scazza alquanto, mentre pensa ai mille modi in cui potrebbe
costringere il suo piccolo esorcista ad urlare dieci, cento, altre
mille volte
il proprio nome.
Uno
di quei modi, però, scopre gli piace, molto più
degli altri
novecentonovantanove, quanti devono essere ora i battiti del suo cuore
in un
minuto al pensiero di Allen, sotto di
sè.
Owari
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