Nick: Joy
Titolo: Scheletri
Pietra scelta: Corallo
Parola chiave: Scheletro
Fandom: The Vampire Diaries
Genere: Malinconico
Rating: Arancione
Avvertimenti: One-shot
Introduzione/NdA: (-Cosa
hai scoperto, Damon?-
-Niente.-
le rispondo.
Mi
guarda e capisco che non mi ha creduto, neanche per un istante.)
Post 2x04.
-Perché
siamo qui, Damon?-
Impazienza
nella sua voce.
Katherine
non ha mai amato giocare, seguendo regole che non fossero le sue.
Accendo
la torcia.
Lei
avanza verso di me con studiata naturalezza.
Ombra
e luce si rincorrono sul suo viso, creando maschere grottesche dove ho sempre
visto soltanto bellezza.
Pelle
d’alabastro e labbra scarlatte.
-Siete
bella, Katherine.-
-E
voi galante, Signor Salvatore.-
I
ricordi mentono.
… O
forse sono io che desidero farlo.
La
osservo, concedendo alla mia mente il lusso di vagare attraverso labirinti che
sarebbe preferibile lasciare inesplorati, ma lei incrocia le braccia al petto e
inarca le sopracciglia.
Pretende
una risposta.
Sorrido
e rimango in silenzio.
Provo
un malsano piacere nel provocarla…
Sbuffa,
ostentando noia per nascondere lo sguardo circospetto.
Cela
molti segreti, questo l’ho sempre saputo.
Occhi
neri come la notte.
… E
altrettanto misteriosi.
Mi
arrendo più in fretta di quanto avessi previsto.
-Viviamo
in un mondo popolato da demoni, disse una volta mio padre.- e la mia voce,
nel riportare le sue parole, risuona lugubre.
Lei mi
guarda e non commenta. Appoggia la schiena alla parete di pietra, in attesa.
È il
suo modo di ringraziarmi per non aver indugiato nel silenzio.
Ed è
più facile parlare, così.
-Ma il
mio- riprendo. –Il mio è sempre stato popolato da scheletri.-
***
Il
bosco odorava di terriccio umido, mi ricordò una tomba.
Mi
trascinavo avanti, passo dopo passo, fradicio di pioggia e scortato dal mio
sinistro esercito di alberi spogli.
Li
osservavo dimenarsi in pose agonizzanti.
Ombre
contorte.
Scheletri.
I loro
bracci adunchi mi additavano, quasi a volermi maledire perché ero ancora vivo.
La
febbre mi divorava.
Avevo
trascorso la notte in una trincea improvvisata, in compagnia dei miei compagni,
morti.
Il mio
migliore amico, mi aveva fissato per lunghissimi istanti, con sguardo
disperato, prima di andarsene.
-Addio…-
era riuscito a sussurrare.
La
stretta della sua mano sul mio braccio non si era allentata neanche dopo.
Vedevo
i suoi occhi ovunque guardassi, erano rimasti aperti.
La
colpa divenne insopportabile pensando a quanti erano andati incontro alla
stessa fine per mano mia.
Quella
mattina, poco prima del sorgere dell’alba, abbandonai l’accampamento.
Il
rimorso era l’unica cosa che restava della mia martoriata umanità, mi convinsi
che se fossi rimasto l’avrei persa del tutto.
Viaggiai
quasi sempre col buio e il mio cammino divenne una notte senza fine, popolata
da incubi.
Teschi
ghignanti.
Morti
uccisi da me e amici, che mi stringevano le braccia con dita scheletriche.
Persi
totalmente la ragione.
Confusi
la foresta spoglia, con i campi di battaglia. Persino il sentore autunnale del
bosco mi parve quello malsano della morte.
Udivo
grida disperate ogni volta che un animale notturno prorompeva in richiami. Di
tanto in tanto parlavo farfugliando alle ombre, senza sapere se fossero ostili
o amiche.
E alla
fine, mi sentii sollevato constatando che non c’era più alcuna logica nella mia
mente.
Forse
la follia mi avrebbe donato la pace.
Arrivai
alla ferrovia e mi gettai tra i moribondi, che tornavano a casa per morire.
Nessuno si preoccupò di controllare i miei documenti.
Il
medico scosse la testa, dopo avermi visitato.
-Povero
ragazzo…- mormorò con tono funereo, mentre se ne andava.
Forse
stavo morendo davvero.
Lo
credevo.
… E lo
desideravo, anche.
Quando
il treno giunse a Mystic Falls, ebbi la forza di andarmene senza dare
nell’occhio.
Essere
a casa mi restituì parte della ragione e con essa, nuovi incubi.
“Mio
figlio, un disertore!” tuonava la voce di mio padre nella mia mente.
Sicuramente
mi avrebbe preferito morto.
Ancora
una volta mi ritrovai a credere nella pace di quell’alternativa.
Vagai
senza meta una notte dopo l’altra, come avevo fatto all’inizio della mia fuga,
chiamando a farmi compagnia soltanto il rimorso, la paura e gl’incubi.
Avevo
guardato in faccia la morte per svariati mesi, ma non ebbi il coraggio di
affrontare mio padre.
“Codardo!”
lo sentivo gridare.
E
avrebbe avuto ragione.
Così
andai da mia madre.
Da
diciassette anni riposava nel cimitero della città che aveva amato.
Era
morta dando alla luce mio fratello.
La
ricordavo a malapena.
Rimasi
con la schiena appoggiata alla sua lapide anche quando iniziò a piovere.
Una
madonna di pietra, dalle mani giunte, a vegliare dall’alto il mio respiro.
Mia
madre.
Mi
sforzai di tenere gli occhi aperti per non dormire e non sognare, questo lo
ricordo nitidamente.
Ma
quando un uomo comparve tra le lapidi del cimitero, mi convinsi d’aver ceduto
al sonno.
Non
ero più in grado di distinguere la realtà dall’incubo.
Mi
afferrò per le spalle, scaraventandomi sotto la cappella di famiglia dei Fell.
Lì il
terreno era asciutto.
-Mi
servi vivo, ragazzo.- disse con voce da sepolcro.
Mi
spinse ancora, con forza incredibile, finché rotolai giù dalle scale di pietra,
fino alla cripta.
-Vivo…-
ripetei tra me e sorrisi amaramente.
Non
sarebbe stato divertente torturare un uomo morto.
Ma non
m’importava, forse lo meritavo.
Mi
congedai in silenzio dall’orrore della mia esistenza, con pochi rimpianti.
Sentii
la cadenza dei suoi passi sulla pietra e percepii un vago sentore di legna
tagliata e fumo dolciastro, poi la sua mano mi afferrò la gola.
Sognai
ancora, credo.
Vidi
una collina innevata e una ragazza che danzava incantevole, agitando i boccoli
scuri.
I suoi
piedi lasciavano piccole impronte sulla neve soffice.
Le
vidi il viso, le labbra sensuali piegate in un sorriso dolce, la testa
inclinata.
Protese
le mani verso di me, al polso portava un braccialetto di corallo.
Rosso
intenso sulla pelle candida.
Poi
un’ombra scura si rivelò alle sue spalle.
Scomparve.
Sentii
il rumore tintinnante di un oggetto che cadeva.
Il
buio si prese tutto ciò che rimaneva.
-Damon?-
Mi
svegliò, dopo un’eternità, la voce di mio fratello.
Aveva
un tono preoccupato, familiare e la mano che teneva sul mio collo era calda.
-Come
mi hai trovato?- farfugliai.
-Impronte.-
rispose lui serio. –Dalla tomba di nostra madre a qui.-
Chiusi
gli occhi.
Ricordavo
poco della notte precedente.
Immagini
sfocate di ombre tremule.
Madonne
di pietra dai sorrisi inquietanti.
… E
scheletri sepolti sotto la neve.
Confusi gl’incubi, li sovrapposi, stipandoli uno sopra
l’altro, in modo che occupassero meno spazio possibile nella mia memoria.
Volevo dimenticare.
Stefan mi aiutò a mettermi in piedi.
-Andiamo a casa.- disse, chiudendo la morte alle mie
spalle.
***
Katherine mi osserva ancora, appoggiata alla parete di
pietra, ma nel suo sguardo, adesso, vedo qualcosa di diverso.
Ha a che fare con il logorio della stanchezza.
È sfinita, dentro.
Lo sospettavo e ora ne ho la conferma.
Anche lei ha il suo personale esercito di scheletri.
Ma non proverò compassione…
-Questa cripta non è cambiata molto negli ultimi
centoquarantacinque anni.- constato invece con tono leggero, guardandomi
intorno.
Lei mi fulmina con lo sguardo.
-Cosa hai scoperto, Damon?-
-Niente.- le rispondo. –Fu solo un sogno.-
Mi guarda e capisco che non mi ha creduto, nemmeno per un
istante.
-Sono sempre stato convinto d’aver sognato.- riprendo
passeggiando distrattamente. –Fino a stasera.-
È tesa e inquieta.
L’aria è fredda, qua sotto.
-Non l’hai notato?- le chiedo. –Si percepisce chiaramente,
di tanto in tanto.-
Resta immobile.
Mi tolgo la soddisfazione di pormi di fronte a lei,
l’indice sotto il suo mento. –È odore di legna tagliata e fumo dolciastro,
Katherine.- sibilo.
Non risponde.
Sollevo l’altra mano, chiusa a pugno e l’apro di fronte a
lei.
Sul palmo c’è un piccolo braccialetto di corallo.
-L’ho trovato solo ora.- chiarisco. –Nel punto in cui
cadde e dove è rimasto celato per centoquarantacinque anni.-
Rimane rigida.
Forse è sconvolta, non so.
Non ho mai visto lei spaventata, ma conosco quello
sguardo.
Sgomento.
Paura.
Rassegnazione.
Chiunque la stia cercando, sapeva dove si trovava allora.
… E certamente lo sa anche adesso.
Indietreggia, appoggiandosi alla tomba di Honoria Fell.
Non mi guarda più.
Fissa la pietra funebre di una donna che molti anni fa le
dava la caccia. Adesso so che non era l’unica.
-Da chi stai fuggendo, Katherine?- mormoro.
Lei sorride lisciando il marmo gelido.
-Vorrei essere io.- dice. –Lo scheletro in fondo a questa
tomba.-
FINE.
Questa
storia si è classificata seconda al contest “Magic Stone” indetto da
ForgottenSnow e portato a termine da Marta86.
Grammatica
e Sintassi 10/10Perfetta
e impeccabile. Nessuna correzione da farti notare.
Stile 8/10Il tuo stile per questa storia è stato semplice ma hai trovato
il modo per rendere il racconto enigmatico e pieno di suspence. Frasi non
ricercate ma comunque piene di tensione e introspezione. Sei riuscita a tenermi
incollata fino alla fine con il fiato sospeso e a mantenere nella giusta dose
la suspence. Bravissima.
Originalità 9/10Mi è piaciuta molto la parte riguardante il passato dove
hai descritto le esperienze di Damon. Ti dirò che non mi aspettavo che Damon
avesse un passato drammatico ma l’hai dipinto così bene che non posso che farti
i complimenti per la tua inventiva e originalità. Anche la parte del presente
rispecchia bene l’atmosfera del telefilm: sei riuscita ad essere enigmatica e
mai scontata come se tu avessi scritturato un episodio. Complimenti
Caratterizzazione dei personaggi 9,5/10Hai caratterizzato benissimo i
personaggi e hai rispettato pienamente l’IC. Mentre leggevo, pensavo “Cavolo,
sono proprio loro!” oppure “Lei farebbe così/Lui si comporrebbe in questo
modo”. L’unica parte in cui mi è sembrato che non fosse Damon a parlare è
quando viene ritrovato dal fratello e gli chiede come abbia fatto a trovarlo:
ecco lì, personalmente, me l’aspettavo più ironico, ma forse perché ho una
visione differente del personaggio dalla tua e, anche se in quella parte era
umano (spero di aver interpretato bene!), credevo che il carattere del
personaggio restasse uguale. Anche i personaggi secondari li ho riconosciuti
subito e li ho compresi: il babbo che penserebbe al figlio come disertore,
Stefan che lo aiuta sempre e l’uomo misterioso dall’odore dolciastro che non
sono riuscita a identificare (o era una tua invenzione?) ma che mi è sembrato
davvero reale.
Contestualizzazione della parola da usare 10/10 Punteggio pieno. Il
corallo è stato utilizzato sia nella parte presente che nella parte passata (e
anche qui, illuminami se sbaglio!) e mi sono piaciuti le due differenti
interpretazioni che hai dato alla parola scheletri, chiave della tua storia. La
prima è gli scheletri della cripta dove Damon e Katherine si trovano all’inizio,
la seconda è Damon che ci rivela attraverso le sue riflessioni i suoi scheletri
nell’armadio. Ed è stato davvero toccante come gli alberi si trasformino in
scheletri deformi attraverso i ricordi contorti di Damon.
Gradimento personale 3,5/5Devo dire che la tua storia è stata una delle
prime che ho letto e senza aver visto prima il telefilm. E mi è piaciuta. Dopo
aver finito di vedere fino al punto che mi hai consigliato, l’ho apprezzata
ancora di più. Tuttavia, ho fatto fatica a comprenderla in alcuni punti e
ancora adesso penso di non essere stata capace di interpretarla bene. Ma la
storia è comunque molto bella e piena di suspance.
TOTALE: 50/55