Il bosco era immerso nella quiete pomeridiana,
piena soltanto dei suoni naturali di alberi e animali selvatici.
Sul piccolo lago era affacciata una capanna di assi di legno, semplice,
con il tetto di paglia e solo una finestra, la si sarebbe potuta dire
formata da una sola stanza, e nemmeno tanto grande.
I raggi obliqui mandavano bagliori dorati sulle cime degli alberi e
sull'acqua, inzuppando ogni cosa dei colori che fanno da preludio al
rosso del tramonto, facendo sembrare l'intero paesaggio immerso in una
bolla scintillante e sospesa nel tempo.
Un sasso venne lanciato nello specchio d'acqua con una discreta
potenza, producendo spruzzi e una serie di cerchi concentrici, che si
allargarono sempre di più.
La ragazza alzò gli occhi, illuminati dai raggi del sole di
bagliori dorati, che tuttavia non riuscivano a smorzare del tutto il
loro colore nero, che sembrava nato dalla stessa oscurità.
-Chi sei?- parlò con voce sicura e ferma, fissando un punto
imprecisato nel mezzo degli alberi.
Ne uscì una ragazzina impacciata, infagottata in un lungo
kimono, con occhi dorati e una grossa stella nera in fronte.
-Di', akuma, mi credete scema per caso?- ringhiò la
proprietaria della capanna, mentre fra le sue mani compariva un oggetto
rotondo simile ad uno specchio, al cui interno però non si
scorgeva alcun riflesso, ma solo un buio totale e profondo.
-Mi manda Cross Marian- quel nome fece scattare qualcosa nella ragazza,
che abbassò lievemente l'arma, sempre cauta -che cosa vuoi?-
sibilò, fissando l'akuma in cagnesco.
-Vuole che veniate da lui- rispose quella, senza fare una piega. Ovvio,
era una macchina senza emozioni, pensò l'esorcista con
disprezzo: come poteva pensare che provasse qualcosa nel vedere la sua
ostilità?
-Ha! Se vuole vedermi digli di alzare le chiappe dai suoi inutili
esperimenti e dalle sue missioni astruse. Io da qui non mi muovo-
sbottò, mentre lo specchio scompariva come se non ci fosse
mai stato.
-Si, immaginavo che avresti dato una risposta del genere. Vai pure, tu-
la voce secca del Generale fu seguita dall'uscita dal folto degli
alberi di un uomo alto, con lunghi capelli rossi e una maschera a
coprirgli metà del viso. Sul volto era stampato un sorriso
beffardo. L'akuma si ritirò.
La ragazza sbuffò, fissando la superficie del lago che a
quel punto era tornata intatta, riflettendo il paesaggio circostante.
Il colore dei raggi era ormai mutato, e l'intera boscaglia era
attraversata da una luce rosata diffusa, a tratti rossa come il sangue,
quando il sole riusciva a raggiungere un punto ben definito.
-Beh? Adesso rifiuti pure gli inviti a cena?- l'uomo si sedette di
fianco a lei, che non fece una piega.
-Che cavolo vuoi? Mi sembrava di essere stata chiara, l'ultima volta-
sbottò con malgrazia -non aiuterò l'Ordine,
voglio solo vivere in pace- le sue mani afferrarono un coltello da
caccia e iniziarono ad affilarlo su una pietra lì a fianco,
che evidentemente ne aveva visti passare molti altri.
Cross la osservò di sottecchi, e non potè non
pensare che nel suo aspetto così emaciato e intriso di
solitudine vi fosse qualcosa di incredibilmente attraente.
Era così magra che quasi scompativa nella veste nera che le
arrivava fino alle caviglie, e che le copriva il capo con un cappuccio
pesante. L'unica parte chiaramente visibile di lei erano gli occhi, il
cui nero faceva sembrare sbiadita anche la trama del tessuto che la
avvolgeva.
Spinto da chissà quale impulso, alzò una mano e
le tolse il cappuccio, accarezzandole il viso.
Una cascata di capelli bianchi, luminosi, che contrastavano talmente
tanto con l'oscurità della sua figura da far male agli
occhi, le piovvero sul viso e sulla schiena, dritti e liscissimi.
Sembrava quasi una creatura di un altro mondo, pensò.
La ragazza poggiò il coltello di fianco a sè con
un sospiro, poi piantò quei pozzi d'ombra dritti nei suoi
occhi, che ci sprofondarono dentro senza alcun ritegno.
Le dita sottili di lei afferrarono il bordo della maschera e gliela
strapparono dal viso con violenza, gettandola a terra, rivelando un
occhio scuro quanto i suoi, differente dall'altro, color nocciola, che
adesso la fissava con un'espressione quasi sofferente.
-Che cosa vuoi, Marian?- mormorò piano.
Spostò il viso vicinissimo al suo, guardandola in ogni
dettaglio: in effetti era vero che si somigliavano, e non solo per quel
colore dell'iride. Avevano la stessa espressione stanca e beffarda al
tempo stesso stampata in volto, quasi deridessero la vita e tutti
coloro che si affannavano a viverla; avevano lo stesso carattere schivo
e orgoglioso, che in Marian si era tradotto in un'ostentazione di
sicurezza e in lei in un desiderio di venire inghiottita dalle tenebre
che il dono maledetto dell'innocence le aveva dato il potere di
controllare.
-Non voglio lasciarti sola- disse -non posso- lei sbottò in
una risata sarcastica -ma come? Il Generale Marian Cross, noto a tutti
come il peggior donnaiolo, scansafatiche e alcolizzato dell'intero
Ordine che si preoccupa per me?- lo guardò gelida -ma fammi
il favore. So cavarmela perfettamente da sola, non ho proprio bisogno
delle tue paturnie- disse acida.
-Perchè fai così?- l'uomo non aveva alcuna
intenzione di demordere.
-Perchè? Marian, siamo fratelli, nel caso te ne fossi
scordato. Io sono tua sorella!- sibilò scocciata -non
può funzionare, non così, non ora. Poteva,
finchè non l'abbiamo scoperto, ma non adesso-
mormorò abbassando gli occhi.
-Non è detto che non ci sia rimedio...- fece lui
accarezzandole una spalla, ma la ragazza lo scansò
bruscamente.
-Smettila. Non toccarmi- gli ringhiò contro -non sfiorarmi
mai più, nemmeno con un dito, se ti è cara la
pelle- quel paesaggio idilliaco sembrò offuscato
dall'oscurità che trapelava dalla figura di lei.
-Non c'è rimedio, non c'è. Io sono condannata, e
per qualcosa che non ho chiesto di avere- concluse seccamente
-finirò inghiottita, quando la mia resistenza
finirà, e voglio morire sapendo di non aver contribuito al
prestigio dei miei assassini- la sua voce era dura, atona,
impenetrabile.
-Aster...-
-Non chiamarmi così!- gridò, alzandosi
violentemente in piedi -non voglio quel nome, non ne voglio nessuno,
voglio solo essere lasciata in pace e che il mondo si scordi della mia
esistenza!- l'uomo si alzò a sua volta, fece due passi e la
strinse fra le braccia così forte che non ci fu modo per lei
di divincolarsi.
-L'Ordine può proteggerti. Lì sanno come fare, e
io non ci metterò piede, se tu non vorrai, ma ti prego,
va’ da loro- disse deciso –Komui non è
il tipo che tu credi. Non è stato lui che l’ha
deciso- ma la ragazza lo allontanò con un brusco spintone,
voltandogli le spalle.
-Io non mi muovo di qui. L’Ordine dovrebbe già
ringraziarmi abbastanza per non essermi unita al suo nemico-
mormorò sottovoce.
-Aster…- riprovò lui, ma la punta del coltello
arrivò fulminea pericolosamente vicina al suo occhio.
-Ti ho detto- sussurrò minacciosa, fissandolo –di
non chiamarmi così. Se non sai usare altri nomi, non
chiamarmi affatto- gettò a terra l’arma e volse
ostinatamente la testa verso il laghetto, ormai privo di ogni luce, un
abisso gelido quanto quello che Marian scorgeva negli occhi e nel cuore
della ragazza.
-Io parto- sospirò –non ci vedremo per un
po’- lei tacque, quindi continuò –a dire
il vero, non so se ci rivedremo affatto- pensò alla sua
missione, e a ciò che ne sarebbe inevitabilmente seguito, e
concluse che sarebbe stata una fortuna se ne fosse uscito vivo.
Quelle parole sortirono un qualche effetto.
La ragazza si girò nuovamente a guardarlo, uno sguardo
spento –e dove vai?- chiese, le labbra incurvate in un
sorriso che i suoi occhi non appoggiavano –dove ti mandano,
stavolta? Che modo hanno escogitato per farti fuori, Marian?-
sussurrò.
Il Generale la guardò con un misto di preoccupazione e
stizza: se fosse rimasta lì, avrebbe finito per impazzire
sul serio, pensò. Ma non voleva essere aiutata, lo capiva
chiaramente.
Voleva soltanto lasciarsi morire, e tutto per colpa sua.
-Mi mandano a spiare il Conte, a cercare i suoi seguaci, cose
così- buttò lì in tono frettoloso
–niente, alla fine ero venuto solo per dirti questo. Ma non
sembra che ti importi molto se mi faranno secco o meno- disse
aspramente.
-Esatto- mormorò lei, senza neppure guardarlo.
Quell’unica parola gli fece più male di tutto quel
dialogo senza senso.
Non disse più niente, imboccò il sentiero da cui
era venuto e sparì nell’oscurità.
Allora, e solo allora sul viso della ragazza qualcosa
cambiò. Una sottile breccia
nell’oscurità rivelò lo scintillio di
un dolore sopito sotto strati di gelo.
Una lacrima, una sola, le scivolò lungo la guancia pallida.
Note dell'Autrice:
Ok, a chi adesso teme che non smetterò mai di pubblicare
fanfiction do perfettamente ragione! XD
Fatemi almeno spiegare in due righe il perchè di questa
proliferazione: avevo un bel po' di OC nel cassetto da quando ho
iniziato a leggere d.gray-man, e innescati dal primo (e più
importante) mi sono venuti fuori tutti. Nonostante abbia anche una
grande passione per lo yaoi, ve lo risparmio, perchè sono
assolutamente negata a scrivere una storia yaoi mantenendo IC i
personaggi. Già con queste ho dei grossi problemi, come chi
ha letto le mie precedenti avrà già ampiamente
notato XD
Forse qui mi salvo, dal momento che il carattere di uno dei personaggi
che svilupperò di più si adatta bene alla
situazione... ma non vi dirò altro, perchè il
pairing stavolta lo scoprirete solo mano a mano che va avanti la storia
u.u
Non so esattamente il perchè, ma sono affezionata a questo
OC. Questa fanfiction l'ho scritta piuttosto velocemente e non
è ancora conclusa, eppure mi sta decisamente appassionando.
Ah, a proposito: io ho messo rating giallo, però potrebbero
esserci scene un po' tragiche... dal momento che non ho molta
dimestichezza con i rating, se qualcuno leggendo pensasse che sia
necessario alzarlo ad arancione me lo dica!! Grazie *_*
Non so con quanta regolarità potrò aggiornare,
dal momento che per l'appunto non è ancora finita e saranno
probabili (anzi, certi) nuovi inserimenti all'interno della storia
principale... in ogni caso, pubblico intanto questo primo capitolo
sperando che un po' vi incuriosisca e VI SCONGIURO di commentare (con
l'altra la disperazione ha funzionato, coraggio, non mi smentite XDXD)!
>_>
Ok, smetto di tediarvi con queste inutili
note, spero di non dovermi suicidare per concludere questa fanfiction e
torno a scriverne un altro po' XD
A presto! ^_^
Bethan
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