Partecipante
al “The Fours Elements Challenge” con la tabella
Aria (che potete
trovare nella mia pagina personale) e che potete raggiungere
cliccando sul banner qua sotto.
Anche
questa fa parte della serie “Pensieri di un ragazzo
innamorato”
Spero
vi piaccia
*°*
Raccolta
06
Prompt
Brezza
*°*
Cammino
senza meta sul lungo mare della Baia di Tokyo. E' scesa la sera e una
leggera brezza che sa di mare, di salmastro e di salato, mi circonda
completamente.
Osservo
la distesa di acqua quasi completamente piatta, appoggiandomi con la
schiena ad un muretto di protezione.
Sospiro.
Era
veramente tanto tempo che non avevo un po' di tempo per fare pace con
i miei pensieri, per stare un po' con me stesso.
L'oscurità
è avvolgente. Non si riesce a distinguere il cielo dal male.
E'
piacevole.
Anche
perché non c'è assolutamente nessuno oltre a me.
Il
silenzio e la tranquillità a volte mi manca. Ogni giornata
è piena
di impegni fra registrazioni, live, impegni personali con i drama o
altro ancora.
Il
vento mi scompiglia i capelli, sfiorandomi delicatamente la pelle
scoperta. Le gambe e le braccia iniziano sentire un po' di freddo, ma
non mi va di muovermi.
Si
sta troppo bene.
Rimarrei
qua per delle ore.
Il
silenzio.
Sospiro
di piacere, chiudendo gli occhi e piegando la testa all'indietro.
All'improvviso
un cappotto si appoggia sulle mie spalle. Sussulto, girandomi di
scatto.
Davanti,
accovacciato sulle gambe sul muretto accanto a me, Ohno mi saluta
sorridendo.
«
Ehi. Hai freddo, perché non ti sei portato un giacchetto?
»
«
Riida! » esclamo ricambiando il sorriso « Non
pensavo di rimanere
fuori a lungo. » torno di nuovo appoggiato al muro,
stringendomi nel
suo cappotto caldo.
«
E' sempre così. » ride, divertito « Tu
esci e non si sa mai quando
torni. Sei proprio abitudinario. Sono più di dieci anni che
ti
conosco e quando vuoi stare da solo vieni sempre in questo punto
della Baia di Tokyo. »
Il
mio sorriso si fa più amaro, quasi doloroso. Il mio sguardo
si perde
nell'oscurità del mare, sperando che inghiotti i ricordi
spiacevoli.
Non
ho mai mai detto perché vengo qua a Riida.
A
dir la verità, lui non me lo ha mai chiesto. Io non mai
sentito la
necessità di dirglielo.
Lui
è molto riservato. E gli piace dimostrare verso gli altri la
stessa
riservatezza. Il suo non chiederti nulla su quello che fai o su
quello che provi, è sempre apparso come sintomo di
menefreghismo.
Ma
noi che lo conosciamo bene, sappiamo invece che è
tutt'altro. Anzi,
a volte nonostante sia l'ultima persona che lo voglia fare,
è il
primo a preoccuparsi per noi.
Quando
viaggiamo, prima di partire ci chiede sempre se abbiamo dietro tutto
quanto, se ci manca qualcosa, se deve far arrivare in fretta un
qualche oggetto che abbiamo dimenticato.
Ci
chiede se abbiamo tutte le medicine contro il mal di macchina o il
mal di mare.
Insomma.
Si preoccupa sempre per noi, forse anche troppo.
Noi
quindi sappiamo di poterci sempre fidare di lui, sempre, in ogni
momento e in ogni occasione.
Alzo
lo sguardo verso di lui. Anche Ohno sta guardando il mare ed
è
rimasto in silenzio, rispettando la mia necessità di pace.
Ogni
volta che vengo qua, i ricordi meno piacevoli si accavallano. E qua
riesco comunque a fare sistemazione nella mia mente.
«
Qui è stato quando mio padre mi ha detto che avrebbe
lasciato mia
madre. » esordisco all'improvviso.
Satoshi
mi guardando, stupito. Ma rimane comunque in silenzio. Ormai mi
conosce. Sa che posso rivelargli tutta la storia, così come
posso
chiuderla qua.
Quindi
mi aspetta.
«
Avevo undici anni quando hanno divorziato. Mi ha portato qua
perché
sono sempre stato affascinato dal mare. A volte, durante l'estate,
venivamo qua tutti insieme. Io, lui, mia madre e mia sorella.
Sembravamo una famiglia normale visti dall'esterno. Invece i miei
genitori litigavano spesso. Non facevano altro. »
Ohno
annuisce, lentamente, sedendosi sul muretto. Appoggia un braccio
intorno alle mie spalle e stringendomi a sé.
Appoggio
la testa sulla sua spalla, sospirando pesantemente.
«
Sono felice che tu me l'abbia detto. » dice solo.
«
Sì, anche io. » mormoro piano.
Non sono sicuro se mi abbia
sentito o meno, ma non m'interessa. Il suo braccio continua a
stringermi a sé, come a volermi proteggere da questo passato
oltre
che dal vento che si è alzato.
«
Ah, ti amo troppo. » esclama all'improvviso Satoshi.
Lo
guardo, cercando di capire.
«
Andiamo a casa. Ti ho comprato un videogioco oggi pomeriggio. Sai,
passavo per Shibuya mentre accompagnavo mia sorella e i miei nipoti a
comprare dei regali, e appena l'ho visto ho pensato subito a te.
»
Rido,
all'improvviso.
«
Allora dai, andiamo a casa. Domani non dobbiamo lavorare, possiamo
finalmente dormire un po' di più. »
Lui
annuisce, soddisfatto. Scende dal muretto e mi prende la mano,
stringendola fra la sua.
Guardo
le nostri mani unite e sorrido.
Sì,
questo posto riesce sempre a farmi dimenticare e sistemare i problemi
nel mio passato.
Fine
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