Salendo dal pozzo si veniva
accolti da una natura in festa, uno spettacolo che raramente Kagome poteva
ammirare nella sua sovraffollata città. In quei giorni di primavera anche
l’erba che copriva la radura del pozzo sembrava più verde, gli alberi a momenti
sfavillavano, e i fiori si aprivano sgargianti, lasciandosi cullare dal vento.
Forse era proprio quell’allegria
silvana che spingeva Kagome ad andare sempre più spesso nell’era Sengoku, anche
più di prima. Poi, ovviamente, c’era anche InuYasha, ma purtroppo in quel
periodo era poco presente, poiché su consiglio del vecchio fabbro Totosai si
era recato su un’isola rocciosa piuttosto lontana per allenarsi su alcune
tecniche ausiliarie di Tessaiga. Il resto del gruppo avrebbe voluto seguirlo,
ma Totosai aveva spiegato che quell’isola era terra sacra, per cui non c’era il
rischio che Naraku lo attaccasse a tradimento, e quindi era meglio lasciare
InuYasha da solo, perché si potesse concentrare meglio sull’addestramento.
Ma quanto sarebbe durato ancora?
Era già quasi un mese che InuYasha era assente, ed era un’assenza che riusciva
ad offuscare il piacere della natura, in Kagome. Certo, c’era un motivo per
tutto questo, e l’addestramento avrebbe reso più sicuro il loro peregrinare, la
lotta contro Naraku, la stessa vita di InuYasha... ma quando i sensi si
risvegliano c’è poco da essere razionali, la solitudine circondata dalla gioia
è particolarmente pesante.
Tuttavia, non durò ancora a
lungo. Un giorno Kagome, uscendo dal pozzo, vide in lontananza InuYasha, che si
dirigeva verso di lei. Colma di felicità, non restò ad aspettarlo, ma inforcata
la bicicletta si lanciò pedalando verso il mezzo demone. Una volta arrivata,
notò che anche lui sembrava molto contento.
“InuYasha! Sei tornato!”
InuYasha, invece di rispondere,
la aiutò a scendere dalla bici, e appena furono una di fronte all’altro, la
abbracciò. Kagome non riuscì a dire niente, tanto era stupita da quello slancio
improvviso. Sentì chiaramente di essere diventata del tutto rossa in viso, e il
cuore le batteva all’impazzata. Cercò di superare l’imbarazzo parlando:
“Ma InuYasha... che ti prende?”
“Ti dà fastidio se ti abbraccio?”
“No, no! Anzi... ma di solito non
lo fai, come mai ora...? È successo qualcosa all’addestramento”
“L’addestramento non è ancora
terminato, infatti tra poco ritornerò sull’isola. Ma tutto questo tempo senza
vederti, non ce la facevo più, quindi ho preso una pausa e stavo venendo a
trovarti”
A sentire quelle parole Kagome
provò un brivido di felicità che le fece girare la testa. Macchinalmente, senza
quasi accorgersene, anche lei cinse le braccia intorno ad Inu, e lo strinse
stretto.
Restarono così per parecchi
minuti, poi InuYasha indietreggiò leggermente, la guardò con dolcezza in volto
e le accarezzò il viso.
“Hai un buon profumo, Kagome...
un profumo che mi fa dimenticare tutti i dolori del passato...”
“Dai, Inu...” balbettò lei,
spaventosamente imbarazzata.
“È la verità, se non ci fossi
stata tu forse mi sarei già arreso, sarei andato nel regno dei morti con
Kikyo... ma adesso per me sei tu la più importante”
“Davvero?” chiese Kagome non
credendo alle sue orecchie “Sono più importante io di Kikyo, per te?”
“L’ho capito adesso, e mi
dispiace di non averlo capito prima, ti avrei fatto soffrire di meno. Il
ricordo di Kikyo sarà sempre meraviglioso, ma... ma tu sei viva, sei qui, e
vuoi stare con me”
“InuYasha... io...”
Il mezzo demone le impedì di
continuare poggiandole un dito sulle labbra. Poi l’attirò a sé e la baciò.
Se Kagome non svenne, comunque ci
mancò poco. Si sentiva quasi sotto l’effetto di una droga leggera, il sapore di
quel bacio era dolcissimo, la lingua di InuYasha si muoveva con la leggiadria
di un amante gentile... e poco a poco anche lei iniziò a ricambiare, lo abbracciò
di nuovo, chiuse gli occhi e si abbandonò alla deriva dei sensi.
Quanto durò? Dieci, venti minuti?
Kagome non lo avrebbe saputo dire, erano momenti che sembravano interminabili,
ma quando si staccarono le parve che fossero durati solo pochi istanti. Avrebbe
voluto guardare negli occhi InuYasha, ma non ne aveva il coraggio, temeva di
risvegliarsi da quello che sembrava un bellissimo sogno... fu lui a spostarle i
capelli dal volto, e a guardarla affettuosamente.
“Era tanto tempo che desideravo
fare questo, Kagome... quando ero sull’isola e ti sognavo”
“InuYasha...”
“Io ti amo, Kagome”
L’aveva detto! Ma a quel punto
era troppo: da sempre InuYasha celava il suo affetto sotto l’apparenza ruvida,
scostante, impaziente, e adesso, in un solo giorno, l’abbraccio, le parole
dolci, il bacio, la dichiarazione... Kagome temeva che le scoppiasse il cuore
dalla felicità. Si staccò da Inu e corse via, nel pozzo, nel suo tempo, nella
sua camera, si rinchiuse e si gettò sul letto, a ripensare a quei momenti
meravigliosi, a quelli che sarebbero venuti in seguito, e alla loro vita
insieme, e a tante altre cose... e per una volta in vita sua sentì una gioia
che mai aveva provato.
Osservò Kagome allontanarsi
bruscamente da lui e correre via, verso il pozzo. Mentre la guardava, sentì
qualcosa premere sul fondoschiena.
“Beh, meno male, ha resistito
sino ad adesso”
Dai pantaloni spuntò la folta e
fulva coda. Kagome era tornata nel suo mondo, ormai anche lui poteva
“tornare”...
Shippo riprese il suo aspetto normale.
Imitare InuYasha così a lungo era stato faticoso, soprattutto doverlo imitare
mentre era così in tutt’altre faccende affaccendato... ma ne era valsa la pena,
no?
Il volpino si diresse verso la
capanna della vecchia Kaede, fischiettando allegramente.