Celeste

di Stray cat Eyes
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Scritta per il maravigghiosoh COW-T di maridichallenge, tra i cui partecipanti mi meraviglio ancora di essere stata inserita (Cavalieri forevvah!).
Prima settimana, seconda Missione, Prompt sereno, 360 parole per FDP.












[Celeste]





Non per suonare indelicato, ma... Certe volte, a star con Mitsukuni, l’appetito era il primo stimolo. Esattamente, gli veniva fame soltanto a guardarlo.
Era quasi imbarazzante e dirlo sarebbe stato da maleducati, ma ogni giorno Honey gli si presentava con quel suo costante profumo di dolci, gli occhi di cioccolata, le guanciotte color marshmallow, e pam!, gli si apriva un buco nello stomaco grande così. Ma questo quand’era piccolo.
Da bambini era facile, imbambolarsi con l’espressione seria seria davanti a suo cugino, e farsi venire l’acquolina in bocca soltanto ascoltandolo canticchiare di torte e coniglietti. Da grandi, e ammesso che ormai grandi lo fossero per davvero, la situazione cambiava appena - ma solo perché, dagli otto anni in poi, Takashi si era talmente assuefatto ai dolci e a qualunque cosa li riguardasse che, a quel punto, non gli facevano neanche più gola.
Da grande, con un principio di maturità e tutte le riflessioni simil-filosofiche che ne derivavano, per Takashi il viso di suo cugino smetteva di essere sinonimo di dolcissima ciambella formato coniglietto da proteggere e ammirare, e diventava, più semplicemente, un mondo di colori e luci che si accendevano di un sorriso, di quando in quando, scintillando a tratti come il sole che gioca a nascondino fra le tende fumose del suo cielo.
L’espressione di Mitsukuni era sempre un cielo azzurro, con qualche sbuffo di panna montata al posto delle nuvole, ed era un cielo così bello e prezioso che, a volte, lui aveva sul serio paura di distrarsi e perderlo, da qualche parte lungo la strada degli anni.
Eppure lui rimaneva così. Un sorriso di zucchero, sempre celeste, sempre allegro, sempre ugualmente prezioso. Forse lo sarebbe stato anche a vent’anni, e poi a trenta, e giù a quaranta e cinquanta.
Forse un giorno se lo sarebbe visto ancora accanto, come a quindici anni, in piedi nel cortile - con la carta di una caramella a filtrare l’immagine di un sole splendido, ma sfortunatamente inguardabile.
Gli avrebbe detto ancora “Takashi! Takashi! Guarda! Il mondo è tutto giallo, così!”, e lui avrebbe saputo che il cielo era ancora sereno.

E, davvero – con un po’ di fortuna e dolcetti, probabilmente avrebbe continuato ad esserlo per tanto, tanto tempo.

















Note.
Sì. Sì, lo so che quello che ho scritto è fondamentalmente e irrevocabilmente considerabile una grandissima cretinata, probabilmente anche la più ridicola della storia, ma... pazienza. ^^
Eppoi, Takashi è Takashi, e per me è un ragazzo adorabile, con o senza ambiguità in shounen-ai style. ♥







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