KWMS
Dopo
aver finito di vedere la prima serie di KWMS, l'Otaku che è
dentro di me ha preso il sopravvento e qualche giorno fa ha scritto
questa oneshot, nella speranza che possa strapparvi un sorriso.
Ovviamente Takumi/Misa.
Disclaimer: ovviamente
- e purtroppo - i personaggi qui presenti non sono miei e mai lo
saranno, scrivo questa fanfiction per puro divertimento.
Buona lettura,
Em
... ma è sbagliato.
Inizio
ad avere una crisi di nervi. Non una crisi leggera, di quelle che
passano se bevi un po' di thé caldo, no, ma una crisi di nervi vera,
isterica
e nevrotica.
Esattamente come sono io adesso.
Ho
una pila di fogli e foglietti da controllare e firmare, una seconda
pila di riviste sequestrate su cui devo mettere il sigillo o
direttamente, dar loro fuoco. E con “loro” non intendo di certo
le
riviste.
Sbuffo
e per la disperazione di dover rimanere a scuola, minimo un'altra
ora, scaravento la penna a terra e la osservo rimbalzare. È un
movimento così rilassante e un suono talmente idilliaco che per un
momento mi sembra quasi di sentire uno scampanellio.
…
Un
momento. Questo che sento è uno
scampanellio, e non lo sto immaginando. Sicuramente quelli del club
di musica sono rimasti oltre l'orario consentito per fare esercizio.
O qualcuno li sta usando senza il permesso. Sbuffo, alzandomi dalla
seggiola e camminando a passo di marcia verso la musica. Mi accorgo
solo quando arrivo ad un certo punto del corridoio che è un violino,
suonato talmente bene da farmi venire i brividi lungo la schiena. E,
nella mia vita, solo una volta l'ho sentito suonare così bene.
«Chi
diamin-»
Quando
apro la porta non mi trovo la stanza di musica ma tutt'altro,
addobbata come se fosse una splendida serra, mentre il profumo
floreale mi offusca per un secondo i sensi.
I petali di rose rosse sono sparsi sul pavimento e tanti altri fiori
sono appesi un po' ovunque. Al centro della stanza, vestito a regola
d'arte, c'è lui. Quel
dannato ragazzo che non fa altro che perseguitarmi. Quel dannato
ragazzo che non mi fa più dormire la notte. Quel dannato ragazzo che
vorrei abbracciare ogni momento, far stare vicino a me, ma che devo
allontanare... perché non posso
permettermi di stare male, perché so che
sa giocare. Non posso.
«U-Usui?»
Apre
gli occhi – fino a quel momento chiusi – per squadrarmi pochi
istanti. Ghigna, come fa sempre, ponendo fine a quella melodia che mi
ha incantata. Poggia il violino sul primo banco disponibile, e si
avvicina a me con passo felpato.
«Usui...
cosa stai combinando?» Domando, arrossendo lievemente.
Sbatte
le palpebre un paio di volte, infila le mani nelle tasche dei
pantaloni e inclina la testa verso sinistra.
«Credo
che tu sia l'unica persona a non saperlo, Ayuzawa.» Replica,
palesemente divertito.
«Cosa
dovrei sapere?» Domando, facendo un passo indietro quando lui si
avvicina pericolosamente.
«Sai
che giorno è oggi?» Chiede.
Ma
che domanda è?
«Martedì.»
Rispondo pacata.
Sorride,
scuotendo la testa.
«Quattordici febbraio,
Ayuzawa. San Valentino, hai presente? Quel giorno in cui tutti gli
innamorati passano la giornata insieme scambiandosi affetto e
coccole?» Mi sfotte, ridacchiando.
Inarco le sopracciglia,
osservando nuovamente la stanza. È per questo motivo che la stanza è
conciata così? Sta aspettando qualcuno, evidentemente, e si stava
esercitando con lo strumento quando l'ho interrotto.
«Mi dispiace di averti
disturbato.» Mormoro, improvvisamente molto fredda e con la
straordinaria voglia di andarmene via. E in fretta.
Lui mi guarda sbattendo le
ciglia, mentre i suoi occhi verdi mi trapassano da parte a parte.
Vorrei andarmene, voltargli le spalle e scappare lontano da lui, dal
suo “rifugio romantico” e dalla ragazza che probabilmente presto
arriverà. Ma come tutte le volte non ci riesco. Il suo dannato
sguardo è in grado di paralizzarmi.
«Io non credo che tu abbia
capito bene la situazione, Ayuzawa...» commenta, bloccandomi fra lui
e il muro dietro di me «... per chi credi abbia preparato tutto
questo?» mi chiede, serio.
Arrossisco, cercando di
spingerlo via. Quella sua dannata vicinanza... perché deve sempre
farmi questo effetto?
«Per una delle tue tante
ammiratrici?» mormoro a voce talmente bassa da non riuscire a
sentirmi realmente nemmeno io. Ma lui sì ed è per questo che ride
sommessamente. Mi sfiora una guancia, chinandosi sul mio volto ormai
in fiamme.
«Sei divertente, Misa-chan.
Davvero divertente... ma è sbagliato» sussurra ad un centimetro
dalle mie labbra.
«A-ah. Sì?» Il suo profumo
mi manda fuori di testa. Non riesco a ragionare né a spostarmi né a
fare qualunque tipo di altra cosa il mio sesto, settimo e ottavo
senso farebbe in una situazione come ques-
Poi le sue labbra sulle mie.
Sono l'unica cosa che sento. Mi bacia con forza, con urgenza quasi,
come se volesse farlo da così tanto tempo da non essere più
riuscito a trattenersi, ora.
«Buon San Valentino,
Misa-chan.» Sussurra a corto di fiato.
«Buon San Valentino, Usui.»
E
sulle sue labbra, di nuovo, per una volta, solo per questa
volta... sorrido.
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