PERSONAL
SPACE: di nuovo eccomi con un altro capitoletto di questa fic...
Come
sempre grazie millissime a Ally95 per la sua recensione, sempre
graditissima, e ti rispondo al grazie che mi hai mandato per aver
recensito la tua storia: figurati, è stato un piacere, e è scritta
talemnte bene che mi hai messo davvero dei brividi...ancora complimenti
^__^
Spero
continuerai a seguirmi.
GRazie
a anche a tutti quelli che anche sono leggono, se volete recensire, nel
bene o nel male, non siate timidi!
CAPITOLO 4 -WHO ARE YOU?
La vide arrossire un poco e poi, finalmente sorridere.
-Ti ringrazio. Puoi farti vedere?-
Dalamar scosse la testa, prima di ricordarsi di essere invisibile.
Prese una matita colorata e un altro foglio, per non rovinare il
disegno che aveva fatto.
"No" scrisse "ti brucerei gli occhi. E la mia voce ti assorderebbe"
-Che cosa sei?-
"Un angelo"
Marika guardò di nuovo verso di lui, come se davvero lo stesse
guardando negli occhi. Forse riusciva davvero a percepirlo. Il suo viso
mostrava segni di sorpresa e scetticismo, ma ovviamente doveva
concedergli il beneficio del dubbio.
-Un angelo...del tipo, ali, aureola, tutto paffuto?-
Dalamar inclinò la resta da un lato. Che? Paffuto?! Aureola? Bè almeno
sulle ali ci aveva preso.
"Ma che idea hai tu degli angeli?" Scrisse decisamente sorpreso e...sì,
anche indignato.
Marika sorrise e in fretta ma accuratamente disegnò un piccolo angelo
sull'angolo del foglio.
Oh mio Dio.
Ma sul serio?
Dalamar non poteva crederci, quasi gli veniva da ridere. O da piangere.
L'angelo che la ragazza aveva disegnato era un bambino grassottello con
la faccina simpatica seduto su una nuvoletta, due ali piccine piccine e
la faccia sorridente, nudo con un pannolino addosso.
Altrettanto velocemente disegnò quella che era una versione più
veritiera di lui e dei suoi fratelli.
Un soldato con grandi ali e una lama in mano.
"Rivedi le tue credenze"
Marika guardò il disegno, poi la scritta.
E scoppiò a ridere.
Aveva una bella risata, fresca. Metteva allegria.
-Quindi sei un soldato- commentò una volta recuperato il controllo. -E
hai anche un nome?-
"Dalamar" rivelò lui "Ma non chiedermi altro. Non potrei risponderti.
Non dovrei nemmeno essere qui" Aggiunse poi sinceramente. Non le andava
di mentirle. Sapeva che lei si prendeva cura di Kevin e per una qualche
ragione lui voleva che si fidasse. E perciò non doveva dirle bugie.
Lei rimase in silenzio per un po', poi annuì.
-Capisco. Questo è il tuo segreto. Stai aiutando Kev anche se non
dovresti, esatto?-
"Sì" scrisse dopo aver annuito ed essersi ricordato che lei non poteva
vederlo.
Quella ragazza gli piaceva, decisamente. Era sveglia e aveva del
coraggio. Comunque, non tutti sarebbero entrati di propria spontanea
volontà in una casa dove abitava un uomo violento solo per difendere un
amico.
-Kevin ha detto di averti visto però-
Ok, forse questo poteva rivelarglielo.
Con molta pazienza, rimpiangendo di non poterglielo spiegare a voce,
scrisse sul foglio una spiegazione breve ma chiara della situazione,
dei tramiti e delle persone speciali che potevano vederli nel loro
aspetto.
Marika lo guardò di nuovo, o, almeno, guardò quello che per lei doveva
essere nient'altro che una libreria, eppure il modo in cui catturò i
suoi occhi, lo fece di nuovo pensare
-Quindi è questo che vuoi da Kev? Il suo corpo?-
“No” rispose ancora una volta “Ero sceso sulla terra per prendere suo
padre, Kevin è stato...un imprevisto...”
-Vuoi Kevin ora come tramite?-
Troppe domande, troppe.
Un campanellino nella sua testa tintinnò, il segno che Castiel o
qualcun altro per lui lo stava chiamando
“Devo andare, ragazzina...”
-Tornerai?-
Sì, se non mi ammazzano e non mi scoprono. Disse dentro di sé in un
momento di estremo realismo.
“Lo spero” fu quello che invece scrisse “Prenditi cura di Kevin”
-Lo farò. A presto. E comunque... mi chiamo Marika-
|