Mer’n amava il mare.
Non erano stupende le sensazioni che donava
quell’immensità, quell’assoluto?
Poteva essere calmo o agitato, sereno o tempestoso, brumoso o un blu
così intenso da ferire gli occhi. E quella dolce brezza
mattutina che le scompigliava i capelli mossi?
Si, Mer’n adorava il mare.
Apprezzava particolarmente i porti, vivaci, pieni di gente
e… lucrosi.
I maggiori clienti di Mer’n erano infatti i frequentatori di
porti per eccellenza, i marinai.
Con i suoi abiti colorati e stravaganti e il cane sempre con
sé era una dei tanti erranti di quelle regioni, e si
definiva con orgoglio un’artista.
Eppure la Gilda dei Pittori non le andava molto a genio, la scultura
era faticosa, l’architettura qualcosa solo bello da
vedere… figlia di vagabondi, Mer’n aveva trovato
arte nel corpo stesso.
Era una tatuatrice, e con la sua lama incideva sui corpi imprese, voti,
speranze o semplici decorazioni; per la sua bella mano e
l’approccio molto schietto era abbastanza conosciuta nelle
regioni bagnate dal mare Bahtikka.
Cosa poteva essere più bello del diventare arte?
Nonostante fosse pronta a battersi per difendere le proprie opinioni,
Mer’n sapeva che le sue idee erano piuttosto di parte. La
gente comune evitava le persone tatuate, solitamente selvaggi, marinai,
circensi o peggio… stregoni.
-Ehi Mer’n!-
Narai era un giovane marinaio parecchio fortunato che nonostante
l’età e l’inesperienza aveva viaggiato
molto, e amava raccontare a Mer’n le meraviglie esotiche che
l’affascinavano.
-Naar! Da quant’è che sei tornato da Farun?-
-Ieri!-, rispose il giovane uomo tirando scherzosamente la ciocca
più lunga dei capelli di Mer’n.
-Ma sono sfinito, è tutto il giorno che ti cerco, e dato che
mi hanno dato un congedo piuttosto lungo pensavo di andare avanti con
il nostro progetto.-, aggiunse chinandosi per accarezzare il cane della
donna.
Quello di tatuatrice era un lavoro parecchio particolare.
Prima di tutto, aveva molto contatto pelle-pelle, e se non veniva presa
sul serio per la sua età, era senz’altro la sua
lama a farle giustizia.
Secondo, ogni volta che si ritrovava a parlare con qualcuno che aveva
tatuato lo trovava diverso, cambiato. Una cicatrice in più,
un nuovo tic verbale, tutto questo l’affascinava.
Terzo, aveva un ampio giro di conoscenze, seppur superficiali.
Conosceva davvero molte persone, e quando lavorava incoraggiava i
clienti a parlare per distrarli dalla lama sottile che incideva la loro
carne e le polveri colorate che bruciavano.
Tra tutti i racconti che sentiva i suoi preferiti erano sicuramente
quelli di Narai, che le riferiva di paesaggi fantastici e giungle
inospitali, principesse bellissime che scorgeva di sfuggita e gioielli
favolosi, il tutto con un attenzione ai dettagli che Mer’n
adorava.
-Oggi che pezzo facciamo?-
Quello di Mer’n e Narai era un progetto ambizioso: voleva che
tutta la schiena fosse un tripudio di colori e soggetti. Il disegno
completo che avevano deciso mesi prima era stato diviso in pezzi e
ormai ne mancavano pochi. Mer’n aveva addirittura imparato a
scrivere per tatuare il verso di una ballata sulla scapola
dell’uomo.
-Sotto il collo, il sole con le nuvole.-, le disse preparandosi a
soffrire.
Mer’n si rimboccò le maniche della camicia e
tirò fuori dalla borsa il grande foglio con il disegno.
I suoi occhi nocciola indugiarono sul collo nudo di Narai, e con
l’unghia dell’indice tracciò una nuvola
che copriva un grande sole, accanto alle fronde dell’albero
tatuato vicino.
-Quello di oggi farà particolarmente male, credo.-,
l’avvertì estraendo dal suo astuccio la lama e
controllando che il cane sotto il tavolino fosse ancora lì.
-Su, non essere così negati…GWAH!-
Quello che le aveva raccontato Narai, più loquace e
dolorante che mai, l’aveva lasciata un po’
inquieta: nelle regioni a sud ed ovest del Bahtikka stavano sparendo
persone in modo sistematico, ed erano tutte ragazze sotto i quindici
anni.
All’inizio a Ganthar, la prima città colpita, si
era pensato ad un maniaco omicida, ma poi anche nelle altre regioni si
stavano verificando quelle sparizioni, in più
città contemporaneamente.
Una banda? Eppure in giro non si vedevano più brutti ceffi
del solito, e le giovani sparivano all’improvviso: entravano
in camera e non ne uscivano più, aiutavano la madre a fare
spese ed un battito di ciglia dopo erano sparite.
-Non potrebbe essere opera di uno stregone?-, Mer’n era
sicura di aver sentito di un vecchio mago dell’est che i
divertiva a fare giochetti simili, anni prima.
-Si, è la conclusione più ovvia.-, le aveva
confermato Narai.
Ma perché un mago doveva interessarsi a delle quindicenni
quando poteva evocare bambole di carne e sangue con i suoi poteri?
-Gli stregoni del sud hanno subito fatto sapere che erano estranei alla
faccenda, come quelli dell’est.-
-E gli stregoni della regione ad ovest-, aggiunse Mer’n, -
sono in guerra, dubito abbiano il tempo di rapire ragazze, no? E qui a
nord i Raccoglierbe sono isolati nei loro villaggi e non sanno nemmeno
che esistono altre regioni.-
-Sei preoccupata per Lee’a?-, chiese Narai sofferente.
Mer’n interruppe per un attimo il suo lavoro, dando
un’altra occhiata al cane sotto il tavolo.
-Non è ancora tornata normale. E sta ingrassando, quella
pigrona.-
In tutta risposta il cane abbassò le orecchie, leccandosi
placidamente il naso.
Lee’a, il grosso cane che viaggiava con Mer’n da un
paio di mesi poco tempo prima era stata Lee’a la sorella
minore.
Quella sciocca aveva insultato un mago dalla luna storta e questo le
aveva lanciato contro una maledizione, rifiutandosi di cedere alle
suppliche di Mer’n e scioglierla.
Aveva provato di tutto lei per far tornare la sorella normale, ma
nulla, nessuno sembrava essere in grado d’aiutarla.
-Vai da un Custode, solo loro potrebbero aiutarti.-, le aveva
consigliato un vecchietto.
I Custodi, gli stregoni a capo dei continenti… facile
nominarli, impossibile trovarli.
Nel frattempo Lee’a come cane era cambiata totalmente: prima
pestifera ed insolente, ora pigra e dormigliona.
-Giusto, tra un po’ dovrebbe compiere quindici anni anche
lei.-, Mer’n riprese l’affilata lama in mano per
continuare il suo lavoro su Narai.
Lee’a sbuffò, mentre l’uomo
cercò di rassicurarla: -Ora è un cane, no?
Dovrebbe essere al sicuro. AHI… e poi in questa regione
devono ancora iniziare a sparire.-
Quella notte il sonno di Mer’n fu parecchio disturbato.
Come ogni notte abbracciava Lee’a, alla quale non piaceva
dormire sola, eppure qualcosa non andava.
-Ah!-, si svegliò all’improvviso, sdraiata in modo
scomposto sul pavimento di pietra della cappella, sola.
Lee’a era scomparsa.
Mi sono finalmente
decisa a pubblicarla :) è una storia di sei capitoli che
avevo scritto per il contest. Poi ovviamente da brava scema mi ero
segnata la data di consegna sbagliata e non ho potuto partecipare xD
Il limite di 9.000 parole mi aveva fatto tagliare parecchio, ma conto
di arricchire e completare i capitoli man mano che li post. Dato che
è già scritta, gli aggiornamenti saranno
frequenti.
E' un esperimento, come un po' tutte le mie originali, quindi mi
piacerebbe davvero sapere che ne pensate :D
Nyappy
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