Un vestito rosso e bianco

di soleombra
(/viewuser.php?uid=8881)

Disclaimer: questo testo è proprietà del suo autore e degli aventi diritto. La stampa o il salvataggio del testo dà diritto ad un usufrutto personale a scopo di lettura ed esclude ogni forma di sfruttamento commerciale o altri usi improri.


Un vestito rosso e bianco

Un vestito rosso e bianco

    (il prossimo natale)

       by Soleombra

 

Aah il Natale! Mi rende euforico per il dono che ogni volta mi fa, da quando fui comprato.

Tutta Hogwarts risplende, profuma di neve e di vischio, di sussurri elettrizzati e dolci canditi.

Io attendo con ansia la notte perché, alla vigilia, lui mi tira fuori e borbottando per l’oltraggio alla sua persona si prepara, nascondendo uno sorriso impaziente sulle labbra perennemente imbronciate.

Un veloce controllo al “sacco” dei doni, un po’ di polvere volante, il camino libero…ed eccoci nel luogo più amato non la casa, ma una ragazza quasi adulta ormai, che a Natale torna sempre bambina.

Lei è il motivo della mia gioia e del suo fragile, intenerito sorriso ora che la vede lì, addormentata sulla sedia.

La testa posata sulle mani, accanto al latte e biscotti che ogni anno prepara per lui, le labbra socchiuse ad accennare uno di quegli enormi, luminosi sorrisi tanto adatti al suo nome, Luce…e questo è per noi.

Tuttavia ora facciamo piano perché non si svegli, e sorpresa gli corra incontro abbracciandoci forte, affondando il viso in me e nel suo petto, per respirare contenta il suo odore e ascoltare il battito rassicurante del suo cuore.

Porgergli poi il suo dono bisbigliando felice i suoi auguri per lui, scherzando sulla barba bianca che finisce sempre nel latte, accennando leggera qualche passo di danza sulla melodia di risate cristalline che raccontano l’amore del padre per la figlia, della figlia per il padre in questa famiglia nata per caso, dove la verità viene fuggita per rimanere nel limbo di una effimera, bellissima illusione.

Ma quest’anno no.

Deve lasciare i doni per Luce e rinunciare a quei momenti di pace profonda, perché attardarsi potrebbe metterla in pericolo adesso che il marchio brucia, come tutte le lacrime che non ha pianto…e un altro strappo lacera il suo cuore già rattoppato.

Come riesci a non piangere, Severus?

Come puoi rimanere ai margini della sua vita, che entrambi vorreste condividere?

Dopo quattordici anni ti senti ancora in colpa? Non basta tutto ciò che hai fatto, che farai?

Se soltanto fossi capace di raccontarti, di perdonarti…ma se lei disgustata ti ripudiasse?

Se soltanto fossi ancora capace di fidarti…

Ma di nuovo scegli il silenzio, troppo preziosa la sua presenza per rischiare di perderla…

Sistemi i pacchetti, bevi il latte nascondi i biscotti nelle tasche, perché non hai il tempo di mangiarli ma non vuoi sia delusa, ritrovandoli al mattino.

Un’ultima carezza e sei pronto ad andare infine ma, proprio al camino, una voce dolce e assonnata ti blocca “Buon Natale…pap” mormora, sorridendo nel sonno.

Forse a cadere è proprio una lacrima, ma non saprei dirlo ché il comignolo ci ha già risucchiato.

Molti affermano che Severus sia un uomo privo di cuore, ma credo che non lo guardino sul serio.

Al riparo nell’armadio io, semplice vestito rosso e bianco, attendo nascosto il nuovo anno e prego che questa disastrata, piccolissima famiglia che nega di esserlo, ci sia ancora…il prossimo Natale.

 

                                                                                                                                                       Dsun

 

 

 

 

 

 

 

 





Questa storia è archiviata su: EFP

/viewstory.php?sid=66516