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TRUE
LOVE
– VERO AMORE
CAPITOLO
1
Fever
Braccia
incrociate e gambe mollemente allungate , appoggiata alla testiera
del letto con la schiena, guardo disattenta la televisione da ormai
più di mezzora.
Annoiata dal film di bassa qualità afferro il
telecomando , cambiando programma e facendo zapping nella speranza di
trovare qualche telefilm. Magari qualche replica di Grey’s
anatomy
o Flashforward.
Ora come ora mi andrebbe bene anche una
replica di dieci anni fa di Beautiful , probabilmente.
Mi
fermo su un talk show , dal buffo nome “Funny
Day”,
non trovando niente d’altro di interessante.
Tratta di coppie
che si fanno riprendere durante le attività quotidiane per
poi
finire col litigare per presunti tradimenti.
Se non ricordo male
me ne aveva parlato qualche volta Candice , durante una pausa
pranzo.
Questi sono decisamente i suoi tipi di
programmi.
Sconfortata poso il telecomando al mio fianco,
decidendomi a guardare questo programma.
Neanche dieci minuti e la
sonnolenza causata dalla noia inizia già a farsi sentire.
Sospiro,
sfregandomi gli occhi che hanno preso anche inspiegabilmente a
bruciarmi.
Mi piace passare del tempo a non fare niente e guardare
la tv, magari sgranocchiando qualcosa però,
d’altra parte, odio
sentirmi reclusa. Mi sento soffocare.
E non ho neanche un pezzo di
cioccolata a consolarmi, penso, mentre lo sconforto mi
assale.
Lancio un’occhiata scoraggiata fuori dalla porta
finestra, da dove si intravede uno squarcio di cielo cupo e
grigio.
Non posso neppure uscire visto che è da ieri sera che non
fa altro che piovere e di scendere giù nella hall
dell’albergo non
ne ho per niente voglia.
Inoltre se mi vedesse qualcuno dello
staff mi rispedirebbero subito in camera mia.
Sbuffo nuovamente ,
focalizzando la mia precaria attenzione sulla televisione.
Visto
che non ho nulla di meglio da fare tanto vale cercare di capire
qualcosa del programma che mi terrà compagnia per le
prossime
ore.
Una grassoccia signora dai folti capelli rossi sta inveendo
contro quello che presumo essere il marito mentre il pubblico in
studio urla divertito e la incita.
Più che un talk show sembra
una gabbia di matti.
-E
adesso la pubblicità. Il Funny Day torna tra poco - annuncia
il presentatore dal ciuffo ingellato e un sorriso scintillante, degno
delle migliori pubblicità sui dentifrici.
Perché poi l’abbiano
chiamato “Giorno
di divertimento”
quando tutto lo show si basa su litigi e urla, è un totale
mistero.
Mentre alla televisione passano spot dalle musichette
squillanti allungo il braccio oltre il bordo del letto, prendendo il
mio blackburry nero dal comodino.
Schiaccio il tasto centrale
facendo illuminare lo schermo, che mi rimanda però solo il
menù
desolato del telefono.
Con
occhi febbrili cerco il disegno di una busta gialla, non trovandola
tuttavia.
Nessun
messaggio, nessuna chiamata persa o non sentita.
Neanche un misero
sms da Paul. Niente di niente.
Sbuffo
sconsolata.
Nessuno mi ha cercata, ma d’altronde saranno tutti
in giro o impegnati a girare qualche scena sul set. Dove vorrei
essere anche io e, invece, sono obbligata a stare rinchiusa in
camera.
Scorro la rubrica velocemente.
Mi fermo poi sul numero
di mia madre indecisa, soppesando l’idea di chiamarla per
fare
almeno due chiacchiere per abbandonarla infine del tutto del
tutto.
Sono ancora troppo innervosita.
Inoltre non potrei
neanche sfogarmi del tutto, raccontandole quello che è
accaduto,
senza farla preoccupare cosa che decisamente non voglio.
Ansiosa
com’è la farei solo impensierire.
- Benissimo, non mi resta
altro che restare chiusa qui dentro a morire di noia e solitudine
–
sbuffo ancora, incrociando le braccia al petto.
Un bussare
sommesso alla porta mi distrae, però, dalle mie
elucubrazioni
qualche secondo dopo.
Lanciando un’ultima occhiata
disattenta alla grassoccia signora dai capelli rossi che inveisce
contro il marito, scendo dal letto.
Spero solo non sia qualche
petulante cameriere inviato dagli sceneggiatori per vedere se sono
realmente in camera.
O peggio Paul, sbarro leggermente gli
occhi.
Gli voglio davvero un bene dell’anima ed è come un
fratello, ma si trasforma quando è preoccupato.
Diciamo pure
che diventa una sorta di assillante stalker iperprotettivo con
improvvise manie compulsive da medico. Tanto per rendere
l’idea.
Strisciando stancamente i piedi e starnutendo
ripetutamente arrivo fino alla porta, aprendola di malavoglia con una
torsione del polso.
Davanti mi ritrovo Ian, un abbraccio
appoggiato al muro con seducente nonchalance e il solito look total
black a fasciargli armoniosamente il corpo.
Alza lo sguardo
cristallino su di me incontrando il mio, vagamente lucido.
-
Un uccellino mi ha detto che ti hanno cacciata dal set - esordisce
canzonatorio, senza neanche salutarmi. Tipico suo.
Arriccio le
labbra contrariata, decisamente non sono per nulla di buon umore per
scherzare con lui.
Mi sorride sornione, provocandosi l'attimo dopo
uno sguardo torvo da parte mia.
Incrocia le braccia al petto
appoggiandosi allo stipite della porta squadrandomi da capo ai
piedi.
- Carino - afferma ironico, vedendo che non ribatto
come al solito, verso il mio pigiama rosa con stampata sopra la
faccia sorridente di Minnie.
Non molto bello, ma decisamente
caldo. E poi ho sempre saputo il pessimo gusto di mia cugina nel fare
i regali di Natale. Davvero pessimo
Appoggio il fianco alla porta,
incrociando le braccia al seno nella sua esatta posizione
speculare.
- Cosa ti ha detto Paul? - mormoro svogliatamente,
decidendomi finalmente a parlare e percependo la gola andare a
fuoco.
- Chi ti dice che sia stato lui? - mi stuzzica subito
Ian, un brillio di divertimento a rendere ancora più vivaci
gli
occhi azzurri.
Ammicca poi verso di me con un altro sorriso, non
capendo evidentemente che non ho davvero voglia di scherzare oggi.
Lo
fisso cupa, arricciando le labbra in uno sbuffo per quel suo essere
così infantile assumendo una posa ostile.
Si morde un labbro -
cosa che, se non fossi irritata a morte, mi manderebbe gli ormoni in
giubilo - cercando di trattenere le risate.
Un accenno di riso
sfugge tuttavia dalle sue labbra serrate a forza, trasformandosi
quasi in uno soffio ilare.
Come se poi non sapessi che è
stato lui! Phmf.
Paul ha il vizio di essere troppo buono e
chiacchierone e basta poco per farlo parlare.
Inoltre Ian è
dannatamente bravo a trovare il modo di farsi dire qualcosa,
soprattutto se lo incuriosisce.
Continuiamo a fissarci in
silenzio, lui divertito e io indispettita.
- Come lo hai
corrotto, sta volta? - interrompo il nostro gioco di muti sguardi.
-
Non ce ne è stato bisogno, me lo ha raccontato di sua
volontà -
finge un atteggiamento superiore.
Faccio una smorfia scettica,
davvero dubbiosa. Certo come no e io sono Babbo Natale!
- E
poi io non corrompo la gente, sono loro che si aprono volontariamente
con me - puntualizza piccato agitando un dito davanti al mio naso.
-
Cos’altro ti ha detto? – lo fisso malamente e
corrucciata.
-
Che sei quasi svenuta mentre giravate una scena - svuota il sacco
lui, il volto inclinato nella mia direzione e uno sguardo non molto
amichevole. Ora non è più divertito, mi mordo le
labbra.
-
Phmf - sbuffo, per la sua mania di ingrandire le cose, facendo un
gesto vago con la mano - Ho solo avuto un piccolo giramento di testa
- minimizzo con una alzata di spalle.
Adesso è il suo turno di
guardarmi male. Decisamente male.
- Piccolo giramento? -
chiede sarcastico, la voce pericolosamente pacata.
Ahia, non è
per nulla un buon segno.
Con un’unica falcata entra nella
camera, fermandosi al mio fianco e chiudendo la porta con una piccola
spinta della mano.
- Mi ha anche detto che ti ha dovuto
prendere al volo per non farti finire a faccia a terra - continua,
rimproverandomi.
Sbuffo nuovamente. Paul gli ha decisamente detto
troppo.
Evidentemente il “ non azzardarti a dirlo a
nessuno”
che gli ho ringhiato contro mentre marciavo via indiavolata non
è
stato recepito a dovere.
- Non è assolutamente vero - ribatto
ostinata in un ultimo atto eroico di negare l’evidenza,
mentre un
tremito improvviso mi attraversa facendomi rabbrividire, come a
smentirmi.
Tiro le maniche della maglia cercando di coprirmi
maggiormente le mani gelide, percependo il suo sguardo infuocato su
di me.
- Quindi non è vero che hai avuto un mancamento e che
ti hanno dato la giornata libera? - mormora accusatore,
pericolosamente vicino a me.
Riesco distintamente a percepire il
suo respiro sulla mia guancia.
- Non me l’hanno data, me
l’hanno imposta - preciso spazientita , mentre il nervoso
torna a
farsi sentire per quell’ingiustizia, alzando leggermente il
volto
per guardarlo orgogliosa.
Non mi è ancora andata giù e, visto
quanto sono permalosa, ci vorranno ancora molti giorni.
- Te
l’hanno imposta perché tu sei stata
così ostinata dal voler
rimanere comunque nonostante stessi male , senza dire niente a
nessuno!- mi fulmina con gli occhi, arrabbiato, sostenendo il mio
sguardo per nulla intimorito.
Mi imbroncio, riservandogli
un’occhiata risentita assottigliando lo sguardo.
Forse era
meglio Paul e la sua apprensione, a sto punto.
Ci fissiamo
torvamente, sfidando l’altro ad abbassarlo per primo.
-
Avete entrambi troppe manie di ingrandire le cose….- mormoro
immusonita abbandonando momentaneamente il piede di guerra.
-
Tu invece sei cocciuta- afferma ammorbidendo leggermente il tono di
voce. Ora è meno duro, più carezzevole.
-…. E sei anche
melodrammatico- continuo non distogliendo lo sguardo dal suo.
-
E tu testarda- non demorde, inclinando il viso di lato e sorridendomi
lievemente.- Tremendamente testarda-
Sospira, l’alone del
sorriso ancora sulle labbra, togliendosi la giacca e lanciandola
sulla poltrona vicino alla porta.
Mi mordo l’interno del labbro,
pensando quanto sia lunatico: un attimo prima è arrabbiato
quello
dopo allegro. In questo tremendamente simile al suo personaggio.
Lo
sorpasso e mi avvicino al letto lasciandomici cadere seduta.
Mi
sfrego gli occhi con il dorso della mano mentre un senso di
spossatezza mi assale improvviso.
La testa ha ripreso a pulsare
,facendomi quasi sentire intontita.
- Come stai? - mi chiede
un attimo dopo sedendosi al mio fianco , le nostre spalle a
sfiorarsi.
- Seriamente - continua più dolce voltando il viso
verso di me.
Mi inchioda con uno sguardo attento a cui non so
sfuggire. A cui non voglio sfuggire, probabilmente.
- Bene -
alzo le spalle , schiarendomi la gola.
Aggrotta le sopracciglia
facendo una smorfia per nulla convinto di quello che ho detto,
continuando a sondarmi.
Due labbra fresche e morbide si posano
sulla mia fronte, senza quasi che me ne accorga.
Mi irrigidisco a
questo contatto inaspettato e quanto mai piacevole mentre sento il
sangue affluirmi prepotentemente alle guance. Il battito del mio
cuore diventa ancora più accelerato e la testa ora pulsa
più forte
.
Sento le sue labbra indugiare sulla mia pelle, in netto
contrasto con il calore alterato del mio corpo.
Si allontana dopo
qualche secondo guardandomi interdetto , quasi preoccupato.
-
Sei calda, sicura di non avere la febbre?- mi chiede subito,
spostandomi una ciocca di capelli e riportandola dietro
l’orecchio.
Mi mordo colpevole il labbro inferiore.
-Ho
solo un po’ di temperatura- sussurro , decidendo di dirgli
una
mezza verità – Devo aver preso un po’ di
freddo -. Non voglio si
preoccupi per un po’ di semplice
febbre.
Continua a fissarmi
per nulla sicuro , sondandomi con lo sguardo .Si volta dopo qualche
secondo alla ricerca di non so cosa.
Solo quando punta gli occhi
sull’aggeggio colorato sul comodino capisco cosa sta
cercando: il
termometro.
- Misura- mi ordina senza tanti giri di parole con
un’occhiata perentoria , porgendomelo.
Evidentemente non ha
capito che oggi non è il giorno giusto per darmi ordini, non
sono ne
dell’umore per controbattere ne ho le forze fisiche per farlo.
-
L’ho già fatto e come ti ho detto ho solo un
po’ di temperatura-
mi innervosisco, sfidandolo con lo sguardo a ribattere.
Oggi basta
niente per farmi innervosire, dev’essere
l’influenza.
-
Ora - allarga leggermente gli occhi azzurri ,assomigliando a una
versione stizzita di Damon .
Lo afferro roteando gli occhi al
cielo e sbuffando.
Me lo sistemo sotto la maglietta in attesa che
suoni sicura che darà ragione a me tanto.
Neanche qualche minuto
di silenzio, che il bip acuto ci avvisa che ha finito. Lo tiro fuori
ma non faccio neanche in tempo a guardare il display che me lo
strappa delle mani.
- Ma si fa pure- mormoro stizzita
allargando le braccia.
Non solo mi impone di misurarmela ma poi
non me lo fa neanche vedere!
- Solo un po’ di temperatura,
eh?- mi fulmina con lo sguardo, inarcando minaccioso un sopracciglio
scuro.
Mi fa oscillare davanti al naso il termometro che segna
inaspettatamente trentotto e mezzo di febbre.
Quasi sbianco
vedendolo. Non mi aspettavo di averla così alta, nemmeno
mezz’ora
fa era solo poco più di trentasette.
- Mettiti a letto -
afferma e questa volta non sembra un ordine ma più un invito.
Senza
fare tante storie, anche perché so che se no mi
obbligherebbe, mi
infilo sotto le coperte che lui tiene alzate.
Mi sistemo meglio al
centro del letto ,affondando nel cuscino mentre lui si accomoda al
mio fianco sporgendosi leggermente in avanti per sistemarmi
delicatamente le coperte fin sotto il mento.
- Bambina cattiva
- mi apostrofa malizioso , con un sorriso ammiccante in netto
contrasto con la dolcezza del gesto appena compiuto.
Gli sorrido
debolmente non trovando nessun altro modo per ringraziarlo. Si
appoggia alla testiera del letto con la schiena allungando le gambe e
fissando la televisione.
Si volta verso di me sorridendomi
-Cosa
stavi guardando?-
*************************
Mi
sveglio d’improvviso ritrovandomi seduta al centro del letto,
le
coperte scalciate in un angolo e un movimento leggero al mio
fianco.
Il cuore mi batte furioso nel petto rimbombandomi
prepotentemente nelle orecchie con uno fastidioso rombare.
Mi
porto d’istinto una mano al collo, massaggiandolo. La
sensazione di
soffocamento però rimane.
Respirando affannosamente mi guardo
intorno con occhi sbarrati e impauriti , cercando di riconoscere i
contorni sfocati del luogo in cui mi trovo.
Sbatto
un paio di volte le palpebre riconoscendo finalmente il familiare
mobilio della mia stanza.
E’ camera mia, mi ripeto mentalmente
cercando di calmarmi .
Una fitta lancinante alla testa mi fa
socchiudere gli occhi, ricordandomi il movimento troppo brusco e
avventato appena fatto. Stringo gli occhi, sperando che quel dannato
pulsare scompaia.
Un braccio scivola morbido intorno alla mia
vita facendomi sobbalzare bruscamente.
Mi volto allarmata trovando
davanti solo il volto di Ian .
Sospiro, socchiudendo un attimo gli
occhi ma continuando tuttavia ad avere il respiro affannoso.
Lui
mi fissa con le sopracciglia aggrottate, rafforzando la presa sui
miei fianchi.
-Era solo un incubo- mormora con la voce roca e
i capelli corvini scompigliati.
Doveva essersi addormentato anche
lui.
Annuisco lentamente, con ancora il battito furioso.
Mi
avvolge ancora di più con le braccia forti avvicinandomi al
suo
corpo caldo.
E io mi lascio avvolgere dal suo calore così
confortante ; appoggio la guancia nell’incavo del suo collo
stringendo involontariamente fra le dita il tessuto morbido della sua
maglietta.
Quasi completamente appoggiata a lui, chiudo gli
occhi deglutendo a fatica per la gola secca.
Sfrego
impercettibilmente la guancia contro la sua spalla, inspirando il suo
profumo.
È forte, di quel genere che rimane nell’aria anche
dopo che lui è passato , ma non è pesante anzi
è una fragranza
piacevole. Afrodisiaca.
La sua mano fresca si posa sulla mia
fronte , scostandomi delicatamente i capelli sudati.
Socchiudo gli
occhi godendo del sollievo che questo tocco mi provoca, che il suo
tocco mi provoca.
Il pulsare è scemato miracolosamente in un
lieve fastidio.
Lo fisso di sfuggita da sotto le ciglia scure,
incontrando il suo sguardo chiaro preoccupato.
- Sei ancora
calda - sospira inclinando il volto senza smettere di guardarmi
preoccupato.
Le sue dita mi sfiorano la tempia scendendo sulla
guancia prima di concludere la loro discesa.
Torna a sdraiarsi
trascinandomi lentamente con se.
Mi ritrovo avvolta nel suo
abbraccio morbido , la guancia appoggiata sulla sua spalla.
I
nostri corpi così piacevolmente vicini. Mi sistema meglio le
coperte, senza tuttavia lasciarmi andare.
Nonostante la febbre
alta la mia mente non riesce ad esimersi ad avere pensieri poco casti
su di lui. E’ più forte di me.
- Mi dispiace di averti
svegliato - mormoro rompendo il silenzio.
- Non fa niente -
risponde poco prima di sbadigliare.
- Cos’hai sognato? - mi
domanda Ian, curioso.
- Non me lo ricordo - mento.
Non
voglio sembrare certo una bambina che si spaventa per un incubo
infantile.
- Che ore sono?- chiedo ,cambiando discorso.
-Le
dieci meno venti- allunga il collo verso il comodino guardando la
radio sveglia.
Annuisco socchiudendo gli occhi, godendo della
beatitudine di questo contatto.
- Hai fame ? Ti ho preso
qualcosa da mangiare giù- mi chiede premuroso , io scuoto la
testa
in segno di diniego.
– Ah, Paul ti manda questo – afferra
qualcosa dal pavimento mostrandomi qualche istante dopo un
sacchettino bianco con il logo della farmacia – La farmacista
gli
ha detto che questo sciroppo fa miracoli- mi riporta con tono
scettico, crede molto di più nei metodi naturali lui.
Ridacchio
lieve per la sua smorfia dubbiosa, rabbrividendo per un improvviso
brivido.
Ed evidentemente se ne accorge anche Ian.
- Hai
freddo? -mi chiede infatti.
- Un po’- ammetto in un sussurro
imbarazzato.
Mi tira di più verso il suo corpo caldo, facendo
aderire completamente il mio petto al suo fianco.
Afferra poi le
mie mani gelide fra le sue sfregandole lievemente nel dolce tentativo
di scaldarle.
Con il pollice disegna cerchi concentrici ed
immaginari sull’interno del mio polso, facendomi rabbrividire
, sta
volta decisamente per altri motivi.
Chissà come devono essere le
sue carezze in altri punti del corpo, è il pensiero
immediato che
attraverso la mia mente.
Arrossisco subito, imbarazzata dal mio
stesso pensiero dandomi mentalmente della stupida.
Come diavolo è
possibile che un secondo prima io abbia dei pensieri assolutamente
spinti su di lui e quello dopo io mi imbarazzi per una semplice
carezza?
Lui continua a disegnare figure inesistenti sul palmo
della mia mano.
- Vuoi che accenda la televisione?- rompe il
silenzio.
- No, comunque se vuoi puoi anche andare- affermo
mentre l’improvviso pensiero che lui si stia annoiando mi
assale.
Non voglio certo obbligarlo a restare.
- Mi stai
forse cacciando?- ridacchia scherzoso , fingendosi offeso
-
Intendevo che se hai di meglio da fare non voglio certo trattenerti-
mi spiego meglio.
In questo momento vorrei tutto tranne che se
ne andasse ma non voglio certo annoiarlo, d’altronde stare
con una
malata non è certo il massimo della gioia.
- Non ti preoccupare ,
non mi sto annoiando. Mi fa piacere restare.- afferma leggendomi
quasi nel pensiero. – Certo , sempre che tu voglia-
-Certo che
voglio- ribatto io, forse con fin troppa enfasi
- Meno male,il
tuo letto è molto più comodo del mio- scherza,
facendomi
ridacchiare.
- Quindi mi stai solo sfruttando , eh?-
ribatto.
-Ovviamente , baby- ride anche lui appoggiando la
guancia sui miei capelli.
Restiamo in quella posizione ,
avvolti nel buio della camra mentre fuori la pioggia ticchetta sui
vetri della portafinestra.
-Guarda che così ti prenderai
anche tu la febbre- mormoro mentre il sonno torna a farsi
sentire.
-Vorrà dire che allora tu mi farai da infermiera-
dice malizioso.
Già con gli occhi chiusi e un semi sorriso sulle
labbra , gli tiro un debole pugno fra le costole provocando la sua
risata.
Sospiro lasciando che Morfeo mi accolga fra le sue
braccia,con la consapevolezza che il battere furioso del mio cuore
non è dovuto solo alla febbre.
Note:
Salve
a tutti!!
Come va?
Allora
questa è in assoluto la prima storia che scrivo su questa
coppia
fantastica e, sinceramente, non so neanche come mi sia uscita. Spero
che però vi sia piaciuta .
Direi
non c’è molto da dire se non che spero di leggere
al più presto i
vostri commenti.. alla prossima.
Besos,
Live in Love
Per
chiarimenti o domande mi trovate qui : Twitter
Salve!
Vi lascio il link di una mia storia originale che ho iniziato, fateci
un salto se vi va! ci terrei molto a sapere il vostro parere;) RITRATTO
DI TE
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