Verso La Maturità- Capitolo 2
L’Attesa E’
Una Freccia Che Vola E Che Resta Conficcata Nel Bersaglio.
La
Realizzazione Dell’Attesa E’ Una Freccia Che
Oltrepassa Il Bersaglio
Soren
Kierkegaard
Capitolo 2:
Appena Prima Di Partire
E
va bene.
Con
Delia poco prima della fine del
quadrimestre avevamo progettato di partire per gli Stati Uniti. Visto
che
voleva andare a trovare suo padre e suo fratello Michael, le era
sembrato che
le vacanze di Carnevale fossero il momento più opportuno per
partire tutti
insieme.
Questo
prima di una serie di eventi che ci
aveva praticamente portati a rinunciare.
Sabrina
non poteva allontanarsi da Lecce perché
il suo fratellino non riusciva a vivere senza di lei. Quando aveva solo
accennato alla partenza, il bambino era scoppiato a piangere pregandola
di non
andare, di non abbandonarlo. Quindi Sabrina era out.
Martina
non sarebbe partita a prescindere.
Figuriamoci se sua madre le avrebbe mai dato il permesso, era inutile
persino
chiederglielo.
Amy
era pronta alla partenza, aveva persino
comprato una valigia nuova. Ma all’improvviso suo padre si
era preso la
polmonite e lo avevano ricoverato. Di certo lei non sarebbe mai partita
con il
padre in quelle condizioni, anche se ormai era in via di guarigione.
Di
conseguenza Marco non aveva intenzione di
muoversi senza Amy, perciò anche lui era fuori dal gioco.
Massi
non aveva avuto problemi. Sua madre
conosceva i Barton da una vita e la sola idea che lui partisse con
Delia la
mandava in estasi. Ovviamente non sapeva della mia presenza.
Fin
qui potrebbe anche sembrare che la
situazione non fosse poi così tragica, se non ci fosse stato
il piccolo
insignificante dettaglio che io non avevo ancora detto ai miei che
volevo
partire per Boston. In genere non mi avrebbero mandato da sola neanche
a Bari,
figurarsi se mi avrebbero lasciato andare negli Stati Uniti senza
battere
ciglio.
Ero
talmente gasata all’idea di partire che mi
era proprio passato di mente il fatto che avevo dei carcerieri e non
dei genitori.
Accidenti
a me!
Mia
madre, Roberta Rizzo, sarebbe morta
d’infarto all’idea di me, sua unica figlia, su un
aereo- cioè a chilometri di
distanza dalla terra ferma- per tutte quelle ore.
Ma
sopra ogni cosa immaginavo e già sentivo la
reazione di mio padre: mi avrebbe semplicemente incenerito con lo
sguardo senza
lasciarmi neanche modo di replicare.
Mio
padre, Gianpaolo Ferrari, la maggior parte
delle volte non si comportava come un padre. Era più come un
fratello, un
fratello minore per giunta. Probabilmente per lui io sarei stata la sua
bambina
sempre e comunque. Fin da piccola mi aveva ripetuto costantemente che
il giorno
in cui avrei trovato un fidanzato lui avrebbe dovuto ucciderlo, era nel
suo
pieno diritto e nessuno avrebbe mai potuto dire nulla.
Ovviamente
non ero così idiota da pensare che
se mio padre avesse saputo di Massi lo avrebbe fatto secco per davvero,
ma
conoscendo mio padre ero abbastanza consapevole del fatto che lui non
avrebbe
accettato tanto facilmente una mia relazione con un qualsiasi ragazzo.
In
più, conoscendo Massi sempre di più, mi ero
resa conto di quanto somigliasse a mio padre.
Come
tutte le bambine quando da piccola mi
chiedevano chi avessi voluto sposare da grande io rispondevo
“Il mio papà”. Non
c’era altro uomo al mondo per me: sapeva proteggermi, sapeva
farmi ridere e
sapeva cosa desideravo facendo di tutto pur di donarmelo.
Alla
fine ero stata accontentata: avevo
trovato la fotocopia di mio padre.
Massi
e papà erano uguali. Non lo avevo mai
notato prima ma in quell’ultimo mese avevo trovato delle
somiglianze davvero
inquietanti.
Papà
era uno a cui piaceva mettersi in mostra.
Amava avere ragione e sapeva che la maggior parte delle volte era lui a
essere
dalla parte del giusto, cosa per cui si sentiva in diritto di vantarsi.
Scherzava e faceva battute in continuazione, aveva sempre voglia di
ridere. Era
il migliore nel suo lavoro e non avrebbe mai accettato il contrario. In
più il
suo sport preferito era stuzzicare me.
Massi
era identico a lui.
Questo
mi spaventava perché sapevo che se un
giorno si fossero incontrati si sarebbero uccisi a vicenda a suon di
frecciatine e di battute, fino a quando non sarebbero passati
definitivamente
alle mani.
Avevo
paura, inutile nasconderlo.
Mio
padre aveva sempre avuto un forte
ascendente su di me. Il mio scopo fino a quel momento era sempre stato
quello
di non deluderlo, a costo di stare male io stessa. Per questo sapevo
che se per
caso non avesse accettato Massi come mio ragazzo io sarei entrata
ancora più in
crisi.
E
quello stupido di Massi si arrabbiava perché
non volevo che i miei genitori sapessero che avevo una relazione, che
mi ero
innamorata.
Come
faceva a non capire che io agivo solo per
il suo bene?
A
volte quel cretino era proprio un idiota
buono solo a farmi incavolare come una iena!
Tanto
lo sapeva che l’avrei spuntata io, che
bisogno c’era di fare tante storie? Pensandoci,
probabilmente, per lui era
quasi naturale ribattere, proprio per spirito di contraddizione. E
sempre
pensandoci, difficilmente avrei potuto continuare ad amare un Massi
diverso da
quello di sempre, pieno di ego e di dolcezza.
Parcheggiai
con calma il mio scooter nel
solito posto, dietro l’edificio scolastico. Ormai era
già da un po’ che Amy ed
io non venivamo a scuola con il mio scooter. Era Marco a passare ogni
mattina
da lei e a riportarla a casa quando finivano le lezioni. Ero davvero
contenta
di vedere quanto stesse andando bene la loro storia, si amavano tanto e
lo
potevano dimostrare in ogni modo.
Quello
che mi lasciava un attimo sorpresa era
che ancora non avevano “consumato”. Sapevo che Amy
aveva sempre avuto una
mentalità piuttosto rigida per quanto riguardava il sesso ma
non avrei mai
pensato che l’avrebbe portata avanti così
strenuamente, e di certo non credevo
che Marco l’avrebbe accettata senza battere ciglio. Sempre
che lui sapesse
davvero qual era l’opinione di Amy al riguardo. Potrebbe
sembrare un attimino
esagerato ma c’era una frase che la mia amica mi ripeteva fin
da quando avevamo
capito cos’era il sesso e cosa comportava. Questa frase era:
“Non ho intenzione
di farlo fino a quando non sarò sposata. Voglio che mio
marito sia il primo e
l’ultimo.”
La
solita esagerata dai gesti eclatanti, ma
quando diceva una cosa difficilmente se la rimangiava. Per quanto mi
riguardava,
rimanevo della mia opinione: Marco non aveva ancora idea di quanto
facesse sul
serio Amy riguardo quella faccenda.
Lo
avrebbe capito con il tempo.
Solo
immaginando quello che avrebbe pensato il
povero Marco non potei fare a meno di lasciarmi sfuggire un sorrisetto.
Comunque
quelli erano solo affari loro, adesso
avevo altro a cui pensare e di cui preoccuparmi.
Ero
arrivata un po’ troppo presto per i miei
standard ma quella notte non avevo dormito bene e non avevo voglia di
starmene in
casa. In cortile non c’era praticamente nessuno e stavo
pensando di sedermi su
una panchina per ripetere scienze ma quando mi avvicinai notai che era
bagnata
fradicia. Odiavo l’umidità notturna!
Visto
che non c’era nessuno decisi di andare in classe.
Entrai
nell’atrio della scuola e vidi che non
c’erano bidelli in giro, ma per sicurezza, visto che non
permettevano a nessuno
di entrare in aula così presto, decisi di entrare dalla
porta laterale che dava
sulle altre scale.
Aprii
con calma la porta senza fare rumore e
stavo per cominciare a salire le scale quando mi sentii afferrare per
il polso
e trascinare all’indietro, mentre una mano mi chiudeva la
bocca.
Mi
ritrovai al buio.
Ero…
Ero… Ero finita nello stanzino delle
scope sotto le scale!?
-Stai
calma sono io-, sentii una voce dietro
di me, come sentivo il battito forsennato del cuore di Massi contro le
mie
scapole, e come sentivo distintamente il calore del suo corpo contro la
mia
schiena.
Lo
stanzino delle scope era uno spazio
piuttosto ristretto quindi eravamo costretti a rimanere in quella
posizione.
Di
certo non sarei stata io a lamentarmi!
-Che
succede?- chiesi stizzita. –Perché mi hai
trascinata qui dentro?-
Era
proprio buio, non vedevo nulla. Mi
sembrava di parlare con il vuoto.
-Tu
non vuoi che ci vedano insieme ed io avevo
bisogno di parlarti.-
-E
di cosa?- chiesi contrariata.
I
miei occhi stavano cominciando ad abituarsi
lentamente all’oscurità e cominciai a distinguere
diversi flaconi di detersivo
posati su uno scaffale proprio davanti al mio naso.
-Volevo
solo parlare un attimo di quello che
ha detto ieri mia madre…-
La
sua voce era seria, molto seria. Non avevo
mai sentito quel tono di voce uscire dalla bocca di Massi.
Non
parlai, non ne avevo la forza.
-Mia
madre ha sempre voluto che io e Delia
stessimo insieme. Da piccolo ero persino arrivato a pensare che le
nostre
vacanze in America avessero il solo scopo di farci innamorare, e non
credo di
aver avuto tutti i torti.-
Mi
voltai lentamente verso di lui e cominciai a
intravedere i suoi occhi anche attraverso il buio di quello sgabuzzino
sudicio.
-Se
questo è il tuo modo per tranquillizzarmi,
ti comunico che non funziona. Sapere che tu e Delia siete vittime di
una relazione combinata non mi
aiuta per
niente.-
-Se
magari mi fai finire di parlare, forse
riusciamo a uscire da questa storia senza ucciderci a vicenda-, rispose
lui
stizzito.
Lo
fissai per un attimo e poi abbassando lo
sguardo gli diedi il mio tacito consenso a continuare.
-Non
posso nasconderti che in effetti c’è
stato un periodo, un paio d’anni fa, in cui sembrava che io e
Delia stessimo
per metterci insieme sul serio.-
Alzai
la testa di scatto, sconvolta da quella
rivelazione.
-Era
estate e i nostri genitori trovavano
sempre il modo di lasciarci soli o di farci uscire insieme, alla fine
stavamo
quasi per cascarci. Ma non è mai successo nulla.-
-Scusa
la domanda, ma che intendi quando dici
“stavamo quasi per cascarci”?- la mia voce era dura
e le mie braccia s’incrociarono
in una posa rigida e furibonda senza che io me ne rendessi neanche
conto.
Lui
mi guardò per qualche istante ed ebbi la
netta impressione che un sorrisetto gli si fosse dipinto per pochi
attimi sul
volto.
-Sei
gelosa per caso?-
Ma
allora era proprio cretino!
-Ehm…
Fammici pensare…-, mi posai l’indice sul
mento. –Direi proprio di sì! Delia è
stupenda e lo sai che ho sempre sofferto
di un senso d’inferiorità nei suoi confronti,
quindi se per caso tu hai mai
provato qualcosa per lei direi proprio che sono in diritto di essere
gelosa.
Perché lo so che io non potrei mai competere con una come
lei e se c’è anche
solo la minima possibilità che tu possa provare qualche
interesse nei suoi
confronti probabilmente io non potrei mai fare niente per convincerti a
cambiare
idea.-
Massi
mi posò l’indice sulle labbra per
zittirmi e sentii il mio cuore cominciare a battere forte.
-Ancora
devo capire come spiegarti che tu non
devi convincermi di niente.-
Lo
fissai con gli occhi spalancati mentre lui
si chinava sul mio viso e mi lasciava un bacio delicato sulle labbra
facendomi
vedere tutto luminoso nonostante il buio dello sgabuzzino.
Prese
la mia mano sinistra e la posò sul suo
petto. Il ciondolo del mio bracciale fece capolino fuori dalla manica
del mio
cappotto. La V con il brillantino che Massi mi aveva regalato per
Natale si
ritrovò ora a contatto con il suo cappotto ed io sapevo che
sotto gli strati di
stoffa si nascondeva un altro ciondolo, quello appeso alla catenina che
Massi
portava al collo, il ciondolo con la M. Erano un ricordo del nostro
primo
Natale insieme e il modo con cui Massi mi aveva fatto capire fino a che
punto
lui ed io fossimo legati in modo indissolubile.
-Ricordi
quello che ti ho detto a Natale?- mi
chiese lui in un sussurro mentre premeva la sua mano contro il suo
petto con ancora
più forza.
Certo
che lo ricordavo! Non avrei mai
dimenticato neanche una sola parola pronunciata dalle labbra di Massi
ma mi
sarebbe piaciuto sentirle di nuovo.
-Rinfrescami
la memoria-, mormorai divertita.
Sapevo
che stava sorridendo compiaciuto, ormai
lo conoscevo abbastanza da sapere che i miei atteggiamenti di
arrendevolezza
nei suoi confronti portavano il suo ego smisurato a gonfiarsi ancora di
più, ma
non me ne importava niente. Dopotutto anche quel lato così
egocentrico di Massi
mi piaceva altrimenti non mi sarei mai innamorata di un tipo come lui.
Lui
si chinò verso di me e avvicinando le
labbra al mio orecchio cominciò a ripetermi le parole che mi
aveva detto a
Natale.
-Quando
siamo lontani… Siamo tu ed io,
separati. Due persone che neanche dovrebbero conoscersi e che nessuno
deve
vedere insieme…-
Staccò
la mia mano dal suo petto e portandola
alla bocca ci lasciò un bacio delicato mentre io sentivo il
mio cuore che stava
per esplodere, non sapevo cosa fare per calmarmi ma probabilmente non
avevo
alcuna intenzione di farlo.
-Quando
siamo insieme però torniamo ad essere
Massi e Vale, sempre. Non dimenticarlo mai, per favore.-
Lo
guardai notando, anche nel buio poco
luminoso dello sgabuzzino, quanto l’idea che io non riuscissi
a recepire il suo
messaggio avrebbe potuto renderlo infelice.
-Non
lo dimenticherò-, promisi con tono serio.
–Ti amo troppo per poterlo dimenticare.-
Quelle
parole funzionarono esattamente come il
detonatore di una bomba: Massi mi attirò verso di
sé, senza neanche lasciarmi
il tempo di rendermene conto, e cominciò a baciarmi con
forza, con possesso,
come se volesse farmi capire sul serio cosa significasse essere solo ed
esclusivamente sua. Sentii le sue braccia stringermi forte mentre il
mio corpo
rispondeva in modo automatico a quello di Massi, assecondandolo e
rendendogli
tutto molto più semplice.
Più
il bacio diventava profondo e più sentivo
quanto il mio legame con Massi fosse forte, nonostante tutti i miei
dubbi mi
bastava solo averlo così vicino a me per continuare a essere
sicura del nostro
rapporto.
Massi
doveva averlo capito visto che
continuava a baciarmi in quel modo che mi toglieva fiato, parole e
voglia di
ragionare in modo razionale.
Alla
fine ci dividemmo e d’un tratto mi resi
conto di aver dimenticato tutti i motivi che fino a poco prima mi
avevano così
angosciato. Ma rimaneva ancora un problema da risolvere e Massi neanche
ne era
al corrente.
-Non
ho ancora detto ai miei di Boston-, lo
dissi tutto d’un fiato, come se avessi avuto il timore di non
ritrovare più il
coraggio per pronunciare quelle parole.
Lo
sguardo di Massi, che fino a poco prima era
dolce e pieno di desiderio, si fece grave, davvero pesante da
sopportare.
-La
partenza è fissata per la prossima
settimana! Si può sapere che cavolo stai aspettando?!-
-Non
c’è bisogno che ti scaldi tanto-,
ribattei innervosita. –Lo so anch’io che ho fatto
un casino, me ne rendo
perfettamente conto.- Mi staccai da lui e incrociai le braccia
stizzita.
-Evidentemente
non te ne rendi conto davvero,
altrimenti lo avresti già detto ai tuoi-, il suo tono era
risentito e la cosa
non mi piaceva per niente. –Non ho intenzione di andare a
Boston senza di te,
quindi cerca di risolvere questa situazione o andrà a finire
che parlerò io con
tuo padre.-
Fu
come se un fulmine mi avesse colpito in
pieno stomaco.
Massi
che parlava con mio padre?!
Una
cosa del genere non sarebbe mai dovuta
accadere, piuttosto era meno pericoloso saltare attraverso dei cerchi
di fuoco
in sella a un triciclo.
-Non
ci pensare neanche!- esclamai con voce
stridula. –Faresti solo danni!-
-E
allora vedi di risolvere questo problema
oggi stesso!-
Massi
era stato categorico, probabilmente
perché ci teneva proprio a quella piccola fuga a Boston, e
di certo non potevo
dargli torto. In America, per una settimana, non avremmo dovuto
nasconderci.
Potevamo finalmente uscire alla luce del sole senza avere sempre il
terrore che
la D’Arcangelo o qualcun altro potesse scoprirci.
-Ci
proverò-, risposi alla fine abbassando lo
sguardo.
Lui
posò due dita sotto il mio mento e sollevò
il mio viso per fare in modo che i nostri occhi si potessero
incontrare.
-Sai
che non sono il tipo che accetta le
sconfitte-, mi sussurrò con un sorriso dolce.
–Quindi vedi di far accettare a
tuo padre l’idea di questo viaggio.-
Incredibilmente
quel sorriso così premuroso
riuscì a donarmi un po’ di buonumore fino al punto
di far sorridere anche me,
nonostante avessi davvero poco di cui essere felice.
-Prometto
che non ti deluderò.-
Un’ora
dopo quell’intenso incontro nello stanzino delle scope, ero
in classe a cercare
di seguire una delle noiosissime spiegazioni di Filosofia della
Lubelli. Quando
si trattava di Storia amavo il suo modo di spiegare ma se dovevo
affrontare
un’intera ora a sentirla parlare di Hegel, come in questo
caso, mi prendeva
proprio un senso di angoscia.
Eravamo
tutti piuttosto impegnati nel fare
tutto tranne che prendere appunti o seguire quando bussarono alla
porta. Entrò
il professor Salerno con la sua solita aria indaffarata e un paio di
fogli in
mano.
-Buongiorno,
ragazzi-, disse con tono
tranquillo.
Rispondemmo
al saluto tutti ancora parecchio
annoiati e assonnati.
-Sono
solo passato per informarvi che abbiamo
ricevuto dal Ministero le prove e le materie per l’esame di
Stato.-
All’improvviso
la noia scomparve letteralmente
dall’aula e venne sostituita da qualcosa di molto
più simile ad ansia e attesa.
Io
per prima cominciai a realizzare solo in
quel momento quanto gli esami fossero vicini e quanto poco mi sentissi
preparata per affrontarli.
Era
tutta colpa di Massi!
Mi
aveva tenuto talmente impegnata in quegli
ultimi mesi che mi ero completamente dimenticata della
Maturità e di tutto
quello che avrebbe comportato. Fino ad allora avevo continuato a
considerarla
solo come il momento in cui Massi ed io avremmo potuto smettere di
nasconderci
senza pensare a tutto quello che avrei dovuto affrontare in quei giorni
infernali.
-Dunque-,
Salerno prese uno dei fogli che
aveva in mano e cominciò a leggerli. –Per la prima
prova avrete ovviamente lo
scritto d’italiano, e il commissario sarà interno.
Quindi io sarò nella
commissione d’esame.-
Ci
guardammo tutti con un sospiro di sollievo
che uscì spontaneo. Avere un commissario esterno
d’italiano sarebbe stato un
vero e proprio incubo. Inoltre con Salerno avevamo un rapporto speciale
ed
eravamo certi che sarebbe stato dalla nostra parte sempre e comunque.
-La
seconda prova sarà lo scritto di latino
con commissario esterno.-
A
quel punto ci fu un boato di sbuffi
incredibile. Un po’ ce lo aspettavamo che le cose sarebbero
andate così, però
l’idea di dover “sfoggiare” il nostro bel
latino con un docente che non ci
conosceva non ci riempiva proprio di gioia.
-Infine
le altre materie con commissari
esterni saranno matematica e filosofia-, concluse Salerno guardandoci.
Mi
ci volle qualche secondo per riuscire a
metabolizzare quella frase.
Filosofia?!
Esterna?!
Uccidetemi!
Vi prego…
-Adesso
potete proporre voi le materie con i
commissari interni, tranne italiano ovviamente. Mi raccomando cercate
di fare
una scelta ponderata. Da questo dipenderà buona parte del
vostro esame, quindi
pensateci bene.-
Il
panico si diffuse nell’aula. Non avevamo
mai pensato alle materie da proporre per la commissione quindi non
sapevamo
proprio dove sbattere la testa.
Per
nostra fortuna la Lubelli decise di
venirci incontro dandoci uno dei suoi consigli.
-Probabilmente
vi conviene associare due dei
vostri docenti alle materie che già avete. A latino potreste
affiancare greco,
quindi la professoressa Bianchi che comunque può darvi un
aiuto in caso di
difficoltà.-
Ci
guardammo tutti con aria scettica. La
definizione che la Bianchi dava alla parola “aiuto”
era parecchio diversa da
quella attribuita da noi.
-Ovviamente
vi converrebbe anche affiancare al
commissario esterno di matematica la professoressa Gigli con fisica. In
questo
modo non lascereste due materie prettamente scientifiche nelle mani di
un
docente che non vi conosce.-
In
effetti quella era un’idea buona. La Gigli
non ci avrebbe difeso a spada tratta ma almeno sapevamo che in fisica
non
pretendeva chissà quali brillanti e meravigliose
prestazioni. E se avessimo
avuto un po’ di fortuna, magari, il commissario esterno di
matematica avrebbe
deciso di seguire la linea adottata dalla Gigli.
-A
questo punto vi rimarrebbe scoperta solo
Filosofia. Nel senso che sareste costretti ad avere un commissario
esterno sia
per Filosofia sia per Storia, ma almeno avreste la certezza di non
avere tra le
materie d’esame né Scienze né Storia
dell’Arte.-
Era
vero! Non ci avevo minimamente pensato!
Seguendo quella logica, Scienze sarebbe rimasta fuori e di
conseguenza… Di
conseguenza Massi ed io saremmo potuti uscire allo scoperto molto prima
del
previsto!
Certo,
avrei dovuto affrontare un indiavolato
commissario esterno per Storia e Filosofia, ma sinceramente dubitavo
che la
presenza della Lubelli mi sarebbe stata d’aiuto. Filosofia
era comunque materia
esterna e in Storia me la cavavo senza problemi.
-Non
dimenticate che voi potete solo proporre
le materie, poi sta a noi docenti del Consiglio decidere se accettare o
meno.
Comunque, in genere, questa scuola tende a non rifiutare le materie
scelte
dagli alunni perché non vogliamo crearvi ulteriori
difficoltà.-
Traduzione:
“Voi proponete che noi tanto
accettiamo sicuro…”
Appena
suonò la campanella, la Lubelli uscì e
noi iniziammo subito a preparare una bella lettera da consegnare alle
Preside,
dove avevamo scritto tutte le materie per l’esame. Ci
attenemmo diligentemente
a tutto quello che ci aveva consigliato la Lubelli con la speranza che
quella
lavatrice ambulante della Preside non avesse nulla in contrario.
Mentre
eravamo ancora impegnati nel trovare le
frasi più d’effetto e convincenti per scrivere
quella lettera, la Bianchi entrò
in aula di gran carriera e si sedette velocemente come al solito senza
guardare
nessuno.
Prese
il registro e firmò, mentre la classe
cadeva nel silenzio più tombale. Eravamo a Febbraio, il
quadrimestre era ormai
finito, ma lei aveva quella faccia solo quando aveva intenzione di
interrogare.
Ovviamente nessuno era preparato, visto che non interrogava mai a
inizio
quadrimestre.
-Avete
sentito delle materie d’esame?- chiese
la Bianchi chiudendo il registro.
Noi
cominciammo ad annuire intimoriti, mentre
qualcuno aveva anche trovato il coraggio, chissà dove, di
sibilare un flebile
“sì”.
-Latino
è esterno, quindi preparatevi perché
ho intenzione di mettervi sotto. Tirate fuori i libri di letteratura
latina.
Come minimo dovrò spiegare tre autori oggi.-
Un
silenzioso sospiro di sollievo si levò
quasi impercettibile per l’aula. Non avrebbe interrogato. Per
un attimo mi ero
sentita morire, era come se avessi perso dieci anni di vita in un colpo
solo.
La
Bianchi stava per iniziare la spiegazione
quando qualcuno bussò alla porta che si aprì
subito dopo senza neanche lasciare
alla professoressa il tempo di dare una risposta.
-Salve.-
O
dei di tutto l’Olimpo! Santi di tutto il
Paradiso!
Era
il vicepreside! E non era solo! Tra le
mani aveva le schede di valutazione!
Erano
le pagelle!
Chiusi
gli occhi disperata, mentre
visualizzavo già nella mia mente tutti i cinque che ci avrei
visto.
Un
brusio di tensione cominciò a levarsi
all’interno della stanza mentre Marti si voltava a guardarmi
terrorizzata. La
odiavo quando faceva così! Che si terrorizzava a fare! Aveva
nove in tutte le
materie. Di che aveva paura? Di un otto? Ma io avrei pagato per avere
delle
paure come quelle! Accidenti a lei.
Il
vicepreside, tale professor Giannaccari
Luigi, cominciò a consegnare le schede chiamandoci uno ad
uno alla cattedra.
Giusto per farci fare una bella figura di merda in più,
poiché prima di
consegnarci la scheda doveva leggerla e commentarla.
-Ferrari
Valeria.-
Alzai
gli occhi al cielo disperata mentre
abbandonavo il mio posto e camminavo verso il prof. In quel momento
quell’uomo
era identico a un patibolo.
-Be’,
Ferrari, direi che ti puoi ritenere
soddisfatta-, disse porgendomi la scheda dopo averla letta. Non aveva
commentato. Le sue parole erano state solo quelle.
Aggrottai
la fronte stranita e tornai al mio
posto.
Aprii
lentamente la scheda e quando lessi i
miei voti per poco non mi presero un infarto fulminante, un ictus
cerebrale e
una trombosi tutto insieme.
Italiano
Otto
Latino
Sette
Greco
Sei
Storia
Otto
Filosofia
Sette
Matematica
Nove
Fisica
Nove
Storia
dell’Arte Otto
Educazione
Fisica Nove
Ma
il voto che di certo mi aveva sorpreso più di tutti era
stato di certo il suo.
Quello della D’Arcangelo, la donna che mi odiava e mi
denigrava sempre davanti
a tutti.
Il
Sette se ne stava lì, accanto alla parola
Scienze ed io non potei fare a meno di sgranare gli occhi fino a quando
non mi
fecero male.
Non
era possibile! Non ci credevo. Eppure era
scritto tutto nero su bianco su quel pezzo di carta che in quel momento
per me
era diventato quasi d’oro.
Un’ora
dopo ero in corridoio per la
ricreazione. Insieme a me c’erano anche Marti, Amy, Marco e
Sabrina. Avevamo
ricevuto tutti le pagelle, e i risultati erano stati piuttosto
prevedibili:
Marti e Sabrina avevano preso una bella sfilza di nove a testa, Marco
era
riuscito a prendere un sette in matematica (per la gioia della sua
insegnante,
cioè me) e un buon numero di otto, mentre Amy più
o meno era andata come me,
tranne un bell’otto troneggiante in Scienze.
Con
una pagella del genere forse sarei
riuscita a convincere mio padre a lasciarmi partire per
l’America, anche se
ancora la vedevo davvero dura.
-Ferrari.-
Per
poco non mi prese l’ennesimo infarto della
giornata. Mi voltai di scatto e mi ritrovai davanti Massi che mi
guardava con
aria di sufficienza, come se fossi l’ultimo essere presente
sulla terra che
meritasse le sue attenzioni. Era incredibile che attore nato fosse quel
ragazzo.
Delia
se ne stava al suo fianco e mi sorrideva
con la solita aria svampita che assumeva a scuola.
-Draco?-
chiesi io sollevando un sopracciglio
scocciata. –Hai bisogno di qualcosa?-
Mi
veniva da ridere quando pensavo che ogni
santissimo giorno a scuola dovevamo mettere su quel teatrino per non
creare
sospetti nella gente che ci stava intorno. A volte decidevamo persino
di
ignorarci per giorni e giorni, giusto per essere sicuri che nessuno
s’impicciasse
dei fatti nostri e non decidesse di indagare. Ovviamente mi riferivo
alla
D’Arcangelo, che, quando voleva, sapeva essere più
pressante di un segugio.
-L’hai
ricevuta la pagella?- mi chiese lui con
un sorrisetto soddisfatto.
Okay,
forse la sua non era proprio una recita.
Il suo lato egocentrico e megalomane era venuto fuori e adesso non
vedeva l’ora
di vantarsene.
-Sì-,
risposi un po’ confusa. –Ne sono
soddisfatta, soprattutto del mio Sette
in Scienze.-
A
quelle parole Massi rimase stupefatto e
stava per aprirsi in un sorriso luminoso, ma riuscì a
bloccarsi in tempo.
Sapevo che era orgoglioso di me, che avrebbe voluto abbracciarmi ma non
poteva
farlo, e questo feriva lui esattamente come lacerava me che avrei
voluto
saltargli al collo e baciarlo per festeggiare quel voto inaspettato.
Odiavo
a morte quella situazione, e odiavo la
D’Arcangelo! Maledetta!
-Be’
Scienze per me è un giochetto da nulla,
un Nove non me l’ha mai tolto nessuno. E anche Delia ha avuto
un Otto, vero?-
Si
voltò verso Delia e lei sorrise
soddisfatta.
-Oh,
Yes-,
rispose con un sorriso meraviglioso. –E’ stato very difficult, ma the
end
ho avuto un Eight. Sono
così happy!-
Era
incredibile come Delia riuscisse a
sembrare davvero una deficiente patentata quando ci si metteva
d’impegno. Quei
due erano andati alla stessa scuola di recitazione, me lo sentivo.
-Sai
Draco, non m’interessa se tu e la tua
“girlfriend” avete dei voti più alti dei
miei, almeno sono sicura di avere
molto più cervello di un biondo platinato arrogante e della
sua degna compagna
che avrebbe bisogno di un vocabolario anche per dire
“Ciao”!-
Wow,
dovevo ammettere che quando non ero davvero
arrabbiata tiravo fuori delle frecciatine parecchio pesanti.
Massi
stava per rispondermi, e nei suoi occhi
lessi l’indecisione tra lo scoppiare a ridere e il saltarmi
addosso per fare
l’amore proprio in quel momento, quando accadde qualcosa di
strano.
-Salve
ragazzi-, una voce conosciuta
interruppe lo slancio di Massi.
-Ciao
Davide-, risposi io confusa voltandomi a
guardare il mio compagno di classe.
Lanciai
un veloce sguardo verso Marti che come
al solito non sembrava aver voglia di mostrare alcun tipo di reazione.
Da
quando c’era stato tutto quel casino con Christian, in fatto
di emozioni, era
diventata più arida di un deserto. Non pretendevo che
facesse i salti di gioia
vedendo Davide ma che almeno s’irritasse un po’
come faceva prima quando lo
vedeva.
Niente.
Non riuscivo ancora a capire cosa le
passasse per la testa, e le si ostinava a non voler parlare.
-Ehm-,
disse Davide un po’ impacciato come al
suo solito. –Non so se lo avete saputo, ma…-
guardò un attimo Marti. Sembrava
indeciso se continuare o meno. –Ecco, ho appena incontrato
Giacomo e mi ha dato
una notizia, non lo so se si possa definire buona.-
Lo
guardammo tutti incuriositi.
-Cosa
ti ha detto?- chiese Marco, ovviamente
il più curioso di tutti. A volte avevo il dubbio che fosse
davvero una donna e
non un uomo.
-Mi
ha parlato di… di Christian.-
Si
bloccò. Evidentemente aveva paura che
magari Marti si potesse stranire, ma guardando la mia amica notai che
un
iceberg avrebbe avuto più emozioni di lei.
-Continua-,
lo invitai io cercando di
tranquillizzarlo.
-Avete
notato che da quando ha avuto quel
problema con quei “teppisti” non si è
più fatto vedere a scuola. Be’, Giacomo
ha scoperto che i genitori lo hanno iscritto in un’altra
scuola un po’ lontana
da qui.-
-Dove?-
chiesi con un misto di rabbia e
irritazione nella voce.
-Milano.
A quanto pare lì ha uno zio, un
fratello del padre. I genitori hanno pensato che fosse meglio che si
allontanasse un po’ da qui. Secondo Giacomo è
perché quei ragazzi che l’hanno
picchiato probabilmente hanno continuato a minacciarlo anche dopo
quello che
gli avevano fatto.-
-Direi
che è un’ottima notizia-, ribattei con
una nota irritata parecchio evidente.
-Sì,
lo penso anch’io-, rincarò Massi serio
fissando Delia che abbassò lo sguardo intristita.
Se
avessi avuto Christian tra le mani non so
cosa sarei stata capace di fargli. Avrebbe implorato di essere di nuovo
picchiato da quei motociclisti piuttosto che restare con me anche solo
un
minuto.
Aveva
fatto del male a Marti che era una delle
persone più importanti della mia vita, e aveva ferito Delia.
Non avrei mai
potuto perdonarlo per ciò che era, mai.
La
campanella suonò ricordandoci per
l’ennesima volta che il momento della ricreazione non poteva
durare in eterno.
Davide
lanciò un’occhiata veloce a Marti che
non alzò lo sguardo. Si voltò e tornò
lentamente in classe. Il ragazzo abbassò
gli occhi e anche lui si diresse verso la nostra aula con
l’aria di un povero
cucciolo bastonato.
Le
voleva bene per davvero. Fino a quel
momento avevo sempre pensato che Davide fosse solo attratto da Marti o
che
semplicemente la trovasse carina, ma forse il suo affetto era molto
più
profondo di quanto avessi mai potuto immaginare.
Se
solo Marti avesse aperto gli occhi e lo
avesse guardato. Non potevo di certo costringerla ma i suoi tempi
potevano
anche essere eterni e chissà se Davide l’avrebbe
aspettata. L’amore deve essere
alimentato in qualche modo, un sentimento, anche se così
forte, non poteva
durare per sempre se veniva messo davanti ad un muro di cemento armato.
-Ferrari.-
Massi
mi riportò alla realtà.
-Vedi
di risolvere quella questione oggi
stesso altrimenti saranno guai.-
Alzai
gli occhi al cielo esasperata.
-Draco,
vai a farti un giro-, risposti acida.
–Le tue minacce non mi sono d’aiuto.-
Come
al solito vidi nel suo sguardo la voglia
matta di ridere ma si trattenne.
Prese
Delia per mano e si diresse verso la sua
aula.
Non
era piacevole vedere il mio ragazzo
andarsene in giro mano per mano con un’altra ma non potevo
farci niente. Mi
conveniva resistere, non potevo assolutamente rischiare che la gente
sospettasse, e il Liceo Classico Virgilio era famoso per la
velocità con cui i
pettegolezzi si diffondevano all’interno di quelle mura
decadenti.
Ingoiai
ancora una volta quel rospo e mi
preparai a tornare in classe per l’interrogazione di Fisica.
Questa volta
neanche lo charme di Andrea, il nostro rappresentate, avrebbe impedito
alla
Gigli di interrogare e dovevo essere pronta ad andare al macello, anche
se
speravo con tutto il cuore che almeno quella tortura mi fosse
risparmiata visto
che già dovevo affrontare quel brav’uomo di mio
padre.
***L'Autrice***
Come promesso: nuova domenica, nuovo capitolo... *-*
Allora, durante la settimana avevo progettato di rispondere a tutte le
meravigliose recensioni che mi avete lasciato, siete state tutte
talmente dolci. Solo che c'è stato qualche imprevisto (un
paio brutti ma uno bellissimo) che hanno preso tutto il mio tempo
libero... Scusatemi, quindi se non vi ho risposto... Spero che possiate
perdonarmi.
Passando al capitolo, come avete visto ci sono state parecchie
evoluzioni riguardo alla situazione scolastica. Gli esami si avvicinano
e si avverte parecchio la tensione della povera Vale che si
è ritrovata la materia che più odia al mondo come
materia con commissario esterno... Forse per lei sarebbe adatta la
frase: "Fortunata in amore, sfortunata a scuola"... xD Be',
sinceramente, per avere uno come Massi accetterei anche di avere tutti
commissari esterni... xD
Nel capitolo c'è stato anche quel piccolo momento in cui
Massi e Vale erano da soli, credo che sia un'ottima introduzione a
quello accadrà nei prossimi capitoli. Intendo dire che nei
prossimi capitoli i nostri due protagonisti vivranno davvero molti
momenti di dolcezza... *-*
Direi che adesso è arrivato il momento per qualche spoiler.
Anticipazioni:
Allora... Anche se in questo capitolo potrebbe sembrare che Vale
avrà delle difficoltà a partire in
realtà non sarà così. Vale, Massi e
Delia partiranno per Boston. Ad attenderli ci saranno il padre e il
fratello di Delia, spero che questi nuovi personaggi vi piaceranno
perchè secondo me sono simpaticissimi. Non credo di potervi
dire altro sul prossimo capitolo... ^^
Ricordo
a tutti che potete trovare molto altro su Massi e
Vale cliccando su questi link:
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e anche mie sciocche "pillole di saggezza")
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Vi ringrazio davvero tantissimo per aver letto anche questo capitolo.
Spero che vi sia piaciuto e vi aspetto domenica prossima con il
capitolo 3... Un bacio!
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