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L’ha trovata un uomo che stava giocando a pallone con il suo
bambino, inizialmente ha pensato fosse una statua, poi si è
avvicinato di più ed ha scoperto che non lo era -
spiegò il commissario a Carlo che aveva raggiunto con Paolo
il luogo dove era stato trovato il cadavere di Eva.
- Quando sapremo le cause della morte? - chiese Paolo
- Abbiamo ipotizzato che sia stata investita da un auto e che sia stata
scaraventata giù da quella strada - rispose l’uomo
indicando una strada che si trovava al di sopra di quel luogo.
- Quindi l’impatto con l’auto è stato
così forte che è stata scaraventata
giù? - chiese Paolo mentre Carlo, come imbambolato, li
ascoltava
- No, purtroppo non è così, è stata
anche accoltellata -
- Cosa?? - urlò Carlo, Paolo lo abbracciò: - Mi
dispiace mi dispiace - gli disse piangendo
- La posso vedere? - chiese Carlo in lacrime
- No mi dispiace, la potrà vedere domani dopo
l’autopsia - rispose il commissario, poi si
congedò ed andò verso i poliziotti per sapere
qualcosa di più.
- Me l’hanno ammazzata Paolo, me l’hanno ammazzata
-
- Mi dispiace amico mio, mi dispiace tanto, ho sperato fino
all’ultimo - rispose Paolo, mentre i due amici abbracciati
piangevano insieme. Poi insieme guardarono il corpo di Eva coperto da
un lenzuolo bianco,che veniva sollevato ed adagiato in una bara di
metallo, che venne chiusa e portata nell’auto.
- Mi ha lasciato - sussurrò Carlo.
- Ci ha lasciati - aggiunse Paolo stringendo l’amico.
L’indomani Carlo, accompagnato sempre dal suo migliore amico
Paolo, andò in ospedale per vedere per l’ultima
volta la sua Eva.
- Se la sente? - gli chiese la dottoressa mentre tra le mani reggeva i
fogli con i risultati dell’autopsia.
- Si, ma prima vorrei sapere … - rispose Carlo guardando i
fogli
- Le do una piccola buona notizia, Eva prima di morire non ha subito
nessuna violenza sessuale. Però le posso dire che ha fatto
una morte tormentata, molto dolorosa, come forse le hanno
già detto, è stata dapprima investita da un auto,
poi è stata accoltellata brutalmente,infatti abbiamo contato
nove ferite sul suo corpo, e infine è stata scaraventata
giù dalla strada sovrastante -
A quelle parole Carlo si portò una mano alla bocca:
- Ah! - urlò come se sentisse un forte dolore e Paolo gli
mise una mano sulla spalla.
- Ora mi segua, gliela faccio vedere - gli disse la dottoressa.
Il volto perlato, l’espressione serena, i capelli lunghi
neri,Eva era bellissima anche da morta, Carlo le prese una mano:
- Amore mio … non avrei mai pensato ad una fine
così, hai sofferto tanto quel giorno piccola mia, ed io che
pensavo che ti fossi arrabbiata con me per qualche motivo, ora sei qui,
stesa su questo letto, senza vita - dai suoi occhi scesero due lacrime
che bagnarono la mano della ragazza: - Chi è stato? Tu lo
sai amore mio, chi ti ha fatto una cosa simile? Ti prego, mandami un
segno da lassù, ti prego, ti supplico, dimmi chi ti ha tolto
la vita in questo modo -
Ad un tratto la dottoressa entrò nell’obitorio e
raggiunse Carlo:- Come va? - gli chiese
- Come vuole che vada, non può di certo andare meglio -
rispose il ragazzo, freddo.
- Comunque, Eva ha cercato di difendersi, in qualche modo, infatti
abbiamo trovato della pelle nelle sue
unghia -
- E si potrebbe risalire all’assassino? - chiese Carlo
speranzoso
- Beh bisogna fare delle ricerche accurate, una cosa è
certa, non era solo uno, abbiamo trovato della pelle con due DNA
diversi, proprio ora mi sono arrivati i
risultati - rispose la dottoressa agitando i fogli che aveva tra le mani
- Ma non si può sapere di chi sono? -
- No, a meno che la polizia non faccia analizzare i DNA di tutti i
pregiudicati della città, ma è difficile, troppo
difficile -
- A proposito, quando è morta? - chiese il ragazzo
- E’ morta il giorno stesso della scomparsa, alle ore 18:15 -
rispose la dottoressa.
Carlo sospirò e tornò a guardare la sua Eva che
si era addormentata per sempre in un sonno paradisiaco, si, il piccolo
Marco aveva ragione, Eva era diventata un angelo e non sarebbe
più tornata. La dottoressa capì che per quel
ragazzo era il momento più brutto della sua vita e
così, piano uscì
dall’obitorio.
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