Questa storia è
stata scritta senza alcuno scopo di lucro. I personaggi non mi
appartengono.
COUPLES
#
PROLOGO - London
Londra
si vede proprio bene dal mio ufficio.
La skyline mi lascia sempre senza fiato.
Peccato
che non riesca proprio a godermela questa città. Sono
passati otto mesi ormai,
ma non c’è verso che io mi ambienti. I ricordi mi
affliggono, la malinconia mi
assale. Se almeno ci fosse Bud qui con me, riuscirebbe a strapparmi un
sorriso.
Se
almeno ci fosse lei…
Il
tenente Stevens sta bussando da qualche minuto allo stipite della
porta. Me ne
accorgo solo ora. Le dico di entrare e lei per prima cosa mi chiede se
mi sento
bene; come fa ogni giorno da quando sono arrivato qui. Del resto io non
mi
sforzo minimamente di risultare meno… apatico?
Si, è l’unico termine che
mi viene in mente.
No
che non sto bene,
per niente. Ma a lei rispondo che è tutto a posto. Mi lascia
diversi file sulla
scrivania, spiegandomi sommariamente di cosa si tratta, ma
ahimè non sento
nulla se non le risate dei figli di Bud che risuonano nella mia testa.
Soprattutto quella di Aj. Il primogenito dei Roberts è
quello a cui sono più
legato, sarei dovuto essere uno zio più presente…
se potessi tornare indietro
cambierei molte cose, anche le più piccole, le farei
diversamente. Avrei potuto
portarlo al parco di tanto in tanto per esempio. Come padrino ho fatto
decisamente pena.
Un’immagine
di Harriett con il piccolo in braccio mi torna in mente “Lui
adora lo zio
Harm…lo zio Harm e la zia Mac
sono i suoi zietti preferiti” mi disse una volta.
Già
la
zia Mac, come non adorarla? No, dai Rabb
riprenditi. Non posso pensare a lei adesso. Solo pensando ai miei amici
non ho
notato che sono di nuovo in ufficio da solo, figuriamoci se penso a
lei! No,
apri questi file e dai loro una bella occhiata, mi dico, senza troppo
successo
però. Dopo neanche qualche minuto sento un brusio provenire
dal corridoio. So
benissimo di cosa si tratta. E so anche che è solo colpa
mia. Ma non riesco
svegliarmi da questo mio torpore, Washington mi manca troppo, il Jag mi
manca
troppo. Ora dirigo uno staff tutto mio ma non ho nessuno amico, nessuno
con qui
chiacchierare, bere un caffè. Qualcuno
dell’ufficio ha provato a invitarmi a
prendere un aperitivo una volta, ma gli ho risposto così
male che da allora
nessuno mi rivolge più la parola se non per lavoro. Senza
contare le volte che
mi beccano a fissare il vuoto o a sospirare sconsolato. E dire che un
ruolo
come il mio lo sognerebbe qualunque ufficiale con un po’ di
cervello. Così da
un po’ di tempo ho notato sguardi complici tra il personale,
risolini e, come
adesso, un leggero brusio fuori dal mio ufficio. Spettegolano su di me
e direi
che fanno bene. Chi lo vorrebbe un capo così?
Immagino
che dovrei uscire a rimproverarli, a rimetterli in riga, ma non lo
faccio.
Mac
li bacchetterebbe a dovere! Penso divertito. Ma forse lei non ne
avrebbe
bisogno, sicuramente è riuscita a creare un clima favorevole
per un buon
rapporto lavorativo. Lei sarà sicuramente andata avanti per
la sua strada e io
sto qui bloccato in questo limbo! Mi dispiace, ma non è
ancora tempo per me di
andare avanti. Forse un giorno sarò
pronto e quel giorno farò una lavata di capo a tutti i miei
sottoposti. Ma non
ora. Proseguo la lettura dei file sperando di finire al più
presto. Ho bisogno
di andare in palestra, è l’unico modo per
scaricarmi un po’!
Dopo
circa un’ora decido che è tempo di andarmene da
qui. In fondo sono il capo
adesso, e non ho un orario di lavoro fisso. Per ora l’unico
lato positivo di
questo incarico è che posso andare e venire quando voglio.
Di norma resto fino
a tardi, per impedirmi di pensare e per non restare a casa da solo,
quasi mi
devono sbattere fuori a calci! Ma questa settimana è
cominciata proprio male.
Sono giorni ormai che nemmeno il lavoro cancella il ricordo dei miei
amici dai
miei pensieri. E ogni volta che penso a loro inevitabilmente penso a
lei. Il
guaio è che penso a lei anche guardando una cabina
telefonica, ormai!
Perciò
ho deciso, oggi esco prima e mi rintano in palestra. Alla Stevens
verrà un
colpo. Raduno le mie cose, ficco tutto malamente nella mia cartella e
esco dal
mio ufficio a mò di razzo. Non resisto un attimo di
più, ho l’impressione che
le pareti mi si accartoccino addosso. Fuori dalla porta trovo il
tenente
Stevens che mi fissa a bocca aperta. Sta per dire qualcosa ma io glielo
impedisco precedendola. Le auguro un buon lavoro e una buona serata e
sparisco
dalla sua vista. Entro in ascensore e dopo neanche dieci secondi lo
percepisco
nuovamente. Un leggero brusio mi arriva da dietro le porte e non posso
impedirmi si sogghignare.
NOTE
DELL'AUTRICE: spero proprio che questa ff vi piaccia perchè
mi sta davvero a cuore!
Amo alla
follia Harm e Mac ma ho pensato di scrivere qualcosa solo dal punto di
vista del ns bel capitano... e perchè non affiancargli Booth
e Bones!! mi fanno morire dal ridere insieme.. Buona lettura a tutti!!
XD
p.s. ah, per
dovere di cronaca...non è che odio gli inglesi eh, mi
serviva solo un pò di antipatia ai fini narrativi.. XD
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