Tra bottiglie e caffè.
Titolo: Tra
bottiglie e caffè
Personaggi:
Hayato Gokudera, Takeshi Yamamoto
Generi:
Romantico, Sentimentale
Rating: Verde
Avvertimenti:
Flashfic [510 parole], Shonen-ai
Questa
è la prima storia che ho scritto su questo fandom. La
pubblico
solo adesso, dopo giorni di incertezza. Lo so che dico sempre che fanno
schifo le cose che scrivo, ma l'autocritica è una parte
immancabile di me. Da sempre. Avrei solo voluto che uscisse in un altro
modo.
Ringrazio tutti quelli che hanno commentato la drabble D18. Siete tutti
carinissimi. E dire che mi avete dato il coraggio di pubblicare anche
questo scempio, è poco. Quindi un grazie doveroso, ci sta.
<3
E come sempre, sempre, sempre.. Grazie a Spes, che è la
prima
persona che ha letto questa cosa. Ho sempre promesso a me stessa che,
se mai avessi pubblicato qualsiasicosa,
avrei sempre ringraziato lei.
Mi sembra il minimo.
Oggi sono sentimentale. Mi odio.
Buona lettura, spero di non annoiarvi (e che non vi faccia vomitare).
Alla prossima.. Se ci sarà (è una minaccia).
Questi
personaggi non mi appartengono, ma sono proprietà di Akira
Amano. Questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di
lucro.
In piedi dietro al bancone, l'anziana proprietaria del bar guardava
curiosa i due ragazzi seduti al tavolo. Erano più di dieci
minuti che sedevano in silenzio, uno guardando i passanti attraverso la
vetrina, l'altro fissando sorridente il suo compagno. Un occhio
più attento si sarebbe accorto del rossore sulle guance del
ragazzo più diffidente, di certo non dovuto al freddo.
Sembrava
avesse un'aria assente, in realtà era molto concentrato a
non
incontrare lo sguardo dell'altro, che al contrario se la rideva sotto i
baffi.
Gokudera diede
l'ennesimo sorso al caffè scadente e acquoso che aveva
ordinato, poi decise di darci un taglio.
“Quindi?”
“Quindi
cosa?” Yamamoto
sorrideva quieto. Come se non avesse appena dichiarato amore
eterno al suo amico di sempre (se così si poteva definire
colui che
minacciava di farti scoppiare in aria ogni mezz'ora).
“Non hai
nient'altro da
dire?” Gokudera alzò gli occhi chiari, frustrati,
fin'ora
tenuti bassi per l'imbarazzo. “Vieni qui e mi dici.. Quello
che
mi hai detto.. E poi mi fissi con quella faccia da schiaffi!”
Yamamoto rise. Una
risata genuina, bella,
come tutte quelle che lo contraddistinguevano. Ma Gokudera, che lo
conosceva bene, notò il tremolio nella voce quando gli
rispose.
“Non devi
prenderla seriamente, se non vuoi. Io.. Insomma.. Ti ho detto
ciò che sento. Ora sta a te.”
Hayato
imprecò mentalmente
contro quella forza oscura che quella stessa mattina l'aveva convinto
ad accettare l'invito di quello scemo. Non si capacitava di come
potesse esprimere i suoi sentimenti così liberamente e senza
vergogna. Per lui era così facile tenersi tutto dentro.
“Vi porto
qualcos'altro, ragazzi?”
Sussultò,
risvegliato dalla
cameriera. Fece un gesto impaziente, facendo intuire che non volevano
niente se non rimanere in pace. Yamamoto al contrario rise ancora (e
Gokudera lo guardò male) e mormorò gentilmente
che erano a posto
così.
“Sei
bello.”
Se ne uscì
così Takeshi, in
un sussurro, dopo altri immensi minuti passati in silenzio. L'altro, in
un primo momento avvampò, poi in un sussurro
minacciò di
accendere tutti i candelotti che aveva in tasca, se solo avesse avuto
il coraggio di ripeterlo. Poi, guardando il suo schifosissimo
caffè ormai freddo, decise che forse -ma forse- poteva
dargli
una chance. In fondo poteva andare peggio di così?
“Domani.”
“Mm?”
Yamamoto lo guardò confuso, con il cuore che batteva
fortissimo.
“Domani.
Alle 17. Andiamo al
cinema.” Lo sguardo che passava in rassegna ogni centimetro
del
bar. “Ma non ti aspettare smancerie da ragazzina adolescente
in fase ormonale.. E il film lo scelgo io.”
“Ahahah, sei
proprio strano Hayato.”
“Ha-Hayato?
Ma come ti permetti razza di-? Non prenderti tanta confidenza, non ci
metto niente a cambiare idea.”
Yamamoto sorrise,
cercando di
mascherare il disagio che l'aveva colto per un attimo, immaginando di
perdere quell'occasione. Gli mise una mano sulla testa,
scompigliandogli i capelli. “Va bene, sei tu il
capo.”
“Idiota.”
Con il viso scarlatto, Gokudera si alzò per pagare.
Intanto la
proprietaria si godeva tutta la scena, nascosta tra la marea di
bicchieri e bottiglie.
Sorrise.
Se siete arrivati fin qui, tanto di cappello. Volevo solo dire
a Vetro
che è una bella persona. Ecco. L'ho detto. Ora ciao.
Ho detto ciao!! u_u
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