D’improvviso,
nel silenzio della chiesa si udì un cigolio soffocato.
Lievi esclamazioni di sorpresa si levarono da alcuni degli invitati,
immediatamente seguite da una serie di passi concitati e dal sordo
rumore di una porta che veniva sbattuta con violenza.
Tutto quello che John Watson riuscì a scorgere prima che il
brusio si acquietasse e la voce del parroco tornasse e spiccare chiara
e perentoria nella vasta sala, fu una testa di corti capelli
scompigliati che spariva dietro una delle porte laterali.
“Chi è a conoscenza di qualche impedimento per il
quale quest’uomo e questa donna non dovrebbero unirsi in
matrimonio, parli ora o taccia per sempre.”
Senza neanche rendersene conto, Watson trattenne il respiro.
La vista di Holmes che se ne andava in quel modo lo aveva sconvolto
più di quanto volesse ammettere a se stesso. Raddrizzando le
spalle, cercò di fare del proprio meglio per
ignorare l’amaro sapore che di colpo gli aveva riempito la
bocca e la dolorosa morsa che gli opprimeva il petto. Non avrebbe
dovuto prendersela tanto, lo aveva saputo fin dall’inizio che sarebbe
andata a finire così. Il fatto stesso che Holmes fosse
venuto e avesse accolto la sua richiesta di presenziare al matrimonio
era già stata un’incredibile quanto inaspettata
conquista.
Poteva solo essergli grato, per questo.
Tuttavia...
Chiudendo gli occhi, il medico inspirò profondamente. Il
panico che aveva cominciato a serpeggiare nel suo animo non
accennò a diminuire.
D’improvviso, la verità gli si mostrò
in tutta la sua crudele realtà.
Non aveva desiderato che Holmes assistesse alla cerimonia per poter
condividere con lui la gioia della sua nuova unione, o
perché era il suo più caro e fidato amico, o per
fargli comprendere che non intendeva tagliarlo fuori dalla sua nuova
vita con Mary.
Tutto ciò che aveva desiderato era l’essere
fermato.
Aveva insistito tanto affinché Holmes fosse presente solo
perché potesse fermarlo una volta per tutte,
perché si opponesse a quella pazzia, perché al
momento più opportuno si alzasse dal suo posto e gli
ripetesse nuovamente quanto stupido fosse nel volersi sposare e
lasciare la sua vecchia vita, la
loro vecchia vita.
Come in un sogno, Watson avvertì una lieve pressione sul
braccio nel punto in cui Mary aveva posato la sua mano aggraziata. Si
accorse che la ragazza lo stava guardando con preoccupazione e
insistenza, studiandolo, facendo saettare velocemente gli occhi chiari
sul suo volto, quasi volesse leggere tra quei
lineamenti puliti i pensieri che si susseguivano senza tregua nella
mente dell'amato.
D'un tratto, la giovane donna sembrò trovare qualcosa,
perché si immobilizzò. Un lampo di comprensione
le illuminò lo sguardo, ed ella si ritrasse, ferita. I suoi
occhi, fattisi improvvisamente umidi, scattarono verso il
suolo, mentre la consapevolezza di ciò aveva appena scorto
la colpiva con la forza travolgente di un fiume in piena.
Inaspettatamente, sorrise.
Sotto lo sguardo stupito di Watson, il luccichio di una lacrima
balenò per una frazione di secondo sulle gote arrossate dal
pianto della giovane.
Poi, le labbra vellutate di Mary si dischiusero, tremanti.
“Io."
Messaggio dell’autrice: Essendo la prima volta
che mi cimento nell’ardua impresa di scrivere qualcosa su
Sherlock Holmes, al momento mi trovo veramente sulle spine. Confesso di
avere una paura matta di aver scritto un mucchio di fregnacce e,
soprattutto, che Watson mi sia venuto OOC… spero davvero che
non sia così ;P
Mi rimetto al prezioso giudizio di tutti coloro che avranno
la pazienza di leggere e commentare questa mia piccola storia! :D
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