Varcai
la soglia del centro di riabilitazione svogliata; non avevo chiuso
occhio tutta notte, e la cosa si ripeteva da giorni e giorni. Andava
tutto bene con Tommy, questo era certo: erano anni che non mi sentivo
così felice, eppure non riuscivo a dormire. Era come se
fossi... troppo stanca per addormentarmi, o come se temessi che mi
sarei svegliata dal sogno bellissimo che era diventata la mia vita con
lui.
Trascinai i piedi lungo il pavimento pulitissimo e splendente fino alla
stanza del mio donatore, e aprii la porta esitante. Non era sua
abitudine, tenerla chiusa. Gli piaceva vedere la gente prima che
entrasse, suppongo. La camera era ordinatissima, di quel bianco
soffocante che avvolgeva tutto, qui; il letto era in ordine e un raggio
di luce filtrava dalla finestra, cadendo su un biglietto.
Mi avvicinai e lo afferrai piano; era scritto con una vecchia macchina
da scrivere, o così sembrava.
Il suo donatore è
stato trasferito in un nuovo centro di riabilitazione; lei è
stata sollevata dall'incarico di assistente per quel caso. Il suo nuovo
donatore la aspetta nella camera 21B.
Non avevo mai trovato un bigliettino del genere; forse
perchè non ero mai stata rimossa da un incarico. Uscii dalla
stanza senza rifletterci troppo, diretta verso quella indicata dal
pezzetto di carta.
21B.
Mi ci vollero diversi minuti per raggiungerla; si trovava nell'altra
ala dell'ospedale, nonostante sembrasse che non mi fossi mossa di un
centimetro. Stesso pavimento pulito, stesso bianco che mi circondava.
La porta della camera era aperta, lasciava scorgere un letto, sul quale
era seduto un ragazzo con le gambe penzoloni, che mi dava le spalle,
osservando il paesaggio dalla finestra che dava sul piccolo balconcino.
- Hey. - sussurrai piano, sicura di essere udita in quel silenzio
glaciale, mentre muovevo il primo passo all'interno della stanzetta.
Il ragazzo non rispose, né distolse i suoi occhi verdi dal
tramonto.
- Io sono Kathy. - mi presentai, schiarendomi la voce. Cercavo di
convincere me stessa che il ragazzo non mi fosse ostile. Poteva avere
un milione di ragioni per non rispondermi; poteva avere appena perso un
assistente a cui era legato, o magari aveva appena subito la sua prima
donazione...
Tossicchiando per attirare la sua attenzione, afferrai una sedia
metallica e la spostai davanti al letto, sedendomi.
- Come va? - chiesi, sforzandomi di usare un tono il più
allegro possibile. Era passato troppo tempo, dall'ultima volta che non
seguivo un donatore che non avessi scelto io, che non conoscessi
già; troppo tempo dall'ultima volta in cui non ero stata
accolta nella stanza con un grande sorriso.
Non rispose, lasciando cadere tra di noi un immenso, imbarazzante e
interminabile silenzio. Non si mosse di un centimentro, sembrava quasi
non essersi accorto che fossi entrata.
- Non ti affezionare a me. - sussurrò, qualche minuto dopo.
- Io morirò, o tu te ne andrai. Avremo perso tempo entrambi.
- concluse, con uno sguardo vagamente cinico e un'alzata di spalle,
guardandomi con i suoi occhi verdissimi.
- Io non me ne andrò. - risposi ferma, senza pensarci.
- Io sono Billie Joe. - si presentò dopo qualche secondo, con un piccolo sorriso
che nasceva in un angolo della bocca.
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