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Last Prayer
Il
rumore dei passi moriva sul selciato, distruggendo l'innaturale
silenzio delle strade di Parigi. Già, era davvero innaturale
che in
quella città sempre in movimento non si sentisse neanche un
lieve
sospiro.
L'immagine
e il suono delle imponenti campane di Notre Dame invasero la mente
dell'uomo, mentre camminava a passo incerto verso una meta che Dio
solo conosceva.
Fu
preso da un leggero senso di nostalgia nel ricordare i giorni in cui
non era altro che un cantastorie il cui divertimento stava nell'
intrattenere i bambini con i suoi racconti in bilico tra la fantasia
e la realtà. A volte riusciva a radunare sotto al suo
teatrino
decine di giovinetti a cui si illuminavano gli occhi per
l'emozionante rappresentazione, altre ancora non aveva che qualche
ragazzino distratto il quale obiettivo era solamente rubargli il suo
amato burattino.
Clopin
Trouillefou, il re dei gitani, pronto a giocare amorevolmente con
tutti i bambini e a tagliare la gola a chiunque ritenesse necessario.
Lo
zingaro roteò gli occhi, rovinando a terra. Prima o poi
sarebbe
dovuto accadere, ma mai avrebbe permesso che Parigi assistesse a
quello spettacolo così pietoso. Clopin alzò lo
sguardo verso la
strada, notando con disgusto la scia di sangue che aveva segnato il
suo percorso incerto. Riuscì a percepire la propria pelle
cambiare
colore, mentre non si accorgeva invece del respiro che tremava come
una fiammella esposta ad un soffio.
Era
la morte che aveva sempre desiderato. Non perché fosse
contento di
come fosse stata causata, bensì perché era una
morte a cui non
avrebbe assistito nessuno. Una morte di cui nessuno si sarebbe
ricordato e per cui nessuno avrebbe sofferto. E il suo pensiero
andò
a lei.
Avrebbe
venduto l'anima al Diavolo se avesse rischiato di poter morire tra le
braccia della bella Esmeralda. Avrebbe ucciso prima lei e poi avrebbe
tolto la vita a sé stesso, pur di non veder piangere la
persona a
cui teneva di più in quel mondo pieno di abomini, abomini di
cui lui
stesso faceva parte.
Tuttavia,
la prospettiva di spirare con l'immagine degli occhi della bella
zingara impressa nella mente era dolcissima: erano sempre stati
meravigliosi, sin da quando era piccola. Dalla più tenera
età aveva posseduto quelle ciglia folte che donavano grazia
e mistero alle
iridi verdi come gli smeraldi più puri. Forse era per questo
motivo
che, quando la prese con sé, Clopin non seppe trovargli un
nome più
adatto.
Una
fitta all'altezza dello stomaco frantumò bruscamente i
pensieri
dello zingaro. Questi si portò quasi involontariamente le
mani
all'addome, dove la freccia che lo attraversava stava compiendo a
meraviglia il suo compito di uccidere. I guanti inzuppati di sangue
fresco giocavano a far gocciolare il liquido scarlatto sulla strada
lastricata, per poterla macchiare indelebilmente.
Clopin
fece il macabro gioco di tentare di indovinare cosa quella punta di
ferro avesse squartato. Il cuore? No, sarebbe morto sul colpo, anche
se avrebbe preferito fosse così. Il fegato? Sì,
quello forse. Di
sicuro lo stomaco giaceva come un organo senza vita all'interno del
suo corpo. Diavolo, morire era così doloroso?
Perché adesso la
sofferenza che provava cominciava ad aumentare a velocità
costante,
senza dare segno di volere arrestarsi e concedergli un istante di
tregua.
-...Merde...-
Un
colpo di tosse. Non l'avesse mai fatto. La vista gli si
appannò dal
dolore lancinante, mentre alcune goccie di sangue schizzarono di
qualche centimetro dalla sua bocca. Sì, decisamente lo
stomaco era
andato.
Ironia
della sorte, pensò. In quel momento tutta Parigi stava
acclamando il
gobbo di Notre Dame, salvatore di Esmeralda e portatore di pace nella
città. Eh, già.
Quasimodo
aveva liberato gli zingari dalla morsa del giudice Claude Frollo.
Non
lui, il loro re. Quasimodo.
Ora
avrebbero avuto il campanaro come capo, mentre Clopin... beh, Clopin
sarebbe morto in mezzo alla strada con una freccia conficcata nel
ventre e nessuno se ne sarebbe accorto almeno per le prossime quattro
ore, o forse di più.
I
colpi di tosse che seguirono portarono al delirio lo zingaro, sotto
il quale oramai si era formata una permanente pozzanghera vermiglia.
Lo sguardo offuscato si rivolse al cielo, sperando forse in un
miracolo. Ma a queste cose doveva pensarci prima di diventare un
insulso miscredente senza Dio.
“Clopin...!”
Ecco,
ora anche le sue orecchie lo tradivano. D'altronde, fino a quel
momento non aveva mai cancellato la sua dolce Esmeralda dai suoi
pensieri. Forse il fatto che stesse delirando gli faceva anche udire
suoni inesistenti. Sì, non sarebbe stata poi così
malvagia la cosa,
la sua piccola zingarella aveva una voce così melodiosa...
-CLOPIN!
Oddio, o mio...Dio...-
Per
la prima volta in vita sua, lo zingaro pregò. Che poi la
preghiera
fosse rivolta all'Onnipotente o a qualcun'altro a lui sconosciuto,
questo non lo sapeva. Pregò che non fosse la sua Esmeralda
quella
che adesso stava correndo verso di lui. Pregò che fosse solo
l'ennesima fantasia del suo cervello che andava spegnendosi. Ma Dio
di certo non avrebbe ascoltato un eretico pagano quale era sempre
stato.
La
zingara si avventò sul corpo dell'uomo in fin di vita,
portandoselo
in grembo. Quando lo girò verso di sé e
notò con orrore la freccia
che lo trapassava da parte a parte, Esmeralda aprì la bocca
in
un'espressione di disorientamento, senza emettere suono. Da brava
infermiera che era, impose alla sua mente di rimanere tranquilla, per
non mettere panico al ferito. Le risultò più
difficile del
previsto, dato che l'uomo in questione era colui che l'aveva
cresciuta sin da quando aveva pochi mesi e gli aveva insegnato a
camminare sia fisicamente che nella vita.
Con
gli occhi lucidi e le mani intrise di rosso, la donna distese
ordinatamente lo zingaro a terra. Quando lo liberò con cura
meticolosa del soprabito e poté chiaramente assistere alla
raccapricciante visione di quell' irrimediabile lacerazione, il cuore
di Esmeralda dimenticò di pompare per qualche secondo.
-Clopin...ma...è
tutta colp...Dio...-
Si
strappò di dosso un pezzo della sua tunica e la
pigiò con forza
attorno allo squarcio, per tentare di bloccare l'emorragia.
Contemporaneamente e senza perder tempo fece la stessa cosa con
l'altro lato del corpo, da cui fuoriusciva la punta assassina.
Quanto
ci voleva a morire? L'uomo voleva che accadesse ora, la sofferenza
che aveva provato era già abbastanza, il Padreterno si era
potuto
divertire a sufficenza con lui. Gli aveva mandato proprio tutto
ciò
per cui per la prima volta aveva pregato di non far accadere, e ora
stava morendo sotto gli occhi di Emeralda. Trattenne una bestemmia
giusto per evitare che succedesse qualcos'altro.
Poi
sentì che Esmeralda smise di armeggiare con i tamponi di
stoffa la
sua ferita. Lo sforzo di voltarsi a guardare cos'era accaduto era
troppo in quel momento, perciò attese con pazienza la
ripresa di
quelle cure vane. Quello che percepì dopo pochi istanti,
invece, fu
il caldo e profumato petto della donna sulla propria guancia.
Udì i
battiti rapidi e giovani del suo cuore in pena, un cuore che avrebbe
pulsato ancora per tanto tempo.
-E...sm...-
-Shh..n-non
parlare, Clopin...andrà tutto...tutto...-
Clopin
dissentì scuotendo il capo quasi impercettibilmente, ma
abbastanza
da far esplodere la donna nel lamento disperato che sin dall'inizio
avrebbe voluto tuonare fuori. Le lacrime che seguirono rendevano i
suoi occhi verdi così lustri da sembrare pietre preziose, e
Clopin
lo notò. Si accorse di non aver mai osservato abbastanza
bene
Esmeralda.
Non
gli sembrò che ieri quando gli porsero senza preavviso
quella
piccola marmocchietta tra le braccia. “Affogala, se
vuoi. A te
la decisione” gli avevano detto con freddezza.
Clopin era un
ragazzino cresciuto per la strada e la tentazione di gettare quel
fagotto chiassoso nella Senna non era una cattiva prospettiva,
dopotutto. Fu sul punto di farlo, in un primo momento, ma quando
stava per consegnarla all'abbraccio delle acque notò i suoi
occhi.
Sono
meravigliosi gli occhi dei neonati, quasi sempre di un blu acceso e
sognante, pronti a scoprire il mondo. Quelli della piccina erano
diversi. Quelli non erano affatto due occhi: erano due luci
splendenti del colore del mare. Quelli erano occhi birichini, occhi
che ti parlavano e ti rimproveravano. Il ragazzo non fece mai
quell'atto abominevole. Crebbe invece la bambina come una sorella,
volendole bene come se in lei scorresse il suo stesso sangue. Col
tempo, quasi dimenticò che non fossero davvero fratelli.
Ora
quella piccina indifesa era una donna. Una donna forte, una donna
coraggiosa, una donna dannatamente bella. Una zingarella, senza ombra
di dubbio, ma di certo dall'animo più nobile di una regina.
Quando
Clopin realizzò che quell'angelo l'aveva cresciuto lui e che
era
appartenuto a lui soltanto, questi sfiorò con la punta delle
dita le
labbra bagnate di lacrime di lei. Avrebbe voluto dirle così
tante
cose e l'avrebbe fatto, se non fosse stato per il fiato che si
accorse cominciava a scarseggiare.
-S...sei...-
Ce
la devi fare, Clopin. Sei il re degli zingari, no? Mostra un po' di
forza!
-S..ei
b..bella, chérie...-
-Ti
prego...no...-
La
fatica di riuscire a mettere due parole in croce è
insormontabile
quando la tua anima non vuole far altro che urlare di disperazione.
La donna si premette la mano gelida dello zingaro sulla guancia, come
per cercare di ridonargli un calore che non avrebbe mai più
riavuto.
-Non...lasciarmi...-
“Non
sei sola” avrebbe voluto dirgli.
“Hai
Dio che avrà sempre una mano sulla tua testa”
avrebbe voluto
confessargli.
Sì,
perché se una cosa così perfetta come Esmeralda
aveva avuto il
destino di essere affidata ad un peccatore come lui, allora il
Signore c'era senza dubbio. Si dispiaque solo di essersene accorto
troppo tardi.
Ma
forse così tardi non era, perché pochi istanti
dopo si sentì
felice.
***
> Spazio dell'Autrice
Ho
voluto immaginare come sarebbe stata la scena se la Walt Disney avesse
lasciata invariata la sorte di Clopin, che nel libro viene tragicamente
ucciso durante l'assalto a Notre Dame. Clopin si é realmente
preso cura di Esmeralda da quando era piccolina, rimasta orfana. E'
sciocco pensare ai due, infatti, come coppia: per me Mr
Trouillefou è sempre stato il fratello maggiore di Esme,
legati da un rapporto così forte da non poter essere
distrutto da nulla, neanche dalla morte stessa. Io amo Clopin,
è il personaggio più misterioso e intrigante che
la Walt Disney abbia mai disegnato, rimpiango solo che gli abbiano dato
così poca importanza rispetto al libro -anche se sono felice
che non l'abbiano fatto morire!- .
Questa
breve Fanfic è un tributo a questo grande personaggio che
è niente poco di meno che il Re degli Zingari, il loro capo,
la loro guida: Clopin Trouillefou.
Detto questo, aspetto con molta impazienza e gioia le vostre
recensioni! :)
Un abbraccio forte forte!
---DolceRosellina
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