I
personaggi di questa storia ovviamente non mi appartengono
Ero qui a leggere e mi sono detto... perchè non aggiungere
qualcosa di mio?
Sono nuovo e spero che gradiate quello che voglio raccontare,
chissà che chi legga la prima parte non voglia leggere anche
un seguito :)
intanto per il momento vi
auguro Buona lettura e buon divertimento
Nick
Alla ricerca dei
cavalieri di camelot
Prima parte
Camelot ne era uscita
devastata. Il tradimento di Morgana,
per molti inspiegabile, aveva lasciato ferite indelebili nei cuori dei
regnanti.
Erano in pochi a conoscere le vere ragioni che avevano portato la
figliastra
del re ad allearsi con Cenred per
destituire
Uther, ma, quei pochi che sapevano, tremavano all’idea che
l’ira della strega scomparsa
potesse ritornare troppo presto.
Ovviamente Artù, figlio del re, era tra questi. In sua
compagnia c’era Merlino,
unico ormai in grado di contenere gli attacchi di ira del principe,
diventato
sempre più instabile e bisognoso di controllo.
La battaglia contro Morgause aveva distrutto le speranze e i
sogni di tutti
a Camelot, l’esercito immortale aveva mietuto più
vittime di quante il
regno non potesse permettersene, e,
nonostante fossero stati sconfitti, la paura dilagava per le strade
della
città.
L’ordine dei
cavalieri ne era uscito sconquassato,
pochissimi erano sopravvissuti, e ancora di meno si erano mostrati
leali fino
alla fine. Sir Leon
capeggiava ormai gli
ultimi sopravvissuti, Eliah, fratello
di
Ginevra, era una delle nuove reclute assieme a Lancillotto e Gwain.
Le condizioni erano critiche, e non ci voleva uno stratega per dirlo. Il regno non aveva mai
affrontato una crisi
come quella, una crisi che aveva distrutto non solo le basi fisiche
della
fortezza, ma anche i principi morali e psicologici dei suoi pilastri.
Immaginate che vostra figlia vi si rivolti contro usurpandovi di tutto
e
mostrandovi un odio sconfinato. Immaginate inoltre di essere voi stessi
la
causa di tutte quelle morti e di quel disprezzo, e che quindi il sangue
versato
cada direttamente sulle vostre mani. Sommandosi a quello di vostra
moglie e
della gente il cui ricordo vi perseguita a causa della grande
epurazione. Così
si sentiva Uther, e alcuni dall’ombra dei loro rifugi fatti
di finzione e
spirito di sopravvivenza non potevano che comprendere e compiacersene.
Il piano di Morgause non era
stato completato, ma sebbene
non nel modo che aveva previsto, le sue malvagità avevano
creato qualcosa di
più grande, qualcosa di non previsto.
Con Uther ridotto a un ameba e
Morgana lontana dal regno, l’unico
a poter prendere le redini di Camelot era di diritto Artù,
la consapevolezza
della malvagità della magia però aveva portato il
principe ereditario a farsi
delle domande.
Già dai tempi di
Nimueh il ragazzo meditava sulla veridicità
e sulla giustizia delle leggi contro la magia, una sorta di incidente
di percorso,
il tradimento di Merlino a quelli del suo genere, aveva però
reso quelli
sviluppi vani facendo credere al principe che Morgause e tutti coloro
che
praticavano l’antica arte magica fossero malvagi e bugiardi.
In realtà probabilmente, il giorno in cui la strega aveva
rivelato al principe
la verità sul suo concepimento era stato il giorno
più “onesto” del ragazzo.
Ora però i problemi erano altri, nonostante il regno posasse
sulle sue spalle
Artù doveva partire per riunire dalle contee vicine quanti
più nobili cavalieri
possibile, Camelot aveva bisogno di ristabilirsi e questo compito non
poteva
essere delegato.
In realtà alla ricerca di questi uomini sarebbe dovuto
andare lo stesso Uther,
uomo al quale le famiglie più nobili di Albion dovevano la
loro fedeltà, ma, a
causa delle condizioni in cui versava il re questo non era possibile.
Riflettendo su questo e
riordinando le mappe della grande
isola, Artù stava nelle sue stanze, in silenzio.
La porta venne aperta all’improvviso. Era Merlino, era carico
di oggetti lucidi
che dovevano essere i pezzi dell’armatura del suo signore.
"Quante volte ti ho detto di
bussare prima di entrare
nelle mie stanze? Chi ti dice che non mi stia intrattenendo con qualche
dama o
roba simile?" proferì con tono indecifrabile il principe
"più o meno tante volte quante vi siete rivelato essere
nient’altro che una
testa di fagiolo… e cmq spero che il giorno in cui vi
intratterrete con una
dama siate più rumoroso di così, ho creduto e
sperato foste morto"
Le risposte di Merlino non
cessavano mai di stupire il
giovane principe, prima di lui solo Morgana era in grado di tenergli
testa
senza temerlo… già, Morgana….e ora
quell’idiota, nient’altro che un servitore
non faceva altro che sfidarlo ogni giorno.
Nonostante se ne dicesse infastidito però, Artù
era arrivato al punto di non
poter fare a meno di Merlino… era diventato
l’unico aggancio che gli era
rimasto con la realtà… neanche Ginevra poteva
competere con il rapporto che si
era instaurato.
"Merlino.." rispose allora
Artù con quel suo tono
amichevolmente minaccioso.
"Si lo so… sto
zitto" terminò allora per lui il mago. E
se ne andò sorridendo dopo aver lasciato
l’armatura sul grande tavolo di legno.
Quando fu ad un passo dalla
porta Artù richiamò il suo
servitore e con tono imperativo gli comunicò la sua
decisione.
"Domani mattina partiamo,
voglio che i cavalli siano
pronti già da stasera… saremo solo noi due, non
posso permettermi di privare Camelot
di anche un solo cavaliere in più."
"Certo mio signore" rispose con voce seria il ragazzo prima di uscire
definitivamente dalla stanza.
Il pomeriggio era passato in
fretta, Merlino aveva lucidato
l’armatura del principe e pulito le stalle, nonostante
fossero appena usciti da
un assedi, i
compiti faticosi che era
abituato a svolgere non
lo avevano
lasciato neanche per un giorno. Merlino non se ne lamentava, tutto quel
lavoro
lo aiutava a non pensare. O almeno ci provava…
Il drago aveva sempre detto che il suo destino era far diventare
Artù re, prima
di potersi rivelare come mago e di poter riportare la magia nel regno.
Eppure
lui non faceva altro che ritardare quel momento. Non faceva che
continuare a
salvare la pelle di quel re così chiuso e maligno da non
riuscire a farsi amare
dalla sua stessa figlia.
Merlino in un certo senso lo compativa, la sua non doveva essere stata
una vita
felice, eppure una cosa buona l’aveva fatta… anche
se a costo della vita di sua
moglie aveva reso possibile la nascita di Artù…
però aveva reso possibile con
questo, la morte di migliaia di persone.
Al servizio di Artù il mago era combattuto tra un sentimento
dolce che andava
ben oltre l’amicizia e un sentimento molto più
simile ad un odio profondo per
quello che il principe stesso rappresentava.
Decise di smettere di
angustiarsi e si tuffò nel lavoro
convinto un giorno di trovare la risposta.
L’indomani
arrivò in fretta. Ginevra, il re e i cavalieri
erano tutti disposti dinanzi al grande cancello della cittadella per
salutare
il principe.
Questi rivolse alcune parole a tutti i cavalieri, probabili incitamenti
ricchi
di valori e ispiratori di speranza, e si avvicinò al padre
per salutarlo come l’etichetta
richiedeva cogliendo l’occasione per dirgli alcune parole.
"so quanto tutto questo sia
difficile padre, ma non
perdete di vista quali sono le priorità"
C’era accusa nel
consiglio del figlio, ma Uther non lo
sentì. Il ragazzo sapeva che se non si fosse concentrato sul
bene reale del
regno, il re avrebbe potuto dare inizio a una seconda purga solo per
sentirsi
più in pace con se stesso.
Così, con Merlino al
seguito e i cavalieri alla spalle, Il
principe attraversò il cancello al trotto fino a che non fu
fuori dalle mura,
dove si permise di spronare il cavallo ad un andatura più
veloce. Aveva bisogno
di aria.
Merlino rivolse un ultima
occhiata alle scalinate e al suo
mentore e si lanciò all’inseguimento del suo
principe, già, perché Artù era
suo…
questa era l’unica certezza che gli era rimasta.
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