Nevica, nonna.

di Beverly Rose
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Posto: qui.
Ora: adesso.
Tempo: nevica.


Quanta neve avresti visto quest’anno se ancora ci fossi stata.

Ma ne avevi già vista tanta, più me di certo.

Avevi visto anche molto più sole e molta più pioggia e molti cieli grigi così come avevi visto molti cieli limpidi e luminosi e arcobaleni dopo il temporale.

Questa mattina ho pensato che non mi importava che sapessi già fin troppo bene com’era un paesaggio innevato, avrei voluto che tu lo vedessi.


Se l’avessi fatto, allora sarebbe significato che eri ancora qui.
Ti sei già persa un mio compleanno, nonna ed il prossimo è già alle porte. Sento che sto diventando donna o come minimo meno ragazzina e che sta rimanendo poco della nipote che tu conoscevi.

Poche settimane dopo che te ne sei andata sono stata presa dall’angoscia, convinta che entro pochi anni tu per me non saresti stata altro che un ricordo sfocato.

Dopo più di un anno il timore mi lacera ancora, a tratti, ma mi accorgo anche che ora non c’è neppure un dettaglio di te che io non ricordi alla perfezione.
I tuoi occhi verdi e i tuoi capelli scuri, le tue mani dalle unghie corte, la tua voce; ci sono dei momenti nelle mie giornate nei quali mi sorprendo a ricordarti mentre canticchiavi a bocca chiusa, tu che eri così dotata come io avrei sperato di essere.

Ricordo i biglietti di auguri che mi scrivevi per Natale e per Pasqua e per il mio compleanno e di come mettevi sempre “nonna” prima del tuo nome, come se fosse stato un prestigioso titolo.
Lo era.
Lo era per me e per mia sorella e per i miei due cugini e lo è ancora oggi che la neve è caduta e che tu non l’hai vista.

Non sono andata sulla tua tomba neppure una volta, lo so.

Gioca la sua parte la pigrizia, il fatto che non ho la patente né la macchina e che ho il timore di mettermi a frignare davanti a chi mi avrà accompagnato.

E’ per questo e anche per il fatto che in effetti tu non sei lì. Sei dove io posso sentirti, qui, dove posso parlarti senza aprire bocca, dove posso scriverti sapendo che non sono parole solo per me, dove posso stare certa che in ogni momento potrò sempre trovarti.

Sono brava solo con un certo tipo di parole, nonna, non con le dimostrazioni di affetto che mi paiono scontate e banali con le solite affermazioni gratuite offerte a casaccio. Non porterò a termine la lettera perché non ne sono capace, perché queste poche righe da sole sono state una fatica per me da scrivere.

Io amo come il silenzio parla di quello che provo, come un minimo gesto riesca a comunicare molto più di una rumorosa esibizione.

Ho taciuto per un anno.

E ogni giorno di quest’anno nel mio silenzio c’è stata per te una parola d’amore.

Oggi c’era la neve, nonna, e tu non l’hai vista.

Ma eri con me, no?
Eri nelle mie parole non dette e nei miei sorrisi non regalati che erano in effetti tutti per te.

Possibile, dopotutto, che questa neve tu l’abbia vista?








Lo ammetto, questa specie di fan fiction è inutile ma ho voluto provare a pubblicarla lo stesso. L'ho scritta un po' di tempo fa, quando, comprensibilmente, stava nevicando. XD E' cortissima ma non sono riuscita a scrivere di più, mi è sembrata abbastanza così. E' anche la prima che pubblico nel campo delle "originali". L'ultima volta che ho controllato ho visto che non sono quelle che possono contare il maggior numero di recensioni ma non importa. Suppongo che non ne riceverò per questa ma, ripetiamoci per la milionesima volta, ho voluto provare a metterla on line!




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