Ansia pre-maman
Ansia
pre-maman
“Damon,
ti prego, fermati! Vieni a sederti qua e sta' calmo!”
“Come
faccio a stare calmo con tutte queste donne? Sembra che stiano per
partorire da un momento all'altro.”
“E'
naturale” ribatto pazientemente. “Questo è lo studio di un
ginecologo.”
Lui
si sistema nervosamente su una sedia e lancia un'occhiata irritata
all'enorme orologio appeso al muro.
“Il
medico aveva detto alle dieci e mezza. Sono già le dieci e
trentatré. Perché è in ritardo?” borbotta, arrabbiato
seriamente. Bonnie, seduta accanto a lui, lancia delle occhiate
imbarazzate alle donne attorno a lei, come a volersi scusare. Damon è
decisamente apprensivo. Sorrido, guardando l'espressione di mio
fratello. Sembra felicissimo: potrebbe cominciare a scodinzolare, se
solo avesse la coda. Però è visibilmente preoccupato. Comincia a
battere nervosamente un piede per terra, giocherellando nervosamente
con la mano della moglie.
“Damon,
vuoi calmarti? Sono solo tre minuti di ritardo.” gli faccio notare,
sentendomi vagamente in imbarazzo. Mi rendo conto che in questo
ambiente sono di troppo. Eppure Damon ha insistito tanto per far
venire anche me. Forse perché, indirettamente e involontariamente,
sono stato io a dare la dolce notizia. E riguardo a questo, mio
fratello da quando lo ha scoperto sembra volare dieci metri sopra il
cielo. Non c'è un momento in cui non stia accanto a Bonnie, che le
accarezzi il pancione o che glielo baci. Sono felice per lui.
Finalmente sembra aver trovato quello che cercava. Insomma, in
passato non aveva avuto quella che si definisce 'una felice e
spensierata vita sentimentale'. Sicuramente, vorrete sapere com'è
andato il matrimonio. Be', anche se non volete saperlo, ve lo
racconto lo stesso. Diciamo, che è stato un completo disastro. Mio
fratello è quasi inciampato nel velo di sua moglie, quando lo
accompagnata all'altare. Poi, ha fatto cadere la fede, prima di
infilargliela. Quando Bonnie ha risposto 'lo voglio' alla fatidica
domanda, Damon stava per svenire. Gli invitati erano scoppiati a
ridere. E lui aveva fatto una cosa che non era sicuramente da lui:
era arrossito. Nella sua particolarità, era stato un matrimonio
memorabile.
“Signora
Salvatore?” Bonnie si voltò verso l'infermiera che l'aveva
chiamata.
“Se
mi vuole seguire.” ved la soddisfazione brillare sul volto di
Damon, quando l'infermiera chiama Bonnie 'signora Salvatore'.
Sorrido. Mi alzo in piedi e seguo mio fratello e mia cognata. Tutti e
tre ci facciamo guidare dall'infermiera, che ci porta nello studio
del dottore.
“Sig.
Salvatore! Non la vedo da settimane! Lei deve essere Stefan.” mi
stringe educatamente la mano.
“Così
è lei la sua nuova misteriosa moglie.” il dottore ci invita con un
cenno della mano a sederci.
“Non
tanto nuova.” lo corregge Damon. “Ci siamo sposati a dicembre.”
“Avete
fatto tutto in fretta.” ribatte il dottore, con un sorriso
scanzonato. Damon lo guarda male. Bonnie trattiene a stento una
risata e io alzo gli occhi al cielo.
“Più
di quanto lei pensa.” borbotta mio fratello, a disagio. “E'
incinta da più di sette mesi e... La guardi!”
“La
sto guardando, Damon. Posso darti del tu, vero? E' molto bella.”
dice, notando subito il tenero rossore che è apparso sulle guance di
Bonnie. l'ultima frase, il dottore doveva risparmiarsela. Damon lo
fulmina con un'occhiata di fuoco, prima di accarezzare
possessivamente il pancione di Bonnie, e di fare un sorriso beffardo.
“Non
intendevo questo.” ribatté Damon “E' troppo magra.”
Prendendole
il polso, il dottore le chiese con aria professionale. “Hai qualche
problema particolare?”
“Si
stanca facilmente” risponde mio fratello. Io e Bonnie lo guardiamo
con gli occhi spalancati, ma lui non sembra curarsene.
“Segui
una dieta alimentare precisa?”
“Non
mangia abbastanza.” Damon accarezza i capelli di Bonnie.
“Bevi
abbastanza?”
“Si
ne dimentica. Devo sempre ricordarglielo io.” a questo punto, direi
che sta davvero esagerando. Io non so come Bonnie riesce a
sopportarlo 24 ore su 24.
“Soffri
di nausee?” l'occhio professionale del dottore adesso è posto
sulla pancia di Bonnie.
“La
mattina si sveglia spesso con la nausea.” informa Damon.
“Ci
sono già stati casi di mutismo nella tua famiglia?”
“Cosa!?”
risponde Damon, terrorizzato. Il dottore ride.
“Scusa,
ma era l'unico modo per farti stare zitto. E ora Bonnie, se non ti
dispiace vorrei farti qualche domanda e visitarti. La signora Hoppiks
ti mostrerà la strada per andare nello studio delle visite.”
Il
dottore ferma per un braccio Damon, che si stava accingendo a seguire
Bonnie.
“Damon,
tu non puoi entrare.” gli dice, lanciandogli un'occhiata torva.
“Perché
no?” borbotta lui, tristemente, come un bambino a cui era appena
stato vietato di andare a giocare a pallone. Alzo gli occhi al cielo.
“Perché
possono entrare solo le pazienti. Nessuna eccezione.” lo informa il
dottore.
“Ma
io sono preoccupato!” si lamenta lui, in maniera decisamente
penosa. Alzo un sopracciglio, ma lo riabbasso subito quando Damon mi
lancia un messaggio mooolto inquietante nella mente (qualcosa del
tipo: “Smettila di fare il cretino, oppure non sarai mai zio.)
“Ti
capisco. E' una donna molto bella. Peccato che non possa parlare.”
Damon
spalanca gli occhi. “Ma certo che può parlare.”
Il
dottore fece una smorfia divertita. “No che non può, se tu non la
lasci mai parlare. Cerca di calmarti. Sei il padre più ansioso che
io abbia mai visto. Cosa ne è stato del tuo leggendario
self-control?”
Damon
mi guarda, come ad incitarmi a voler dire qualcosa.
“Le
regole sono regole. Aspetteremo in sala d'attesa. Ci chiami quando ha
finito.” dico al dottore. Mio fratello mi guarda male.
“Bene.”
il dottore annuisce, si volta ed esce dallo studio. Damon mi tira uno
scappellotto dietro la nuca.
“Ehi,
ma che ti prende!?” lo ammonisco, massaggiandomi il punto in cui mi
aveva colpito.
“Sei
proprio un cretino!” sibila, uscendo a grandi passi dallo studio.
Io proprio non lo capisco. Va bene che è preoccupato, ma così mi
pare che stia esagerando un pochettino. Sospiro e lo seguo,
raggiungendo così la sala d'attesa. Damon si mangia le unghie, in
piedi vicino ad una donna con un'enorme pacione che lo guarda male. A
questo punto, non riesco più a trattenermi e scoppio a ridere.
Quando, tutti gli sguardi della sala d'attesa si posano su di me,
cerco di darmi un contegno. Tossisco, e mi passo disinvoltamente una
mano nei capelli.
Venti
minuti dopo, una dottoressa viene a chiamarci. Fa segno di seguirla.
“Io
ti aspetto qui.” dico, risedendomi sulla poltrona. Lui mi fissa
terrorizzato e poi mi rivolge uno sguardo implorante.
“Ti
prego, vieni anche tu.” implora, mettendosi persino in posizione
con le mani. Maschero una risatina con un attacco di tosse che
risuona falso pure a me.
Ridacchio.
“Ti devo tenere anche la manina?”
“Stefan!
Ho detto che vieni, ok?” mi minaccia lui, facendomi segno di
seguirlo.
“Va
bene, va bene! Non c'è bisogno di arrabbiarsi.” borbotto, mentre
mi alzo in piedi. Entriamo nella piccola saletta. Bonnie è stesa su
un patetico lettino d'ospedale, con un sorriso stampato sulle piccole
labbra sottili. La maglietta è sollevata fino ai seni, in modo da
lasciare scoperto il pancione. Damon si fionda su di lei, e le bacia
la fronte.
“Ehi,
uccellino. Come stai?” le chiede, stringendole forte la mano. La
dolcezza che percepisco nella sua voce è estremamente smielata. Rara
in Damon. Mi appoggio allo stipite della porta, e osservo questa
tenera scenetta. Mi viene da ridere, ma non lo faccio. Farei la
figura dell'insensibile. E di solito quel personaggio rispecchiava
decisamente mio fratello.
“Vieni,
Damon. Vieni a vedere tuo figlio.” sussurra il dottore, facendogli
segno di avvicinarsi alla macchina delle ecografie. Lui socchiude gli
occhi e si avvicina. Comincia a tremare violentemente.
“Io
non vedo niente.” dice, cercando di sforzarsi. Sia io che il
dottore ridiamo.
“Eccolo
qua.” dice il medico, indicando una chiazza indefinita sullo
schermo.
“Oh...”
Damon non è capace di dire nient'altro. Stringe più forte la mano
di Bonnie e deglutisce. Lo capisco, in fondo. Deve sentirsi
emozionatissimo.
“E'
un maschio o una femmina?” chiedo, avvicinandomi anche io. In
effetti, non si vedeva molto. Il dottore mi sorride. Damon e Bonnie
hanno la stessa identica espressione: gli occhi sgranati, le labbra
socchiuse che formano una 'O' e le sopracciglia inarcate.
“Non
si può sapere. Purtroppo è girato di schiena. Sarà una sorpresa.”
“E'
una bambina.” ci informa Damon, deciso.
“Come
fai a saperlo? Il dottore ha detto...” cerco di ribattere, ma lui
mi interrompe con un rapido gesto della mano.
“Lo
so è basta. E' una bambina.” mormora, posando un dolce bacio sulle
labbra di Bonnie, che sembra sul punto di piangere.
“Vuoi
tenere la sonda?” chiede il dottore, porgendo a Damon uno strano
apparecchio che probabilmente serviva per vedere il bambino. Mio
fratello deglutisce ancora e guarda il dottore con gli occhi
sgranati. Poi fissa me. Poi Bonnie. Poi di nuovo me. Ed infine torna
guardare il dottore.
“Ehm...
Io... Io... Non lo so...”
“Dai,
Damon. Non avere paura.” gli sussurra Bonnie, sorridendogli. Damon
annuisce, non troppo convinto, si fa coraggio e prende la sonda con
mano tremante. L'appoggia delicatamente sul pancione di Bonnie, senza
staccare gli occhi da lei. Sono così belli insieme. La mano di Damon
trema ancora di più. E poi, una lacrima solca la guancia di Bonnie.
Nessuno se ne accorge. Solo io. Lei se l'asciuga rapidamente. Capisco
perché ha voglia di piangere. Vedere Damon che sorride come un ebete
davanti ad una sonda per ecografie, è letteralmente sconvolgente.
Nonostante questo, quella scena era di una dolcezza tanto intensa,
che sento il cuore sciogliermisi nel petto. Per poco anche io non
scoppio a piangere. Guardo mio fratello e sorrido. E' cambiato molto,
negli ultimi mesi. Ed è inutile dire che mi fa piacere. Molto anche.
Damon singhiozza, ma non piange. Non ancora, almeno. Il dottore ci
dice ancora un paio di cose, poi lascia Bonnie nelle mani
dell'infermiera, che l'aiuta a sciacquarsi la pancia, per lavare via
il gel.
“Allora?”
chiede Damon al dottore, quando siamo fuori dalla piccola stanzetta.”
“Allora
cosa?” dice lui.
“Cosa
c'è che non va?” chiedo io, permettendo a mio fratello di
respirare. Anche se non ne ha tecnicamente bisogno, sembra che da un
momento all'altro possa andare in iperventilazione.
“Assolutamente
niente. Bonnie sta benissimo, è in ottima forma e anche il bambino.”
ci rassicura il dottore, fissandoci come se fossimo due alieni.
“Bambina.”
lo corregge. Poi aggiunge: “Ma non è troppo magra per essere al
settimo mese?”
“Forse
un po'.” ammise il medico. “Ma considerata la struttura fragile e
snella di Bonnie, forse è meglio così. Il bambino dovrebbe nascere,
più o meno, tra sei settimane.”
“La
bambina.” ripeté Damon, testardo. Alzo gli occhi al cielo. Ma non
cambierà proprio mai, eh! Bonnie, che in tanto ci ha raggiunti, mi
sorride.
“Grazie
per essergli stato accanto.” mi dice dolcemente, mentre la sorreggo
per aiutarla a stare in piedi.
Le
sorrido. “Sono stato contendo di venire. Ti assicuro che non lo
avevo mai visto così ansioso e fuori di sé.” (a parte il giorno
del matrimonio, aggiungo mentalmente) “E' bello vederlo così
innamorato.”
“Tu
parli troppo, Stefan” brontola Damon, prendendo la mano di Bonnie e
allontanandola da me. La stringe dolcemente a sé e le da un bacio in
fronte. Rido. Tutti e tre insieme usciamo fuori dall'ufficio.
...Quattro
settimane dopo...
Le
porte del corridoio dell'ospedale si spalancano violentemente
lasciando entrare un Damon alto e atletico, ma visibilmente agitato.
Il nodo della cravatta allentato, la camicia leggermente sbottonata e
i capelli scompigliati, avanza di gran fretta.
“Damon!”
lo chiamo, alzandomi dalla sedia della sala d'attesa.
“Stefan!
Dov'è Bonnie? Cos'è successo? Sta bene?” si passa nervosamente
una mano tra i capelli, senza aspettare una risposta. “Oh mio Dio!
Non avrei dovuto lasciarla da sola!”
“E'
in buone mani, non c'è alcun motivo di preoccuparsi. Vieni a sederti
qui.” lo invito, prendendolo per un braccio. Sotto la sua pelle,
sento tutti i muscoli tesi per il nervosismo.
“Elena
e Dith sono andati a prendere una tazza di caffè. Ne vuoi un po'
anche tu? Ti aiuterà a rilassarti.”
“No.”
replica lui, brevemente, guardandosi attorno. “Dov'è adesso?”
“Nella
sua stanza. E' stata...” senza continuare ad ascoltarmi, Damon si
alza in piedi bruscamente. Un'infermiera gli si piazza davanti e con
tono impersonale, gli dice: “Mi dispiace. Ma i padri non possono
entrare.” Damon non la ascolta e non risponde. La prende per i
fianchi e la sposta di peso. Mi alzo di scatto e lo seguo, tentando
di farlo calmare. Apre la porta di scatto e la prima persona che si
trova davanti è il dottore, che ci fissa con un sopracciglio
inarcato.
“Dottore!
Dove si trova Bonnie? Come sta?”
“Mi
dispiace dottore.” si scusa l'infermiera. “Mi ha spostata di
peso.”
“Non
si preoccupi. Me ne occupo io.” il dottore prese sia me che mio
fratello per un braccio e ci condusse verso l'adiacente studio.
“Siediti
Damon. Vuoi del caffè?” chiede il dottore, tentando di farlo stare
fermo sulla sedia.
“No.”
“No
cosa?” dico io, guardando mio fratello con un sopracciglio
inarcato.
“Non
vuoi sederti o non vuoi il caffè?” chiede il dottore, ridendo.
“No,
punto e basta.” Damon si passa una mano nei capelli e la fede
dorata brilla sul suo dito. (NdA
Scusate, ma ci tenevo tanto a sottolineare il fatto che Damon portava
la fede. La trovo una cosa così romantica... <3 xD)
“Dannazione,
dottore! Mi vuole dire come sta mia moglie?”
“Se
la smetti di comportarti come uno stupido.” quello era un ordine e
Damon tenta di calmarsi. Il dottore si appoggia con una gamba alla
scrivania e sorseggia un po' di caffè.
“Prima
di tutto, Bonnie sta bene. Sta mattina, mentre faceva gli esercizi,
ha notato qualcosa di strano e molto saggiamente mi ha chiamato. Io
l'ho visitata e ho capito che c'era una perdita di liquido amniotico
che avrebbe potuto causare qualche infezione, o cose del genere. Per
fortuna era molto vicina al momento del parto, così abbiamo
semplicemente dovuto affrettarle il travaglio. Non ci sono state
altre complicazioni. Ora sta bene ed è bellissima come al solito.”
“Sei
sicuro che sta bene?” domanda lui, ansioso.
“Certo.
Perché non vieni con me, cosi puoi controllare tu stesso?”
“Adesso?
E' sveglia?”
“Si,
è sveglia.” rispose il dottore sorridendo. “E, se ti interessa,
hai una figlia meravigliosa.”
“Una
figlia!?” esclama Damon, sgranando gli occhi ed impallidendo
improvvisamente. “E assomiglia a sua madre?”
“Se
vieni con me, lo potrai decidere tu stesso.”
“Uccellino?”
Damon stava sulla porta della camera dove ci aveva accompagnato il
dottore prima di andarsene. La sua voce è un sussurro. Non sa cosa
dire. Bonnie è stesa sul letto, gli occhi semichiusi. Il pancione è
completamente sparito. Ora la sua pancia è liscia a piatta come al
solito. Damon deglutisce rumorosamente.
“Bonnie?”
sta volta la sua voce era più sicura.
“Damon.”
lei apre gli occhi e sorrise dolcemente. “Sei venuto.” non si
accorge nemmeno di me. Sorrido, pensando che adesso vogliono stare
solo loro due. O tre, mi correggo, pensando alla mia... nipotina? Non
ci credo. Sono diventato zio. E mio fratello è diventato padre.
“Più
in fretta che ho potuto.” lui si avvicina al suo letto, leggermente
sorpreso dall'aspetto sereno e rilassato di Bonnie.
“Dormivi?
Avevi gli occhi chiusi.”
“No.
Stavo pensando a te.”
“A
me?”
“Mmm...”
annuì lei con un cenno del capo. “Mi chiedevo se saresti venuto
oggi, oppure se avresti aspettato domani.”
“Aspettare?
Sei matta, uccellino? Chiedilo alla polizia stradale; ho superato
tutti i limiti di velocità.” poi Damon abbassa lo sguardo sulle
proprie mani vuote. “Sono venuto così di fretta che mi sono
dimenticato di portarti i fiori.”
“Non
voglio i fiori, Damon” la voce di lei trema e i suoi occhi brillano
d'amore, mentre sussurra: “Voglio solo te.”
Sento
chiaramente i pensieri di Damon nella mia testa: Calmati
Damon. Lei non sa cosa sta dicendo. Oggi è un giorno speciale per
lei. E' felice. E tutto il mondo è bello. Lei è bella. Dio, ma
quanto la amo?
Sorrido, e rido a bassa voce. Lui vorrebbe stringerla forte, ma si
limita a prenderle una mano. Si china per baciarle le labbra, senza
accorgersi che con l'altra mano Bonnie affonda le dita nei capelli
neri di Damon, accarezzandolo dolcemente. Quando lui si alza,
l'espressione di Bonnie è di nuovo tranquilla e serena.
“L'hai
vista?” gli chiede.
“No.
Volevo vedere te, prima.”
“Avrai
una grossa sorpresa.” la risata di lei è piena di allegria.
“Perchè?
Ha forse tre orecchie?” chiede lui, in tono scherzoso. Ora sembra
essere tornato il Damon tranquillo e rilassato di sempre. Ma so che
in realtà è ancora emozionato e nervoso.
“No,
ma è bellissima. Aspetta e vedrai.”
“Orgogliosa
di te, vero?”
“Si.
Orgogliosa di noi. Non sarebbe stata una bambina così speciale, se
non fosse stato per te.” gli sorride, accarezzandogli delicatamente
una guancia. Damon sembra apprezzare quel semplice gesto.
“Scusami,
sto parlando troppo, vero? E' che mi hai resa così felice che ho
dimenticato quello che significa per te.” Damon la zittisce
poggiandole un dito sulle labbra.
“Bonnie,
amore, guardami.” fa scivolare il dito sotto il suo mento, la
costringe delicatamente a guardarlo. “Niente ricordi tristi, ok? Tu
stai bene e noi abbiamo nostra figlia. Sorridi, uccellino mio.” lui
la guarda finché sulle labbra di Bonnie fa capolinea un sorriso
largo ed ampio. Gli occhi di Bonnie risplendevano come due gocce
d'ambra.
“Ti
amo.” le sussurra Damon, dandole un altro bacio.
“Damon”
sussurra lei, prendendogli le mani. “Sei meraviglioso.”
“Lo
so.” ammette lui, ammiccando e giocherellando con un boccolo rosso
di lei.
“Visto
che questa è una circostanza speciale, ho deciso di fare uno strappo
alla regola.” annuncia il dottore, scostandomi, fermo sulla soglia
con un fagottino in braccio. “Damon, posso presentarti tua figlia?”
Damon
rimase per un attimo in silenzio e completamente immobile. Stringe le
mani di Bonnie come se avesse paura di vedere quello che potrebbe
celarsi sotto le copertine.
“Tieni,
infilati questo camice sopra i vestiti, così puoi tenerla in
braccio.” il dottore lancia a mio fratello un camice verde, che lui
afferra con mani tremanti. Il dottore gli porge la bimba.
“Adesso
è tutta tua!” esclama con un sorriso. Per un attimo, Damon pensa
che non ci sia niente tra le coperte, poi vide un ricciolo e
delicatamente sposta un lembo nella copertina. Nei movimenti è
cauto, come ogni padre temendo che la minuscola creatura si possa
rompere come una statuetta di porcellana. La camera è immersa nel
più completo silenzio mentre io e Bonnie osserviamo Damon vedere per
la prima volta sua figlia. Lui rimane in silenzio, poi delicatamente,
con un dito segue la linea della minuscola mascella della bimba, che
ridacchia allegra, come incantata dal tocco del papà. Il mio cuore
batte talmente veloce (più o meno) che a stento mi rendo conto di
dove mi trovo. Sono felice. Sono davvero felice per mio fratello.
Passa un minuto che sembra interminabile, prima che lui alzi lo
sguardo e guardi Bonnie.
“Ma
assomiglia a me.” affermò Damon, emozionato e contento. Bonnie gli
sorride.
“E
ne sei così stupito?” ride forte il medico.
“E'
perfetta.” mormora lui emozionato. “Mi hai fatto il regalo più
prezioso che esista al mondo.” Bonnie sorride felice, mentre gli
occhi le si riempiono di lacrime di gioia. Il dottore esce a grandi
passi dalla stanza. Io rimango appoggiato alla porta, come
ipnotizzato da quella visione. Era così bello vedere Damon felice.
Imbarazzato, con la bambina fra le braccia. Un sorriso si dipinge
sulle sue labbra quando la figlia gli afferra un dito con il suo
piccolo pugnetto. Damon ride teneramente. Una risata spensierata ed
estremamente dolce. Damon si avvicina alla moglie, e le appoggia in
grembo la bimba, rimanendo chino su di lei ad osservare quella
piccola creatura che si stiracchiava beata tra le coperte e che
rideva appena il padre la sfiorava.
“Come
la chiamiamo?” chiede Damon.
“Non
lo so. Avevo pensato ad un nome italiano, come te.” sussurra
Bonnie, accarezzando la testa di mio fratello. Lui la guarda con gli
occhi umidi. Le lacrime iniziano a scendergli sulle guance. Non mi
ricordo quando l'ho visto piangere. Non me lo ricordo proprio. Anche
io sento le lacrime agli occhi, ma mi trattengo.
“Irene.”
dice Damon, mentre Bonnie gli asciuga le lacrime.
“Irene?”
“Deriva
dal greco, significa 'pace'. Ti piace?” chiede Damon, leggermente
in imbarazzo.
“E'
un nome dolcissimo, Damon.” sussurra Bonnie, stringendo a sé la
bimba.
“Ok.
Vada per Irene.” sorride Bonnie. Damon bacia la fronte della
figlia, di Irene e poi bacia sua moglie.
“Benvenuta,
Irene Salvatore. D'ora in poi sarai la mia principessina.”
sussurra, mentre altre lacrime iniziano a scendergli sulle guance
perfette. Sono felici. Non hanno bisogno di nessun altro in questo
momento, e io lo so. Quindi, mormoro una scusa che non è neppure
sentita, ed esco dalla stanza.
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