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Cambiamenti -
“Siamo
arrivati” disse mezzo spazientito il conducente del taxi. La
ragazza guardò fuori dal finestrino. Le tremavano un po' le
mani ma
ormai era lì, non poteva tornare indietro.
“E'
sicuro che sia il posto giusto?”
“Più
che sicuro. Mio nipote ha passato più tempo qui che a
scuola.”
Rilesse
ancora l'indirizzo. Come se non lo avesse già imparato a
memoria:
distretto di polizia della 58° strada. Beh
è inutile
temporeggiare pensò. Piegò il foglietto
consumato e se lo mise
in tasca.
“Può
aspettarmi qui?” chiese prima di scendere dalla vettura.
“Mi
ha preso per il suo tassista personale?”
“La
pagherò per tutto il tempo che ci
vorrà.”
Il
conducente acconsentì e la ragazza scese dalla macchina.
“Spero di
non dover aspettare che esca di prigione.” disse l'uomo
mentre la
vedeva attraversare la strada.
“Non
ci credo”
“Ti
dico di sì invece”
“Naa
si sta inventando tutto”
“Ragazzi
smettetela di parlare e tornate al caso.” disse la detective
Kate
Beckett spuntando dalla sala relax con un caffè fumante in
mano. “Il
portiere ha confermato che durante il suo turno non è
entrato
nessuno, quindi possiamo togliere il marito dalla lista dei
sospettati “ disse il detective Kevin Ryan togliendo una foto
dalla
parte destra della lavagna.
“Quindi
se non è stato lui rimane solamente...”
“Ehi
aspetti dove crede di andare?” ci fu un piccolo trambusto e i
detective videro due agenti rincorrere una ragazza che si dirigeva
proprio verso di loro.
“E'
lei il signor Castle?” chiese fermandosi davanti allo
scrittore.
“S-sì
sono io...” rispose sorpreso.
“Signorina
non può stare qui” intervenne Beckett.
La
ragazza sembrò non sentirla “Posso parlarle un
attimo in privato?”
La
detective roteò gli occhi “E' un'altra delle sue
fan, portatela
fuori” disse rivolta ai due poliziotti.
“No,
no aspetti... Non sono una sua fan. E' una faccenda personale, la
prego.” supplicò mentre la portavano via.
“Signor Castle
riguarda Iris!” esclamò tutto d'un tratto.
Gli
occhi dello scrittore si spalancarono per lo stupore.
“Iris”
sussurrò. “Lasciatela andare!”
“Castle
che succede?”
“Come
sai il suo nome?”
“Se
mi permette di parlarle le dirò tutto.”
“Castle...?”
Kate si era portata alle sue spalle
“Dammi
un paio di minuti.” le rispose e condusse la ragazza in una
stanza
tranquilla. “Prego accomodati”
Si
sedettero su delle sedie malconce e dopo qualche attimo di silenzio
“Di cosa volevi parlarmi?”
“Come
ha conosciuto Iris?”
Lo
scrittore la fissò intensamente per un istante. Era una
bella
ragazza, viso luminoso e lineamenti fini incorniciati da una massa si
capelli ricci che le arrivavano all'altezza delle spalle. Un paio di
occhi grigi lo scrutavano quasi fino in fondo all'anima: lo stesso
sguardo che aveva Iris. “Ci siamo conosciuti durante uno
scambio
culturale.”
“Nient'altro?”
“Prima
dimmi il tuo nome, poi continuerò con il mio
racconto”
“Beth”
“Beth...
Bel nome” commentò. La ragazza non si fece
distrarre dal tentativo
di depistaggio e gli fece cenno di continuare. “Eravamo soli:
lei
italiana e io newyorkese, non conoscevamo nessuno così
diventammo
amici.”
“Ma
non eravate solo semplici amici, vero signor Castle?” chiese
sporgendosi verso lo scrittore.
Dall'altra
parte non ci fu nessuna risposta. Se l'aspettava una reazione del
genere “La prego, è importante. So che per lei
sono solo una
sconosciuta con un'amica in comune. Se risponde alle mie domande le
dirò tutto ciò che vuole sapere”
Castle
la guardò ancora, sembrava sincera “Sì
eravamo più di semplici
amici” confessò infine lo scrittore “ci
innamorammo... Sei
italiana anche tu vero?”
Beth
sorrise “Va bene signor Castle facciamo il gioco delle
domande e
delle risposte; sì sono italiana. Ora è il mio
turno: cosa successe
dopo?”
“Ne
ero certo. Voi italiani avete quella musicalità nella voce
anche
quando parlate inglese” commentò sorridendo al
ricordo
dell'accento buffo di Iris, poi ritornando serio continuò
“Passammo
delle settimane fantastiche poi ognuno se ne ritornò a casa
e...”
“E...?”
“Non
ci sentimmo più. Decise di troncare la relazione.”
disse
quest'ultima frase con amarezza. “Mi mandò una
lettera un paio di
settimane dopo il nostro ritorno”. Il suo tono era triste, il
ricordo lo tormentava ancora dopo così tanti anni.
Beth
si alzò e iniziò a camminare nervosamente avanti
e indietro.
“Beth?”
Castle si alzò a sua volta preoccupato per la reazione della
fanciulla. Ma lei non lo ascoltava, era persa nei suoi pensieri
Perchè, perchè l'ha lasciato? si
chiedeva.
Lo
scrittore fermò il fiume dei suoi pensieri posando le mani
sulle
piccole spalle “Beth cosa c'è?” la
ragazza lo guardò negli
occhi cercando una risposta valida. Non riusciva a parlare, le parole
non trovavano la strada per uscire.
Lo
scrittore parve capire perchè chiese “Cosa
è successo a Iris?”
Gli
occhi le si inumidirono e non riuscì più a
trattenere le lacrime.
Nascose il viso tra le mani, non voleva che la vedessero piangere.
“E'... E' morta” riuscì a dire tra i
singhiozzi. Rick la prese
tra le braccia e la cullò. Le sue mani accarezzavano
delicatamente i
capelli ondulati. “Mi dispiace” le
sussurrò all'orecchio “Alla
tua età i figli non dovrebbero perdere le madri”.
Aveva capito,
aveva sempre capito tutto.
Si
strinse più forte a lui. Il suo torace forte emanava un
dolce calore
e il profumo le inondava le narici con quel suo odore speziato. Dopo
qualche attimo si staccò asciugandosi gli occhi con il dorso
della
mano.
“Tuo
padre come l'ha presa?”
Quella
domanda la paralizzò “Lei... Io...” non
sapeva da dove iniziare
“Io non ho mai conosciuto mio padre” disse infine.
Non
aveva il coraggio di alzare lo sguardo. Stupida
stupida
stupida!
continuava a pensare.
Infine volse gli occhi in alto finchè non
incontrò quelli di
Castle. Un dialogo silenzioso corse tra i due e dopo una manciata di
secondi le pupille gli si dilatarono. Stava capendo perchè
lei era
lì, perchè era stata così insistente
per parlargli in privato.
Tutte quelle domande su Iris ora avevano un senso.
Istintivamente
lo scrittore si allontanò di qualche centimetro. Aveva lo
sguardo
attonito e la bocca semiaperta ma Beth poteva vedere gli ingranaggi
muoversi velocemente nella testa. “Io?” ora era lui
che non
trovava le parole “Io sono tuo... padre?” chiese
ancora
scioccato.
La
ragazza scosse la testa “Non è sicuro. Potrebbe
essere lei come
potrebbe non esserlo.” l'uomo portò una mano sulla
bocca e si
sedette.
Era
inutile rimanere lì, ci avrebbe messo un po' per assorbire
il colpo
e Beth lo sapeva meglio di chiunque altro. Meglio
tagliare
la corda pensò.
“Questo
è l'indirizzo dell'albergo in cui alloggio. Se per caso
vuole
parlare sa dove trovarmi” gli consegnò un
bigliettino, prese le
sue cose e se ne andò lasciandolo da solo con i suoi
pensieri. Rick
fissò a lungo il foglio, poi prese il cappotto e senza dire
niente a
nessuno se ne andò anche lui.
Aveva
bisogno di schiarirsi le idee.
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Ciao
a tutti, se state leggendo questo piccolo post vi ringrazio di aver
avuto la pazienza di leggere questa pazza FF ;) L'idea mi era venuta
una sera guardando Castle e mi son chiesta: "Perchè non
movimentare ancora un pò la vita del nostro scrittore
preferito?".
Ed ecco qua il frutto della mia mente bacata! Spero sia stato di
vostro gradimento, al prossimo capitolo ;)
Mrs
Lovett
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