A Dora
È
un mondo di uomini, piccola.
È
un mondo di uomini, ma tu, donna,
busserai
alla porta,
invano.
Onora
tuo padre, amalo,
come
sempre, ma il tuo sospirare è
interrotto,
da lui, di nascosto,
alto
tradimento! "Omosessuale,
bramavi
sesso
erotico e non sporcare
K.,
piccola
isterica!"
Sono
gli occhi inquietanti,
quel
medico arrogante ti ordina
i
tuoi pensieri! Corpo,
rivoltati,
svieni!
Ma
loro, oh, non
capiscono,
non
ascoltano, lieti
dei
progressi -quali progressi?
Perché
questa tentazione,
questo
spasmo erotico -era
duro sulla mia gamba!-
non
era solo, qui!
Madre,
madre in cucina, dove
sei?
Confusa con l'ombra, potere ancestrale
eri,
dov'è ora? Che Otto ti lecca
la
gonna, e io, in questo sordido baratro di
relazioni
squallide, resto
irrisolta
e lotto,
sola.
Madre,
madre, madre codarda,
sottomessa,
respinta, tu non sei
mia
madre! Dove donna
è
un'offesa
dall'uomo
garantita -io
no!
E
lei, signora nobile, d'oro
rivestita:
degli uomini è il piacere,
dell'uomo
la sua vita!
Madre,
in cucina
non
ti seguo e tossisco: io
troverò,
troverò
...il
mio posto...
È
un mondo di uomini, piccola
isterica,
è un
mondo di uomini, e tu, donna,
busserai
alla porta,
invano.
Note dell'autrice
(ovvero: qualche nota storica):
Questa
gracile poesia è dedicata ad Ida Braun, meglio conosciuta
come Dora. Ella era affetta da una nevrosi isterica, e
fu paziente di Freud, quando egli aveva già
elaborato la sua teoria sull'isteria, che egli cercò di
applicare a lei, anche piuttosto forzatamente.
Dora
era immersa in rapporti familiari piuttosto conturbanti: odiava,
disprezzava sua madre, classica donna casalinga, che viveva nell'ombra,
e amava molto suo padre. Egli era molto amico dei coniugi K. In
particolare, era amante della signora K.(a cui Dora era molto
affezionata, ma solo apparentemente ricambiata), e pare che suo marito
lo sapesse, ma facesse finta di nulla. Quando Dora era più
piccola, infine, sembra che (lei raccontava questo) avesse subito delle
avances dal signor K.; di fatto non le credette mai nessuno, lo stesso
Freud l'accusò di averlo inventato.
Insomma,
il padre della psicanalisi si convinse che lei soffrisse per il senso
di colpa provocato dal suo amore per suo padre, da quello erotico nei
confronti del signor K., e da quello omosessuale per la signora K. In
realtà, egli si rese conto troppo tardi del suo errore di
valutazione; in particolare la psicoanalisi successiva
evidenziò in questo caso l'espressione "di quel potere maschile, di quella famiglia patriarcale, che riteneva
'naturale' sottomettere le donne."
Dora, infatti, non trovava un "posto" come donna: a questo era dovuta
la sua ammirazione per la signora K., l'unica donna che le
sembrava indipendente, anche se, ad un'analisi più
attenta, ella doveva la sua importanza esclusivamente al piacere che
provocava nell'uomo.
Mi piacerebbe potervi dire che la sua storia ebbe un lieto fine: in
realtà, Dora si sposò e assunse lo stesso ruolo
di nicchia di sua madre. Anni dopo, tentò di tornare in
analisi, ma si imbatté in un allievo fedelissimo di Freud
che, riconosciutala, si affrettò a riconfermare le antiche
parole del suo maestro.
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