Stratagemmi
Note: Scritta
per la
THE COW-T: The Clash of the Writing Titans - QUINTA SETTIMANA
@
maridichallenge
prompt: tre personaggi
I titoli sono tratti da L’arte della guerra di Sun Tzu
Disclaimer:
Trama, personaggi, luoghi e tutti gli elementi che questa storia
contiene, sono una mia creazione e appartengono solo a me.
I.
Fai sortite quando il nemico non se l’aspetta
Sebbene più di qualcuno lo accusasse di essere viziato ed
egoista, Wellington si considerava un eccellente rappresentante di
nobiltà e raffinatezza. C’erano poche cose che
amava, parecchie che sopportava con stoica rassegnazione e molte di
più che detestava con tutta l’anima. Una di queste
era la visita annuale dal veterinario.
Quella mattina in particolare Wellington
percepì che c’era qualcosa di diverso
nell’aria, se lo sentiva nei baffi. Il Professore era tornato
dalla passeggiata con Napoleone con un atteggiamento fintamente
indifferente. Senza parere Wellington era andato a rannicchiarsi sotto
al divano e Napoleone aveva infilato la testa nel piccolo spazio tra il
pavimento e il fondo del mobile con espressione di scusa nei grandi
occhi bruni. Poi abbaiò svelando al Professore il
nascondiglio di Wellington. Il gatto soffiò contro il
traditore e gli tirò una zampata sul naso. Uggiolando
Napoleone si ritirò sostituito dal viso del Professore.
Sebbene l’uomo avesse un espressione sorridente e lo stesse
vezzeggiando con paroline dolci Wellington ancora non si fidava ad
uscire da lì sotto. Fu solo grazie ad un
bocconcino goloso che si persuase ad uscire, eppure continuava ad
essere nervoso: agitava la coda qua e là, muoveva le
orecchie avanti e indietro e gli tremavano le vibrisse. Fu quando vide
il contenitore di plastica colorata che comprese. Subito
balzò sul ripiano più alto della libreria deciso
a restare lassù a tempo indeterminato. Il Professore
tentò di farlo scendere con le buone, poi usò il
manico di una scopa per spingerlo delicatamente giù. Con un
movimento aggraziato il gatto atterrò a terra per poi
saltare di nuovo come una pallina da flipper impazzita, sulla poltrona,
sul divano, la scrivania e infine correre via dallo studio. Napoleone
lo rincorse abbaiando, eccitato da tutta quell’agitazione, a
sua volta inseguito dal Professore che tentava di calmare i due
animali. Dopo parecchi minuti di trambusto l’uomo
riuscì a tranquillizzare Napoleone e gli intimò
di starsene a cuccia mentre cerava il gatto. Fu solo dopo parecchio
tempo che scorse i suoi occhi gialli brillare dentro la lavatrice
vuota. Questa volta né moine né bocconcini
persuasero Wellington ad uscire dal nascondiglio. A quanto sembrava il
Professore era stato sconfitto. Ad ogni buon conto ci volle ancora
parecchio tempo prima che il gatto si facesse vedere in giro. Il
Professore volle farsi perdonare e lo sollevò da terra
stringendoselo al petto e accarezzandolo tra le orecchie. Rassicurato,
Wellington cominciò a fare le fusa. Come avrebbe mai potuto
immaginare che proprio il Professore si sarebbe rivelato
così subdolo da ingannarlo e infilarlo a tradimento nel
trasportino? A nulla valsero i miagolii disperati e i pianti di
Wellington, la battaglia era perduta.
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