«Nami-san? Dove sei, Nami-swan? Nami-saaan!»
La foresta attorno a lui era sempre più fitta, impenetrabile.
Sanji si guardò intorno, tra gli alberi che sembravano diventare
più numerosi e più robusti mano a mano che il tempo
passava, cercando di individuare la figura della ragazza tra i rami
nodosi e intricati che gli impedivano di vedere ad un palmo dal suo
naso.
«Nami-san!» chiamò di nuovo, portandosi le mani ai
lati della bocca nel tentativo di amplificare la propria voce, e
l'unico risultato che ottenne fu che il suo richiamo finì come
assorbito dalle grande foglie grondanti di pioggia e rugiada. Dopo un
solo istante tutto tornò immobile e silenzio e Sanji
digrignò i denti e serrò i pugni, ricominciando a
camminare alla cieca. «È tutta colpa di quell'idiota del
Marimo,» borbottò, fermandosi tutto a un tratto tra le
radici grosse e scure di due alberi altrettanto grossi e scuri e dopo
averci pensato per circa mezzo secondo si ficcò le mani in
tasca, alla ricerca del suo pacchetto di sigarette. L'accendino fece
del suo meglio per prosciugare quel poco di pazienza e autocontrollo
che lui cercava in ogni modo di imporsi e quando finalmente la punta
della sua sigaretta cominciò a bruciare a dovere inspirò
una lunga boccata di fumo, mentre nella sua testa continuava a
chiedersi che cosa avrebbe dovuto fare.
Si guardò brevemente intorno, per vedere se Nami fosse
magicamente comparsa da qualche parte e quando non la vide
espirò il fumo, lasciando che la cenere cadesse direttamente
dalla punta della sua sigaretta sull'erba soffice. Finì di
fumare in silenzio, spense con cura la cicca sotto il tacco e se ne
accese un'altra. «Tutto per colpa del Marimo,»
ripeté, come se dovesse essere sicuro che ogni fibra del suo
essere fosse concentrata nel biasimare quella Testa d'Alga e quando
iniziò a sentire le gambe infastidite da tutta
quell'immobilità a cui non erano abituate, ricominciò a
camminare alla cieca nella foresta, cercando di ricordare da che parte
fosse venuto e di ritrovare il punto in cui lui e Nami si erano persi
di vita. Camminò con i denti serrati, lastricando il suolo di
cenere e sigarette consumate – come se gliene potesse fregare
qualcosa del bene dell'ambiente in un momento come quello –
iniziando vagamente a riconoscere alcuni alberi dalla forma bizzarra
che avevano attirato la sua attenzione.
«Nami-san!» chiamò a gran voce, perdendo anche la
sigaretta appena accesa che aveva in bocca e che si affrettò a
spegnere contro un sasso con un moto di stizza. «Nami-san, sei
qui? Nami-swan?!» la chiamò di nuovo e poi sospirò,
mettendosi a studiare l'ambiente che lo circondava. Sì,
rifletté, quando iniziò a riconoscere davvero il posto, a
quel punto erano ancora insieme, se lo ricordava benissimo. Poi, per
una ragione che non riusciva a spiegarsi, si erano separati, andando
ognuno in una direzione diversa e senza guardarsi alle spalle.
Guardò il grosso albero che aveva davanti, ricordandosi ch a
quel punto lui era andato verso est, verso la macchia più fitta,
mentre Nami, ipotizzò, doveva essersi diretta verso nord o nord
est, lungo un sentiero che Sanji notava adesso per la prima volta.
Sbatté le palpebre, confuso. Il sentiero era piuttosto ampio,
regolare e si dipanava agilmente tra la macchia fitta di alberi che
sembravano come aprirsi di loro spontanea iniziativa per cedere il
passo: come aveva fatto a non notarlo, prima? Sbuffò e scosse il
capo, accendendosi l'ennesima sigaretta. Era inutile fermarsi a pensare
a una cosa del genere: la cosa veramente importante, in quel momento,
era trovare Nami; poi, quando l'avesse trovata, sarebbe andato a
cercare quell'idiota di Zoro e gliene avrebbe date davvero di santa
ragione.
Con questa nuova risoluzione, si avviò lungo il sentiero,
cercando di camminare il più in fretta possibile e nel contempo
di studiare tutti i dettagli dell'ambiente circostante con estrema
attenzione, perché se Nami fosse stata in qualche modo ferita o
per qualche ragione non riuscisse a rispondergli, non poteva
permettersi di lasciarla indietro un'altra volta.
Si irrigidì e fremette di rabbia, al solo pensiero di Nami
abbandonata a se stessa nel bel mezzo di una giungla come quella,
magari ferita o peggio e, istintivamente, tirò un calcio
poderoso ad un albero proprio alla sua destra che, se ne accorse
distrattamente, aveva quasi le sembianze di Zoro – il ciuffo
verde di foglie era quello, comunque.
Avanzò ancora e quando si trovò proprio nel centro di un
dedalo intricato di rami e foglie ebbe come la sensazione di star
perdendo il controllo. Tanto per cominciare, non aveva idea di dove
stesse andando. In linea generale, sapeva di star procedendo
all'incirca verso nord, cioè nella direzione opposta in cui si
trovava la spiaggia dove erano attraccati ma, a parte quello, gli
sembrava di star vagabondando senza meta, come se fosse stato del tutto
defraudato del suo senso dell'orientamento e il suo corpo si muovesse
da una parte all'altra proprio come l'ago impazzito di una bussola e si
ritrovò a provare un poco di pietà per il Marimo, al
pensiero che quella sensazione era perennemente nella sua testa.
Quando formulò il pensiero in maniera coerente tirò un
calcio in aria e si accese un'altra sigaretta. «Devo smetterla di
tergiversare,» si disse, tra una boccata di fumo e l'altra.
«Non ho tempo da perdere con lo stupido Spadaccino, adesso la
cosa più importante è trovare Nami-san. Oh,
Nami.swan!» aggiunse, incominciando a gridare a voce più
alta: «Non temere, amore mio, il tuo Sanji sta venendo a
salvarti!»
Iniziò a correre, dopo che ebbe spento la cicca che aveva in
bocca e averne accesa un'altra; si muoveva completamente alla cieca,
lasciandosi guidare solo dal suo istinto e quando improvvisamente si
rese conto di essere di nuovo nel punto della foresta in cui aveva
cominciato le ricerche di Nami si fermò di colpo, gli occhi
spalancati.
«Ma che diavolo significa?» Si guardò intorno.
«Stavo andando nella direzione completamente opposta, che ci
faccio ancora qui?» Fissò per terra, verso le rocce e le
radici disposte a caso sul suolo e, proprio quando era sul punto di
rassicurarsi, dicendosi che, magari, erano solo alberi simili a quelli
di prima, rimase paralizzato nel vedere un mozzicone di sigaretta
spappolato senza pietà tra i sassi e le foglie. Deglutì e
istintivamente volse lo sguardo verso il cielo che non riusciva a
vedere attraverso le fronde e le foglie che non si lasciavano scuotere
nemmeno dal vento.
Preso da un momento di terrore, lasciò che la sigaretta ancora
spenta che si era appena messo in bocca cadesse al suolo insieme
all'altra.
«Non riusciremo davvero più a uscire da questo maledetto
labirinto.» Strinse i pugni e si guardò attorno, gli occhi
fuori dalle orbite. «Nami-san! Nami-san!» Inspirò a
fondo, sentendo il terrore crescere e, con tutta la forza che aveva in
corpo, si lasciò scappare un grido che salì verso il
cielo come un lampo, squarciando quasi il tetto di foglie che sembrava
opprimerlo ogni secondo di più: «
Dove diavolo
sei, idiota di uno spadaccino?!»
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N/A
Ommioddio aiuto! XD
Okay, riprendiamoci, non si possono cominciare le note dell'autore in questo modo. è__é
Dunque, tanto per cominciare, questa fanfic è stata scritta per la I Missione della V Settimana del
COW-T su
Mari di Challenge, con prompt
Tre personaggi.
Questa fanfic è stata ispirata da una doujinshi Zoro/Sanji che
LA BELLEZZA (il titolo dovrebbe essere "Hito wa maigo toiu keredo", o
una roba del genere ^^), ed è a tutti gli effetti la prima
fanfiction di One Piece che io abbia mai scritto/pensato in tutta la
mia vita. E la cosa mi terrorizza. .__.
Spero di non aver fatto grandi pasticci con i personaggi, in caso non
esitate a rimproverarmi! (Accidenti, non so che dire, da quanti secoli
è che non entro in un fandom nuovo nuovo di zecca? Siate buoni!
;__;)
Ci tenevo a dire ancora un paio di cose, comunque.
La prima, mi dispiace che queste note non abbiano senso. XD
La seconda, nonostante l'ispirazione, questa
non
è una fanfic shounen ai. Non esattamente. Non del tutto. Magari
un pochino, ecco, ma vi prometto che non ve ne accorgerete neanche! ;__;
E, la terza, sì, avete letto bene, questa cosetta è
già tutta completa dal prologo all'epilogo, quindi non abbiate
paura che non la porti a termine (a qualcuno importa?) perché
è
già finita.
Direi che non c'è altro, a questo punto! E se vi va di passare
al primo capitolo, be', la cosa non può che farmi piacere! *__*