Lotta (Dimmelo)
“André aspetta…”
Non l'ascolta. Non si ferma.
Continua a tenerla bloccata. Non la lascia andare. Stavolta non le sarà
concesso.
E lei lo sa. Lo sa benissimo.
L'ha capito da come l'ha spinta verso il letto. Dal modo in cui l'ha buttata
sul materasso, lasciandosi cadere come un peso morto, ma continuando a stringerla.
Magari anche prima, lo ha capito, quando fissandola l'ha trapassata da parte a
parte. Non lo sa neanche lei. Non sa neanche come ci sono arrivati fin lì.
Eppure solo un attimo prima stavano davanti al camino. Com'è che ora si trova
intrappolata tra lui e le lenzuola? Di nuovo.
Di nuovo.
E' mai possibile che debba finire
sempre così? Camera sua deve avere un nonsochè di particolare se riesce ad
accendere gli istinti repressi di André in questo modo. Il pensiero la fa quasi
ridere. Ma questo non è certo il momento di ridere.
"Finiscila."
Un ordine.
"No."
No. C'era da aspettarselo. La sta
torturando da prima che entrassero nella camera da letto e lei non sa più che
fare. Se non se lo toglie di dosso...Se non se lo toglie di dosso finirà col
tradirsi. E non vuole. Non vuole assolutamente dargli questa soddisfazione.
Deve trovare un modo.
Gira la testa da entrambi i lati
sperando che ci sia qualcosa di utile. Niente. E' costretta ad arrangiarsi. Prova
a mettergli le mani sul petto ed a spingerlo via. Lui di rimando passa le
braccia sotto la sua schiena e aumenta la presa.
Dannazione.
Forse può far leva col suo corpo,
però...Non ce la fa con le gambe così strette. Dovrebbe divaricarle, ma così...Non
ci vuole nemmeno pensare a cosa succederebbe così. Non è il caso. Sarebbe come
concedergli un punto di vantaggio. E poi già com'è posizionata adesso riesce a
'sentirlo' senza problemi.
Stronzo. Stronzo. Stronzo.
Vorrebbe dirglielo che è uno
stronzo, ma dubita che la starebbe a sentire.
La stringe ancora, lo ha
completamente addosso. Lei si sente così impotente. Le viene quasi da piangere,
ma non lo fa. Non stavolta.
Coraggio. Devo provare...
Allarga le gambe, tenta di fare
leva e spera di spostarlo. Niente. Prova di nuovo. Inarca la schiena, spinge,
si dimena...Tutto inutile. Si ritrova ansante, con lui tra le cosce e il suo
sesso che le preme contro.
Si lascia sfuggire un gemito. Avverte
il sorriso compiaciuto di lui sul collo e si dà dell'idiota. Come se non
bastasse ha anche peggiorato la situazione.
Punto per lui.
Un ultimo tentativo. Almeno un ultimo tentativo.
"André spostati subito o
io..."
"Tu cosa, Oscar?" le
sussurra sul collo "Hai già dimenticato chi dei due è il più forte? Eppure
ero convinto che te ne ricordassi..."
Solleva il viso e lo sposta
vicino all'orecchio di lei.
"Non è forse per quello che
mi ignori?"
Minacciarlo non è stata una buona idea.
"Questo non ti dà il diritto
di fare quello che vuoi." gli risponde seccata.
Lui la guarda sorpreso, senza
capire. Ha gli occhi di un bambino.
"Come sarebbe 'Fare quello
che vuoi'?"
"Come 'Come sarebbe'?!"
gli urla incredula "E questo come lo chiami?!"
"Questo...?"
Il suo tono calmo la rende sempre
più nervosa.
"Sì, André. Questo."
dice col tono di chi constata l'ovvio "Io stesa sul letto con le gambe
aperte e te sdraiato addosso!"
"Non ti ho certo costretto
io a questo posizione."
"Cosa?!"
"E' inutile urlare, Oscar.
Fino a prova contraria sei stata tu, di tua spontanea iniziativa, e
combinare questo casino."
"Io avrei combinato
cosa?!"
"Questo, mia cara."
prosegue lui con quella voce da maestrina sapiente.
Lei non riesce a frenare un verso
di frustrazione. E lui se la ride, compiaciuto. Adora vederla in questo tipo di
difficoltà.
"Comunque, Oscar..." prosegue
appoggiandosi sui gomiti "...Questo io lo chiamo...Fare quello che anche tu
vuoi fare."
Lei spalanca gli occhi. Crede
quasi di aver sentito male.
"Pre...Prego?"
"Ho detto che sto facendo solo
quelle cose che anche tu desideri fare."
Glielo dice con una lentezza
esasperante, come se fosse una mocciosa.
"André..."
"Sì?"
"Spero, per il tuo bene, di
aver sentito male."
"No. Mi duole dirlo ma hai
sentito benissimo."
"Ti duole?" chiede lei
scettica.
"Infinitamente."
risponde lui provocatorio.
Si sa che lei non è una
campionessa di pazienza, e questa è decisamente la goccia che fa traboccare il
vaso.
"Come ti permetti di
insinuare una cosa simile?! Tu non hai il diritto! Non sai quello che penso
André...Non lo sai!"
Non le importa di essere sentita
da qualcun'altro. Lo sa che le trema la voce. Lo sa benissimo.
"Non lo so..."
"Esatto. Non lo sai."
Lui la guarda. Muto. E lei...Lei
trema. Ha i brividi. Li sente. La scuotono.
"Io non lo so..."
ripete.
Si fa serio. Avvicina il viso a
quello di lei. La guarda. Sussurra piano.
"Hai paura."
"Non...Non dire
scioc..."
"Perché tremi allora?"
"Fa freddo, va bene? Siamo
in pieno inverno."
Patetica.
Sospira. Continua a guardarla.
"Non devi, Oscar. Non devi
aver paura."
Punta lo sguardo dritto negli
occhi di lei.
"André..."
"Ho promesso. Ricordi?"
E come dimenticare...
"Però stai..."
Stai facendo quello che voglio. Stronzo.
"Sto...?"
"Stai facendo quello che ti
pare. Ecco."
"Oscar, Oscar, Oscar...Ma
allora non riesci proprio a capire."
"Cosa non capisco?"
“E’ tutto collegato.”
“Cos’è collegato?”
Gli sfugge un sospiro di
rassegnazione. La guarda. Si sposta e le si sdraia di fianco.
Lei lo guarda, senza capire. Di
nuovo.
"Era quello che volevi,
no?" le dice rilassato, tendendo una mano per accarezzarla.
Gioca un po' coi suoi capelli e
glieli sposta dietro l'orecchio. Passa il pollice sulle guance, sul mento,
sulle labbra. Poi, lentamente, fa scorrere la mano sul collo. Preme le dita.
Avverte le vene pulsare. Scorre sino al fianco e lo afferra piano. Accosta le
labbra a quelle di lei. Respira. Respira il suo respiro. La sente tremare. La
sente vicina. Come prima. Di nuovo.
"Co...Cosa fai?"
E' appena un sussurro.
"Ti dimostro che ho
ragione."
Le sfiora le labbra. E' un tocco
quasi impercettibile. La riempie di piccoli baci. Alterna lievi contatti a
brevi distaccamenti. Vuole farle crescere il desiderio. Vuole che sia lei a
cercarlo. Vuole essere trattenuto.
E lei sospira piano. Stringe il
lenzuolo tra le dita. Si trattiene. Ricorda.
“Ti sbagli…Ti sbagli. Non sai
quello che dici.”
“So perfettamente quello che
dico.”
"No invece! No!"
"No?"
“André…che fai?”
“Ti dimostro che ho ragione.”
"Allora?" le chiede
piano.
"Allora che?"
"Allora, hai visto che avevo
ragione? Mi hai anche lasciato fare."
"No...Ti sbagli." cerca
di controbattere lei.
"Mi sbaglio?!"
Lei annuisce.
Lui è semplicemente esterrefatto.
"Dio Oscar...Quanto sei
cocciuta..."
"Sbaglio o è per questo che
mi ami?"
Lo sorprende. Da lei non se lo
aspettava.
"Comunque sia..."
prosegue lei "Ti arrendi?"
Lui le si avvicina e ricomincia a
baciarla. A ogni contatto prolunga un po' il bacio. Le trattiene le labbra. Gliele
morde. Lei ha appena il tempo di constatare "Lo considero un no"
prima di essere di nuovo zittita.
E mentre i baci si fanno sempre
più profondi, mentre il desiderio cresce, mentre crede di allontanarlo, una
mano scivola sotto la stoffa della camicia e le si posa sul cuore.
“Oscar?” la chiama.
“Sì?”
“Perché non sposi Girodel?
“Cosa?”
“Perché non lo sposi.” le ripete.
“Ma cosa…Questi non sono affari
tuoi…E comunque dovresti esserne felice.” sbotta lei.
“Non hai risposto.”
“Infatti non ti devo nessuna
risposta.”
Le si avvicina pericolosamente.
“Allora non centra il discorso
fatto con lui poco fa.”
“Che…Che discorso?”
Un ghigno gli affiora sulle
labbra.
“Sai benissimo a quale discorso
mi riferisco…Oppure non ti ricordi il bacio in terrazza?”
“Mi stavi spiando?!”
“Non esagerare. Diciamo che
passavo di lì…”
“Ma come osi?!”
Alza la mano per tirargli uno
schiaffo. Lui le prende il polso e l’attira a sé.
"Basta giocare, Oscar."
"Chi dice che sto
giocando...Vogliop solo farti male."
“Piuttosto che farmi male...Dimmelo,
Oscar.”
“Cosa dovrei dirti?”
“Lo sai cosa.”
"Lo so...?"
"Sì...lo sai."
La trapassa.
“Dimmi che mi ami.”
"Allora Oscar..." le
sussurra ansante sulle labbra "Chi aveva ragione?"
Stronzo.
"Stronzo. Sei uno stronzo
André."
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