Lies
and truth
Si dice che le bugie hanno le gambe corte.
Non
è sempre vero.
Da quanto si conoscevano, loro
quattro? Cinque anni?
Sembravano piuttosto il doppio, il triplo, una vita.
Esagerato? Forse.
Ma quando si condivide un sogno
grande come l'arcobaleno,
quando, quell'arcobaleno, lo si attraversa tenendosi saldamente per
mano, viene
anche spontaneo considerarsi, se non come una vera e propria famiglia,
qualcosa
di simile, qualcosa di speciale.
Loro sono speciali, giusto? Giusto.
Lo pensano tutti, lo pensa il milione
e passa di persone che
ha comprato il loro ultimo album e che ancora affolla il loro
Carnevale. Il
gioioso trenino che dovrebbe portarli in una nuova era, quella vera.
Eppure c'è una mano le cui
dita sono sempre meno forti
attorno a quelle dei suoi compagni. Una mano perennemente fredda e
sudata, a
volte tremante.
Fa freddo in fondo e, si sa, i
ciliegi non fioriscono in
inverno, anche se a Sakura l'inverno piace. Forse chissà,
perchè lo trova
accogliente e, nonostante l'apparente controsenso, caldo ed avvolgente.
D'inverno tutto è più intimo e sereno.
Ma intanto sfiorisce, tanto che le
linee armoniche, che la scena e la
vanità gl'impongono di
tatuarsi sul viso, sono diventate di volta in volta
più sottili, più
discrete, fin quasi a fermarsi al solo disegno del fiore che gli
dà il nome.
Un fiore che appassisce
inesorabilmente pur se piantato nel
giardino più ricco e luminoso e colorato che si possa
immaginare.
Dalla platea si scatena sempre un
delirio ogni volta che
entra in scena, specialmente se lo fa subito dopo haido. Insieme
funzionano
bene e si vede, lo sanno, riescono a lanciarsi in fanservice
indimenticabili
per il pubblico anche a distanza, senza nemmeno sfiorarsi.
Probabilmente perché
sono davvero amici come vogliono far credere e si vogliono bene.
Sembra,
comunque, che nessuno si accorga di quanto sia dimagrito negli ultimi
mesi, di
come la pelle dei suoi inseparabili calzoni neri si pieghi ormai
liberamente ad
ogni movimento o soffio di vento, come se dentro non ci fosse nulla.
Il pubblico urla, lo adora e continua
a gridargli 'kakkoi'
come se nulla fosse. Invece è poco più della
metà del batterista geniale che
aveva fatto innamorare tetsu più di cinque anni prima,
facendosi notare persino
se suonava dietro Morrie: e tetsu non
vedeva nessun altro quando c'era Morrie sul palco a cantare.
Però Sakura l'aveva notato
eccome e l'aveva voluto per il
suo gruppo dal nome impronunciabile persino per i suoi componenti, ma
che si
sarebbe stagliato nel cielo come un arcobaleno vero. L'Arc~en~Ciel.
Ed eccoli lì infatti:
haido modula la voce come al solito,
sale scale su scale di note con facilità quasi disturbante,
per poi discenderle
con altrettanta grazia, mentre il pubblico lo incita e lo rincorre e si
emoziona. Ken fa vibrare con maestria la sua chitarra e le ragazzine
che
muoiono dietro i suoi 178 cm, nonostante quel rossetto che non gli
piace e non
gli si addice, e lo chiamano gridando sempre più forte. Se
fossero in Europa o
in America, volerebbero reggiseni, per la gioia del chitarrista e del
batterista e gran scorno del leader. Che pizzica il suo basso
sorridendo e
saltando incontenibile, come se fosse la cosa più naturale
del mondo, mentre i
fans gli bestemmiano contro quando tentano di riprodurre le sue linee
ritmiche
in jam sessions casalinghe, tanto sono elaborate e complicate. E
Sakura? Sakura
c'è e suona come al solito, Sakura è il ritmo,
Sakura picchia sui piatti, fa
tuonare i cimbali. Sakura è in fondo al palco, ma
è difficile passi
insosservato, non solo perchè, chi dovrebbe coprirlo, gli
arriva a mala pena al
mento.
Quando le luci si spengono,
però, è un'altra cosa. tetsu è
sempre nervoso, parla sempre meno, lavora sempre di più.
haido deperisce a
vista d'occhio e fuma ancora di più, anche se sa che i suoi
polmoni sono di
carta velina e l'inverno è ancora troppo lungo
perchè non si prenda
un'influenza o un raffreddore. Ken non sorride più. Ken
ride, scherza, prende
in giro tutti ed è sempre pronto a divertirsi e divertire.
Ma non sorride più,
al più stira le labbra in ghigni indecifrabili, che il
rossetto rende solo più
brutti e stonati, durante i photoshoots. I fotografi gli hanno chiesto
di non
sorridere più nemmeno per i set. E Sakura passa quasi
più tempo in bagno che in
studio, tanto che qualcuno tra i roadies si chiede scherzosamente se
non sia un
po' presto per avere problemi alla prostata.
Sakura ha un problema. Un grosso
problema che ha investito i
suoi compagni come una doccia gelata. Il primo a rendersi conto della
situazione è stato Ken: non è stato il primo a
saperlo, ma il primo a capirlo,
perché Ken fa lo scemo, ma non lo è nemmeno un
po’. Dapprima c’era stata una
sensazione strisciante e sgradevole, poi l’evidenza
l’aveva schiaffeggiato con
la sua brutalità, perché quando la rota si fa
sentire, è difficile tenerla a
bada, soprattutto se non si ha altro posto se non pochi metri
d’albergo o di
studio di registrazione da dividere. E Sakura, come chiunque altro
nelle stesse
condizioni, non è mai riuscito a far finta non gli mancasse
qualcosa. Così l’ha
saputo anche tetsu che si è ritrovato a fare le domande
sbagliate al momento
sbagliato senza nemmeno saperlo, sentendosi recapitare risposte che,
data la
portata, avrebbe preferito non avere. Mentre haido sembrava un cane
bastonato
mentre tentava di coprire Sakura, di giustificare qualcosa
d’ingiustificabile.
“Non è colpa di
Yacchan, ha solo fatto un errore. Non è
niente di grave, possiamo risolverlo. Nessuno l’ha capito,
possiamo coprire la
cosa, possiamo vedercela tra noi.”
Così tetsu aveva scoperto
anche che haido aveva sempre
saputo tutto e finalmente capito perché, quando chiedeva di
andare a chiamare
Sakura, fosse
sempre il primo ad alzarsi
e a correre verso il bagno o qualsiasi altro posto in cui Sakura poteva
essersi
infilato. E a quel punto si era arrabbiato davvero, ma non tanto con il
batterista, a quello avrebbe pensato dopo, quanto proprio con il
cantante.
Da quel
momento in
poi, comunque, ci sarebbero stati altri problemi a cui pensare.
Decisamente.
Gli after-show sono i momenti
peggiori, ormai. Gli Heavenly
sembrano lontanissimi e dimenticati, così come tutta
l’allegria e l’armonia che
li hanno accompagniati: sembrava di stare in campeggio più
che di lavorare,
nonostante tetsu, da bravo stakanovista, non avesse proprio potuto fare
a meno
di lavorare fino a stroncarsi da solo. Non si può abbassare
la guardia nemmeno
per un minuto, perché Sakura è sempre troppo
allegro o troppo smorto o troppo
stanco o troppo nervoso e qualcuno dalla produzione comincia ad
osservarlo in
modo insistente, ed a tetsu non piace per niente. haido gli
è sempre stato
incollato, ma a nessuno sfugge che, da qualche mese a quella parte, sia
diventato la sua ombra e che Ken intervenga sempre a sviare qualunque
interlocutore si avvicini troppo al batterista.
Gli after-show sono i momenti
peggiori, perché Sakura non
può lasciare i party quando vorrebbe o tutti si
chiederebbero dov’è finito, non
può rimanere a lungo senza la sua siringa, ma nemmeno
andarla a cercare, perché
in entrambi i casi, sarebbe fin troppo evidente quel che va a fare in
bagno.
Allora beve tanto e diventa ancora più irrequieto.
Gli after-show sono i momenti
peggiori, perché, ultimamente,
finiscono sempre per doverlo partare via troppo presto per i gusti
della casa
discografica che vorrebbe sfoggiarli il più a lungo
possibile, soprattutto ora
che “True” li ha catapultati sull’Olimpo
dei grandi della musica.
Gli after-show sono i momenti
peggiori, perché Sakura,
quando tetsu ha scoperto tutto, li ha guardati tutti negli occhi, ha
fissato
tetsu, ed ha promesso che ci avrebbe provato, che avrebbe smesso. haido
ha
sorriso e lo ha abbracciato come aveva fatto centinaia di altre volte,
sicuro
che sarebbe tornato tutto come prima, mentre Ken guardava gli occhi
sfocati ed
il sorriso vuoto di Sakura. E a tetsu tremavano le mani, voleva
uccidere
Sakura, in quel momento, quello stupido gorilla rischiava di far
naufragare
tutto e proprio quando ce l’evavano fatta, erano arrivati
dove volevano. Poi ha
visto che anche le sue mani tremavano e non ha più capito se
gli dispiaceva più
per il suo arcobaleno o per la scimmietta con gli occhi spalancati che
si
ritrovava davanti. Forse era un tutt’uno arrivati a quel
punto, perché
l’arcobaleno erano loro, tutti insieme.
Gli after-show sono i momenti
peggiori, perché si sa che
comunque non finisce tutto lì, che il giorno dopo
c’è una trasmissione
televisiva da registrare, o un giornalista che vuole intervistarli, o
un
fotografo che vuole immortalarli, e poi le prove per il concerto
seguente. Il
giorno dopo non si respira, proprio come il giorno prima, come quelli
precedenti o quelli successivi ancora. E le notti sono lunghe quando
cerchi di
tener fede ad una promessa difficile da mantenere.
Quell’after-show
è più duro degli altri, però,
perché Sakura
sta troppo male dopo l’ultima visita al bagno. Allora haido
comincia a tossire
ostentatamente tenendosi la gola, tetsu coglie al volo e lascia al palo
un paio
di manager per correre a fare il leader e la chioccia ed occuparsi del
suo
cantante. Niente di strano.haido fa un po’ di bizze per far
scena, dice che è
presto, poi si lascia portare verso l’albergo, mentre anche
Ken saluta tutti
strizzando l’occhio e lasciando intuire festeggiamenti
privati d’altro genere.
Anche se si trascina dietro Sakura che a mala pena riesce a stare in
piedi e
con su gli occhiali da sole.
Festa
finita, comincia
il vero after-show.
L’hanno fatto distendere
sul letto con qualche difficoltà.
Sakura suda, ma è gelato e trema, forse ha la febbre, ma
nessuno degli altri
tre s’illude sulla natura del suo male. Le luci della camera
sono spente, a
parte un piccolo applique su una parete laterale, sono tutti saturi di
luci,
soprattutto Sakura. tetsu ordina dello champagne al servizio in camera
come se
fosse la cosa più normale da fare in momenti come quelli, va
ad aprire con un
sorriso larghissimo ed elargisce una generosa mancia al cameriere.
Chiusa la
porta, però, non sorride più, mette via le
bottiglie e butta via il ghiaccio
del secchiello, riempiendolo poi d’acqua e portandolo vicino
al letto.
Ken ha accupato un angolino ai piedi
del letto, haido se ne
sta seduto di fianco a Sakura, che tiene gli occhi chiusi sperando di
poter
dormire, pur sapendo che non ci riuscirà nemmeno pregando il
suo venerato
Buddha. tetsu guarda la scena senza far trasparire nessun sentimento,
perché sa
che, se crolla anche lui, gli altri due gli vanno dietro a ruota e
sarebbe la
fine, però ha voglia di piangere e di gridare. Invece
sorride di nuovo, ad
haido, e gli dice di bagnare la fronte di Sakura con un panno bagnato,
poi
prende una coperta leggera e lo copre lui stesso. Ken comincia a
parlare e parlare,
del concerto, del pubblico, della ragazza in prima fila con le tette
enormi che
ha adocchiato, peccato avesse su una maglietta con su un enorme panda,
ma anche
a Yacchan sarebbe piaciuta, vero Yacchan? Si, è sicuro che
gli sarebbe
piaciuta. haido ridacchia mentre strizza il panno e tira fuori
un’oscenità in
Osaka-ben che fa ridere tutti, persino Sakura, che apre gli occhi
riconoscente.
Fuori nevica, gennaio sta per finire,
così come il tour.
tetsu si siede sul letto occupando il lato opposto a quello in cui si
trova
haido, e gli dice che manca poco, un altro piccolo sforzo, poi ci
sarebbero
state le vacanze, giorni di lavoro comunque più blandi, meno
stress. Il nuovo
singolo è quasi pronto nonostante debba uscire solo in
marzo, febbraio sarebbe
stato di tutto riposo. O quasi, ma avrebbe fatto in modo di pianificare
le
prove e le registrazioni in modo conveniente per tutti.
L’importante è arrivare
alla fine del tour però.
tetsu sorride, haido sorride, Ken non
lo fa, ma non guarda
altrove stavolta. Sakura li osserva con difficoltà ed
abbozza un sorriso
cercando di non battere i denti troppo forte.
“Puoi farcela stupido
gorilla, basta volerlo.”
Sakura finge di ridere ed annuisce.
Il problema è che non sa
se vuole farcela veramente. Si odia per questo, sa di voler bene a quei
tre
ragazzi che gli stanno intorno, sa che li considera una sorta di
famiglia
allargata, sa che con loro si sente a casa e si sente bene, le sue non
sono
state parole di circostanza dette per compiacere i fans. Ma ci sono
troppe luci
e troppo cerone ad annebbiare quel che lo aveva attratto da subito
nell’arcobaleno di tetsu. Ha paura.
Fuori continua a cadere la neve, ma
non la guarda neppure
haido che pure la ama tanto.
Un toc toc insistente sveglia tetsu
di primo mattino. E’
steso di fianco a Sakura, mentre haido occupa la parte opposta del
letto.
Guardandosi intorno, scorge la figura rannicchiata di Ken sul
divanetto. Povero
Ken, quel divano è troppo piccolo persino per haido. Si alza
dal letto con una
brutta sensazione e va verso la porta cercando di non fare alcun
rumore. Prima
di aprire, controlla lo spioncino ed impallidisce. Non si aspettava una
visita
della produzione alle… 6 e 45 del mattino. Non tutto lo
staff, d’accordo, ma
anche in tre non c’è da prenderli sottogamba.
Respira in profondità un paio di
volte poi osserva lo stato pietoso in cui sono tutti e quattro. Sakura
ha
ancora una cera orribile e di certo non è ancora in grado di
parlare o
camminare decorosamente. Se ne sarebbero accorti. Pensa velocemente a
che scusa
inventare dato che hanno lasciato la festa, la sera prima, per un
cantante
raffreddato ed un chitarrista allupato, per farsi poi trovare tutti in
una
stanza con lo stesso chitarrista rattrappito su un divano ed il
cantante senza
nemmeno la voce un po’ roca. E un batterista da buttare,
ovviamente. Poi scorge
le due bottiglie di champagne. Perfetto. Le apre velocemente
bestemmiando a
bassissima voce contro il sughero, il vetro e pure i francesi,
dà una sorsata
rischiando di strozzarsi e versandosene un po’ addosso,
annaffia un po’ anche
Ken già che c’è, che magari vogliono
entrare a controllare, poi butta il
liquido restante nel gabinetto. Sveglia freneticamente haido e gli
intima di
andare in bagno e di non uscirne finchè non lo chiama.
Rimette le bottiglie
vuote in bella vista, si scompiglia un altro po’ i capelli e
va finalmente ad
aprire con il cuore in gola ed uno sbadiglio di circostanza.
Il terzetto non risponde al suo
educato buongiorno,
ovviamente. Il più anziano dei tre gli chiede se sa che ore
sono, sono le sette
del mattino, gli chiede perché non è nella sua
stanza, dove sono gli altri
visto che le loro stanze non sono nemmeno state toccate. Sa che non
deve farsi
prendere dal panico, chiede scusa e sbadiglia di nuovo. Gli altri? Sono
con
lui, ovviamente, Sakura e Ken dormono ancora, haido è in
bagno, probabilmente a
vomitare, la sera prima, quando Ken era rientrato, avevano chiamato il
servizio
in camera per festeggiare ancora un po’ tra loro il successo
del concerto,
c’era stato il pienone, avevano un po’ esagerato ed
avevano finito per
ubriacarsi ed addormentarsi tutti in camera di Sakura. Niente di
strano.
Uno dei tre tossicchia e si aggiusta
la cravatta, non sembra
molto convinto, continua a lanciare sguardi all’interno ed a
tetsu. Ma tetsu
non è il leader per niente. Continua a fingersi assonnato e
stanco, ma ligio al
dovere.
“Per le 10 saremo tutti
sobri e pronti per l’intervista
radiofonica, non preoccupatevi, sappiamo quando è il momento
di lavorare.”
Se ne vanno con un’ultima
occhiata obliqua mentre tetsu
abbozza un inchino rispettoso.
Perfetto, è andata. Ma per
quanto? Torna stancamente verso
il letto e si lascia cadere pesantemente.
“Mi
dispiace…” è un rantolio sommesso e
attuttito
ulteriormente dalle lenzuola, ma tetsu lo sente e si gira nella sua
direzione.
Sakura lo guarda con gli occhi socchiusi e senza sguardo.
“Se ne sono andati, per
questa volta, non preoccuparti”
haido, intanto, ha disubbidito al
gran capo ed è uscito dal
bagno quando ha sentito la porta della camera chiudersi, e va a sedersi
accanto
a tetsu.
“Mi
dispiace…”
“Lascia perdere, Sakura,
non è più il momento per le scuse, abbiamo
deciso di ballare e continueremo a farlo. Tetchan, potevi pure evitare
di
schizzarmi quel dannato champagne negli occhi, tanto più che
nemmeno mi piace.
Non c’era la birra?”
“No, scemo, non
c’era la birra, ma la prossima volta
t’infilo l’intera bottiglia in gola,
così eviti di parlare.”
Ken si finge oltraggiato mentre gli
altri ridacchiano, più
per posa che per reale convinzione, per la scenetta.
“Davvero, Tetchan, mi
dispiace. È tutta colpa mia…”
“Si, è colpa tua
e avrei dovuto sbatterti fuori appena ho
saputo di questa storia, te e quest’altro idiota che ti ha
pure coperto. Ma
ormai è andata così e non serve recriminare.
Penserò a fartela pagare quando
starai bene e sarai tornato il gorilla che eri una volta, ma ora
dobbiamo
pensare solo a tirarci fuori da questa situazione, quindi lascia
perdere le
scuse e cerca di alzarti e farti una doccia. D’accordo?
Faccio portare dei
caffè doppi per tutti.”
Sakura gli sorride tristemente.
“Va bene Tetchan, mi
terrò pronto per la lavata di capo,
allora.”
Il sorriso gli si smorza sulle
labbra, però, quando nota lo
sguardo intenso di Ken che lo fissa indecifrabile.
Dicono che le bugie hanno le gambe
corte.
Non è sempre vero.
A volte le bugie hanno un bel sorriso
e le gambe pure troppo
lunghe, per essere quelle di un giapponese.
E
i bugiardi sono tali anche quando lo diventano loro malgrado, senza
volerlo nemmeno un po’.
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